Autore Topic: Laziomania: Luis Alberto siamo noi  (Letto 248 volte)

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Laziomania: Luis Alberto siamo noi
« : Mercoledì 2 Agosto 2023, 12:00:12 »
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di Luca Capriotti
           
Luis Alberto siamo noi, anche se non vogliamo ammetterlo. Anzi, saremmo noi, se avessimo un minimo di amor proprio. Finalmente è arrivata l’estate, finalmente è esplosa la grana Luis Alberto. Ci mancava, in questa lunga, lunghissima, eterna sessione di mercato: da quanti secoli oramai sentiamo interviste di Lotito, da quante ere geologiche dobbiamo sostituire Milinkovic Savic? Beh, ovviamente non potevamo negarci il piacere e l’onore di assistere all’ennesima bizza del nostro fantasista vintage, lo spagnoletto folle, il nostro indisposto preferito. Finalmente manda segnali, non si sa a chi, non si sa perché. Chi lo vorrà ora? Il Las Palmas di Riyad? Il Cadiz del purpureo dell’Arabia? Finalmente, anche per lui, è arrivato il momento della grande litigata estiva: cominciavamo a preoccuparci, quest’anno era così silente, ben disposto, cordiale. Finalmente è arrivata l’estate, sbocciata sull’ennesima bega di Luis Alberto, il nostro rompi del cuore, che forse ci ricorda tutto quello che non siamo.

GRANDE RISPETTO PER IL GIOCATORE - Come direbbe il mai abbastanzato memato Igli Tare, su Luis Alberto bisogna parlare su 3-4 livelli diversi. Il primo: è un calciatore sopraffino, indiscutibile, bellissimo, e chi asserisce il contrario o parla di cederlo, mandarlo via nell’estate in cui hai dato via Milinkovic Savic è per me folle. Lo dico semplicemente: folle. Ok, secondo livello: la sua aspirazione di riportare la famiglia in Spagna è legittima. Solo che la Spagna non lo vuole abbastanza. La verità è questa: non gli piace abbastanza, alle altre squadre. Quindi nisba. Un professionista esemplare si metterebbe l’anima in pace. Lui no. E non perché non sia un professionista esemplare: terzo livello. Questo giocatore dà tutto, ci ha regalato stagioni monumentali. Il calciatore è indiscutibile, il professionista pure. Però. Nel mondo del lavoro, senza fare grossolani paragoni però va detto, questa roba non è accettabile. E qui subentra il livello più basso:  Luis Alberto ha un forte senso di giustizia. Sembra un Don Chisciotte. Il problema è che lui carica i mulini a vento, ma il suo personale mulino a vento è in realtà un gigante, che si chiama Claudio Lotito, senatore della Repubblica. Ora, il senso di giustizia, anzi la giustizia e Lotito nella stessa frase. Se ci fosse giustizia, ora Sarri avrebbe i suoi acquisti. Se ci fosse giustizia, avremmo già un sostituto di Milinkovic Savic. Se ci fosse giustizia, tutti quegli abbonati avrebbero da tempo smosso il cuore del presidente. Se ci fosse giustizia, i 140mila euro che vuole Luis Alberto il Pres li avrebbe già depositati in banca. Sui premi individuali, sulle promesse mancata, su quello che dice il Pres non sappiamo, e forse meglio così. Se pubblicamente è così vulcanico, figurarsi in privato. Vulcanico, bella parola, piccolo inciso: ci avete fatto caso che viene utilizzata per le più grandi assurdità fatte presidente che passano nel calcio italiano? Inciso chiuso. Caro Luis, giusto dirtelo: nel mondo del lavoro non c’è giustizia. Si chiama capitalismo, comandano i Lotito, e i Luis Alberto che giocano a pallone benissimo possono arrabbiarsi, puntare i piedi, ma sembrano da lontano dei bambini bizzosi, capricciosi. Non c’è giustizia se il presidente è un senatore. Altro inciso: mi immagino le chiamate di Milinkovic ai compagni di squadra: qui è il Rinascimento, pazzesco, certo Bin Salman non fa la campagna elettorale in Molise però qualcosina di soldi ne sa. E Luis Alberto là, a rimuginare sui 140mila euro versati. Frustrante, un po' come le nostre vite, a volte.

COSA BISOGNA FARE - Ora, i tifosi che si scagliano contro Luis, contro Sarri, frustrati e indemoniati per un calciomercato pachidermico, si calmino. Respirate: non è un affar vostro, qui nessuno mette in dubbio la maglia, sono cose sindacali. Quando a Luis Alberto gli sale il sindacato, bisogna lasciarlo fare. Ci penserà la società, dillo alla mamma, dillo all’avvocato, e tutto rientrerà. Non è una roba che riguarda il calciatore, il professionista, forse nemmeno la qualità umana. Questo ragazzo non sopporta le ingiustizie, le bugie. In effetti, non vi ricorda come dovreste essere? Forse per questo lo odiate, lo prendete a male parole, straparlate di professionalità (tutti professionisti integerrimi, ovviamente, voi Gran Giurì della Penna caduta alle 18): questo tizietto spagnolo per 140mila euro fa un casino, e voi con 40 milioni di Milinkovic, i soldi Champions e tutta la cagnara conseguente, state là a schiumare, tutto sommato cheti, ed ad Auronzo gli dicevate GRANDE PRESIDENTEEE. Non ve la prendete con lui: prendetevela un po’ con voi stessi. Pensateci: Luis Alberto fa così, e noi che schiumiamo rabbia per le Lotitate in serie a cui stiamo assistendo, ci accapigliamo tra noi per Sarri, per Sow, perfino per Luis Alberto stesso. Chi è il vero patetico, qui? Alla fine è come uno specchio. Si permette, il signorino, tutte le cose che a noi,  alla fine, non sono permesse. Invece di chiederci: come mai non sono permesse a noi, queste cose? Ce la prendiamo con lui. Molto italiani.

Poi lui è così, riottoso, insopportabile, sempre in barricata, sempre musone. Un tipo di calciatore che può non piacere? Certo. Potete non sopportarlo? Certo. Però dovreste capire che, alla fine, non lo sopportate pure perché vi ricorda tutto quello che non fate voi, come sempre nel calcio: per molti soldi in meno non sapreste dire di no alle peggio porcherie, e criticate la scelta di Milinkovic, ingoiate le peggiori ingiustizie, e non vi sta bene che uno alzi un casino per 140mila euro, vi pappate tutto quello che una certa stampa e una certa presidenza vi propina, compresi i colpevoli di turno, e schernite chi punta i piedi. Forse, più che chiedere la pace a Luis Alberto, dovremmo fare pace con noi stessi, prima.

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