Autore Topic: Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)  (Letto 8212 volte)

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RobCouto

Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« : Sabato 20 Novembre 2010, 01:09:41 »
Chi ha portato il calcio a Roma? Qual è la più antica società calcistica della Capitale? Chi ha introdotto e propagandato nell’Urbe il gioco più bello del mondo creando, oltre il resto, quello spirito di imitazione necessario alla sua diffusione?

La risposta a queste domande, fino a poco tempo fa, era univoca, certa e indiscussa: fu la Lazio a praticare per prima il gioco del calcio a Roma; è la Lazio la società calcistica romana più antica e tuttora in attività; fu la Lazio a costituire il riferimento – inarrivabile, nei primi anni – per le altre società che man mano sorgevano a Roma.

Giornalisti e storici del calcio come Antonio Ghirelli e Gianni Brera non hanno dubbi in proposito: citano, correttamente, la questione della primogenitura contesa con il Roman, ma evidenziano come il primato sia indubitabilmente da attribuire alla Lazio.

Il giornalista Mario Pennacchia, nella sua “Storia della Lazio” del 1969, fa di più: ricostruisce, in base alle testimonianze dei fondatori ancora viventi all’epoca, la prima partita di calcio disputata a Roma: un Lazio-Virtus (quest’ultima società nata da soci laziali dissidenti) disputato il 15 maggio 1902 e terminato con il risultato di 3-0 per la Lazio.

E gli altri? Il Roman nascerà nel 1903, l’Alba solo nel 1907 e la Fortitudo nel 1908. La questione della primogenitura, com’è evidente, è fuori discussione, né ci sarebbe molto altro da dire in merito. La Federazione Italiana Football, poi FIGC, nata nel 1898, nel 1905 viene riconosciuta dalla neonata FIFA, e nello stesso anno troviamo traccia nei suoi archivi del primo incontro di calcio disputato a Roma: un Lazio-Virtus del 17 giugno terminato 2-2 (4). Nel 1907 si disputa il primo Campionato Romano, riconosciuto come tale dalla Federazione: stravinse la Lazio, contro il Roman e la Virtus (5).

La Storia, però, è sempre oggetto di riscrittura e revisione, e recentemente il primato della Lazio è stato messo in discussione, quando non addirittura negato, sia riguardo la vera e propria introduzione del gioco del calcio nella capitale, sia relativamente al suo primato di società calcistica più antica.

E’ importante, al riguardo, tener presente che la Federazione Italiana Giuoco Calcio non riconosce l’attività calcistica – o presunta tale – svoltasi prima della sua nascita, o da essa non patrocinata e organizzata. Tuttavia, è indubbio che la nascita della Federazione abbia avuto una fase preliminare nella quale alcuni pionieri hanno praticato il gioco del calcio: ma perché questa attività abbia una qualche valenza storica sono necessarie due condizioni, a parere di chi scrive: che l’attività sia in qualche modo propedeutica a quella poi diventata ufficiale; che l’attività parallela a quella federale rispetti le regole ufficiali – già codificate peraltro dall’IFAB, l’organismo che tuttora se ne occupa, nel 1886 – del giuoco: in sostanza, se giochiamo una partita di rugby non possiamo dire che stiamo giocando a calcio, se le regole del calcio esistono già: tuttavia, potremmo aver partecipato in modo decisivo alla fase che ha portato all’elaborazione di queste regole, tanto da veder riconosciuta questa attività pioneristica. Ad esempio, lo Sheffield FC, fondato dal 1857 e riconosciuto dalla FA (la federazione britannica) e dalla FIFA come “club calcistico più antico del mondo”, data la sua nascita sei anni prima di quella ufficiale del calcio, che come noto è fissata nel 26 ottobre 1863, data della famosa riunione tenutasi nella Free Mason’s Tavern di Londra che sancì la nascita della Football Association: ma lo Sheffield diede un impulso decisivo alla codifica del gioco, per mezzo dell’elaborazione di nuove regole (le Sheffield Rules, appunto), che indusse le varie parti in causa a mettersi d’accordo una volta per tutte sulle Laws of the Game da adottare (anche se poi buona parte delle regole del 1863 furono mutuate dalle Cambridge Rules). 
Anche le varianti di un gioco già codificato possono rappresentare, al massimo, oggetto di curiosità: negli scacchi esistono scacchiere a 96 caselle sulle quali si può giocare in tre, ad esempio, o versioni in cui la posizione iniziale dei pezzi viene sorteggiata: ma è evidente come le partite di questi “giochi” non possano essere classificate come “di scacchi”, né apportino alcuno sviluppo al gioco ufficialmente codificato.

