Autore Topic: Adios, Comandante!  (Letto 22084 volte)

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Offline zorba

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Là dove torneranno ad osare le aquile (e dal 26.05.2013, ci siamo andati un pò più vicino!!!!)

Pomata

Re:Adios, Comandante!
« Risposta #1 : Sabato 26 Novembre 2016, 09:25:38 »
La historia te ha dado la razón.

Hasta la victoria siempre!

Offline Monsieur Opale

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #2 : Sabato 26 Novembre 2016, 11:45:59 »
Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni epoca e in ogni circostanza, ma mai, senza lotta, si potrà avere la libertà.

Hasta siempre!

Offline Frusta

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #3 : Sabato 26 Novembre 2016, 11:54:33 »
Durante il periodo di Batista, cuba era un mix tra un bordello ed un casinò, con qualche sgabuzzino ove torturare gli oppositori, dopo Batista invece no.
Definire “repubblica delle banane” la Cuba del periodo Batista è un eufemismo, dal momento che già una repubblica delle banane persegue coerentemente un qualche bananesco processo dal fine bananico, mentre di Cuba si poteva dire che stesse perseguendo in maniera incoerente, o forse no, non si sa bene quale processo, forse da repubblica delle noci di cocco, o degli ananas, chissà. In pratica, non si capiva un cazzo, e se qualche intellettuale ci provava veniva torturato dalla polizia di Batista, sbattuto in galera e buttata via la chiave, dopo Batista invece no.
Batista, fra il de iure ed il de facto, dall'inizio degli anni trenta alla fine degli anni cinquanta fece di Cuba quel che cazzo più gli piaceva, ed era prontissimo ad instaurare una dittatura dinastica lasciando in eredità il potere a qualche suo congiunto, dopo Batista invece no.

E dato che mi ci trovo mi piace ricordare quello che più o meno mi sentivo dire dai miei colleghi universitari-barbutamente sessantottini con l'eskimo, le clark e la tolfa a tracolla:
"Sipperò là c' è una sanità che funziona e ci sono deglli ospedali da favola"
E magari qualcuno ad una palla così palese ci crede anche adesso senza spendere almeno un secondo per chiedersi come fosse possibile, avendo una tecnologia da anni quaranta. Una apparecchiatura TAC costava due milioni di euri di oggi, come facessero ad avere i migliori ospedali senza attrezzature diosololosà.
"Sipperò là il sistema è giusto ed equo"
Si, si, come no? Poi s'è scoperto che se per esempio ti pioveva dal tetto dovevi fare la richiesta alla tua untà produttiva, poi la tua richiesta veniva valutata e se eri un buon rivoluzionario lo decideva il tuo capo-unità. Secondo lui non lo eri? Peccato, restavi col tetto sfondato, tanto a Cuba non piove mai. Equo e giusto, no?
"Sipperò il Capitalismo ha i giorni contati"... "Sipperò tu hai una visione sbagliata, non puoi giudicare un sistema comunista perché non ci sei dentro"... "Sipperò la BBBorghesia... "Sipperò qui da noi è peggio"... "Sipperò el pueblo unido"... "Sipperò El Che"... "Sipperò la Revoluciòn!"

Poi, toma toma, la Storia arriva quale bieco mietitore e ti svela la verità, così forte, lampante ed evidente che nessuno più può arrampicarsi sugli specchi. E ti dice che c’ è poco da fare: quei regimi comunisti, tutti, e Cuba che ne era la summa teologica ne è stato anche l'ultimo patetico strascico, erano una merda. End of story.

Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline Monsieur Opale

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #4 : Sabato 26 Novembre 2016, 12:21:04 »
goditi Trump e Grillo!

vera diarrea putrescente




Offline Wild Bill Kelso

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #5 : Sabato 26 Novembre 2016, 13:00:09 »
Uno degli ultimi grandi personaggi del secolo breve.
Avvocato, persona colta e intelligente ha cercato di dare dignità a un popolo (non di ri-dare, visto che la dignità i cubani non ce l'hanno mai avuta).
Prima del 1956 Fidel non era mai stato comunista, era terzomondista. Poi rimase affascinato dai discorsi e dalle teorie del medico argentino.
Grazie ai Barbudos, Cuba non ebbe più l'apartheid, non fu più bordello e il casinò degli Stati Uniti, né il cesso dove Lucky Luciano e i mafiosi organizzavano i loro traffici e i loro sporchi affari sporchi.
La favola però finì presto, perché dopo l'invasione della Baia dei Porci Cuba divenne un avanposto dell'URSS.

I cubani non hanno Facebook e Twitter, o comunque ce li hanno taroccati dalla Polizia e soltanto da pochi anni gli omosessuali non sono più perseguitati.
Hanno però una sanità e un'istruzione impeccabile.
La storia ci dirà cosa è meglio.




OT
Spettacolare il tweet della parlamentare grillina Carla Cruocco, evidentemente ancora sotto i fumi dell'alcool dopo una serata passata in compagnia di Paperoga, Pippo, Pluto e Parerino


EOT
Cosa? È finita? Hai detto finita? Non finisce proprio niente se non l'abbiamo deciso noi. È forse finita quando i tedeschi bombardarono Pearl Harbour? Col cazzo che è finita! E qui non finisce, perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

Offline leomeddix

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #6 : Sabato 26 Novembre 2016, 13:01:40 »



Hasta siempre.
È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Offline Arch

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #7 : Sabato 26 Novembre 2016, 14:20:46 »
Frusta, ti prego, lascia stare....
VIVA Fidel!

Offline Frusta

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #8 : Sabato 26 Novembre 2016, 14:31:38 »
OK, Arch, scusami, anche qui vale il parce sepulto.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline Er Matador

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #9 : Sabato 26 Novembre 2016, 15:35:44 »
Vite parallele: Fidel Castro e Ruhollah Khomeyni.
Entrambi hanno avuto il merito di guidare una fra le poche rivoluzioni autentiche - vale a dire attuata motu proprio, non "colorata" - e di abbattere un regime particolarmente corrotto, degradato e umiliante.
Entrambi sono partiti da posizioni nazionaliste e anticolonialiste, per poi assumere una connotazione maggiormente ideologica e politiche più restrittive in materia di libertà personali.
Entrambi sono stati spinti su questa strada anche da aggressioni esterne, da parte degli Usa: di persona alla Baia dei Porci, per interposto Saddam nella guerra Iran-Iraq.
La differenza principale può essere espressa con una metafora logora ma sempre attuale: Khomeyini ha dato ai suoi la canna da pesca, Fidel solo i pesci.
Il primo ha costruito uno Stato, con servizi e una reale amministrazione del territorio, e un sistema in grado di sopravvivergli.
Il secondo si è limitato a un'esperienza troppo costruita attorno alla sua persona, e di fatto conclusasi con l'esaurimento dei finanziamenti sovietici.
A quel punto, come per tutti i vincitori e vinti della Guerra Fredda, sarebbe giunta l'ora del congedo più o meno onorevole.
Invece, al pari dei vincitori di cui sopra, è sopravvissuto a sé stesso vanificando almeno in parte quanto conseguito in precedenza.
D'accordo che, nel suo caso, incideva la fortissima pressione degli Usa ormai caduti fra le mani della diarchia clanica Bush-Clinton, e verosimilmente pronti a ripristinare lo status quo ante: ma quegli anni di "opzione zero", durante i quali ha di fatto paralizzato il Paese, pesano comunque sul suo bilancio complessivo.
Bilancio che parla di una personalità importante e di un'esperienza il cui limite, come detto, consiste nella quasi assoluta mancanza di irradiazione.
L'eredità è già passata da qualche anno al fratello e più pragmatico Raúl: che ha il compito di tenere Cuba in equilibrio su un sottilissimo filo del rasoio, varando aperture economiche indispensabili a un'economia non autosufficiente, ma evitando di spalancare le porte a un batistismo di ritorno.
Si spera che il fratello minore o chi per esso riesca nell'impresa: innanzitutto per una popolazione che, su un fronte e sull'altro, ha già sofferto abbastanza.

