Autore Topic: Il Calcio Moderno (topic Politico)  (Letto 14898 volte)

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Offline Kim Gordon

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #80 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 11:36:30 »
Abbastanza, anche se ho qualche difficoltà a individuare il significato del topic.

A sinistra si teorizza(va?), in modo un tantino vetero, sulla delimitazione del fenomeno ultras in "contenitori appositamente predisposti e controllabili", per evitare che certe forme di disagio sociale traboccassero, in modo molto meno controllabile, nelle  piazze.

Io dico che si è lasciato, democristianamente, fare, senza significati troppo reconditi, perché una repressione netta del fenomeno sarebbe stata controproducente dal punto di vista del consenso.

Propongo un altro punto di riflessione: forse che il mondo ultras è così avversato dallo Stato proprio nel momento in cui sta tramontando? Il giovane che parte dalle periferie la domenica mattina per dare un senso a una giornata di noia è una figura che sta scomparendo, e le curve stanno diventando altro: forse per questo si vuole dare una sterzata? o forse perché è più facile attaccarle?

a sinistra si teorizzava una volta. Oggi non lo si fà più. Oggi si cerca consenso. La teoria inpone uno sforzo, il consenso pigrizia.
Breve digressione amara.

Comunque, quando teorizzava che le  curve fossero "contenitori appositamente predisposti e controllabili", per evitare che certe forme di disagio sociale traboccassero, in modo molto meno controllabile, nelle  piazze. lo faceva a ragion veduta.

Se sullo sfondo c'era la Nobiltà della Vera Lotta di Classe. A cui cospetto l'espressioni sociali come il Tifo apparivano out se non addirittura collusi. Forse più che la mia opinione, la fallacità di certe letture strutturali ce le consegna la storia, quella che vede il mondo delle Curve e delle Periferie tristemente consegnate alla destra extraparlamentare e non solo.

Per le Istituzioni Politiche l'Ultras non è stato un Problema fin quando in qualche modo non lo è stato per il sistema Capitalista.

fino a quando ha fatto comdo che esistesse qualcosa che distogliesse l'attenzione da altro l'Ultras ha fatto comodo anche alla protoinduitria calcistica anni settanta-ottanta.

Poi quando è avvenuto il passaggio al sistema post-fordista dell'organizzazione economica del CAlcio, come per altri settori, si sono identificati quei soggetti che (incontrasto con le logiche precedenti) indesiderati perchè controproducenti al mercato.

Il Calcio moderno è un sistema economico sociale che fa le sue vittime apparenti e non.

Quelle apparenti sono il movente di questo Topic, quelle invece che si paleseranno solo in futuro sono i non Ultras, che oggi fanno cenno di si alle proposte di un calcio ripulito, ma che stanno confinando il loro protagonismo dietro una carta prepagata.

Sapro una suggestiva provocazione sul futuro ai più poco plausibile, ma possibile anzichenò.

In futuro la nostra partecipazione sarà cosi attiva che, abolito l'arbitro in nome di una nuova demagogica democartizzazione del calcio, decideremo noi, via cavo, se assegnare o meno un gol, un rigore, un fallo laterale.
Dopo attenti rallenty, soggettive, zoom, e stadycam...
Questa è il grado del protagonismo cosi come lo intende la società dllo spettacolo.
Questo sarà l'essere Politico del Domani, in ogni campo.
Elezioni via cavo, apllausometri al dibattito, share, consenso a pulsanti.

Esseri viventi 0.

Sarà un immenso show televisvo, la sussunzione sarà totale e il Calcio sarà morto.
(cosi come lo ricordi tu, e cosi come tu hai imparato ad amarlo)

Non solo.

Ti sorbirai anche la presa del dirigibile che passando sopra la tua testa lampeggierà la scritta funerea.

the world is yours...

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #81 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 13:13:41 »
 :o :o :o

roba finissima, eh?

Offline Skorpius

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #82 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 13:16:49 »
 :o :o :o

roba finissima, eh?

Ottimo materiale (anche se non certo origilnale) per la fantascienza
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #83 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 13:29:02 »
Compagni
cioè
diamo lettura al documento che spiega la reale essenza della nostra lotta
cioè

