www.corrieredellosport.itLeggi il commento sull'attaccante biancocelesteGrazie a Dia lo hanno preso a Ferragosto, altrimenti l’eredità di Ciro sarebbe stata più scomoda e complicata da gestire. Boulaye e Taty, due al posto di una leggenda come Immobile. La coppia ha prodotto 9 gol sui 24 totali realizzati in 11 giornate di campionato dalla Lazio. Il guizzo del senegalese e il rigore trasformato da Zaccagni per salire al terzo posto, tenere il passo di Atalanta e Fiorentina a quota 22 punti, meno 3 dal Napoli capolista. Roba da sogno, otto vittorie nelle ultime nove partite, Europa League compresa. Una serie infinita, ma nelle serate più difficili comprendi lo spessore di un acquisto vero. Boulaye ha fatto la differenza, come la freddezza del capitano dagli undici metri nel momento decisivo. Baroni non poteva disporre di Nuno Tavares (8 assist), fuori per squalifica. Senza il gol in avvio di Dia, tap in vincente sulla punizione di Pellegrini e la respinta di Scuffet, forse la Lazio si sarebbe ritrovata sotto e avrebbe dovuto inseguire. E invece no, ha tenuto duro dopo il pari di Luvumbo e ha ripreso a macinare gioco, in attesa di risolverla. Boulaye segna e non solo. Cuce il gioco da trequartista, va a concludere, corre e sgomita. Un lavoro enorme. Il suo impiego aumenta la pericolosità di Castellanos, a cui toglie peso e pressioni, e ha permesso al tecnico, senza un play, di puntare su Guendouzi e Rovella a centrocampo. Dia veniva da una stagione sbagliata con la Salernitana, ma il suo curriculum era fuori discussione: 4 presenze e 1 gol con il Senegal al Mondiale in Qatar, le raffiche di reti in Ligue 1 con il Reims, l’esperienza felice nella Liga con il Villarreal segnando persino al Liverpool nella semifinale di Champions. Due anni fa, dopo aver realizzato 16 reti nel suo primo campionato di Serie A, costava 25 milioni e aveva una lunghissima fila di estimatori. Prenderlo a 11 e cominciare a pagarlo tra due anni è stato un vero affare, non solo dal punto di vista tecnico. Cinque cambi rispetto a Como, eppure è stato decisivo l’ingresso di Vecino dopo l’intervallo. Baroni ha dimostrato sensibilità e intelligenza tattica, capendo il momento di tornare ai tre centrocampisti. Dia, l’universale, lo ha ripagato, andando a muoversi sul centro sinistra. Era già accaduto a Como. Pellegrini e Lazzari, i due terzini, sono saliti in proiezione offensiva, cercando l’ampiezza. Dietro erano rimasti solo Gila e Romagnoli, inizialmente capitano. Un bel segnale per Alessio, leader silenzioso e professionista esemplare, ingiustamente criticato dopo l’espulsione allo Stadium. Giocare con due punte vere porta dei vantaggi concreti. Taty ha colpito un palo e alla lunga si è aggiudicato il duello con Mina, il cui nervosismo è apparso palese da subito. Il colombiano ha pagato con l’espulsione trascinando nel vortice anche Adopo. Quando il Cagliari è rimasto in nove, la Lazio si è distesa e ha cominciato a gestire, aspettando l’applauso liberatorio dell’Olimpico. Servirà altro tempo per veder sbocciare Noslin, Dele-Bashiru e Castrovilli. Per ora Baroni sta vincendo con Dia e la vecchia guardia.
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