Le premesse della pennichella pomeridiana c'erano quasi tutte. La fatica post impegni internazionali, la bella giornata di sole, la temperatura primaverile e la chance di raggiungere al secondo posto le cacche.
Ed in effetti, nei primi venti minuti i Nostri sembravano anelare ad un riposo postprandiale, più che altro. Il tutto mentre i felsinei dell'ottimo Donadoni (allenatore molto sottovalutato) non avevano difficoltà ad avanzare fino alla nostra area di rigore e rendersi pericolosi. L'(in)evitabile accade quando regaliamo l'ennesima punizione sulla loro tre quarti. Ormai sono azioni fotocopia che si ripetono e che i Nostri non hanno l'astuzia di evitare (appunto). Il cross su punizione coglie i giocatori Laziali impreparati, ne approfitta Helander per segnare il gol rossoblù.
I Nostri, lungi dallo svegliarsi dalla pennica, sembrano totalmente nelle braccia di Morfeo, e gli ospiti continuano a sfoggiare agili manovre di avvicinamento alla nostra porta. Passata la canonica mezz'ora di pisolino, finalmente i giocatori in biancoceleste sembrano svegliarsi, e qui comincia un festival delle occasioni mancate (oppure magnate), protagonisti Immobile e Milinkovic Savic. Seppur poco organizzate e un po' farraginose, le manovre biancocelesti mettono in difficoltà la difesa bolognese e Da Costa deve fare gli straordinari per parare i tiri dei Nostri, quando non peccano di precisione.
Insomma, la classica partita da bestemmioni che làstrica la strada per l'inferno al tifoso Laziale, condita dalla botta in testa presa da De Vrij in un contrasto aereo con Floccari. Usciranno entrambi, prima Stefan e poi il nostro ex centravanti. Tuttavia i bestemmioni che si levano dall'Olimpico e da altri luoghi sparsi in giro per il mondo (dal Texas al Sudan) in qualche modo arrivano alle orecchie di chi di dovere, quando al 50esimo del secondo tempo, approfittando di un errore dei difensori felsinei, Wallace (entrato proprio per De Vrij), s'impossessa del pallone in area di rigore e subisce un pestone da un difensore. E' calcio di rigore. Dal dischetto va Immobile, mentre l'Olimpico e gli altri luoghi sparsi in giro per il mondo trattengono il fiato e gli eventuali bestemmioni. Il buon Ciro, però, spiazza Da Costa e firma un pareggio dal sapore agrodolce.