L'insurrezione è all'ordine del giorno
 

Cioè, se contro lo stato del piano, del riformismo, dello sviluppo, l'arma che proponevamo era la lotta dura e l'obiettivo del salario, - oggi, contro lo stato della crisi, della distruzione delle avanguardie rivoluzionarie, contro lo stato che è veramente la libertà della violenza capitalistica, l'arma adeguata diventa l'organizzazione di partito, l'organizzazione del processo insurrezionale e quindi l'attualità della parola d'ordine del "Partito dell'insurrezione", che noi portiamo avanti. Cioè, se contro il padrone proponevamo la lotta dura, se contro lo sviluppo proponevamo l'autonomia, oggi proponiamo contro lo stato il partito, e contro la crisi il processo insurrezionale. Ora, noi crediamo che si presenti intero alle forze rivoluzionarie il dilemma classico, tradizionale: sconfitta di classe o rivoluzione. Crediamo cioè che non sia possibile prevedere una situazione di stagnazione a tempo indeterminato dell'iniziativa capitalistica e dell'iniziativa operaia. Non andrà così. O passano la ristrutturazione, le riforme - cioè passa la sconfitta operaia o si avvia quel processo di lungo periodo che è la lotta armata, o ci si comincia a muovere sulla direttrice di marcia dell'insurrezione. Ora, noi crediamo che questo tipo di discorso significhi innanzitutto una nuova pratica di massa da proporre al movimento, delle lotte da costruire: per questo parliamo di scadenze. Cioè, noi crediamo per esempio che oggi dobbiamo andare oltre quell'obiettivo che avevamo nel '68-'69, di costruire nelle lotte l'unità degli operai su un pacchetto di obiettivi, e proporci invece l'unificazione di tutti i proletari, cioè degli operai di fabbrica come dei disoccupati, come dei proletari del sud, cioè l'unificazione di questa figura proletaria complessiva che chiamiamo operaio-massa. Noi crediamo che possa oggi darsi un programma di unificazione di tutti i proletari su un livello di scontro di potere.

 

