www.corrieredellosport.itBiancocelesti secondi in A per dribbling riusciti. Attaccanti mobili, bravi negli interscambi posizionali, centrocampisti tuttocampisti, difensori palleggiatori e terzini incursoriLa Lazio rotante di Baroni ha giocatori e ruoli girevoli: «Il calcio posizionale è finito», la massima da nuovo stregone, detta con tenacia, motivata convinzione e senza paura di sentenziosità. Attaccanti mobili, bravi negli interscambi posizionali. Centrocampisti tuttocampisti. Difensori palleggiatori. Terzini incursori. Calcio relazionale, dicono quelli bravi, non posizionale. Baroni ha creato una Lazio immarcabile o difficilmente prevedibile nei movimenti a incrocio. «Baroni ha questa idea, giocatori che si muovono tra le linee, per tutto il campo, senza mai stare in una posizione fissa. Tutto questo è molto difficile per i difensori», l’incoronazione di Pedro a Domenica Sport su Radio uno Rai, ha spopolato con il guardiolismo di prima éra ed è stato conquistato dal baronismo.
Lazio, l'idea di BaroniBaroni alla formula ci è arrivato trovandosi di fronte questa Lazio, in parte costruita, in parte programmata dal diesse Fabiani, in parte rifinita con il suo contributo. Non era un’idea predefinita. Dopo i primi allenamenti ad Auronzo, e ancora di più dopo l’arrivo di Dia a metà agosto, si è accorto che le caratteristiche duttili di gran parte della rosa gli avrebbero permesso di pianificare questo piano di gioco. Il compendio di tutti gli studi e di tutte le esperienze fatti in carriera. Il sogno di una vita, cullato perlustrando la provincia. Baroni parla di mobilità dal primo giorno, la considera come linea di demarcazione tra il calcio di oggi e di domani. Giocatori dentro e fuori dal ruolo, vale soprattutto per gli attaccanti. Esterni fuori linea, vale per le ali, non vuole che stiano sul piede sulla riga bianca. «Movimento fuorizonale», lo slogan. La formula del “movimento”, di questa Lazio modernizzata, è ancora più visibile con il passare delle settimane.
Lazio, le mappe della partitaI movimenti fatti domenica da Castellanos e Noslin, poi dai subentrati Pedro, Vecino e Tchaouna, chiariscono meglio di ogni concetto il trasformismo ideato dal tecnico. Il secondo gol dello spagnolo è specchio del gioco proposto da Baroni. Castellanos ha rubato palla centralmente (stop maldestro di Vazquez), ha scaricato su Tchaouna e si è defilato a destra, non ha affondato centralmente. Dal suo cross è nata la deviazione di Leali, finita sui piedi di Pedro. Lo spagnolo s’era piazzato ala sinistra, ha colpito dentro l’area, centralmente. Tutte le marcature sono saltate. La mappa della partita di Taty è in pagina, i 27 tocchi sono stati sconfinati, realizzati in tutta la metà campo del Genoa. Vale lo stesso per Pedro, anche per lui 27 tocchi, entrando al 16’ del secondo tempo. E’ partito da sinistra, s’è abbassato a centrocampo, s’è lanciato a destra. La mappa di Vecino dà l’idea del tuttocampista cui fa riferimento Baroni: 25 tocchi in 28 minuti, ha spaziato dal centrocampo all’attacco nel 4-2-3-1 e nel 4-3-3 finale. Noslin stesso, per quanto non si sia accentrato, ha percorso tutta la fascia, su e giù, s’è trovato in zona trequarti e ha occupato l’area. Il gol è nato fuori, è stato centrato dentro. I tagli delle ali per vie centrali sono i movimenti più richiesti dall’allenatore, permettono le sovrapposizioni dei terzini. Le fasce, le zone più battute, così diventano rampe di lancio per i cross, è sempre della Lazio il record di cross effettuati (226, 116 su azione). Il concetto di immarcabilità espresso da Pedro si rifà anche ai dati sui dribbling: la Lazio è seconda (con la Juve) per quantità di slalom completati (72), di più solo la Fiorentina (75). Era una specialità persa. Baroni prova a stupire vecchi e nuovi profeti nella corsa Champions: «Sono un uomo del fare, non del dire». Ben fatto è meglio che ben detto, diceva qualcuno.