Si è detto dei primati storici della Lazio, messi in discussione o apertamente negati. Su quali basi?

In Italia, prima del 1900, l’attività “sportiva”, intesa nel suo significato di competizione basata sul confronto regolamentato di capacità fisiche di individui o squadre di individui, era inesistente e apertamente rigettata, dalle culture dominanti dell’epoca: i socialisti e i cattolici, che per ragioni naturalmente diversissime anteponevano l’educazione della mente a quella del corpo; i governi liberali post-unitari per i quali l’educazione fisica aveva il solo scopo di formare i futuri cittadini e, soprattutto, soldati. Le Federazioni Ginnastiche (che svolgevano in effetti il ruolo che oggi appartiene al CONI) avevano il compito di diffondere e far praticare l’attività fisica, soprattutto agli studenti, e la ginnastica fu resa obbligatoria nelle scuole dal 1878. Ma, come è facile intuire, la mancanza degli stimoli indotti dalla competizione determinò un sostanziale insuccesso di questo provvedimento: così, nel 1893 il ministro della Pubblica Istruzione Martini inserì, tra le attività da far praticare agli studenti, i giochi a carattere sportivo, tra cui il Football,  spiegando come tale gioco potesse tutto sommato ritenersi confacente a quei principi educativi in precedenza illustrati.

Compare quindi, per la prima volta nel nostro racconto, il termine Football, al di fuori dell’attività cosiddetta “ufficiale”: in precedenza erano state citate la Football Association e la Federazione Italiana Football.

E’ fondamentale, a questo punto, per la comprensione dei fatti storici e per rigettare una volta per tutte le tesi revisioniste sulla storia del calcio romano, mettersi d’accordo una volta per tutte su cosa ognuno intendesse quando parlava di “Football”.
Come è noto, tale termine definiva nel XIX secolo in Gran Bretagna molte versioni del gioco con la palla che sarebbe poi evoluto in due giochi diversi: quelli che oggi chiamiamo comunemente Calcio e Rugby, ma che sarebbe più corretto chiamare Association Football e Rugby Football (di quest’ultimo in realtà esistono due versioni ma non è questo l’oggetto della nostra piccola ricerca). La necessità già descritta di un regolamento comune portò alla nascita della Football Association, come detto, che avrebbe dovuto regolamentare e unificare tutte le esistenti versioni del Football: ma alcuni clubs dissidenti diedero vita, nel 1871, alla Rugby Football Union: e il “nuovo” gioco rimase noto univocamente, almeno fino al 1895, come Rugby Football. 
La parola “Football” quindi, in questa fase storica, NON va identificata tout court né con quello che oggi chiamiamo “Calcio” – termine che deve ancora fare la sua comparsa – né con quello che all’epoca era noto come Association Football: e vedremo come l’equivoco viene utilizzato – supponiamo per mancanza di approfondimento – in chiave antilaziale ed è il fondamento stesso delle tesi volte a negare la realtà storica. D’altra parte, gli stessi ricercatori che mettono in discussione la nostra primogenitura ammettono che, nella citata riforma del Ministro Martini, per “Football” dovesse intendersi proprio quel gioco che a noi è noto come “Rugby”, e NON l’Association Football.

La storia del Calcio italiano, però, deve ancora cominciare: anzi, è già cominciata, secondo alcune ricerche. Citiamo:
“La prima società calcistica vera e propria sorse a Torino nel 1891: l’International Football Club.
Un miscuglio di britannici e italiani impiegati in filiali di ditte inglesi, uniti ad esponenti della
aristocrazia savoiarda. L’anglomania e la moda, il divertimento puro furono i motivi ispiratori di
quelle prime corse. Nello stesso anno, a Bologna, il 9 maggio nell’ambito della Festa del
ventennale della Virtus, si disputò l’evento inaugurale del calcio ginnastico: la prima esibizione
ufficiale del football in Italia. Due squadre di ginnasti virtussini, istruiti dal prof. Daniele Marchetti,
diedero vita in piazza VIII Agosto a uno spettacolo piuttosto confuso, un misto di rugby e di
calcio, che venne accolto dal pubblico con una salva di fischi. Il campo doveva essere più o
meno questo, delimitato da bandierine, con le porte formate da due pali uniti da una corda. Nulla
sappiamo sul regolamento adottato.”
Siamo nel 1891 e quindi esistono già l’Association Football e il Rugby Football: a parte la generica denominazione di “esibizione di Football” attribuita a questa gara, si specifica poi che si trattò di “un misto di rugby e di calcio” ma senza conoscere “nulla” del “regolamento adottato”.

