Autore Topic: Immobile gela la Lazio: 'Qui a vita? Non lo so, deluso da certi tifosi. Potevo andare in Arabia già  (Letto 250 volte)

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Ciro Immobile e la Lazio. Una storia d’amore iniziata l’estate di 7 anni fa e condita da 306 presenze e qualcosa come 198 gol, che ne fanno il miglior marcatore di sempre della storia biancoceleste. Un rapporto che ha rischiato seriamente di concludersi nel corso dell’ultima finestra di mercato, quando il bomber di Torre Annunziata è stato seriamente tentato dalle ricche proposte provenienti dall’Arabia Saudita: “Ho deciso di rifiutare l'Arabia per la Champions e la Nazionale. E' una soluzione che avevo però preso in considerazione. Devo ammettere che dopo un avvio di campionato del genere qualche domanda me la sono fatta. Non tutti hanno apprezzato il gesto: questo mi fa male, anzi vacillare. Il mio pensiero non è più lo stesso di luglio. Per alcuni giorni ho pensato "Avrei fatto meglio ad andarmene”, ha confessato il giocatore nell’intervista-sfogo concessa a Il Messaggero.

LAZIO A VITA? NO - Ma gennaio non è poi così lontano e alla riapertura delle trattative - complice qualche incomprensione con l’ambiente ed un avvio di stagione al di sotto delle aspettative, con due reti in 9 partite tra campionato e Champions - la situazione potrebbe tornare bollente per Immobile: “Se rimarrò a vita? In questo momento dico sì e no. Ci sto pensando da un po', non vorrei rispondere al volo. Adesso direi di no per via dell'infortunio e per il mio periodo negativo. Se avessi fatto 20 gol, direi di sì. Ora il mio obiettivo è quello di tornare in forma. Prima ero convintissimo di rimanere a vita, ora lo sono un po' meno”. E a proposito del suo futuro, il capitano biancoceleste aggiunge, sempre a Il Messaggero: “Al termine della carriera mi vedo certamente qui alla Lazio. Deciderà il presidente, lui non metterà mai in dubbio ciò che ho fatto. Io amo la Lazio. Più ami qualcosa e più ci rimani male, purtroppo è ciò che mi sta accadendo. Mi piacerebbe di essere valutato prima di tutto come uomo, poi come calciatore. Non ho mai detto una parola fuori posto. I veri laziali mi hanno sempre riconosciuto prima come persona e poi come calciatore, lo abbiamo visto anche domenica grazie agli striscioni. Anche qui in società hanno deciso di farmi capitano, non perché avessi più presenze, ma per il ruolo e le responsabilità che mi assumevo”.




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