Poi la mia polemica sta nel fatto che la vox pouli, come ha scritto Darienzo, è che si butti a sacco di patate prima che la palla venga calciata, chi calcia al momento dei due fotogrammi ha già deciso dove metterla, non perché abbia dedotto dove si butterà Straky, il tiro era forte così come è chiaro da come lo carica con la gamba molto slanciata.
Chi ha già deciso dove metterla, anziché giocare di seconda intenzione sui movimenti dell'estremo difensore, calcia più forte e angolato.
Quel tipo di tiro, scagliato al centro della porta rischiando il meno possibile, è la scelta che si effettua quando il portiere è già per terra.
Nella fattispecie non perché sia stato spiazzato, ma perché si è fatto fuori da solo buttandosi - e lasciando intuire il movimento - con troppo anticipo.
Oltretutto con un'estensione e una spinta minime, che non gli permettono di coprire efficacemente neppure il lato "battezzato" così frettolosamente.
Nessuno pretende doti da pararigori, peraltro statisticamente poco diffuse.
Ci si domanda solo perché un errore così evidente e ripetuto - e facilmente emendabile col lavoro sulla parte tecnica, questo il punto - non venga affrontato nelle opportune sedi, configurando manchevolezze evitabili nella gestione del giocatore e della sua crescita.
Se poi un portiere sin lì di buon rendimento entra in un periodo difficile, nel quale ripete puntualmente gli stessi errori partita dopo partita, ovvio che chi lo valuta riproponga le medesime osservazioni: per mera presa d'atto della realtà e magari per legittima preoccupazione nel veder deperire un profilo tecnico interessante.
Non certo per preconizzare un intervento sul mercato fra i pali, sconsigliato dal budget disponibile, dall'urgenza di rinforzi in altre zone del campo e dal rapporto qualità/prezzo delle teoriche alternative.
Per buona parte della stagione abbiamo potuto contare su un estremo difensore da punti, ma soprattutto affidabile; da troppe partite a questa parte, quindi non in maniera episodica, siamo esposti a uno-due errori gravi a partita che potrebbero costarci cari.
Senza contare che quello relativo ai rigori non è l'unico limite tecnico emerso negli ultimi tempi.
Sul gioco di piedi non ho mai colpevolizzato più di tanto Strakosha perché lo ritenevo un problema di squadra: e lo switch dai retropassaggi a capocchia di Bastos ai piedi di Luiz Felipe lo ha tamponato in gran parte, dandomi sostanzialmente ragione.
Difficile attribuire al reparto o a logiche d'insieme la scarsa propensione a uscire e le respinte troppo spesso indirizzate al centro anziché verso l'esterno, come impongono i fondamentali del ruolo.
Lì emerge, ancora una volta, una lacuna nella preparazione, trattandosi anche qui non di doti innate ma di competenze acquisibili tramite il lavoro.
Come emerge un'insicurezza di fondo prima non rilevabile in un giocatore ampiamente sopra la media per maturità e solidità psicologica, confermate anche dal soprannome ("il nonno") attribuitogli nelle giovanili.
E che personalmente spiego come una lacuna nelle metodologie di lavoro: ottime nel preparare il debutto; assai meno efficaci nel consolidamento tecnico e mentale dopo di esso, passaggio fondamentale per chi deve costruire il giocatore e magari rivenderlo con relativa plusvalenza.
Nulla, comunque, che esuli dalla semplice analisi tecnica, quindi una componente ovvia in uno spazio di discussione e altrettanto ovviamente esposta ad analisi e controdeduzioni altrui.
Nonché indice di considerazione nei confronti di Strakosha o chi per esso, delle sue qualità e dei suoi margini di miglioramento, dato che a chi si ritiene una pippa conclamata o irrimediabile non si dedicherebbero riflessioni approfondite.
Su bersagli, persecuzioni e co. non spreco parole, non avendo senso farlo sul nulla.
Magari mi stupisce che a evocarle sia un orger del livello di giamma: ma nessun problema, sono cose che capitano.