Una domanda per Dissent, che scrive di "serataccia per i laudantini".
La cosa mi incuriosisce, se ho capito bene il laudantini sono quelli che dicono sempre bene della Lazio e della sua dirigenza.
Ora... la Lazio ha appena vinto a Napoli contro la capolista, contro una squadra che ne aveva vinte 21 su 24.
La Lazio ha vinto e quelli che, acriticamente, ne dicono sempre bene avrebbero vissuto una serataccia?
In altri termini, per uno che (acriticamente) dice sempre bene della Lazio, quale risultatato sarebbe stato necessario per regalargli una buona serata, se il risultato di stasera è una "serataccia"?
La mia posizione sulla contrapposizione tra il partito sarriano e quello lotitariano, è che la Lazio è una, che Sarri (piaccia o meno, a me piace per molte cose, non piace per alcune) è diretta espressione della linea societaria, che lo ha scelto e lo ha rinnovato con un contratto a lungo termine, rivoltandogli in un biennio la squadra secondo le sue indicazioni, ovviamente sempre nei limiti delle potenzialità e delle capacità o intenzioni (come preferite) di spesa. Se Sarri fa bene la società ha avuto ragione, se Sarri fa male la società ha toppato. Secondo me.
Ciao Frank, seppure probabilmente retorica la domanda, ti rispondo lo stesso perchè lo spunto è interessante.
Laudantini o Laudantes è l'insieme definito di media, giornalisti e diversi tifosi, tutti ambiente Lazio (un tempo si chiamava cornice ma in senso erroneamente opposto) che da diverso tempo ha abbracciato in un atto fideistico (ognuno per diversi motivi) il "laudare integralista alle solide realtà e alla gesta patriarcali e tarriane" perdendo a poco a poco la connessione con la realtà.
E' quell'insieme che laudava mentre 3/4 anni fa un DS poneva i presupposti dell'impoverimento tecnico della rosa nonostante gli evidenti fatti andassero in senso contrario, ma ero contento lo stesso perchè strampalate giurie ne assegnavano i titoli del migliore ds del pianeta.
E' quell'insieme che acclamava l'Iron, la famiglia felici e la comfort zone di formello mentre il capo famiglia spostava denari dalle casse della Lazio a quelle di Salerno.
E' quell'insieme che (anche a causa di ignoranza nel senso letterale del termine) proclamava le lodi di una gestione proprio mentre si ponevano le basi di un bilancio tecnico bloccato, zavorrato dagli esuberi e dai costi improduttivi causati dagli amici, con poca cassa, un indice di liquidità bloccato e l'incapacità di generare ricavi.
A quell'insieme si parlava e gli si faceva notare la questione, ma la presunzione e l'incapacità di ammettere un'opinione sbagliata e l'ostinazione di difenderla ad ogni costo ne ha definito i connotati fideistici.
Dunque questo insieme non c'entra nulla col "ne dice bene o ne dice male", proprio nulla.
Questo insieme ha adottato (per vari motivi diversi) un approccio fondamentalista laudantes che ha impedito nel tempo di dare rilevanza mediatica agli errori, riconoscerli e cambiare strada, nonostante tutto e tutti, a scapito dai fatti oggettivi e delle evidenze reali.
Rappresenta dunque quel "vulnus" che ha impedito di costituire una sorta di egemonia culturale laziale condivisa che avrebbe rappresentato quell'elemento di pressione "ambientale" sana e fondamentale per l'equilibrio di un club di calcio con interesse così diffuso, e con il quale una società dovrebbe sempre confrontarsi e far conto, per fare meglio e per non sedersi su effimeri allori.
Se vuoi vederlo in un altro modo, quest'insieme dall'altra parte del tevere non potrebbe esistere, basta che guardi cosa succede con il loro di allenatore ma anche con qualunque proprietà passi di là senza mettere copiosi denari.