L'insurrezione

Questo terreno noi lo chiamiamo salario politico (termine forse non immediatamente comprensibile, ma non è questo che conta: quando diciamo salario politico diciamo fondamentalmente capacità dei proletari di liberarsi dal ricatto del lavoro, cioè potere di non essere costretti a lottare per il lavoro). Salario politico per noi significa tutto un ventaglio di iniziative che si può portare avanti, significa organizzare la rivolta e la violenza dei proletari del sud per il salario garantito, significa organizzare la lotta e la violenza dei disoccupati della metropoli sullo stesso obiettivo del salario garantito, significa organizzare la pratica dell'appropriazione della ricchezza sociale come capacità di sfuggire al ricatto del lavoro per avere il potere e la libertà di non doversi massacrare di straordinari perchè non si hanno i soldi per tirare avanti. Questo tipo di indicazione che chiamiamo salario politico, che si può articolare appunto nell'organizzazione di questi momenti di violenza nel Sud sul salario garantito, sull'organizzazione di questa pratica dell'appropriazione nelle metropoli del nord e nelle grandi fabbriche, ha questo significato: di esprimere il rifiuto della lotta difensiva. Una lotta non per il lavoro ma per il reddito, per il reddito sganciato dal lavoro, significa rifiuto da parte dei proletari della partecipazione. Significa questa volta, rifiuto operaio di partecipare alla crisi dei padroni. Come durante le lotte del '68-'70 gli operai hanno rifiutato la partecipazione allo sviluppo dei padroni; come allora veniva rifiutato questo aggancio fra salario e produttività, veniva rifiutata questa regola capitalistica che dice: "certo più soldi, ma più lavoro", questa regola capitalistica secondo cui la produttività e il "monte salari" sono legati e crescono con un parametro uniforme. Ecco la lotta contro il lavoro e l'autonomia dentro la fabbrica ha significato rompere questo tipo di rapporto, ha significato chiedere più salario sulla base dei propri bisogni e non delle esigenze produttive del capitale. Oggi il problema è dunque, di fronte alla crisi, di fronte all'attacco all'occupazione, riuscire a sganciare il legame fra lavoro e reddito; impostare una lotta generale sul reddito; cominciare a praticare un livello di appropriazione, di riappropriazione della ricchezza sociale che gli operai - quelli che lavorano e anche quelli che il capitale ha condannato al non lavoro - hanno prodotto. Programma di appropriazione è riprendersi questa ricchezza che è stata estorta; e ci sono tutta una serie di terreni di lotta - sui trasporti, sulle case, sulle mense (sui supermarket ce ne sono meno per ora) - che i proletari già cominciano a praticare per avere il potere di lavorare di meno, di non accettare questo ricatto capitalistico che viene portato in termini di crisi. E al tempo stesso, appropriarsi in fabbrica dei propri obiettivi, senza contrattazione e subito. Ecco, compagni, questo vuol dire nuova pratica di massa contro la crisi. Si tratta di esemplificare questo discorso, di fare delle esperienze, di raccogliere non in una continuità indefinita di episodi di lotta che si sfilacciano ogni giorno, ma di raccogliere intorno a certe scadenze organizzate, decise centralmente, in cui verificare una capacità di organizzazione, una capacità per esempio, di muoversi a livello nazionale. Questo significa anche nuova pratica dell'azione organizzata, nuovo stile di organizzazione; perchè a questo livello il problema non è più stimolare in punti significativi il comportamento spontaneo degli operai, il problema è quello di avere una capacità in proprio - come organizzazione - di guidare e di forzare le lotte di massa verso lo sbocco insurrezionale. Questo è quello che noi chiamiamo agire da partito, comportarsi da partito; scegliere un terreno di lotta proprio del partito rivoluzionario pur non ritenendoci oggi, al livello attuale di organizzazione, il partito rivoluzionario, perchè ci rendiamo conto che una soglia organizzativa di partito può determinare solo sulla base di una fase di lotte significative sul terreno della crisi, che si riveli capace di riunificare su questo nuovo terreno più avanzato, l'enorme patrimonio di quadri politici, di militanti che si sono formati nelle lotte di questi anni. Agire da partito è scegliere di praticare questo tipo di terreno di iniziativa. Non ci riteniamo né ci autodefiniamo ora partito perchè riteniamo che la qualità specifica del partito sia quella di essere in grado nel presente non solo di avviare il processo insurrezionale, di muoversi sulla direttrice di marcia dell'insurrezione, ma di riaprire direttamente in termini risolutivi una vertenza di potere con lo stato. Però, questo non significa che non scegliamo questo tipo di terreno come terreno qualitativo sul quale ci muoviamo. Questa è dunque la tematica che noi crediamo debba passare nel movimento: se salario e lotta dura era il binomio e la parola d'ordine nella fase dell'autonomia, salario politico e lotta per il potere (e quindi processo insurrezionale, lotta armata - che è un processo a lungo periodo ma che va avviato, reso possibile, e verso il quale il movimento va forzato) deve essere oggi la parola d'ordine da dare al movimento. Una parola d'ordine, che non sia enunciazione di linea, ma che sia sostenuta da una capacità di organizzare sistematicamente delle scadenze, dei momenti di scontro, di rottura, che facciano fare dei passi in avanti al movimento. Gli esempi sono tanti, e ne scegliamo uno. Pensate, compagni, che cosa significa passare da un'occupazione generalizzata di massa delle case alla capacità di difesa complessiva del quartiere proletario, di difesa militare contro l'attacco della polizia. Pensate che cosa significa passare da esplosioni spontanee di rivolta proletaria come quelle che conosciamo ogni giorno nei paesi del sud, a una capacità di coordinamento, e quindi anche a una violenza non spontanea di massa, ma a una violenza preordinata, precostituita, guidata, diretta. Capite che cosa significa questo in termini organizzativi. Noi pensiamo che verso questo tipo di processo, verso questo tipo di scadenza vada diretto l'intero movimento e pensiamo però che rispetto a questo e ai ritardi enormi che gli altri gruppi manifestano noi dobbiamo rappresentare proprio questa urgenza imposta della situazione e quindi anche una grossa capacità di esemplificazione. Altrimenti, compagni, il discorso sul partito è un discorso vuoto, di costruzione dell'organizzazione mattone su mattone. E' la lotta contro lo stato la specificità del partito, la funzione dell'organizzazione rivoluzionaria. La differenza tra l'organizzazione rivoluzionaria di partito degli operai e dei proletari e un'organizzazione generica, di movimento dentro le lotte non è ovviamente quella di avere qualche bandierina in più nella "carta geografica" dell'organizzazione, ma è fondamentalmente la capacità di muoversi al livello dei compiti reali che il movimento ha di fronte. Noi, su questo discorso vogliamo misurarci, vogliamo essere portatori di questa parola d'ordine dell'offensiva. E' normale, che all'interno di un movimento rivoluzionario, nelle fasi di crisi e di contrattacco padronale, compaiono anche delle posizioni che non esitiamo a definire di attendismo e di opportunismo. Molti compagni credono che quando il padrone, quando lo stato attacca, bisogna ritirarsi e proteggere i livelli organizzativi che si detengono. Ora, noi crediamo che non sia così, crediamo che nessuna organizzazione che si dica rivoluzionaria potrebbe sopravvivere come tale, con un minimo di credibilità politica, come organizzazione rivoluzionaria dopo aver mancato a questo appuntamento, a questa verifica della capacità di sperimentare forme significative di lotta sul terreno di potere, sul terreno dello scontro con lo stato della crisi. Tutto questo è ancora un progetto, però crediamo che questo tipo di sperimentazione vada fatta, che rispetto a questi tempi il problema non sia tirarsi indietro, e che sia necessario invece giocare fino in fondo le proprie capacità di organizzazione attorno a questo tipo di indicazione politica a questi compiti di avanguardia e intorno alla costruzione di alcune scadenze significative di scontro che poi possano valere non come piatta esemplarità ma come riferimento d'avanguardia per l'intero movimento.

