www.corrieredellosport.itdi Fabrizio Patania
Senza cambi in attacco, paga il turnover e la fatica. Ora priorità al campionato: tutto sulla Champions ROMA - L’occasione e il rimpianto per l’eliminazione ai quarti di Coppa Italia, arrendendosi alla Juve più fragile e scossa degli ultimi anni, contrastano il pensiero di Sarri e dello spogliatoio della Lazio, consapevoli del traguardo fissato (e sottolineato con forza) dalla stessa società a metà gennaio: la Champions. E allora non ci sono alternative alla scelta, netta e chiarissima, di un obiettivo. Entrare tra le prime quattro della Serie A, a maggior ragione dopo la penalizzazione della Juve e considerando la crisi del Milan. Questa sì, un’occasione irripetibile pur sapendo di doversi giocare la qualificazione con Inter, Atalanta, Roma e gli stessi rossoneri. Mau, senza dirlo apertamente, punta al bersaglio grosso. E’ anche, in previsione futura, la via per dare una sterzata decisiva a un progetto di crescita ancora troppo lento.
Priorità
Si prenderà dei rischi, ovvio, soprattutto se non centrasse il traguardo. E’ uscito dall’Europa League, ha lasciato la Coppa Italia, vedremo in che modo affronterà la Conference. Non voleva perdere all’Allianz Stadium, ma l’idea di giocarsela con chi poteva, salvaguardando la rosa in previsione del posticipo di Verona, è stata evidente e la stessa cosa è accaduta a Trigoria con Mourinho, che pure affrontava la Cremonese all’Olimpico e non la Juve in trasferta. Dentro l’infinito giro interviste post Lazio-Fiorentina, era sfuggita la risposta di Sarri ai microfoni di Radio Rai in cui aveva ribadito la priorità concessa al campionato.
Scelte
Una linea di tendenza confermata dalla formazione anti-Juve. Due esempi lampanti: la staffetta prevista tra Immobile e Pedro. Ciro si è allenato nei primi 45 minuti di una partita che poteva finire ai supplementari o ai rigori. Maximiano, non Provedel, tra i pali perché c’è la necessità di dare un senso all’investimento compiuto in estate (11 milioni) per il portiere di riserva, che forse non sarà titolare in Conference (così ha fatto intuire Sarri). Milinkovic fuori perché ha sempre giocato a tempo pieno e la Lazio non può permettersi di perderlo. Sullo 0-1, con la possibilità di portare la Juve ai supplementari, Sarri ha tolto Cataldi, Luis Alberto e Romagnoli, pensando (come ha detto in conferenza stampa) al Verona.
Dubbi
Poi fate caso all’isteria che accompagna certi giudizi: se gioca sempre con gli stessi, sbaglia. Se mette le alternative, non sono all’altezza. Se fa un minimo di turnover e perde un obiettivo, perché certi giocatori devono vedere il campo, diventa una tragedia. Sono tesi inconciliabili nella stessa misura in cui la Lazio sostiene di investire sul futuro e attende il risultato immediato. Da una parte aumenta le pressioni Champions, dall’altra chiede di valorizzare i giovani. Contraddizione palese. Manca un vice Immobile da un anno e la società non è intervenuta a gennaio per tappare la falla. Cancellieri era titolare a Rotterdam, sbagliando un gol fatto, quando la Lazio ha consegnato la qualificazione al Feyenoord. Marcos Antonio era stato scelto “quando c’erano idee diverse” ha virgolettato Sarri. Alludeva all’acquisto (mai chiuso) di Ilic e a una composizione differente del centrocampo. Oggi il brasiliano non può sostenere compiti di regia e di interdizione tra Milinkovic e Luis Alberto. Alla resa dei conti, se si sommano gli errori di valutazione e di mercato, è più complicato sostenere il turnover e giocare tre volte a settimana con un allenatore di nome Sarri.