Autore Topic: V. Cerracchio  (Letto 45481 volte)

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Zapruder

Re:V. Cerracchio
« Risposta #240 : Giovedì 27 Ottobre 2016, 01:28:34 »
Un mercato che inizia il 1° luglio al termine di una stagione dove hai rischiato di finire in B non può essere criticato il 2 luglio perché fino a quel momento, in sole 48 ore, avevamo registrato l'arrivo di - rullo di tamburi - Mark Bresciano? No, ma davero davero?
E poi lo sminuire le vittorie viene attribuito a chi invece sta con i piedi per terra anche dopo una vittoria, ancorché della coppa Italia, ancorché dopo il derby della vita, perché la vita ricomincia la
mattina dopo e si deve programmare la stagione futura, magari con qualcosa di più solido di un Perea.

Nella stagione successiva la Lazio ha fatto 66 punti arrivando quinta per differenza-reti.

L'articolo si è rivelato poco lungimirante.

Succede.

Mi pare un po' la storia di Cascioli e Melidoni nell'82, che tiravano a palle incatenate sulla Nazionale. Siccome i risultati furono leggermente difformi dai loro catastrofici pronostici, si giustificarono dicendo che le critiche erano giuste nel momento in cui le facevano.

Eh no: un conto è dire che Paolo Rossi sta una chiavica e che forse era meglio portarsi Pruzzo: errato alla resa dei conti ma plausibile dopo le prime partite. Un altro stendere il certificato di morte del calcio italiano, affermandone l'impossibilità a competere per irrecuperabili deficienze strutturali: alla resa dei conti l'unica presa d'atto possibile è che non hai capito un caxxo di pallone.

Zapruder

Re:V. Cerracchio
« Risposta #241 : Giovedì 27 Ottobre 2016, 01:36:36 »
Naturalmente il richiamo a Cascioli e Melidoni riguarda il tentativo del forumista col nome da boero di legittimare a tutti i costi una previsione non centrata. Cerracchio sarà pure prevenuto noi confronti della società, ma della protervia boriosa dei suoi due colleghi coppaFIFAfacciati in lui non c'è traccia.

Offline robylele

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #242 : Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:31:31 »

Tu le classifiche finali della serie A italiana relative agli ultimi 3 campionati scorsi non le hai mai lette eh!?!

sì, la Lazio é presente al terzo posto due campionati fa.
E la Juve ha sempre vinto lo scudetto.

rioma e Napoli hanno fatto meglio, sono più bravi di noi, Quindi?


Hai capito benissimo cosa intendo. La Coppa Italia non può rappresentare, anche per me tifoso di una squadra con grande storia e blasone ma non sempre vincente, il massimo a cui aspirare, una soddisfazione che porta al delirio. Alla Coppa Italia voglio dargli il giusto significato. Punto.

Sono d'accordo, anch'io la penso così. E allora?

[quote author=fish_mark link=topic=3151.msg728578#msg728578 date=1477489162
Difficile essere costanti nel calcio, ma ho notato che qui si è costanti nel ripetere l’alternarsi di stagioni buone e cattive.
[/quote]

Ma con Reja si é lottato per un preliminare di C.L. per due stagioni consecutive, una fallita per differenza reti e una per due punti. Come lo spieghi?

Citazione da: fish_mark link=topic=3151.msg728578#msg728578 date=1477489162
12 anni di campionati dal 2004.
[/quote

ci sono stati anche ottimi campionati, inoltre il primo é andato alla grande considerando da dove partivamo.
Aspetto che ti riquoto:


so bene che questa società, per suo statuto, non mi darà mai la grandissima soddisfazione di uno scudetto o almeno di una lotta fino all'ultima giornata.

illazione priva di senso.
Se rimanesse una tua opinione.. pazienza (e mi dispiacerebbe per te), il problema é che pure stefanobenedetti, dietro un microfono, dice la stessa cosa.
Io non so in quanti lo ascoltino, so solo che questa scemenza é sempre in auge e ripetuta fino alla nausea.
'Vista da fuori questa nuova proprieta' Usa non mi intriga affatto. Troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli'.
Luciano Spalletti
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Offline MagoMerlino

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #243 : Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:36:31 »
sì, la Lazio é presente al terzo posto due campionati fa.
E la Juve ha sempre vinto lo scudetto.

rioma e Napoli hanno fatto meglio, sono più bravi di noi, Quindi?