Con tutta la buona volontà, parlare di “calcio” (e perché non di “rugby”, trattandosi di un “misto”?) appare decisamente fuori luogo: in questa “esibizione” i due giochi, che già da un quarto di secolo hanno preso strade ben distinte, vengono addirittura mescolati. E’ apprezzabile l’impegno del prof. Marchetti, ma se giochiamo su un campo segnato per il calcio e con le regole del calcio, però in 15 contro 15, senza portieri e ammettiamo il placcaggio, stiamo giocando a calcio o a rugby? O nessuno dei due? Può darsi che quella del prof. Marchetti fosse  una delle tante versione del Football ante-1863, ma allora è a questo gioco che ci si dovrebbe riferire (e nemmeno si può farlo mancando notizie sul “regolamento adottato”). 
 
Anche la questione della “prima società calcistica” merita un inciso: è vero che sull’Internazionale di Torino esistono testimonianze circa la sua esistenza, ma manca qualsiasi riscontro documentale e, soprattutto, riguardante la sua attività: per questo si riconosce la palma di società calcistica più antica al Genoa, che può produrre un documento attestante  la sua fondazione, datato 7 settembre 1893: vedremo in seguito come anche date ed eventi vengono utilizzati in maniera assai “elastica”, considerandoli o meno a seconda della convenienza, sempre in chiave antilaziale.
(continua)

(mancano le citazioni, le inserirò poi. quanto scritto è interamente documentato.)

Offline Fraplaya

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #1 : Sabato 20 Novembre 2010, 02:48:15 »
Fammi immaginare come continua: dicono di essere nati prima, ma se so sbagliati gioco?

Sarebbe tipicamente (trigor)idiota: fosse che c'entra un avo del Fesso?
Imho
"l'attacco fa vendere i biglietti, ma la difesa fa vincere le partite" (V.Lombardi)

Offline ammiraglio

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #2 : Sabato 20 Novembre 2010, 03:07:40 »
rob couto: mette la museruola ai riommici in mediana e presidia sempre la difesa dispensando chili di fosforo contro le altrui zaffate di fetore.
impeccabile il suo derby.
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yeah, i heard that dwight wants me fired. it's just the way it is. you know what? i just don't care, i don't give a damn.
i'll go home and find something to do.

RobCouto

Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #3 : Sabato 20 Novembre 2010, 03:09:59 »
A questo punto, la nostra ricerchina (alla quale fornisce molto materiale proprio la tesi revisionista, salvo il fatto che in alcuni casi essa omette – involontariamente, sia chiaro – elementi fondamentali che però sono fortunatamente trattati da altri autori) si imbatte in un evento importantissimo, citato in ogni dove perché costituirebbe la prima partita di “calcio” giocata a Roma. Nella Capitale, e più precisamente al Velodromo Salario, si tiene nel 1895 il III Concorso Nazionale Ginnastico. Il presidente del comitato organizzatore organizzatore Romano Guerra “invitò due società del nord est, la Ginnastica e Scherma Udinese e la Ginnastica Rovigo, a dare una dimostrazione del giuoco del calcio. Le due squadre si esibirono nel pomeriggio del 18 settembre sullo sterrato del Velodromo, alla presenza di ventimila
persone compresi il re e la regina. Anche questa volta fu un gran polverone, ma con miglior ordine
rispetto a Bologna. Infatti, i ragazzi di Udine e Rovigo da un paio di anni si allenavano seguendo le
vere regole dell’Association.”
Quale regolamento fu adottato in questa partita? Le “vere regole dell’Association”, stando a quanto affermato. E “a Rovigo un regolamento era stato pubblicato, sempre nel 1895, dal maestro Francesco Gabrielli, inserito in un
manuale Hoepli dal titolo “Giuochi Ginnastici”. Gabrielli “fu l’organizzatore tecnico dell’esibizione di Roma.”

Bene: dovremmo rassegnarci all’evidenza e prendere atto che a Roma si sia giocata almeno una partita di “calcio”, oltre un lustro prima che Bruto Seghettini apparisse nella sede della Lazio col suo pallone giallo. Si parla di una “dimostrazione del giuoco del calcio” (termine probabilmente introdotto proprio dal Gabrielli) di “vere regole dell’Association” e di un regolamento. Di quest’ultimo si afferma che fosse “con tutta probabilità il primo mai stampato in Italia”. Questione chiusa: non è stata la Lazio a portare il calcio a Roma. Ma le cose stanno veramente così?