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #84 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 13:30:05 »
(in sottofondo, piccola Ketty)

Offline benvolio

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #85 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 13:59:53 »
Kim Gordon siamo nel campo delle opinabilissime opinioni. Ti espongo di seguito alcuni opinabilissimi dubbi. Sei sicuro che l'intrapresa commerciale sia stata peculiarita' dei soli ultras laziali?
Sei sicuro che il proselitismo delle destre nelle curve sia frutto della pigra analisi sociologica della sinistra? Sei sicuro che gli ultras siano, come tu dici, controproducenti al mercato? Soprattutto sei sicuro che gli ultras non siano un tipico fenomeno di omologazione, anche consumista, senz'altro qualunquista?
Sei sicuro che il dodicesimo in campo sia esso soltanto il protagonista dell'evento calcio?
Sei sicuro che la salvezza dal calcio/rollerball che paventi non sia piuttosto da ricercare proprio nel superamento del mondo ultras e nel ritorno ad uno stadio composto da una moltitudine (questo termine ti dovrebbe piacere) non organizzata di individui che producono socialmente (pure questo ti dovrebbe piacere) l'evento insieme ai giocatori, all'arbitro, al caso, al tempo atmosferico ecc...?
Non affermo niente, mi limito a constatare che esistono piu' cose di quante si creda (cit.).
(Tu sei giovane ma c'e' stato un tempo in cui gli ultras non esistevano affatto...ma proprio per niente, niente).
TD, in sottofondo si puo' anche  mettere Anima mia...

Offline Skorpius

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #86 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 14:05:44 »
(Tu sei giovane ma c'e' stato un tempo in cui gli ultras non esistevano affatto...ma proprio per niente, niente).

Ma il calcio nel contempo esisteva..
Urlano "la Lazio siamo noi".... seeeee
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Kim Gordon

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #87 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 14:18:23 »
Kim Gordon siamo nel campo delle opinabilissime opinioni. Ti espongo di seguito alcuni opinabilissimi dubbi. Sei sicuro che l'intrapresa commerciale sia stata peculiarita' dei soli ultras laziali?
Sei sicuro che il proselitismo delle destre nelle curve sia frutto della pigra analisi sociologica della sinistra? Sei sicuro che gli ultras siano, come tu dici, controproducenti al mercato? Soprattutto sei sicuro che gli ultras non siano un tipico fenomeno di omologazione, anche consumista, senz'altro qualunquista?
Sei sicuro che il dodicesimo in campo sia esso soltanto il protagonista dell'evento calcio?
Sei sicuro che la salvezza dal calcio/rollerball che paventi non sia piuttosto da ricercare proprio nel superamento del mondo ultras e nel ritorno ad uno stadio composto da una moltitudine (questo termine ti dovrebbe piacere) non organizzata di individui che producono socialmente (pure questo ti dovrebbe piacere) l'evento insieme ai giocatori, all'arbitro, al caso, al tempo atmosferico ecc...?
Non affermo niente, mi limito a constatare che esistono piu' cose di quante si creda (cit.).
(Tu sei giovane ma c'e' stato un tempo in cui gli ultras non esistevano affatto...ma proprio per niente, niente).
TD, in sottofondo si puo' anche  mettere Anima mia...

siamo nelle opinioni. Chiaramente. Dove altro.
riguardo alle domande che mi poni ti rispondo si, sono sicuro.
per quanto concesso ad un essere umano di esserlo.
Le mie analisi sono ampiamente radicate nella realtà.
Capisco che un liberale legga le mie parole con lo stupore di chi svegliato di soprassalto, protesta, denigra, sminuisce.
Come capisco che ci sono persone come te con le quali si può essere in disaccordo ma continuare a diiscutere senza scomodare ne saccenza ne ipocrisia.

Capisco anche infine che aprendo un topic come questo mi sarei esposto a tutto ciò.
Opinioni diverse, prospettive diverese, e purtroppo l'ignoranza di qualcuno.

Nessuno stupore.

Ciao benvolio. :)

 

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #88 : Mercoledì 6 Ottobre 2010, 14:26:01 »
Kim, non te la prendere a male, è che sembri sceso da un UFO cinque minuti fa.
Mi dispiace se ti ho offeso, scusami. Non intervengo più. Ho postato un documento di Potere Operaio di 40 anni fa, renditi conto che parla lo stesso linguaggio che parli tu oggi. Io darei una registratina al tutto, senza emettere giudizi un po' comici su quello che sono gli altri. Che poi, liberale in un certo senso può anche essere un complimento. Ma preferisco altre definizioni.
Mi raccomando, che la rivoluzione non russa.