Quindi non è poi così difficile essere costanti, per gli altri.
Odio perdere più di quanto ami vincere

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Offline robylele

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #244 : Giovedì 27 Ottobre 2016, 10:11:17 »
Quindi non è poi così difficile essere costanti, per gli altri.

ma sono due...le milanesi sono quasi sempre sotto, la Florentia non vince neanche la coppa del nonno.

Stiamo parlando di un club che per il famoso salto di qualità non ha pagato i creditori, si é ricomprata i trofei e ha fatto soffrire i propri tifosi in serie B, C1 e C2 per anni e anni.

E di un altro (che é quello che interessa a me e a te) aiutato fino all'inverosimile:
- sostegno istituto bancario
- sostegno media locali e nazionali
- non retrocessione dopo la presentazione delle fidejussioni false l'ultimo giorno utile per l'iscrizione alla serie A

e non parlo di arbitri perché sarebbero solo illazioni da tifoso fazioso..

stanno meglio di noi, ti credo!



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Offline Fabio70rm

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #245 : Sabato 29 Ottobre 2016, 02:38:52 »
Il problema non è Cerracchio.

Il problema è che anni di denigrazione pretestuosa sui media, ad opera un po' di tutti, che segue l'andamento delle contestazioni della curva, ha reso difatti impossibile qualsiasi critica sull'operato della società.
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

Offline Monsieur Opale

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #246 : Martedì 1 Novembre 2016, 13:18:46 »
http://www.laziopolis.it/che-burini-i-fondatori-della-lazio-invece-che-a-corropoli-erano-nati-a-borgo-monti-e-piazza-navona/

di Vincenzo Cerracchio

Come si dice: mai svegliare il can che dorme!
Il dibattito mai sopito – ma ormai senza possibili ulteriori scoperte sostanziali – sulle origini delle due massime società sportive capitoline, e riportato in primo piano dalla riproposizione di un fatto storicamente acclarato, e cioè che la Roma nacque di fatto in serie B, ha messo i ricercatori di LazioWiki sul piede di guerra. Già, perché un “rivale” romanista sulle pagine de Il Tempo aveva gettato ombre – assurde in verità – sull’aricinoto pedigree della più antica società sportiva della Capitale, ossia la S.S.Lazio, con asserzioni peraltro ridicole e assolutamente prive di fondamento, date e nomi palesemente sbagliati, frutto di una preparazione storica alquanto approssimativa, per usare un eufemismo.
E’ chiaro che a un congruo numero di sostenitori giallorossi non va proprio giù che il loro club sia nato 27 anni dopo la Lazio e per giunta in circostanze inusuali, ovvero per decisione politica, con l’imposizione di una fusione (poco gradita da chi fu appunto fuso) tra più piccole entità sportive capitoline da parte del Regime. Ma quest’è: così fu fondata la squadra di calcio della Roma, mentre la Lazio era una polisportiva che poteva per giunta già fregiarsi, per meriti di guerra (il campo della Rondinella trasformato appunto in orto di guerra) e non solo, del titolo di Ente Morale.
Di qui ancora oggi battute e illazioni per cercare di confondere le acque sulla matrice, diciamo così, provinciale della Lazio. Autogol clamorosi, che conosciamo bene, visto che il fondatore della Roma, il gerarca Italo Foschi, era nato a Corropoli in provincia di Teramo. Mentre “romani de Roma” erano i ragazzi di piazza della Libertà che fondarono la Lazio.
Tutti e nove.
Già, perché qualche giorno fa è stato squarciato l’ultimo velo, con l’acquisizione dell’atto di nascita di Emanuele Alberto Mesones, che ancora mancava. Venuto al mondo nel febbraio 1882,  esattamente in un appartamento (allora si nasceva in casa) di via Monserrato 29, da Maria Luisa Iacobini, di famiglia nobile romana, sposata con il diplomatico peruviano Emanuele Maria Mesones. Alberto fu uno dei più attivi esponenti della Podistica, distinguendosi in particolare nelle gare di nuoto: ma allora, come noto, il “futbàlle” era solo una delle discipline della poliedrica Società Sportiva che avrebbe dominato la scena di tutto il Centro-Sud dal 1900 in avanti.
Così LazioWiki ha potuto completare una stupenda pagina coi luoghi di nascita dei fondatori: http://www.laziowiki.org/wiki/Le_vie_e_le_piazze_di_Roma_dove_nacquero_i_nove_Fondatori_della_Societ%C3%A0_Podistica_Lazio.  Se volete divertirvi o far divertire i vostri amici romanisti che non sanno bene dove sia Corropoli, rileggete loro queste vie e i relativi abbinamenti: Luigi e Giacomo Bigiarelli vivevano in Piazza Santa Marta, ovvero in Vaticano, Arturo Balestrieri a Vicolo del Giglio d’Oro, ovvero a Montecitorio, Odoacre Aloisi a via dei Pianellari , dietro la Biblioteca Angelica, Enrico Venier in Piazza Navona, Alceste Grifoni in via del Governo Vecchio e Alberto Mesones in via Monserrato,  Giulio Levefre in via dell’Arco dei Ginnasi, vicino a Piazza Argentina. Il più lontano in linea d’aria da Piazza della Libertà, dove si riunirono i nove per fondare la Podistica Lazio, era Galileo Massa che abitava in via della Polveriera, ovvero a Rione Monti, tra San Pietro in Vincoli e il Colosseo.
Hai capito, ‘sti burini!