Per fortuna, il regolamento di Gabrielli è giunto fino a noi. Citiamo ancora: “La
nomenclatura adottata dal Gabrielli è del tutto ginnastica, nel senso che non corrisponde alla
terminologia inglese, che parla di forwards, half-backs, backs e goalkeeper. Corrisponde, in realtà,
alla necessità dei ginnasti, mentre eseguivano il loro gioco sportivo, di dividersi per “squadre”, cioè
per linee sul terreno, guidate ciascuna da un caposquadra agli ordini del capopartito, il capitano, cui
tutti erano tenuti ad obbedire.”

Si potrebbe già discutere circa lo spirito con cui veniva interpretato il gioco. Ma questo non significa che non si giocasse, in qualche modo, a “calcio”. Anche sulla segnatura del campo, con misure adattate al sistema metrico e arrotondate a piacere, si può sorvolare, anche se alcuni anni dopo un dischetto del rigore posto a otto metri invece dei canonici 11 provocherà l’annullamento di una partita dell’Udinese. Ma sull’interpretazione del tutto personale del gioco data da Gabrielli, che pretende di farlo discendere dal calcio fiorentino, non si può sorvolare: per Gabrielli “Il goal è chiamato “partita”, e si ottiene in due maniere: spedendo la palla dentro la porta
oppure per la cumulazione di due falli laterali; regola derivata anch’essa dal calcio fiorentino e,
come potete immaginare, assolutamente inesistente nel f.a [Football Association, evidentemente]”.

Un ibrido, quindi, ottenuto mescolando le regole di due giochi profondamente diversi tra loro e non legati da alcuna parentela storica dimostrabile.

Potremmo fare ancora uno sforzo e ammettere che si possa giocare una partita di calcio adottando, per celia, la regola di assegnare un gol ogni due falli laterali, anche se ai ginnasti di Udine e Rovigo non era noto che quella fosse una variante, e ancora potremmo ammettere una qualche significato “calcistico” per il regolamento di Gabrielli. Ma c’è una questione che taglia la testa al toro ed è quella relativa alla regolamentazione del contatto fisico, che viene omessa (dagli storici o dal Gabrielli stesso?) e fa assomigliare decisamente questo “calcio” a tutt’altro gioco. D’altra parte, se è vero che le città in cui apparve e si sviluppò il Calcio in Italia furono Milano, Torino e il Piemonte in genere, Genova, Livorno, Napoli, Palermo, che a tutt’oggi recitano un ruolo di primo piano se non di dominio vero e proprio, viene spontaneo chiedersi come mai le città in cui germogliò il “calcio” ginnastico, e prima di quello “ufficiale” stando a certi storici, non abbiano mietuto altrettanti successi e siano sempre rimaste ai margini della storia calcistica: Udine, Rovigo, Treviso, Padova, non sono certo famose per il calcio: non sarà che sul significato di “Football” si faccia volutamente confusione, quando invece appare chiarissimo quale fosse il gioco importato dai ginnasti?

Dicevamo dell’errore più importante commesso da Gabrielli, che viene alla luce impietosamente quando il “calcio” ginnastico si confronta con quello vero. Siamo nel 1898, il 15 marzo viene fondata la Federazione Italiana Football, alla quale vengono invitate ad aderire cinque società: il Genoa, la FC Torinese, l’Internazionale Torino, la Ginnastica Torino e l’UPS (Unione Pro Sport) Alessandria: le ultime due compagini sono nell’orbita del movimento ginnastico. Il 20 marzo si disputa un incontro amichevole tra Genoa e UPS Alessandria. Il giornale “La Lega” del 24 marzo descrive così l’incontro: “[…] Il referee M.. Dubbie attenendosi strettamente alle “Association Rules” ebbe, appunto per questo, nelle non poche contestazioni a favorire la squadra inglese con non poco danno del team dell’U.P.S. che inutilmente si schermiva dietro le regole del Gabrielli. Non è privo di importanza far noto che tra foot-ball inglese e foot-ball italiano esiste una differenza precipua in ciò: che l’inglese ritiene buona regola quella di vietare all’avversario il calcio al pallone mediante spinta e taglio di strada e quindi la tattica di giuoco è la sua base principale nel costringere gli avversari all’inazione.” Inazione che, sembra di capire, secondo le regole del Gabrielli verrebbe invece ottenuta tramite “spinta e taglio di strada”, nei confronti evidentemente dell’avversario: questo non è calcio, e nemmeno rugby, ma con tutta evidenza un’altra variante mutuata dal calcio fiorentino.