Offline rione 13

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #89 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 10:20:23 »
la discussione si è fatta molto interessante.
diversi contributi hanno, fortunatamente, approcciato la questione da diversi punti di vista.

butto là due cose disordinate anche io.

vero è, come diceva qualcuno, che per noi tifosi laziali è facile cadere nella assimilazione del mondo ultras alla scena nostrana e quindi schiacciare la deriva politico/affaristica della Curva Nord  su tutto il mondo delle curve.

non so se chi ha aperto il post conosce meglio di me la situazione in altre città ma mi sembra strano che possa prescindere così tranquillamente dalla realtà laziale, che immagino conosca molto bene.

non sarà paradigmatica ma non merita neanche di essere ignorata.

l'analisi del ruolo degli ultras nel calcio odierno, letta in chiave marxiana, l'ho vista improbabile da una parte ma stimolante da un'altra.

improbabile perchè certe categorie, se prese rigidamente, non tengono più neanche nella lettura del conflitto capitale/lavoro di oggi, figuriamoci se interpretano correttamente la società dello spettacolo Calcio!

stimolante perchè nella società che viviamo siamo, ormai, cronicamente disabituati a leggere i fenomeni sociali in quanto tali, chiusi ognuno in una illusoria percezione di esistenza individuale.

gli Ultras non sono Classe ma questo non significa che non costituiscano un gruppo sociale su cui si determinano politiche economiche, di controllo e repressive che meritano di essere lette in una chiave più sistemica.

credere che solamente la sicurezza negli stadi guidi le scelte di chi ci governa equivale a pensare che Bush, su consiglio di Dio ha attacacto l'Irak per esportare democrazia. 

questo non fa degli Ultras dei paladini del vecchio calcio romantico che fu.
perchè, per quel che conosco, di romantico vedevo, ormai,  ben poco nella Curva.

gli Ultras (non tutti sicuramente ma Roma, Lazio, Inter, Juve e MIlan credo di si), vicerversa, insieme a sponsor, pay tv etc. hanno contribuito ad annichilire, secondo me, l'aspetto più romantico ed emozionale del calcio: le curve.

spontaneità, disinteresse, amore hanno perso terreno e quel che l'Ultras è diventato non può erigersi a baluardo del vecchio calcio, perchè la coltellata più feroce gliel'ha inferta lui, prima di Maroni.

gli Ultras sono diventati moderni, checchè dicano di loro stessi (con una autoretorica insopportabile)

Intanto la nostra Nord sembra essere tornata quella degli anni '80.

ps: io mi sento Ultras.

 

 

 

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #90 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 10:32:34 »
gli Ultras (non tutti sicuramente ma Roma, Lazio, Inter, Juve e MIlan credo di si), vicerversa, insieme a sponsor, pay tv etc. hanno contribuito ad annichilire, secondo me, l'aspetto più romantico ed emozionale del calcio: le curve.

spontaneità, disinteresse, amore hanno perso terreno e quel che l'Ultras è diventato non può erigersi a baluardo del vecchio calcio, perchè la coltellata più feroce gliel'ha inferta lui, prima di Maroni.

gli Ultras sono diventati moderni, checchè dicano di loro stessi (con una autoretorica insopportabile)


concordo.

RobCouto

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #91 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 11:02:22 »
Se ho ben capito, uno dei punti in discussione riguarda un presunto "controllo" del Sistema sul calcio, a fini di consenso ecc. ecc.

E' vero piuttosto il contrario: il Sistema si siede sul pallone in viaggio e ne sfrutta le traiettorie. Quando il Giuoco sbarcò in Italia, sul finire dell'Ottocento, non venne tenuto in alcuna considerazione dallo Stato liberale che privilegiava l'attività fisica volta al benessere della mente e osteggiava la competizione sportiva: dal mondo cattolico per il quale l'unica attività sensata al d fuori del lavoro era la preghiera: dal movimento socialista che non vedeva certo nello sport un mezzo per la sua diffusione. Ma tutti questi mondi dovettero adeguarsi, loro malgrado. C'è da dire anche che il movimento ultras non nasce in alternativa alle tensioni sociali, ma si sviluppa parallelamente ad esso: non a caso furono proprio i 70 e la prima parte degli 80 il momento in cui la parola "Ultras" aveva più senso. Con la fine dell'ondata sessantottina anche l'Ultras si è trasformato in un'immagine autoreferenziale di sé stesso: e cercare di identificarlo con una classe sociale non ha, a mio avviso, più alcun senso.