borgorosso

Re:V. Cerracchio
« Risposta #247 : Martedì 1 Novembre 2016, 15:22:14 »
Il problema non è Cerracchio.

Il problema è che anni di denigrazione pretestuosa sui media, ad opera un po' di tutti, che segue l'andamento delle contestazioni della curva, ha reso difatti impossibile qualsiasi critica sull'operato della società.

Assolutamente d'accordo


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Offline robylele

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #248 : Martedì 1 Novembre 2016, 15:32:14 »
Il problema non è Cerracchio.

Il problema è che anni di denigrazione pretestuosa sui media, ad opera un po' di tutti, che segue l'andamento delle contestazioni della curva, ha reso difatti impossibile qualsiasi critica sull'operato della società.

Ad opera 'un pò di tutti' sì, ma compreso Cerracchio.   ;)

Non mi pare impossibile criticare l'operato della società, anzi mi pare che non si faccia altro.
Più difficile essere d'accordo (su alcune cose, certo non tutte) e non essere additati da adoratori del gestore, mi dirai..

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #249 : Mercoledì 2 Novembre 2016, 11:09:57 »
l´articolo pubblicato da Laziopolis di V.Cerracchio è da

 :wav: :wav:


:hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2:


ma anche  2 pitones, rabo y vuelta al ruedo, con salida a hombros de la puerta grande (Pomata me capisce ;) )
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Offline giamma

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #250 : Mercoledì 2 Novembre 2016, 16:34:13 »
Io invece non capisco questo riferimento alla corrida, alla plaza de toros ???
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline BobLovati

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #251 : Mercoledì 2 Novembre 2016, 17:31:40 »
Io invece non capisco questo riferimento alla corrida, alla plaza de toros ???

lo so che non lo capisci; si tratta del massimo premio data al torero nella corrida (che a me non piace, ma esiste)
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Offline Jim Bowie

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #252 : Mercoledì 2 Novembre 2016, 18:27:49 »
lo so che non lo capisci; si tratta del massimo premio data al torero nella corrida (che a me non piace, ma esiste)
Che selvaggi! Ma n'e' mejo un bel rodeo.
Se proprio vuoi fare la corrida, togli i Banderilleros ed i Cavalieri , poi voglio vede alle cinco de la tarde se er Matador 'nse caca sotto!

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #253 : Mercoledì 2 Novembre 2016, 22:26:39 »
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

Offline BobLovati

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #254 : Venerdì 4 Novembre 2016, 10:28:45 »
" a Cesare quel che è di Cesare " ..................... a V.Cerracchio

di Vincenzo Cerracchio

Dove eravamo rimasti?
Ah sì, sempre a quel signore romanista che dalle pagine de Il Tempo giorni fa aveva espresso i propri dubbi – sterili e infondati, lo dicono le prove storiche – sull’origine della S.S. Lazio. Che volete, lo abbiamo detto più volte, a “loro” proprio non va giù che per 27 anni, a inizio secolo scorso, a Roma ci siano stati solo i colori biancocelesti (fatte salve ovviamente molte encomiabili società minori che furono poi arbitrariamente fuse per dar corpo al nuovo soggetto chiamato A.S. Roma).
Tra le tante fandonie, il nostro aveva asserito che Bruto Seghettini, ovvero quel signore che portò a Roma il primo pallone di calcio, di fatto insegnando ai fondatori le regole del futbàlle, fosse solo un parto di fervida fantasia. O che comunque la storia non fosse vera. In realtà Bruto Seghettini esistette, eccome. E una recente scoperta dei ricercatori di LazioWiki oggi riportata con grande risalto anche sulle pagine romane della Gazzetta dello Sport, conferma che egli fu colui che, affermando di essere un giocatore del Racing Club de Paris (fondato nel 1882), nel gennaio 1901 portò il primo pallone da foot-ball che si fosse mai visto a Roma nella sede della Lazio in Via Valadier.