L’UPS Alessandria, unica tra le invitate, non entrò nella FIF, e al primo campionato italiano, disputato qualche mese dopo questo incontro, parteciparono solo quattro squadre. La storia del calcio ad Alessandria, in realtà mai cominciata, si interrompe fino al 1908: il “calcio” ginnastico l’aveva condotto su un binario morto. E la “dimostrazione del giuoco del calcio” di Roma del 1895? Tanto di cappello all’operato del Maestro Gabrielli, ma per definire “calcio” un gioco in cui tre file di atleti, comandate ciascuna da un caposquadra (!) si prendevano a spintoni evitando di mandare la palla a lato perché ogni due volte si assegnava un punto agli avversari, ci vogliono un coraggio e una faccia tosta notevoli. 
 
(continua)

RobCouto

Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #4 : Sabato 20 Novembre 2010, 11:02:43 »
Il Calcio, quello vero, ha quindi celebrato nel 1898 il suo primo atto ufficiale.

Le regole, come abbiamo visto, sono “strettamente” quelle dell’Association e non potrebbe essere che così, visto che i primi calciatori sono per la maggior parte inglesi: le regole le conoscono e le applicano, senza bisogno di manuali e senza bisogno che qualcuno gliele spieghi. Le pretese, quindi, di attribuire al movimento ginnastico la diffusione del gioco e del suo regolamento, appaiono quantomeno curiose: se questo contributo ci fu, esso appare del tutto marginale e in ogni caso fu il “calcio” ginnastico a beneficiare della presenza di quello vero, fino a doversi allineare alle sue regole e alla sua organizzazione, e non certo il contrario.

Nel 1896 l’Udinese vince il il primo titolo italiano di “calcio” nell’ambito dei Giuochi Ginnastici. La società friulana rivendica questa vittoria come primo “scudetto” in assoluto e si rammarica che tale successo non sia riconosciuto come ufficiale. Ma, come si è visto, il gioco praticato era una sorta di calcio fiorentino modernizzato, con influenze rugbistiche e adattato allo spirito ginnastico: come si può attribuirgli la dignità di “calcio”?

L’Association Football era già comparso in Italia, intorno al 1890 per mano di personaggi come Edoardo Bosio ed Erbert Kilpin, che sull’asse Torino-Milano insegnavano e diffondevano il gioco che avevano praticato in Inghilterra: a questi personaggi (Kilpin fu tra i fondatori del Milan nel 1899) va riconosciuto lo status di “pionieri”, perché la loro opera di diffusione – assieme a quella, più tardi, di Alfred Edward e Sir James Spensley – rivestì un ruolo fondamentale nella genesi del Calcio italiano: mentre costoro praticavano sul campo e insegnavano agli italiani il gioco che ben avevano appreso in Gran Bretagna, il “calcio” ginnastico percorreva le strade della traduzione di manuali tedeschi, ispirato da una disposizione ministeriale che riteneva utile praticare un gioco che nessuno conosceva e aveva mai visto praticare, il tutto affidato all’opera – meritevole dal punto di vista sportivo, va ribadito ancora una volta – di singoli che introducevano a piacimento regole prese da giochi per di più desueti. Insomma, è come se insegnassimo a dei marziani a giocare a poker ma usando le carte napoletane e alla fine vincesse chi ha più cavalli: è evidente che chi verrà dopo di noi dovrà ricominciare tutto da capo, e che in un torneo di poker i nostri marziani si troverebbero in gravi difficoltà…

La tesi revisionista, tuttavia, prende per buono il filone del “calcio” ginnastico e dei suoi bislacchi regolamenti; non si interroga più di tanto su cosa voglia dire il termine “Football”, giocando evidentemente sulla fascinazione che esso può esercitare su un lettore superficiale, e prosegue per la sua strada: ha già negato l’introduzione del calcio nella Capitale da parte della Lazio, retrodatandola alla “dimostrazione” di “calcio” del 1895, ora ha materiale sufficiente per negare anche il primato di più antica società calcistica romana. Sì, perché tra il 1896 e il 1899 compaiono a Roma, sia pure avvolte nella nebbia di “attività di solo allenamento”, partite dal risultato “sconosciuto” e avvenimenti non riscontrabili in alcuna documentazione, partite di “Foot-ball”, un “Foot Ball Club Roma” e perfino un campionato del Lazio datato 1899. Anche stavolta, parrebbe che Seghettini sia arrivato tardi e addirittura che esistessero effettivamente società calcistiche, a Roma, nate prima della Lazio. Ma ancora una volta domandiamoci: a chi faceva capo tutto questo movimento, di cui restano in effetti tracce, sia pur molto labili? Sempre loro, i ginnasti, e in particolare il già citato Romano Guerra, assieme a un’altra figura che nella storia del calcio romano rivestirà in effetti una qualche importanza, ma solo dopo la comparsa della Lazio: il Maestro Cesare Tifi.

