Autore Topic: La rivoluzione Bielsista  (Letto 658 volte)

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La rivoluzione Bielsista
« : Sabato 25 Giugno 2016, 08:48:11 »
Corriere dello Sport



La rivoluzione Bielsista
 
Roma - Tutto decide e tutto dispone, il Loco Bielsa. Cambiare si può, cambiare si deve con lui a capo della rivoluzione. Lo sconvolgimento bielsista è un sovvertimento. L’argentino, in fondo, non ha chiesto nulla di stravagante a Lotito, tranne che il potere. Niente di lussuoso e pacchiano. Non c’è nessun cavallo da trasportare dal suo ranch argentino a Formello, non ci sono vasche idromassaggio da installare, niente autista personale né altre boriosità mondane. Il pagamento in dollari, questo sì. La sala con maxi-schermo è già esistente e disponibile a Formello. Marcelo Bielsa alla Lazio ha chiesto 3-4 giocatori: un titolare accanto a De Vrij, una riserva dei titolarissimi (da rintracciare in base alle cessioni), un nuovo Candreva (se andrà via così come sarà) e un nuovo centravanti. Gli attaccanti saranno due se saluterà anche Djordjevic. Nel dettaglio Bielsa ha chiesto poteri di mercato, moltissima privacy tattica, alcune modifiche ai campi e regole ferree. Ha 60 anni e un appeal fantastico. E’ abituato a lavorare così da sempre, non cambierà di certo ora, non lo cambierà di certo Lotito. Per lui il campo e la panchina non sono palcoscenici. Sono luoghi sacri, di lavoro. La rivoluzione bielsista è iniziata, ecco cosa cambierà.


Il mercato: Indica lui acquisti e cessioni

Carta bianca, si dice. Carta canta: i poteri di Bielsa non si limitano al campo, sono amplissimi, toccano ogni settore. Il cambiamento è epocale per l’era Lotito. Il Loco, in primis, ha l’ultima parola sul mercato. E’ in grado ed è nelle condizioni di scegliere chi acquistare e chi cedere. Il diesse Tare mantiene autonomia lavorativa e di scouting, ha saputo centrare anche colpi di livello, ma non sono più previsti acquisti a scatola chiusa. A Bielsa le sorprese non piacciono. E’ abituato a lavorare così. In questo è una garanzia per i tifosi, da 12 anni appesi ai soliti condizionali, a certe scommesse ardite, a finestre di mercato poco riparatorie. Bielsa è una garanzia di esecuzione, non soltanto di azione. Ha chiesto acquisti rapidi, quantomeno quelli principali. In ritiro, ad Auronzo, non ha intenzione di perdere tempo. Le lezioni tattiche inizieranno subito, saranno lunghe, approfondite. Mancheranno i nazionali impegnati all’Europeo, dovrà esserci Felipe Anderson (verso il no la partecipazione alle Olimpiadi), dovranno esserci almeno due acquisti: il nuovo stopper e almeno un attaccante.

Il lavoro: Allenamenti chiusi e teli oscuranti
Non si fa spiare. I campi di Formello, quelli più esposti alle sbirciatine, saranno “oscurati”, saranno posti dei teli per blindarli. Il tecnico avrebbe chiesto protezioni anche ad Auronzo. Bielsa programma allenamenti a porte chiuse, durante la sua guida è sempre accaduto nei ritiri e durante la stagione. All’estero dicono che non digerisce molto le amichevoli. Bielsa non vuole nessuno a bordocampo, lavora solo con la squadra. Non è una leggenda. Il Loco, a Marsiglia, s’è fatto consegnare le chiavi del centro sportivo “La Commanderie” per poterci entrare a qualsiasi ora. Per quanto sia sempre presente la vigilanza, ha chiesto anche le chiavi di Formello. A Rosario, da allenatore del Newell’s Old Boys, si fece aiutare dalla sorella (un architetto) per ricostruire il quartier generale. A Bilbao sfiorò lo scontro con i dirigenti dell’Atletico. Il Loco considerava prioritari gli interventi per il rinnovamento del centro sportivo anziché quelli per il nuovo “San Mamés”. Dicono che abbia visionato la planimetria di Formello, non ci sono conferme. Lotito ha in mente la costruzione dell’Academy, non ha ancora ottenuto i permessi. Vallo a spiegare...