Offline Skorpius

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #10 : Sabato 26 Novembre 2016, 17:22:26 »
Frusta, ti prego, lascia stare....
VIVA Fidel!

Capito frusta? Fatti l'elenco di quelli che piacciono ad arch e lasciali stare
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Monsieur Opale

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #11 : Sabato 26 Novembre 2016, 17:23:13 »
Una domanda resta.

All'indomani della caduta dell'URSS  si sviluppó una sorta di effetto domino per cui tutti i paesi comunisti caddero uno dietro l'altro. In alcuni casi in modo drammatico con rivolte e fucilazioni.

Dagli inizi anni Novanta Cuba perse di botto gli aiuti sovietici mentre l'embargo si faceva piu feroce.

Visse anni davvero difficili. Si pensava: ora il popolo si ribella e appende i Castro bros.

Non esiste regime, soprattutto se il popolo è affamato, che possa resistere a una violenta reazione.

Ma il tempo passava e non succedeva niente. Sono passati quasi 30 anni. Un paio di Papi sono arrivati sull'isola, Cuba si è consolidata come punto di riferimento per molti paesi dell'America latina.

Come lo si spiega?

Con la repressione? Con l'ideologia cinica e bara?


Oppure bisognerà ammettere che il "regime" godeva di un certo consenso?


Smetto qui. Scrivere col cellulare è peggio che anná a scaricá ar mercato

Offline Skorpius

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #12 : Sabato 26 Novembre 2016, 17:41:42 »
La domanda vera è un'altra: i treni arrivavano in orario?

Questo invece come si spiega?


Ah già la propaganda!

Il regime  tra virgolette è proprio la negazione della realtà ad uso e consumo delle proprie idee
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Offline Monsieur Opale

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #13 : Sabato 26 Novembre 2016, 17:46:42 »
Che a Miami festeggino non sposta una virgola
è dal 1959 che aspettavano sto momento
che c'è da spiegare?

Offline Monsieur Opale

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #14 : Sabato 26 Novembre 2016, 17:48:19 »

Ah già la propaganda!

Il regime  tra virgolette è proprio la negazione della realtà ad uso e consumo delle proprie idee

Ah già la propaganda!

Postare foto delle feste a Miami è proprio la negazione della realtà ad uso e consumo delle proprie idee



Offline Skorpius

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #15 : Sabato 26 Novembre 2016, 17:55:50 »
Ovviamente il fatto che siano i cubani di miami a festeggiare non ti scalfisce.. e non dal 1959 ma anche quelli arrivati dopo quelli che hanno vissuto questa splendida dittatura che (al piccolo prezzo di un governo a due persone per 60 anni, nessuna possibilità di voto o di espressione.. ma si sa queste sono esigenze create dal consumismo mica diritti umani) che regala sanità meravigliosa e scuola eccezionale..
Probabilmente se chiedevi ad un cubano come stava poteva rispondere "non mi posso lamentare".. tu l'avrai interpretata con "allora stanno bene" e tutto il resto del mondo invece nell'impossibilità di esprimere un proprio pensiero.

Alla fine quello che mi colpisce di più è il fatto che non si riesca a bollare la dittatura come il male e il dittatore come figura negativa cercando disperatamente il bene che (presumibilmente) ha portato... un po' come i nostalgici del puzzone amavano ricordare che "i treni arrivavano in tempo" e che "è stato bonificato l'agro pontino"

Tutto molto patetico..

Riguardo al periodo post 90 e alla tua domanda retorica mi chiedo quanto stanno bene in corea del nord.. anche li la propaganda mi dice che stanno quasi alla fame ma il "regime" (metto le virgolette non is sa mai) ancora regge... vuoi vedere che ha consenso?
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Skorpius

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #16 : Sabato 26 Novembre 2016, 17:59:42 »
Forse sarebbe il caso di scindere il castro rivoluzionario da quello dittatore... ma fossi matto a provarci
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Offline Monsieur Opale

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #17 : Sabato 26 Novembre 2016, 18:24:40 »
A Miami festeggiano? Bene , fra poco, immagino, torneranno tutti a Cuba, quando finirà la dittatura

Del resto delle cose che scrivi, non entro nel merito. Tue opinioni.
La Corea del Nord..il cubano che non si lamenta ma io penso che è felice...il mondo che non può esprimere un pensiero...