Abbiamo visto come nel 1898 i ginnasti adottino ancora il regolamento di Gabrielli, Solo nel 1903-1904 avverrà il riallineamento definitivo, ad opera di Luigi Bosisio con la partecipazione ai lavori del Maestro Tifi che tornerà a Roma avendo chiaro, una volta per tutte, cosa dovesse intendersi per “Football”. Nel 1896-99, quindi, si adottano ancora le regole di Gabrielli, e abbiamo visto che razza di “giuoco” ne venisse fuori: questo nella migliore delle ipotesi, perché come abbiamo visto il riferimento originale al “Football”, per i ginnasti, riguardava il gioco che oggi conosciamo come “rugby”.

Tutta questa attività ante-1900, come è intuibile, sfociò nel nulla. Mentre il Football, quello vero, si diffondeva rapidamente in Italia grazie alle dimostrazioni sul campo di chi lo conosceva e lo aveva praticato in Gran Bretagna, il presunto filone romano pre-Lazio non produsse alcunché: il tentativo di recupero del calcio fiorentino, travestito da “football” e mischiato con un po’ di rugby, era miseramente fallito. Il gioco inventato da Gabrielli non piacque a nessuno, salvo a coloro che furono costretti a praticarlo, come da programma ministeriale. Il Calcio, a Roma, deve ancora arrivare.

(continua)

POMATA

Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #5 : Sabato 20 Novembre 2010, 11:38:41 »
Daje Rob

Anselazio

Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #6 : Sabato 20 Novembre 2010, 11:57:28 »
Dajee...e grazie per il contributo interessantissimo..

Offline Fabio70rm

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #7 : Sabato 20 Novembre 2010, 12:16:20 »
Notevole, notevole.

La storia, maestra dell'uomo. Anche nello sport e nel calcio!
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

Offline sigurd

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #8 : Sabato 20 Novembre 2010, 12:19:12 »
è un piacere leggerti, Robe' - come sempre

attendo i capitoli successivi

Offline lollapalooza

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #9 : Sabato 20 Novembre 2010, 12:29:03 »
Ottimo e abbondante as usual.

Grazie.


RobCouto

Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #10 : Sabato 20 Novembre 2010, 12:39:55 »
Dopo aver chiarito il significato della parola “Football”, nelle varie accezioni, e spiegato come i suoi vari significati abbiano prodotto – per mera distrazione di certi ricercatori, ci mancherebbe – inaccettabili distorsioni storiche, dobbiamo accordarci una volta per tutte su altri parametri.

La Lazio è stata fondata, come è noto, il 9 gennaio del 1900: ne dà notizia “Il Messaggero” del giorno successivo. Ma il criterio della pubblicazione su un quotidiano non è universalmente accettato come testimonianza univoca: ad esempio, molti quotidiani danno risalto, l’8 giugno del 1927, alla nascita dell’ASRoma avvenuta il giorno precedente, ma per alcuni storici tale data non ha valore, ed essi preferiscono fissare la fondazione al 22 luglio dello stesso anno, quando effettivamente la neonata società produsse un verbale – il primo - di assemblea. Si potrebbe adottare come criterio valido quello della documentazione certa riguardante un atto costitutivo: ci sarebbe il piccolo problema che, per l’ASRoma tale atto NON ESISTE – avete capito bene – e quindi il riferimento non può che essere al primo documento ufficiale della società. Oppure, come detto, alla cronaca, che nel caso dell’ASRoma sposterebbe la data di fondazione all’8 giugno (resta sempre il fatto inspiegabile che l’Alba e la Fortitudo, due delle società che confluirono nell’ASRoma, giocarono almeno una partita dopo l’8 giugno, e che l’ASRoma giocò almeno una partita prima del 22 luglio: insomma, nessuna delle due date appare buona, ma questo è un altro discorso).

