Autore Topic: Lazio in calo: quanti punti servono per arrivare in Champions  (Letto 232 volte)

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Lazio in calo: quanti punti servono per arrivare in Champions
« : Domenica 14 Maggio 2023, 11:00:47 »
www.corrieredellosport.it



di Fabrizio Patania

La frenata determinata dal calo individuale dei top player, gli infortuni di Cataldi e Vecino e un calcio troppo stressante

                   ROMA - Frenata Champions senza danni. Benedetto il gol di Milinkovic. La Lazio, il giorno dopo, ha guadagnato un punto su Milan e Atalanta: ora ne bastano 5, negli ultimi 270 minuti, per garantirsi il quarto posto. Un eventuale arrivo ex aequo con Pioli e Mourinho a quota 70 favorirebbe Sarri per confronti diretti e classifica avulsa. Resta la flessione, certificata dai numeri. Il 16 aprile, dopo la trasferta a La Spezia e la settima vittoria in otto giornate, la Lazio era seconda e viaggiava con 8 punti di vantaggio sul Milan, 10 sull’Inter, 12 sull’Atalanta e 2 teorici sulla Juve, all’epoca penalizzata dalla Corte d’Appello Federale. Mau aveva fatto vedere la classifica delle settimane precedenti all’interno dello spogliatoio, forse perché stava avvertendo una sensazione di rilassatezza, come se il traguardo fosse già stato raggiunto. «E’ ancora lunga. Come abbiamo rimontato noi nel giro di poche partite, può succedere alle altre di risalire», disse. Non se la stava tirando. Fiutava il pericolo, conoscendo bene i suoi polli. Tre sconfitte e un pareggio in cinque partite, appena 4 punti totalizzati sui 15 disponibili. Sono cresciuti dubbi e apprensioni. Nel 2018 la Lazio di Inzaghi perse in volata il quarto posto. Gli antichi spettri si sono riaffacciati, eppure la squadra intorno ai tre perni principali (Immobile, Milinkovic, Luis Alberto) è totalmente cambiata. Restano 270 minuti e in tanti si chiedono perché la Lazio si sia fermata, nonostante prepari una partita a settimana e possa lavorare in condizioni ideali rispetto a Milan, Inter, Roma e Juve, impegnate in Europa.


Calo

E’ vero, senza trascurare alcune distinzioni. La Lazio è uscita dalla Conference il 16 marzo e tre giorni dopo ha vinto il derby con Mourinho. Ha continuato a vincere dopo, altrimenti non sarebbe salita sino al secondo posto. Sarri, rispetto al girone di Europa League, ha adottato una strategia diversa, ha intensificato il turnover, affidandosi alle seconde linee, poco utilizzate in campionato. La Conference, se possibile, con alcune riserve. Altrimenti pazienza. Non aveva torto. Oggi la Lazio paga un complesso di cause, in primis la condizione individuale di chi l’ha trascinata a lungo. Le disavventure di Ciro (senza vice da due anni) sono conosciute. Milinkovic, reduce dal Mondiale, si è espresso al di sotto del potenziale. Zaccagni convive con un principio di pubalgia. Felipe le ha giocate tutte. Pedro, anni 36, è in flessione. Aggiungete le indisponibilità di Cataldi e Vecino, più l’inadeguatezza di Marcos Antonio, e il quadro è completo. Se non sei al top, in Serie A rischi con Torino e Lecce. Non facciamo a caso i nomi di Juric e Baroni, perché sanno prendere le contromisure a Sarri. Non va trascurato il nervosismo tradizionale di Formello, dove hanno sempre faticato a gestire i momenti delicati. Serve serenità, non tensione.


Attenzione

Le sensazioni sulla condizione atletica sono contrastanti. La Lazio venerdì ha chiuso all’Olimpico con un assalto vibrante: i dati Lega dicono 117 chilometri contro i 113 del Lecce. Sarri vanta la media più alta del campionato (116 a partita) davanti ad Atalanta e Inter. Certo il tecnico ha parlato di un richiamo di preparazione prima del Toro e all’epoca della sosta mondiale aveva denunciato le incognite che nessuno aveva mai sperimentato. La Lazio ha finito la benzina? Ora manca brillantezza o forse si tratta di stanchezza mentale, un tema da approfondire. Per mettere in pratica il calcio di Sarri occorre un’applicazione feroce. E’ possibile che la Lazio, vicina al traguardo, si sia rilassata o non sia stata più “intensa”, come diceva Arrigo Sacchi, per 90 minuti filati. Giocano sempre gli stessi è l’accusa dei filo-societari, rimproverando lo scarso utilizzo dei panchinari. In realtà le alternative abbassano il livello. Ora il livello lo hanno abbassato i top. Sarri è coperto in difesa, non da centrocampo in su. Dentro un calcio scientifico, se saltano distanze e diagonali, la squadra viene infilata come è successo nell’azione del primo gol di Oudin.

                

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