L’episodio è dettagliatamente descritto da Mario Pennacchia nella sua Storia della Lazio: Seghettini si presentò ai soci laziali in una città insolitamente innevata, (dalle consultazioni del tempo dell’epoca risulta che gli unici due episodi di precipitazioni nevose in quel gennaio, a Roma, avvennero nei giorni 6 e 7).
Sicuramente a qualche partita partecipò anche Bruto, socio laziale e fondatore dell’Audace. C’è una foto di gruppo che lo ritrae insieme al Cavalier Fortunato Ballerini, Masini, Bergamini, Zangrilli dell’Audace, Azzali del 3° reggimento bersaglieri, Galvagni della Romana di nuoto. Tutti questi atleti, pur gareggiando per società diverse, erano comunque soci della Lazio.
Italiano, naturalizzato francese, Bruto – stando ai documenti che potrete trovare catalogati nel sito di LazioWiki – nasce a Nizza il 14 maggio del 1881, da Eugenio (1851-1908) e Therese Augustine Laurens (1858-1920). La famiglia è originaria di Forlì, ed imparentata con Abdon Seghettini, compositore di opere liriche (Eugenio è il fratello minore di Abdon). Sia Eugenio sia Therese sono sarti, ma lo loro attività fallisce nel 1883. Fino al 1888 rimangono a Nizza, dove nascono due fratelli di Bruto (Abdon e Pia), ma nel 1894 sono già a Roma, in Via del Corso 389, dove molto probabilmente avevano fondato un’altra attività di sartoria. Qui nascono altri due fratelli di Bruto: Augusta (1894) ed Eugenio (1898).
Dunque tutto torna. Seghettini giocava a pallone da ragazzino in Francia e, una volta trasferitosi a Roma, decise di spiegare le regole ai suoi nuovi amici di piazza della Libertà. Di far nascere insomma anche la sezione Calcio di quella già effervescente polisportiva.

Tratto dal libro “Lazio Patria Nostra” di Mario Pennacchia, capitolo II “La scoperta del calcio”:

… E’ di nuovo gennaio. I soci ci sono tutti, in Via Valadier. Chi si lega e si scioglie sul tappeto della presuntuosa palestra, chi gioca a carte, chi conversa, chi tiene i conti con i programmi e i risultati. Fuori nevica. Lo spettacolo di questa natura romana che si imbianca, eccita ed immalinconisce. Piazza d’Armi è una distesa polare circondata da un’infinità di spontanei alberi di Natale. Fa freddo nella sede, ma nessuno di questi ragazzi se ne accorge. C’è quasi nell’aria, ma non si afferma, il presentimento di qualcosa che deve, sta per accadere. Ma che cosa? Fu l’anno prima, in un giorno come questo, che a Gigi Bigiarelli venne l’idea. Possibile che sia già passato un anno? “Ragazzi, stavolta dovremo cominciare ad allenarci un po’ prima. Magari a marzo, appena il sole si ferma un po’ di più”. Dal fondo un grido: ricorrenti imprecazioni di due giocatori che si sono fraintesi, hanno calato una carta inopportuna, hanno perduto la partita. “Siete sempre i soliti!”. “E già, non imparano mai.”. Che frenesia e che impazienza aleggiano nella stanzetta con il numero sei di via Valadier! Fuori nevica, i fiocchi giocano, liberandosi, oscillando, lievitando nell’aerea indecisione e finalmente si quietano sulla strada. Tutto è bianco, silenzioso, è deserto. Chi può mettersi in giro con un tempo come questo?

“Posso entrare?!” Si voltano tutti di soprassalto: curiosi, si interrogano con gli occhi, ma nessuno ha mai visto quest’ospite improvviso. “Voi siete la Lazio, vero?” Come si può rispondere in situazioni così improvvise? Timidamente, spavaldamente, cordialmente, irosamente? Risponde Ancherani: “Certo che semo la Lazio. E tu chi sei?” “Io mi chiamo Bruto Seghettini, sono un socio del Racing Club di Parigi, ho saputo che c’era questa società sportiva e sono venuto per chiedervi se giocate al football”. I laziali tornano a interrogarsi, a esplorarsi dentro con gli sguardi. Tanto ormai si capiscono da una sfumatura “Beh” incalza ancora Ancherani, “noi di questo futtballe non abbiamo mai sentito parlare”. Ed ecco, come per un gioco di prestigio, Bruto Seghettini, socio del Racing di Parigi, estrarre uno strano involucro dal niente: almeno così pare ai laziali, perché prima non gli avevano proprio badato. E’ un pallone, il primo pallone per il gioco del calcio mai visto a Roma fino ad un attimo prima. I laziali adesso scoppiettano intorno al visitatore. E come si gioca? E come è fatto? Ma sul serio rimbalza? Un’allegra, febbricitante confusione.