La notizia della nascita della Lazio, come detto, viene riportata da “Il Messaggero” del 10 gennaio 1900. E il primo atto ufficiale della società? E’ lo Statuto (come si conviene ad ogni associazione, ma stranamente l’ASRoma non lo ebbe, finché non se ne accorse Renato Sacerdoti nel dopoguerra), depositato il 13 gennaio dello stesso anno. Sulla data di fondazione della Lazio, insomma, non ci piove, essa è certificata in modo inoppugnabile.

Ma la controstoria si esercita mirabilmente nell’arrampicata sugli specchi e, anche nell’ipotesi che venga respinta – come dovrebbe fare qualsiasi storico informato e in buonafede – la storia del presunto “calcio” giocato sul finire dell’800, ha pronte altre obiezioni. La Lazio, dice, fu fondata sì nel 1900, ma come Podistica, e “inaugurò la sua sezione calcio solo nel 1910”: mentre dal 1901 esisteva il Roman Football Club che a calcio ci giocava eccome, lo dice il nome stesso. Ma ancora una volta, questi falsi sono facilmente smascherabili: il 1910 non è la data della nascita della sezione calcio, ma quella in cui si disputa il primo Campionato Romano ufficiale: se non esisteva una sezione Calcio per la Lazio, non esisteva per nessun’altra squadra, evidentemente. E il Roman Football Club del 1901? Non c’è traccia alcuna della sua attività, a parte la fotografia di un tessera sociale: ma quello che è fondamentale sapere è che il suo promotore fu il già noto Maestro Tifi, con tutto quello che ne segue in materia di provenienza e regolamenti adottati. Il fatto che il Roman FC del 1901 abbia praticato il gioco del calcio va escluso nella maniera più assoluta. Tale sodalizio, del resto, scomparve subito e il Roman, quello vero che poi confluì nell’ASRoma nel 1927, fu fondato sempre col contributo fondamentale del Maestro Tifi nel 1903, come gli storici più attenti riconoscono: siamo nella fase finale del “riallineamento” delle regole – la data esatta in cui la Federazione Ginnastica adotta pedissequamente il regolamento ufficiale britannico è il 6 maggio del 1903 - ed è a questo punto che, almeno riguardo al Roman, si può cominciare a parlare di “calcio”, quello vero.

A questo punto, la questione riguardante la primogenitura cittadina è risolta, una volta per tutte, semmai ce ne fosse il bisogno. La Lazio è stata fondata nel 1900, il Roman nel 1903: il criterio della società più antica e dalla fondazione documentabile, lo stesso che riconosce al Genoa la palma di più antica società italiana, dà ragione alla Lazio, senza possibilità di discussione. Ma rimane la questione relativa a chi abbia effettivamente giocato per primo al calcio: è stato il Roman, mentre la Lazio si dedicava ad altro? Tralasciando le vicende antecedenti il 1903, alle quali va attribuita come visto quell’incertezza sui regolamenti adottati che impediscono di classificarle con certezza come “calcio”, andiamo alla ricerca di attività calcistica nella Capitale dopo il fatidico 6 maggio, quando tutti i regolamenti ibridi scompaiono definitivamente: nulla che riguardi il Roman, mentre il 15 maggio del 1904, come testimonia “Il Messaggero” del giorno seguente, ha luogo la prima sfida tra squadre romane: il celebre Lazio-Virtus 3-0, che fin dalla pubblicazione della citata “Storia della Lazio” di Mario Pennacchia viene indicato come primo incontro di calcio disputato a Roma - anche se retrodatato erroneamente al 1902 – e che effettivamente lo fu, a dispetto di qualsiasi revisione. Si potrebbe obiettare a questo punto che la primogenitura andrebbe condivisa tra Lazio e Virtus: ma, a parte il fatto che per giocare a calcio occorre essere in due, è noto come la Virtus nacque da una costola della Lazio, per opera di alcuni soci dissidenti.