Immagina se quanto fatto da un tare o lotito alla lazio, fosse successo dall'altra parte.
praticamente impossibile resistere un giorno in città o anche solo presentarsi in conferenza stampa.
immagina un ds a trigoria affermare che una squadra da 7 posto è difficilmente migliorabile o immagina un patron che sposta un cinquantino giallorosico da via laurentina per foraggiare le casse di una squadra di seria b di sua proprietà.
In tutto ciò è successo qualcosa di imprevisto.
Sull'onda emotiva di una risposta a Mourinho e il grande rifiuto di Inzaghi e sulla necessità di trasformare molte rape in pere (visti i pochi denari) la proprietà ha scelto Sarri, in discontinuità con il passato, una tipologia di allenatore completamento opposto rispetto alle logiche del passato.
Ciò ha comportato un cambio di paradigma societario con notevoli scossoni, in gran parte imprevisti e mal calcolati, anche e soprattutto mediatici.
Perchè trovi uno che i soldi in banca ce lha, che un'età ce lha, che non deve favori a nessuno ma gli piace fare calcio e capisce di calcio, appunto un imprevisto.
Dunque questo tizio va in conferenza stampa e demolisce poco a poco tutto ciò che il pensiero laudantes ha da sempre propugnato. Lo fa con eleganza, senza toni da scontro, ma in modo netto, facendo capire che:
- se vai 1 volte in CL in 10 anni, hai fatto male e non sei una grande squadra (in barba al laudante pensiero "coppaitaliaro" e dintorni)
- i mercati fatti sono stati sbagliati, la rosa non è adeguata e la Ferrari non esisteva
- i giocatori che sono in panchina non giocano perchè sono scarsi, anche se li hai pagati e anche se te li ha fatti
prendere il tuo amico procuratore
- che le priorità del mercato vanno condivise con il mister ed anzi è il mister che deve essere aiutato dal DS ha costruire la rosa, non che il DS fa la rosa e il mister poi fa la zuppa mista con quello che hai preso (emblematico il riferimento a Napoli e a Giuntoli)
- che dunque se in queste condizioni vai in CL è un miracolo
Perciò un vero e proprio manifesto rivoluzionario ma che non può che dare tanto fastidio.
Perchè dice la verità ma al contempo smonta equilibri stantii e posizioni precostituite, soprattutto in società, talmente tanto da generare mostruosità come quelle viste in estate, dove un Ds forzatamente e per non perdere il suo ruolo, prende giocatori non condivisi con l'allenatore.
L'effetto di ciò lo vedi nei giudizi su Sarri, che è solo uno degli esempi ma eclatante.
Pur di non abdicare il proprio stesso essere, l'insieme laudantes è stato capace addirittura di perculare il mister della Lazio; abbiamo letto ovunque su social forum e media i termini di "scienziato" o "sarri-ball a presa in giro" o di rimbambito perchè non faceva giocare certi fenomeni che stavano in panchina.
Perculato in pratica il tecnico che all'evidenza dei fatti e a parere del tecnico campione di Italia (Spalletti) è non solo un maestro ma ha fatto un lavoro eccezionale con la Lazio (il riferimento alla fase difensiva è stato emblematico).
E lo fa perchè accettare di sbagliare e ammettere di aver sbagliato è difficile per tutti nella vita.
Ma farlo da parte di un'insieme che ne ha fatto un atto di fede, è quasi inaccettabile.
Da qui è intendersi "la serataccia".
Non è dunque tanto il problema Sarri, che resta un allenatore e incide quello che può. Ma è quello che rappresenta ciò che Sarri ha portato di nuovo.
Sarri è una goccia nel mare che ha spostato i tappeti e alzato la polvere.
Sarri è un'idea di professionalità, serietà, organizzazione e investimenti che ha destabilizzato un modus operandi diverso, che impone riflessioni, che obbliga a cambiamenti.
E cambiare porta fatica, qualcuno perde il posto o il ruolo, o qualcuno comanda meno e altri di più.
Ma laudare fideisticamente è sempre un male, per la Lazio.