www.sslazio.itAi microfoni di Lazio Style Radio 89.3 FM è intervenuto l’ex difensore biancoceleste Sergio Petrelli.“Il derby è stato uno dei più corretti che abbia mai visto. All’ultimo momento a causa dell’idiozia di qualcuno si è scatenato un qualcosa che è andato oltre. C’è stata la provocazione, la reazione, c’è stato un po’ di tutto. Questa stracittadina non sarà ricordata per il gioco bensì per questi avvenimenti. Il comportamento in queste partite dovrebbe essere irreprensibile e responsabile.
Mi meraviglio che della gente possa aver interpretato le frasi di Lulic come razziste. La frase detta dal calciatore biancoceleste è scaturita da una provocazione.
Ai miei tempi i leader erano Wilson e Oddi, erano loro le colonne della difesa biancoceleste. Guardando la partita, osservavo Wallace e pensavo fosse un difensore affidabile; in mezzo al reparto si fa sentire prendendo tutti i palloni di testa. Nel calcio gli errori fanno parte del gioco. Avrà capito lo sbaglio e tornerà più forte di prima.
Nel secondo tempo la Lazio era un po’ stanca. Il gol preso in quel modo ha influito molto, fa sentire di più la fatica, è una botta che poi si ripercuote sull’aspetto fisico e psicologico. A quel punto la partita era finita perché la Roma difficilmente concede occasioni per pareggiare; hanno una difesa molto solida e rimontare, in quel momento, era molto difficile.
Una sconfitta non può cancellare quanto fatto dai biancocelesti finora. L’incidente di percorso ci può stare, ma la Lazio è una certezza del campionato italiano, è una rivelazione. Inzaghi ha saputo motivare dei ragazzi che all’inizio non sembravano una buona squadra. Ora sono un ottimo gruppo, ben messo in campo e determinato.
A San Siro una volta D’Amico fece un errore simile a quello di Wallace, a metà campo, e si fece rubare la palla a seguito di un colpo di tacco. A quel punto Chinaglia gli corse dietro e gli diede un calcio nel sedere, erano cose che a quei tempi si potevano fare. Eravamo amici e accettavamo una cosa simile. D’Amico era uno dei nostri giocatori più forti, lo coccolavamo tutti. Era un tarscinatore e raramente lo rimproveravamo. Le nostre partite erano molto dure, ma se qualcuno lo avesse toccato sarebbe successo il finimondo. Avevamo un grande spirito di gruppo.
Strootman è stato un grande provocatore e un gran simulatore e l’arbitro è stato forte con i deboli: ha espulso Cataldi per aver trattenuto per la maglia l’olandese e ha solo ammonito quest’ultimo. L’arbitro non ha tenuto la gara sui giusti binari perché la partita era stata correttissima”.