E il Roman? Ancora nessuna traccia, e gli archivi federali ci informano che il 17 giugno 1905 viene disputato un altro Lazio-Virtus, questa volta terminato con il risultato di 2-2. Su “Il Messaggero” del 2 ottobre 1905 leggiamo invece: “La gara di Football, combattuta valorosamente tra due squadre della Lazio, diverte immensamente il pubblico […] Non avendo la SP Lazio trovato competitori, ha composto due squadre con i propri soci. La Virtus, unica società che avrebbe potuto offrire dei competitori, fin dall’ultimo match ha dichiarato di non volersi più trovare di fronte la Lazio […]

Nessuna traccia del Roman, insomma, che fa la sua comparsa nel campionato romano 1906/07, riconosciuto come tale dalla FIF, anche se non inserito nell’attività regolamentata dalla Federazione: il torneo è un triangolare con Lazio e Virtus: il Roman perde 4-1 con la Virtus, che a sua volta viene battuta 3-0 dalla Lazio: una differenza tecnica che testimonia, ce ne fosse ancora bisogno, della maggiore e più antica esperienza dei laziali nel gioco del Calcio, quello vero, mentre i ginnasti avevano perduto quasi un decennio con varianti alla fiorentina: ma il Maestro Tifi, dopo queste fallimentari esperienze, divenne un fervido assertore e promotore delle Regole dell’Association, e diresse tutti i tre incontri di questo torneo, nonché molte altre partite della Lazio. La storia del calcio romano, avviata inequivocabilmente dalla Lazio e finalmente sganciata dalla macchinosa eresia ginnastica, poteva finalmente spiccare il volo.

(mi preme ringraziare Piero Strabioni dal cui "Calcio Romanus Sum" ho attinto a piene mani, e gli amici di Laziowiki.org che hanno svolto un lavoro di ricerca impagabile e senza precedenti: senza di loro non avrei potuto completare questa piccola ricerca, e so bene quanta fatica costi recuperare un'informazione che poi magari si traduce in una semplice riga di testo)

Offline satanasso

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #11 : Sabato 20 Novembre 2010, 12:49:16 »
Pezzo Magistrale, RobCouto.
:chapeau: :chapeau: :chapeau: :chapeau:
Raccomanderei, ove possibile, una sua eventuale pubblicazione, perchè merita e richiede la più ampia diffusione possibile.
Sciarpe rotte eppur bisogna andar

zorba

Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #12 : Sabato 20 Novembre 2010, 12:56:15 »
Sarebbe il caso di farne un riassuntino pronto per l'uso per Guidone De Angelis, visto che ci ha intitolato la sua trasmissione radiofonica.........  ;D ;D ;D ;D

Offline nestorburma

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #13 : Sabato 20 Novembre 2010, 14:30:25 »
 :fl: :hello2: :hello2: :hello2:
E la Storia? La Lazio ha 111 anni, nelle ultime stagioni ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa. Le altre non mi pare. E si è sempre chiamata Lazio, non Napoli Soccer. Facile ripartire dalla C e non sanare i debiti pregressi come ho fatto io. Però la storia, almeno quella, la perdi.

Offline Fraplaya

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #14 : Sabato 20 Novembre 2010, 15:01:19 »
Complimenti Rob!

Ma Lazio-Roman del 1906 quanto e' finita?
Imho
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Offline benvolio

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #15 : Sabato 20 Novembre 2010, 15:14:41 »
Mi associo a satanasso ed auspico la pubblicazione degli scritti di robcouto e la tutela della sua opera. Dò la mia disponibilità pro quota per gli oneri e le spese. Sarebbe ora di dare lustro ad internet evitando che il primo raglio assurga a rango di ricerca, verità ecc...ecc...-
Robcouto aveva già iniziato in passato questa opera i demistificazione e demitizzazione dell'intera faccenda. Non bisogna disperdere il patrimonio delle sue ricerche e conoscenze.
Grazie!

Offline Fraplaya

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #16 : Sabato 20 Novembre 2010, 18:33:44 »
Mi associo anch'io alla mia quota spesa per dare un ufficialita' a quest'opera di ricerca, incluso il necessario non solo per la stampa, ma anche per la distribuzione e la necessaria pubblicita'. Se possibile, coinvolgerei tutti i comunicatori del mondo Lazio affinche' possano sfruttare i canali d'informazione che gia' hanno, richiendo permesso all'autore di inviare il testo per mail e cominciando a capire come muoversi.

Questa citta' ha bisogno di pace.
Imho
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Offline DinoRaggio

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #17 : Sabato 20 Novembre 2010, 19:24:23 »
Standing ovation per Rob!
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline aquilafelyx

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #18 : Sabato 20 Novembre 2010, 23:16:04 »
Federica è stata avvertita ? ;)
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Offline BobLovati

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Re:Chi ha portato il calcio a Roma? (reprise)
« Risposta #19 : Sabato 20 Novembre 2010, 23:43:05 »
Federica è stata avvertita ? ;)

Federica ... chi ? ? ?    :-X
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”