“Un momento” proclama stentoreo Seghettini, “un momento: adesso vi faccio vedere”. Depone come un consumato mercante il pallone ai suoi piedi, ad un estremo della stanza. Gli altri si scansano tutti. Lui solleva una gamba, torna ad abbassarla di scatto, percuote con il piede il pallone e uno schianto improvviso richiama brutalmente tutti alla realtà. E’ saltato il vetro della finestra! “Cominciamo bene!” borbotta un socio. Ma la maggioranza, che non s’accascerebbe nemmeno se crollasse il palazzo, si mette a strillare, sfottendo Seghettini. “Paga la pelota! Paga la pelota!”, che è poi un invito a pagare il danno, pronunciato con lo slogan che i laziali usano familiarmente quando uno di loro vince al totalizzatore che è abbinato al gioco della pelota basca tanto di moda allo sferisterio della vicina piazza Cavour. L’uomo venuto da Parigi è desolato, ma sono i laziali stessi che lo rincuorano, sicché si prende una decisione: tutti a Viale delle Milizie! E vanno, come come si leva in un fremito uno stormo di fringuelli. La scena si ripete: Seghettini depone il pallone, stavolta prende un po’ di rincorsa, eccolo che alza la gamba, la riabbassa, calcia e uno spruzzo di neve si leva inatteso e deludente. Il pallone sta sempre lì, fermo, immobile, irridente. I laziali forse cominciano a chiedersi se il gioco consista nel colpire o piuttosto nell’evitare di colpire il pallone. Ma l’equivoco si risolve in una risata irresistibile sotto i fiocchi che dolcemente avvolgono, proteggono, benedicono la nascita romana del gioco del calcio in questo gennaio 1901, appena un anno dopo la fondazione del club biancoceleste, mentre l’Italia è in lutto per la morte di Giuseppe Verdi e l’Inghilterra perde con la Regina Vittoria il simbolo della sua massima potenza.

La Lazio prende ora più vigorosamente quota e decide di convocarsi per la prima volta in assemblea: viene scelta la data del 29 marzo 1901. Quel giorno in via Valadier convengono quasi trenta soci. Viene approvato lo statuto sociale. E vengono eletti presidente il cavaliere Giuseppe Pedercini, una persona stimabile, ma instabile in salute, e vicepresidente Paolino Pastori. Questi offre alla Società la bandiera che la signora Eugenia Tobia moglie di Galileo Massa, uno dei fondatori, confeziona con le sue mani. E’ ormai tornata primavera e piazza d’Armi si ripopola, brulica di ragazzi e di giovani. Ed ecco la novità: quelli della Lazio si dispongono in modo strano, piazzano alle due estremità di uno spazio lungo circa cento metri due fagotti per parte, estraggono un pallone stravagante, ridicolo, mai visto, e si mettono a litigarselo a calci. I laziali, che sono diventati una trentina perché sono sopraggiunti Venarucci, Zanchi, Monarchi ed altri, formano tra loro le due squadre. E le partite non si contano, non hanno fine, sono tutte una partita sola, fino all’esaurimento. La Lazio gioca sempre, e soltanto con se stessa: ecco Adamo che sente il bisogno di un’altra vita che si animi accanto alla propria. Presto anche la Lazio vedrà staccarsi dal suo stesso essere la seconda società calcistica romana, la sua prima, storica, indimenticabile antagonista: la Virtus…”

Tale racconto è, in grossa sostanza, confermato dai dati ora in possesso di LazioWiki: Seghettini rimane a Roma sicuramente fino al 1908, quando firma l’atto di morte del padre il 2 settembre. Il 18 luglio 1908 il Messaggero riporta che alla ditta del padre veniva omologato il concordato, che fu concluso il 17 giugno. Risultano residenti in Corso Umberto al n. 79.


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Offline MagoMerlino

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Re:V. Cerracchio
« Risposta #255 : Venerdì 4 Novembre 2016, 11:15:10 »
A LazioWiki dovrebbero assegnare il premio Lazialità ad honorem.
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