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #92 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 11:28:39 »
No, ma certamente l'ultras, nel momento in cui fa l'ultras, fa parte di un gruppo sociale dai contorni definiti.
Un gruppo di ultras contiene elementi di diversa estrazione sociale, dunque identificarli come classe è un esercizio che lascia il tempo che trova, secondo me, anche perché l'elemento comune è la fede sportiva che niente ha a che vedere col lavoro, le possibilità economiche, l'orientamento politico, la provenienza geografica eccetera. L'identificazione avviene a proposito del modo con cui si segue la squadra, principalmente nel luogo in cui questo avviene. Le ricadute sono molte e i leader del tifo hanno dato spesso indicazioni relative al modo di essere di chi si identifica nel gruppo, ma il tessuto connettivo rimane la fede per la squadra di calcio.
Il che, poi, fa suonare strano ogni discorso relativo al controllo di certe dinamiche da parte del sistema. C'è una sovrapposizione, semmai, tra sistema e gruppi ultras nella gestione dei circenses, all'interno dei quali l'ultras trova modo di esistere e di dare vita ai suoi riti, sui quali si costruisce l'autoreferenzialità. I gruppi ultras hanno ricavato uno spazio sociale nel luogo, inteso come ambito, riservato alla fruizione di un evento sportivo da parte di tifosi. In un certo senso, la stessa cosa facciamo noi con le comunità virtuali. La differenza è che gli ultras hanno una loro attività concomitante con l'evento sportivo e all'evento solo parzialmente riferita. Perciò, secondo me, il controllo sul calcio non è necessariamente controllo sugli ultras e viceversa. Il che rende ai miei occhi poco sensata ogni dietrologia che associ al calcio moderno un tipo unico di controllo sociale. C'è il calcio ad uso degli appassionati e quello ad uso degli ultras. Le due cose coincidono allo stadio e qualche volta sono dolori, sicuramente molti appassionati, tipo me, non sopportano l'invadenza degli ultras negli scenari calcistici e sperano di liberarsene. 
Si può parlare di sottocultura, forse, se si eleva a stile di vita la mentalità ultras, il che non è sempre vero, probabilmente.
Non di classe sociale, di cui Marx si è occupato comunque in un'ottica economica.

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #93 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 11:31:37 »
Semplificando: gli ultras, alcuni ultras, hanno tentato di mettere in piedi un meccanismo di controllo sociale dentro all'evento sportivo, in questo sovrapposti al sistema. Non parlerei di antisistema in senso buono, ma di tentativo di impadronirsi dell'evento per le proprie finalità. Di diventare, perciò, sistema nell'ambito dell'evento sportivo.

