Autore Topic: Lazio, il patrimonio di un'identità  (Letto 210 volte)

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Lazio, il patrimonio di un'identità
« : Lunedì 3 Aprile 2023, 08:00:24 »
www.corrieredellosport.it



Leggi il commento al momento della squadra biancoceleste

di Stefano Chioffi

                   Sarri ha saputo garantire alla Lazio un grande patrimonio: dietro al suo lavoro scientifico e alla bellezza del 4-3-3, a questo computer di bordo che il tecnico ha creato per condurre la squadra in Champions, c’è un’identità. Un tipo di gioco esclusivo, elaborato, che ha un copyright: esprime la forza di un’idea che prova a scontrarsi con il conto in banca dei più ricchi. Schemi e pressing, ma nel suo stile di allenatore moderno e visionario non manca il senso di appartenenza, perché Sarri si è integrato a fondo in questa realtà, con i suoi riferimenti a Maestrelli e Chinaglia, figure eterne per i tifosi. La sua Lazio riassume una somma di fattori: divertimento, organizzazione, sostanza, equilibrio, gestione dei risultati. Una maturità certificata anche dalla vittoria di ieri pomeriggio su un campo complicato come quello del Monza, che aveva perso - con Palladino in panchina - solo due volte al Brianteo, contro il Bologna e il Milan. Pedro ha trovato la chiave per aprire il match, poi è arrivata l’invenzione di Milinkovic, diventato lo straniero con più gol nella storia biancoceleste: sessantacinque. La Lazio ha costruito la partita che aveva in mente: 86,9% di passaggi riusciti e porta inviolata in diciassette delle ventotto gare di campionato, quasi come il Barcellona di Xavi.


Equilibrio e razionalità

Sarri ha dimostrato che il suo calcio non è solo integralismo tattico: la ricerca costante di un gioco elettrico, emozionante, si sta sposando con un equilibrio invidiabile, che emerge dalle distanze giuste tra i reparti e dalla capacità del gruppo di cambiare ritmo e indirizzo alle fasi cruciali di una sfida, leggendo con razionalità ogni sfumatura. Sedici punti nelle ultime sei giornate, secondo posto, +5 sulle quarte (Inter e Roma), zero gol subiti dal 19 febbraio e migliore difesa della A. Provedel è imbattuto da 565 minuti, l’ultimo a segnargli è stato Højlund. Dopo il Napoli, che sta vivendo una stagione galattica, nonostante l’improvviso corto circuito di ieri sera col Milan, la Lazio è l’espressione più interessante del campionato, considerando il rapporto tra potere d’acquisto e rendimento. E questo è un altro premio morale che va riconosciuto a Sarri, diventato nella Lazio un moltiplicatore di valori, proprio come a Empoli e a Napoli.


Senso di appartenenza

Una ragione in più che deve spingere Lotito e Tare a seguire in modo totale i consigli del tecnico, pronto a chiedere maggiore peso specifico sulle scelte di mercato, nel pieno rispetto delle potenzialità economiche di un club in cui si riconosce. Particolare che ha sottolineato spesso, ricordando quanto gli piaccia lavorare all’interno di una realtà gestita da una famiglia. Aspetto romantico in un mondo contaminato da sceicchi, petrolieri e fondi stranieri. Sarri ha un desiderio: concludere la carriera nella Lazio. C’è una sfida che lo attrae: inserire altri giocatori italiani in questa squadra, provando a modificare certe logiche e a ridisegnare le gerarchie della serie A.


La strada tracciata

Niente promesse, però: solo tempo, dedizione, cura dei dettagli. La Champions produce prestigio e soldi, in linea con un processo di auto-finanziamento che non ammette errori di valutazione. Sarri non pretende Haaland e Bellingham. Si può impostare un mercato intelligente e di qualità anche senza un budget enorme, in attesa di capire presto il futuro di Milinkovic. La strada è quella tracciata negli ultimi venti mesi con Zaccagni, Romagnoli, Casale e Provedel: intuizioni brillanti. Così come l’evoluzione di Luis Alberto è un altro motivo di orgoglio per Sarri: un rapporto che ha faticato a sbocciare, tra strappi e malumori, ma ora lo spagnolo è diventato un centrocampista totale. Peccato che a Monza il Mago si sia lamentato per la sostituzione: l’unica stonatura di una domenica perfetta.

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