Cantatela e sonatela



Offline AlenBoksic

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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #18 : Sabato 26 Novembre 2016, 18:57:25 »
Nell’ultimo decennio, Fidel Castro – che ha compiuto ieri, 13 agosto, novant’anni – ha vissuto lontano dal potere che occupava dal 1959. Nell’agosto del 2006, dopo un viaggio in Messico, venne operato d’urgenza e si temette per la sua vita. “Diverticolite acuta”, fu la sentenza dei medici. Si vociferò anche di un cancro. Il passaggio di consegne al fratello Raúl fu immediato, anche se divenne ufficiale nel 2011. Da allora in poi il comandante en jefe vive ritirato nella sua residenza all’Avana con la moglie Dalia Soto del Valle e appare di rado in pubblico, come in occasione dell’ultimo congresso del partito comunista pochi mesi fa dove è persino intervenuto brevemente. Ogni tanto scrive le sue riflessioni per i giornali cubani e qualche nota storico/biografica.

Castro ha visto sfilare numerosi presidenti statunitensi nel corso della sua leadership: Dwight D. Eisenhower, John F. Kennedy, Lyndon B. Johnson, Richard Nixon, Gerald Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George Bush, Bill Clinton, George Bush junior, Barack Obama. Presto sarà alle prese con il presidente numero dodici (va tenuto anche conto delle doppie presidenze di Reagan, Clinton, Bush junior e Obama). Obama, nel suo recente viaggio a Cuba, ha dovuto riconoscere che la politica americana contro l’isola “è stata fallimentare”.

È quindi presto detto perché Castro appartiene ai miti viventi che hanno i nomi stampati sulle enciclopedie. Su di lui si può pensare tutto il male o tutto il bene possibile, resta il fatto che ha attraversato incolume oltre sessant’anni di storia contemporanea. Ha vissuto l’intero tunnel della “guerra fredda”, sfruttando a dovere la contrapposizione Stati Uniti-Unione Sovietica per ritagliarsi uno spazio nella politica mondiale all’ombra di Mosca, e poi – dopo il 1989 – ha saputo posizionarsi nella realtà internazionale diventata unipolare senza portare a un punto di rottura la contrapposizione con Washington e superando pure la crisi del “socialismo reale”.

Nel 1959, anno della rivoluzione cubana, alla guida dell’Unione Sovietica c’era Nikita Krusciov, mentre in Vaticano il Papa era Giovanni XXIII. Castro ha ricevuto nel frattempo all’Avana Vladimir Putin, ultimo presidente russo, Giovanni Paolo II (il Pontefice della caduta del Muro di Berlino), Benedetto XVI, papa Francesco, molti leader latinoamericani e Jimmy Carter (unico ex presidente statunitense a tentare con Obama una riconciliazione con l’isola). Fidel è stato pure tra i principali leader del Movimento dei paesi non allineati e ha incontrato innumerevoli personaggi che appartengono alla storia del XX secolo: Nikita Krusciov, Leonid Breznev, il maresciallo jugoslavo Tito, Salvador Allende, Malcom X, Indira Gandhi, Nelson Mandela, Yasser Arafat, Hugo Chávez, i dirigenti del Fronte sandinista del Nicaragua, gli esponenti dei movimenti progressisti dell’Africa e dell’America Latina, tanti intellettuali a iniziare da Ernest Hemingway che visse a Cuba fino ai primi mesi del 1960.