I viaggi: Analizza programmi e trasferte

Bielsa può fare e disfare, ma deve anche sposare i metodi di lavoro italiani, i ritmi. Per la prima volta nell’era Lotito, però, un allenatore può mettere bocca su tutto. I tecnici di appeal mondiale son fatti così. S’è detto di tutto e di più su di lui. S’è detto che il Loco ha chiesto poltrone vibro-massaggianti per la squadra. Si tratterebbe soltanto di una poltrona-relax da posizionare all’interno dell’area riservata agli spogliatoi. Bielsa, a Marsiglia e a Bilbao, era abituato a valutare ogni aspetto degli spostamenti, dei ritiri, dei viaggi, degli arrivi e delle partenze. In fin dei conti questo lo fanno tutti gli allenatori. E’ pur vero che Bielsa chiede esplicitamente di essere messo al corrente di tutto e se non è d’accordo si cambia. Solo il tempo aiuterà a conoscere meglio il Loco, le sue abitudini, i suoi metodi, le sue richieste. La società lavora per assecondarlo, per metterlo nelle condizioni ideali per agire. Lo ripetono tutti: è inutile affidarsi a Bielsa se non può essere esaudito. Lavorerebbe male e s’arrabbierebbe subito. In questo caso non le manderebbe a dire. Direbbe tutto direttamente, davanti al mondo.

I media: Conferenze e nessuna intervista

Dicono di Bielsa. Ma lui, faccia a faccia, non dice niente pur vantando una forbita dialettica e tanta cultura. Il Loco parlerà solo in conferenza stampa, principalmente alla vigilia delle partite e subito dopo, come da routine. E’ abituato così. Parlerà in spagnolo, sarà aiutato da un traduttore. Niente inglese o francese, lo faceva anche in Francia. Marcelo Bielsa non concede interviste singole da 20 anni. La motivazione ufficiale è questa: non vuole fare torti a nessuno. L’esperto cronista e il giovane cronista per lui sono sullo stesso livello. Sarà vero? Lo assicurano in Argentina. Un giorno, ad un giornalista tedesco, curioso di sapere perché lo chiamassero Loco (pazzo) pur essendo un termine differente dal suo apparire, Bielsa disse soltanto “me l’hanno dato a causa del mio carattere... E’ il sinonimo migliore presente sul dizionario...». Marcelo Bielsa, a Marsiglia, fece sostituire il traduttore perché pensava che sbagliasse per creargli problemi, non si fidava. Che fece? Pagò personalmente un signore cileno incontrato in un supermercato, diventò il suo nuovo traduttore.

Lo staff: Il corpo tecnico: 5 uomini
Sembrerà strano, assurdo, impossibile, ma lo assicurano tutti. Marcelo Bielsa non ha telefonino, i contatti per lui li tiene Diego Reyes, uno dei collaboratori che porterà a Roma. Un altro fedelissimo è Pablo Quiroga. In tutto i collaboratori saranno cinque, non si conoscono tutti i nomi. Bielsa e i suoi uomini comporranno il corpo tecnico. In Argentina lavorano così, senza distinzione tra vice e preparatori. Il Loco avrebbe chiesto a Frank Passi, allenatore del Marsiglia, di lavorare con lui in Italia. Passi ha detto no. Si conoscono dai tempi dell’Olympique, l’ex calciatore francese era collaboratore di Bielsa. Il Loco spesso ha scelto i collaboratori in modo stravagante. In passato ha nominato tra gli uomini di fiducia il titolare di un negozio di alimentari. Era un ragazzo, gli aveva scritto una lettera: «Vorrei lavorare con lei». Lo prese dopo avergli fatto frequentare un corso di formazione. A Roma troverà Adalberto Grigioni, storico preparatore dei portieri laziali. In organico ci saranno anche i preparatori atletici Bianchini e Fonte. Lotito ha contattato Andrea Nuti, ex preparatore dell’Inter (dedito al recupero infortunati). Per ora solo un sondaggio.

I giocatori: Assegna le stanze nei ritiri
Il Loco assegna le stanze in ritiro, se lo ritiene necessario cambia ruolo ai giocatori. Lavora con 22-23 uomini. La rivoluzione bielsista si conoscerà e sorprenderà. L’argentino non ha mai cambiato i metodi di lavoro. Si partirà da zero in campo, sin dal ritiro di Auronzo. Ecco perché sarà bene consegnargli nei tempi giusti un gruppo completo. Ci vuole tempo per abituarsi ai suoi allenamenti, per assimilare i suoi concetti. Bielsa, in campo, è abituato ad allenare guidando una di quelle macchine utilizzate per il recupero degli infortunati. Sale a bordo, fa installare una tabella luminosa e i giocatori devono seguirlo, devono applicare i dettami che indica. Bielsa fa lavorare la squadra con il pallone tra i piedi, i suoi allenamenti prevedono cambi di ritmo rapidi e corti, lo raccontano i giocatori che hanno conosciuto la sua cura. «Essere allenatore significa far sì che il mediano abbia l’istinto protettore del difensore e che quest’ultimo abbia il posizionamento tattico corretto del mediano», ha detto una volta il Loco. Atleticamente punta molto sul fondo, le fatiche si sentono. Nei finali di stagione a volte son state pagate a caro prezzo.

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