Autore Topic: Peruzzi: "E' una Lazio da favola... Il mio ritorno? Solo voci, nessun contatto..  (Letto 971 volte)

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Un’estate al mare, insieme alla famiglia, senza pallone nella testa, per scordare le delusioni Mondiali e pensare al futuro.Ma con l’occhio sempre rivolto al pianeta calcio.
Peruzzi, si aspettava la Lazio al primo posto?
«No, ma ero certo che avrebbe fatto bene. E’ una squadra che mi piace, per come è stata costruita, molto forte a centrocampo e in attacco, con Hernanes a far crescere il tasso di qualità. Il brasiliano è un ottimo calciatore. Forse le manca qualcosa in difesa».
Pensa che la formazione di Reja possa tenere questo ritmo?
«Anche quando ha perso, contro la Samp, ha impressionato per il calcio espresso, dimostrando forza e personalità, perché l’organico è molto valido. Quando puoi lasciare fuori Foggia, Rocchi e Ledesma, vuol dire che hai alternative importanti. Sì, può continuare».
Dove potrà arrivare?
«Potrebbe essere la sorpresa del campionato, comunque ha le carte in regola per piazzarsi nei primi posti».
Si era parlato di un ingresso in società, come dirigente.
«Sì, l’ho sentito anch’io...»
Si spieghi meglio.
«Qualche voce, qualche chiacchiera, niente di concreto».
Qualcuno sostiene che Lotito avrebbe sofferto la sua forte personalità, rinunciando al suo apporto.
«Ho giocato otto anni nella Lazio, avrei potuto offrire un contributo di esperienza, senza creare problemi».
Cosa le resta del Sudafrica?«Una grande amarezza perché la Nazionale, nonostante i buoni presupposti, ha tradito le aspettative della gente».
Sente ancora l’ex ct Lippi, che è praticamente sparito dalla scena?
«Certamente, l’ultima telefonata risale a qualche giorno fa. Il nostro rapporto di amicizia è antico e va oltre le situazioni calcistiche negative che si sono verificate in Nazionale. Marcello è molto dispiaciuto per l’esito della spedizione azzurra perché sperava di fare ancora bene».
Ma veramente Lippi credeva di rivincere il Mondiale?
«Bissare il risultato conseguito in Germania era impossibile, ma era convinto di poter arrivare lontano. Invece tutto è andato male e l’Italia ha steccato».
Tornerà ad allenare?
«Questo non lo so. Marcello ha vissuto una vita nel calcio e, quando avrà smaltito la delusione, potrebbe rientrare nel suo mondo».
Peruzzi, la Nazionale ha scaricato anche lei...
«Succede quando si cambia un gruppo di lavoro. Il nuovo ct Prandelli ha preferito affidarsi al suo staff, come fanno tutti gli allenatori».
Ma i suoi rapporti con la Federcalcio come sono?
«Sono rimasti buoni e non escludo che possa nuovamente lavorare in Federazione, magari con un altro incarico».
Che effetto le ha fatto l’estate lontano dal calcio?
«Una strana sensazione, però sono stato in buona compagnia con mia moglie Alessandra e con i miei figli Alessia e Mattia».
Non la stuzzica la possibilità di lavorare con una squadra?
«Certamente e sarei pronto a valutare ogni proposta».
Cosa le piacerebbe fare?
«Ho passato una vita a parare. Penso che potrei insegnare qualcosa d’importante ai portieri, allenandoli. Ma sarei pronto pure a ricoprire ruoli diversi da quelli di campo».
Veniamo al campionato: quali solo le gerarchie di Peruzzi?
«L’Inter ancora su tutte. Perché, a parte il tecnico, ha cambiato poco nell’organico e resta la squadra più forte. Poi il Milan, che ha ingaggiato Ibrahimovic, uno dei pochi in grado di fare la differenza. Più indietro Roma e Juve».
Si aspettava la partenza sofferta della Roma?
«Ha avuto dei problemi, vedi Vucinic e Riise, che sono tra gli elementi più importanti per Ranieri. Difficile dire se possa ancora lottare per lo scudetto, ma la squadra c’è e saprà riprendersi».
Ha vestito tante maglie prestigiose: quale le è rimasta cucita sulla pelle?
«Non è facile rispondere. Nella Roma sono cresciuto, nella Juve sono rimasto otto anni e vinto tutto, otto anni sono stato anche in biancoceleste, passando giorni belli».
Scelga i primi cinque campioni con i quali ha giocato da compagno o da avversario.
«La lista è lunghissima e rischierei di fare torto a qualche grandissimo calciatore. Comunque dico Maradona, Ronaldo, Van Basten, Roberto Baggio, Nesta, Del Piero, Totti e mi scuso se sono andato oltre».
Qual è l’allenatore al quale è rimasto più legato?
«Nel cuore porto il Barone Nils Liedholm, che mi ha fatto esordire. Ma sono legato anche a Marcello Lippi».
Riesce a ricordare la parata più bella della carriera?
«Nella finale di Champions vinta all’Olimpico parai due rigori, ma nei novanta minuti commisi qualche errore. Ricordo sempre una parata compiuta in Verona-Sampdoria, nel primo anno da titolare in serie A (1989-90). Purtroppo il Verona di Bagnoli retrocesse».
Qual è stata la soddisfazione più importante della longeva vita da portiere?
«Quella di non essere mai fischiato per la maglia che indossavo. Se sbagliavo un intervento, ci poteva stare il disappunto del pubblico, però mai i fischi a prescindere. Questo significa che la gente ha sempre rispettato il Peruzzi professionista: un vanto per me».
Cosa fa ora che può permettersi tanto tempo libero?
«Mi occupo di politica nel comune di Blera. Sono vice sindaco e assessore allo Sport, Turismo, Ambiente e Agricoltura, eletto in una lista civica. No, non ho alcuna intenzione di darmi alla politica, però mi piacerebbe fare qualcosa di buono per il mio Comune. In attesa di rientrare nel calcio».

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