Detentore di tre record

Oltre all’indubbio record della longevità politica, il presidente cubano detiene il guinness dei primati per il discorso più lungo della storia: il 24 febbraio 1998, un intervento di sette ore e quindici minuti di fronte al Parlamento cubano. Il terzo record detenuto da Castro è quello degli attentati contro la sua persona. Dopo il 1989, sono stati resi pubblici alcuni documenti della Cia su cui pesava fino a quel momento il segreto di Stato. Dalla loro lettura si apprende che i piani per eliminare fisicamente il leader cubano sono stati 637 dal 1959 in poi, con una media di più di uno al mese. Usando sigari e pasti avvelenati, corrompendo alcuni suoi collaboratori, finanziando attentatori nel corso dei viaggi all’estero di Castro si è tentato in tutti i modi di assassinarlo. Gli attentati sono falliti uno dopo l’altro, grazie agli efficienti servizi di sicurezza cubani e alla buona stella di Fidel.

Il 13 agosto 1926 Lina Ruz González e Ángel Castro y Argiz, proprietario terriero del podere Manacas a Birán nella zona orientale di Cuba, hanno il loro terzo figlio: Fidel Alejandro Castro Ruz. Ángel Castro, nato in Spagna, era giunto a Cuba dalla Galizia con l’esercito spagnolo ai tempi della guerra ispanoamericana. Dopo la fine del conflitto, decide di rimanere nell’isola e nel 1904 va a lavorare presso la ferrovia della United Fruit Company. Con i risparmi compra un podere a Birán, nei pressi della cittadina di Mayarí. Angel Castro sposa Lina Ruz González, nativa di Pinar del Rio (morirà nel 1963). Da questo matrimonio nascono sette figli: Angela, Ramón, Fidel, Juana, Raúl, Emma e Augustina. Ángel Castro muore nel 1957 e non assiste, a differenza di sua moglie, ai trionfi rivoluzionari del terzogenito.

In ossequio alle origini sociali di buona famiglia, Fidel è educato nei collegi La Salle e Dolores di Santiago e poi nella rinomata scuola privata gestita dai gesuiti di Belén a L’Avana, dove si diploma nel 1945. In quell’anno si immatricola presso la Facoltà di Giurisprudenza. Nello stesso anno scopre la vita politica. Entra a far parte del gruppo studentesco Manicatos, che ha tra i suoi obiettivi quello di denunciare il degrado istituzionale e politico di Cuba. Nel 1947 aderisce al Partito ortodosso, formazione politica d’ispirazione democratica e nazionalista diretta da Eduardo Chibás.

Pur avendo molti amici tra le fila dei giovani comunisti, Castro appare negli anni universitari più attratto da posizioni nazionaliste e dal pensiero indipendentista di José Martí che da riferimenti marxisti. Nel 1950, dopo essersi laureato a pieni voti, inizia l’attività di avvocato e apre con altri giovani colleghi uno studio in via Tejadillo, nel cuore dell’Avana vieja. I clienti che vanno a bussare a quella porta sono soprattutto operai e lavoratori poco abbienti.

Castro si candida alle elezioni parlamentari del 1952 tra le fila del Partito ortodosso in una delle circoscrizioni dell’Avana. Il 10 marzo il golpe di Fulgencio Batista annulla la competizione elettorale. Dopo il golpe, Castro si convince della necessità di intraprendere la lotta armata. Alcuni esposti giuridici presentati da lui stesso contro il colpo di mano di Batista non hanno avuto esito. I golpisti sospendono tutte le garanzie costituzionali promettendo elezioni entro il 1954.

 26 luglio 1953, data fatidica

Il 26 luglio 1953 è la data che avvia la rivoluzione cubana sotto la direzione di Castro. Fidel e 165 militanti del Movimento 26 luglio – fondato da lui stesso – decidono di dare l’assalto alla caserma Moncada e ad altri luoghi strategici di Santiago di Cuba. L’iniziativa fallisce, 29 giovani sono assassinati. Castro è arrestato assieme al fratello Raúl e ad altri militanti. Nel processo, il leader del Movimento 26 luglio pronuncia da solo l’arringa difensiva diventata famosa con il titolo “La storia mi assolverà”. Quel discorso diventa il manifesto politico della rivoluzione cubana. Fidel e i militanti del suo movimento sono scarcerati il 15 maggio 1955, dopo ventidue mesi di prigione, grazie all’amnistia promulgata dal governo di Batista.

