Autore Topic: Lazio, ma Sarri ci crede?  (Letto 242 volte)

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Lazio, ma Sarri ci crede?
« : Domenica 12 Febbraio 2023, 10:00:18 »
www.corrieredellosport.it



di Alberto Dalla Palma

E’ stato preso per essere un valore aggiunto, ma non sembra credere nelle sue capacità e in quelle della sua squadra

                   La grande lezione che il 23 ottobre scorso Sarri aveva dato a Gasperini a Bergamo è stata probabilmente la base da cui il tecnico dei nerazzurri è partito per preparare la partita perfetta con cui ha restituito agli avversari il 2-0 dell’andata. Cento minuti a livello altissimo che hanno annientato la Lazio, ormai talmente prigioniera del suo spartito da non essere neanche più in grado di inventare qualcosa in proprio, sfruttando il talento di giocatori come Luis Alberto, Pedro, Felipe e Milinkovic e le capacità di un portiere come Provedel. Ci era riuscito a Verona l’ex Barça, realizzando un gol straordinario, ma poi nemmeno sufficiente per resistere agli assalti dei veneti: e così, in questa prima parte del 2023, se si esclude la grande nottata contro un Milan così a pezzi da subìre dopo la quaterna biancoceleste anche la cinquina del Sassuolo, la Lazio ha lasciato moltissimi punti in chiave Champions, certo molto pesanti, forse anche decisivi. Ha perso a Lecce, ha pareggiato con il Verona, l’Empoli e la Fiorentina, è caduta con la più bella Atalanta della stagione ed è pure uscita dalla Coppa Italia senza battere ciglio e senza fare un tiro in porta contro la Juve.


Lotito deve fare una scelta necessaria

È arrivato, probabilmente, il momento di chiedersi che cosa stia accadendo alla Lazio e per primo dovrebbe chiederselo proprio il suo padrone, il senatore Lotito, ormai così calato nel suo ruolo di politico da trascurare, tra le altre cose, anche le vicende della sua seconda “famiglia”, come la definisce lui. Sugli scontri tra Sarri e il ds Tare abbiamo sentito e scritto di tutto, lanciando anche un allarme che evidentemente non ha scosso il numero uno: è inevitabile che il rapporto inesistente tra il responsabile dell’area tecnica e l’allenatore si rifletta anche sulla squadra, tanto che emerge la sensazione che i giocatori scelti di recente o in passato da Tare non abbiamo la stessa considerazione di quelli indicati in prima persona da Mau. E così la Lazio, più o meno, balla sempre con gli stessi tredici o quattordici, a tanto si è ristretta la rosa subito dopo la sosta mondiale. Lotito, se ne avrà tempo o voglia, dovrà scegliere una strada precisa: o quella nuova, indicata da Sarri, o quella tradizionale, asfaltata da Tare in tempi lontani e che comunque ha portato a importanti successi in Coppa Italia e in Supercoppa a costi ridottissimi.


Le aspettative dei laziali

Andare avanti così sarebbe letale per la Lazio e anche irrispettoso nei confronti dei tifosi che stanno riempiendo l’Olimpico e che avrebbero almeno l’ambizione di provare delle emozioni. Dando atto all’Atalanta di aver fatto una partita perfetta, la sconfitta di ieri sera - determinata anche dai gravissimi errori di Immobile (per una volta Ciro ci perdoni, dopo anni di complimenti...) - apre un interrogativo sulla missione di Sarri. In poche parole, Mau ci crede oppure no? Perché prima dei turni di Coppa si lamenta sul numero degli impegni e sull’intensità dei calendari e prima delle sfide da Champions, come quella di ieri, sottolinea di non avere una squadra all’altezza delle altre per rosa e fatturato. Il che può essere anche vero, ma uno come lui non può dimenticare di essere stato assunto proprio come il valore aggiunto in grado di gestire il salto di qualità della Lazio: Sarri non è un allenatore qualsiasi, come dimostrano i risultati (91 punti con il Napoli, scudetto con la Juve, Europa League con il Chelsea) e lo stipendio (mai Lotito aveva speso così tanto per un allenatore) e per questo i laziali si aspettano davvero qualcosa in più. Combattere per qualcosa, avere un obiettivo, che sia la Coppa Italia, la Conference (e non più l’Europa League dopo l’eliminazione da un girone abbordabile) o la qualificazione Champions. E combattere non significa vincere per forza, ma partecipare, essere vivi, dentro la competizione e non ai margini. E invece, a volte, le lamentele, che siano sui calendari o sul valore della rosa, ci fanno pensare che Sarri sottovaluti se stesso e le sue grandi capacità. Si trasformi, entri dentro il cuore della Lazio e della sua gente, perché non c’è una squadra più bella e più libera di questa per provare a vincere e a divertirsi.

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