Offline satanasso

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #94 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 12:13:37 »
Bel topic! Se riusciamo ad attestarci su un terreno di confronto, anche critico, anche agonistico, che valorizzi però la diversità delle opinioni e dei punti di vista e li consideri un contributo positivo alla discussione, possiamo tirar fuori qualcosa di molto interessante.
Concordo con l’intervento di rione13. In particolare, anche a me sembra che il presupposto dell’individualismo metodologico su cui si basa una parte consistente degli approcci nelle scienze sociali nasconda molto più di quanto non dica.
Ritornando sui contenuti del topic, ribadisco che a mio modo di vedere la sfera del tifo è una sfera di socializzazione su cui si abbatte, diciamo dagli anni ’70, un processo sistemico (dettato dagli imperativi del denaro da un lato e del potere politico-burocratico dall’altro) di colonizzazione che riguarda tutte le sfere della riproduzione sociale e le agenzie di socializzazione. In poche parole, esiste una doppia pressione capitalista e burocratica che porta alla mercificazione e/o all’irreggimentazione delle istituzioni sociali: la famiglia, la scuola, l’immaginario collettivo, il divertimento, la cultura si trovano consegnate a una dinamica progressiva di contabilizzazione. Il bisogno materiale viene soddisfatto (più o meno efficientemente) dall’organizzazione capitalistica della società attraverso la funzione primaria (ottimale?) di allocazione delle risorse propria del mercato e attraverso la funzione vicaria (ottimale?) della redistribuzione sociale delle risorse propria delle burocrazie welfariste (pensioni, sanità, servizi sociali e assistenziali, indennità di disoccupazione…). A me pare che la dinamica mercato+stato sia trapassata, e non da oggi, anche nella sfera della soddisfazione dei bisogni immateriali, producendo fenomeni individuali e collettivi, tipici di un modello egemone di modernizzazione, di omologazione, spersonalizzazione e de-responsabilizzazione. Tutto ciò che richiama il perseguimento e la mediazione concertativa e cooperativa di problemi, istanze e bisogni sociali viene messo da parte a vantaggio di un super-mediatore anonimo (il denaro, le relazioni gerarchiche del potere amministrativo). Il risultato è che il nostro immaginario e le nostre forme, i nostri stili, di vita sono invasi da istanze, problemi e bisogni inautentici, che ci vengono, per così dire, imposti dall’alto. La burocratizzazione tende a coprire con il suo manto formale tutte le articolazioni dell’esistenza, la mercificazione si impadronisce dei nostri desideri e dei nostri impulsi (sessualità, divertimento, corporeità…). Dell’autonomia umana, capacità di ragione e volontà, cioè di responsabilità (ahhh il vecchio Kant!) restano poche tracce e marginali. Scompaiono le classi sociali: non solo perché si riduce oggettivamente, per le trasformazioni dell’economia (la terziarizzazione, fondamentalmente, e l’automazione di fabbrica) il loro peso, ma anche in virtù di una retorica e di un’ideologia che ci rende tutti uguali, tutti dentro un grande ceto medio, all’insegna del potere d’acquisto. Le differenze verticali di classe, dettate dalla relazione capitale/lavoro, sono ora differenze orizzontali di ceto, dettate dalla relazione di consumo.
Tutto questo per dire cosa? Per dire, che anche il mondo del calcio è attraversato da queste dinamiche, che nella declinazione specifica si risolvono, in estrema sintesi, in una equivalenza: stato+mercato = tdt+sky(et similia). A questo punto, però, occorre anche aggiungere, l’ho espresso anche in precedenza in altri termini, che il mondo ultras non si è di certo sottratto a questa curvatura. Si dice no al “calcio-moderno”, si rivendica la dimensione identitaria del tifo. Poi si fa il merchandising, si fanno coreografie dietro compenso, si comunica nelle radio private (commerciali, ovviamente), si istituiscono i direttivi, si organizza militarmente la curva, si reprime l’alterità. Si impone insomma un’omologazione del tutto simile a quella che si vorrebbe combattere, riparandosi dietro il velo fin troppo sottile della comunità, della diversità, della nobiltà ultras. E si combatte il nemico con lo stesso repertorio di cui esso si serve e sul suo stesso terreno. Il fatto è che il nemico ha una disponibilità enormemente superiore sia di campo d’azione sia di potenza di fuoco.
Addio vecchio caro mondo ultras, ammesso che tu sia mai esistito come tale.
Sciarpe rotte eppur bisogna andar

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #95 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 12:44:59 »
E' vero, Satanasso, che il "nemico" dispone di ben altra potenza di fuoco, ma gli obiettivi che si prefigge e il territorio che deve controllare sono anche molto più grandi della limitata zona in cui va in scena lo spettacolo. La cassa di risonanza, invece, è enorme. L'errore di sottovalutazione da parte di chi ha pensato di controllare certe istanze confinandole nello stadio è proprio questo: lo stadio non è un recinto, ma un palcoscenico. E' vero che c'è un dinamismo, in tutto questo, che implica che chi gestisce l'ordine pubblico sia in grado di decodificare in tempo reale l'evolversi di certi scenari. Hanno ammassato un po' di feccia in curva e il risultato è che la feccia non si è limitata a starsene lì ma ha agito costruendo qualcosa. Adesso si trovano a fronteggiare un problema ingrandito, in un certo senso, che ha contribuito allo svuotamento degli stadi. Il derby sospeso rappresenta una vittoria senza appello dei confinati ai danni dei confinanti. Confinati divenuti confinanti nei confronti del pubblico normale. Il corto circuito pericoloso si può riassumere in una frasetta: ci scappano di mano i circenses. Da lì in poi si tenta di correre ai ripari. Ma senza sforare dal recinto democratico a questo punto è dura...
L'effetto collaterale pesante è che una parte centrale dell'aggregazione ultras sia nell'evidente impunità che stride, poi, con le manifestazioni di solidarietà per gli ultras violenti arrestati. Impunità che si sostanzia anche nella casualità spesso lamentata dei provvedimenti e nella loro natura aberrante. Un DASPO è qualcosa di inconcepibile.

In ogni caso la strategia di creazione di bisogni imposti dall'alto comincia a cavallo tra gli anni '50 e i '60, semmai accelera con la globalizzazione. In più il ceto medio super-esteso nasconde il reale problema nostro: la ridottissima mobilità sociale. Lo nasconde dietro al paravento del consumo, certo, ma lo nasconde. C'è stata una fase in cui la mobilità sociale era di molto aumentata. Un altro effetto collaterale di questo, ma non allargherei troppo la riflessione, è stato il mantenimento di alcune professioni fondamentali a un basso livello sociale. Soprattutto gli insegnanti. Se aggiungiamo che la laurea non è più da tempo veicolo di ascesa sociale il quadro è completo...