Fidel si trasferisce in Messico, dopo un viaggio negli Stati Uniti che serve a raccogliere fondi per il Movimento 26 luglio presso la comunità cubana. È in Messico che incontra per la prima volta Ernesto Che Guevara. Il 25 novembre 1956, a bordo della piccola imbarcazione Granma, 82 uomini (tra cui l’italiano  Gino Donè) partono alla volta di Cuba. Solo in 15 sopravvivono ai primi scontri con l’esercito batistiano, ma saranno appena 12 coloro che si uniranno a Castro per proseguire la lotta. Il braccio di ferro con l’esercito dura fino al 2 gennaio 1959, quando Guevara e Camilo Cienfuegos fanno il loro ingresso trionfale a L’Avana. Batista riesce a fuggire a Santo Domingo nella notte del 31 dicembre 1958. Castro giunge trionfalmente a L’Avana giovedì 8 gennaio 1959.
 
La rivoluzione radicalizza il suo programma già nei primi mesi del 1959. Il 15 febbraio Castro diventa primo ministro e da quel ruolo sconfigge le componenti moderate dello schieramento che aveva battuto la dittatura di Batista. Si profilano le prime decisioni politiche: la campagna di alfabetizzazione di massa, la riforma agraria, l’avvio delle nazionalizzazioni. La scelta di una via “socialista” per la rivoluzione cubana è però annunciata da Fidel solo nell’aprile del 1961, alla vigilia del fallito tentativo di invasione mercenaria di Cuba finanziata dagli Stati Uniti (quella che va sotto il nome di “Baia dei porci”).

Nell’ottobre 1962 scoppia la “crisi dei missili”. Il 14 ottobre un aereo spia di Washington fotografa una serie di basi missilistiche dotate di ordigni nucleari che i sovietici stanno costruendo a Cuba. Il presidente Kennedy l’ultimatum a cubani e sovietici: quelle basi vanno smantellate. Per rendere efficace il diktat, dà disposizioni alla sua flotta navale in assetto di guerra di circondare l’isola. Nikita Krusciov, da Mosca, ordina l’alt alle operazioni militari su territorio cubano. Lo fa senza consultare Castro e il governo dell’Avana.

In queste prime fasi della rivoluzione al potere è Ernesto Guevara ad assumere il ruolo di colui che acuisce il dibattito e chiede una scelta netta tra opzioni politiche differenti. Castro si limita a seguirne la scia, a rafforzare il suo ruolo di leader indiscusso alternando prudenza e radicalità. Guevara lascia ufficialmente Cuba nel 1965. È probabile che fino alla decisione di organizzare la guerriglia in Bolivia guidata da Guevara ci sia una divisione di compiti tra Castro e il Che: il primo farà lo statista in patria con l’obiettivo di istituzionalizzare la rivoluzione, pronto a nuove avventure rivoluzionarie se in altri paesi le guerriglie dovessero acquisire consenso; il secondo si assume la responsabilità di far uscire Cuba dall’isolamento in America Latina, condizione per liberarsi dall’abbraccio soffocante con l’Unione Sovietica di cui proprio il Che ha intuito il destino. La morte di Guevara nel 1967 in Bolivia chiude un’epoca della rivoluzione cubana e dell’America Latina. Cuba ripiega e si allinea all’Urss.