Una preghiera: cercate di essere meno gergali possibile, parlate semplice, altrimenti si fatica a seguire.

Offline satanasso

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #96 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 12:56:14 »
Una preghiera: cercate di essere meno gergali possibile, parlate semplice, altrimenti si fatica a seguire.

Hai ragione TD. Per ridurre il numero di battute e non appesantire lo spazio del topic ho utilizzato la scorciatoia sbagliata del tecnicismo. Cercherò d'ora in avanti di essere conciso evitando il contorsionsimo verbale.
Sciarpe rotte eppur bisogna andar

Offline benvolio

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #97 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 14:29:11 »
Il topic sta diventando intrigante perche' tira fuori nuove questioni.
Raccolgo, per quanto possibile, l'invito di TD al parlar facile.
L'ultimo scritto di satanasso descrive compiutamente il processo di omologazione (consumista) che ha trasformato la societa' civile da una societa' di classe in una moltitudine di individui/massa. (E' fuori topic parlare di quello che e' forse un semplice ed ennesimo passaggio del processo di ricomposizione di classe, pero' il quadro andrebbe completato cosi'). Dall'analisi svolta, escono comunque rafforzate le riflessioni che portano molti di noi a ritenere che il fenomeno ultras non e' antisistemico quanto, piuttosto, concorrente al potere di sistema (quindi omologato  al processo di contabilizzazione dell'esistenza indicato da satanasso).
Ma un'altra riflessione che sussume un po' la questione ultras, andrebbe fatta secondo me sullo stadio come (non) luogo. TD dice lo stadio non e' un recinto, e' un palcoscenico, per poi assumere il c.d. "derby interrotto" come esempio di dialettica  identita' fra confinati/confinanti. Questo mi solleva un forte dubbio. Non sara' che lo stadio e' antropologicamente evolutivo? Che il suo essere luogo di (ri)produzione di eventi sociali e' innervato di un potenziale trasgressivo e dinamico non codificabile facilmente ed a priori? Credo che spesso ognuno di noi (individuo kantiano, per dire con satanasso) si sia chiesto: che e' lo stadio? Che ci sto a fare qui? Possibile che un prefetto che assicura che nessun bambino e' morto e' nullo di fronte alla vulgata popolare che il morto c'e' stato? Se esuliamo dal concetto agonistico della partita lo stadio trasfigura in un catalizzatore di creativita' individuali e di gruppo, diventando folklore puro.
Qualcosa di diverso del panem et circenses, qualcosa di piu' dionisiaco, piu' ingovernabile. Forse in questo senso, l'intuizione ultras e' stata quella di aderire di piu' (non meglio, pero' ) al senso dello stadio luogo. In fin dei conti la tragedia greca rovesciva in logica inclusiva il rapporto fra spettatore/attore...Ricordo Julian Beckett del Living Theatre recitare l'Antigone in jeans e t shirt sdraiato o seduto sulle gambe degli spettatori dell'Eliseo: il senso di disagio della platea era assoluto perche' (potrebbe essere) l'Antigone, l'Edipo ecc...abbisognano di uno stadio...forse...
E forse in questo senso gli ultras sono un (mero?) prodotto dello stadio. Oppure la moltitudine chiassosa, anarchica e non organizzata degli anni '50 e (primi) '60 e' destinata pian piano a riapparire in stadi tearto di 30.000 posti mentre gli ultras in pensione vedono la partita su Sky...boh!

p.s: da ragazzino stavo in mezzo ai tifosi piu' esagitati ma non l'ho mai sentito come il modo giusto, o peggio unico, di esser tifoso...

TD

Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #98 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 14:47:17 »
Suggestivo l'esempio del Leaving Theatre... però era Julian Beckett che andava a recitare in mezzo al pubblico. L'inversione-Ultras la rappresenterei come se uno del pubblico si alzasse e si mettesse a recitare lui, di testa sua, dalla sua sedia, l'Antigone. Il che potrebbe anche essere interessate, se chi recita sa quello che fa. Però la gente all'Eliseo c'è venuta per vedere un'altra Antigone...

Lo stadio è visto come luogo proprio, nel senso del territorio. La polizia in curva, infatti, è tabù.

Offline Skorpius

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Re:Il Calcio Moderno (topic Politico)
« Risposta #99 : Giovedì 7 Ottobre 2010, 15:13:50 »
Lo stadio terra di nessuno è stata una, sbagliatissima. scelta di pubblica sicurezza degli anni 60..
Ancora oggi se parli con un poliziotto (specie non appassionato di calcio) ti dirà che il metodo migliore antiultras è quello di chiudere i cancelli e fregarsene.. lo stadio come terra di nessuno
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.