Il dissenso con Gorbaciov

Nel 1988 Castro prende posizione nei confronti della politica di riforme avviata da Gorbaciov a Mosca: “Nella storia delle rivoluzioni non ce ne sono due uguali. Se si fosse dato retta ai classici del marxismo, quella cubana non ci sarebbe stata. Cuba non ha mai copiato gli altri paesi socialisti. Gorbaciov sta risolvendo i problemi dell’Urss. Noi abbiamo problemi diversi”. Gorbaciov, accompagnato dalla moglie Raissa, arriva in visita ufficiale all’Avana il 2 aprile 1989. Cuba è dipinta in quei giorni dai media come “l’Albania dei Caraibi”. Abbondano le previsioni su un “Fidel solitario e sconfitto”, destinato a perdere i benefici degli anni della “guerra fredda” tra Mosca e Washington. Tra il 1989 e il 1990 un nutrito gruppo di giornalisti fa scalo all’Avana. Vengono redatti articoli-fotocopia con gli stessi titoli: “L’agonia cubana”, “Gli ultimi giorni di Fidel Castro”. Quanto accade nelle altre capitali dei paesi del “socialismo reale” e la dipendenza di Cuba da quelle economie sembrano dare ragione ai profeti di sventure. Ma lo sconfitto sarà Gorbaciov, non Castro. L’Avana tenta un ritorno alle origini della rivoluzione ma deve aprire al turismo e ad alcune riforme economiche.

Tad Szlulc e K. S. Karol, due degli studiosi più documentati su Cuba, hanno individuato fin dagli anni Settanta nel centralismo onnivoro di Fidel il limite maggiore dell’avventura politica rivoluzionaria dell’Avana. Per alcuni decenni il suo dominio sulla politica cubana è stato assoluto: presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri, primo segretario del Partito comunista, comandante in capo delle Forze armate di terra, della Marina e dell’Aviazione. L’eccesso di centralizzazione di poteri nella figura di Castro resta in effetti uno dei limiti dell’esperienza politica di Cuba sotto la sua gestione.

Nei discorsi degli ultimi anni, Fidel ha insistito pedagogicamente sulla certezza che Cuba non piegherà la testa perché il suo popolo ha acquisito una “profonda coscienza di sé e l’orgoglio dell’indipendenza”. A molti sembra di scorgere in quella fiducia il riaffiorare della giovanile formazione culturale in un istituto di gesuiti della capitale cubana: la missione della politica – quasi fosse una religione – è redimere l’umanità, rendendo uguali gli uomini e le donne nei loro diritti e nei loro stili di vita. Da qui la diffidenza di Fidel verso le diseguaglianze sociali indotte dall’economia mista introdotta nell’isola e dallo sviluppo del turismo. Comunque, la rivoluzione cubana e Fidel sono ancora lì: 57 anni la prima, novant’anni il secondo.

di ALDO GARZIA 14 agosto 2016
https://ytali.com/2016/08/14/fidel-novantanni-portati-bene/
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Re:Adios, Comandante!
« Risposta #19 : Sabato 26 Novembre 2016, 19:33:35 »
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OK, Arch, scusami, anche qui vale il parce sepulto.

Capito frusta? Fatti l'elenco di quelli che piacciono ad arch e lasciali stare

Ok, qui c'è bisogno di una spiegazione.
Nel commento di cui sopra sono mi scusato con Arch per averlo inserito, in una vecchia diatriba intercorsa fra noi, nella categoria delle caricature del sessantottismo e coinvolto nel mio disprezzo verso la medesima. Me ne dispiaccio ancora.
In un' altra occasione, complice Virgilio, è nato un tacito patto riguardo al rispetto per i defunti.
E questo è quanto.

Poi, per quanto riguarda il castrismo la mi opinione rimane la stessa.
Tuttalpiù ci posso aggiungere quella di Saviano:
“Morto Fidel Castro, dittatore. Incarcerò qualsiasi oppositore, perseguitò gli omosessuali, scacciò un presidente corrotto sostituendolo con un regime militare.
Fu amato per i suoi ideali che mai realizzò, mai. Giustificò ogni violenza dicendo che la sanità gratuita e l’educazione a Cuba erano all’avanguardia, eppure, per realizzarsi, i cubani hanno sempre dovuto lasciare Cuba non potendo, molto spesso, far ritorno.”
Di mio ci posso aggiungere che oltre ad incarcerare gli oppositori li ha anche torturati e fucilati ma sono dettagli.
Di Castro ne è fatto un santino, questo si, ma io ai santi non ho mai ceduto figuriamoci se posso cominciare adesso.


Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.