Autore Topic: Brexit poll  (Letto 48689 volte)

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ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #80 : Domenica 3 Luglio 2016, 23:34:11 »
ah, bene, tuttapposto, la massaia di Cwmbran sarà felice

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #81 : Domenica 3 Luglio 2016, 23:51:20 »
John Foot, preso da Internazionale



opinioni
La Brexit è la storia di una catastrofe annunciata
John Foot   
John Foot, storico

Una catastrofe o una “rivolta democratica contro l’establishment”? Un’ondata di razzismo o il grido disperato dei diseredati contro i potenti? Si possono dare molte interpretazioni della Brexit. Ma i fatti sono questi: il 23 giugno, nel Regno Unito, 17 milioni di persone hanno votato per uscire (leave) dall’Unione europea e 16 milioni hanno votato per restare (remain). Cos’è successo una settimana fa, e perché?

Per rispondere a queste domande, dobbiamo ripassare un po’ di storia. Il Regno Unito è entrato a far parte della Comunità economica europea (Cee) nel 1973 con l’Irlanda e la Danimarca. Nel 1975 (mentre erano al governo i laburisti) fu indetto un referendum dal quale emerse che il 67 per cento della popolazione era favorevole alla Cee. Nel 1983 il Partito laburista, che all’epoca era guidato da Michael Foot, scrisse nel suo programma che se avesse vinto le elezioni sarebbe uscito dalla Cee.

Perse malamente. E nella politica britannica la questione dell’Europa rimase controversa per i trent’anni successivi. Il Partito conservatore, che era stato il maggior sostenitore della Cee, cominciò ad assumere una posizione più euroscettica. Il Regno Unito si rifiutò di entrare nell’euro. Nel 1990, Margaret Thatcher fu deposta dal suo stesso partito a causa di un conflitto interno sull’Europa. Ma il dibattito continuava. Intanto i laburisti si stavano spostando su una posizione molto più filoeuropea. Ma pochissimi politici parlavano a favore dell’Europa e tendevano ad attribuire all’Ue la responsabilità di una serie di problemi.

Alla vigilia delle elezioni del 2015, Cameron ha promesso che, se avesse vinto, avrebbe indetto un referendum sulla permanenza nell’Ue

Negli anni duemila ha cominciato a farsi strada nel mondo politico l’United Kingdom independence party (Ukip). Prendeva voti soprattutto dai conservatori, ma anche dai laburisti, era (ed è) antimmigrazione, antiEuropa e antipolitica, ma all’inizio non è riuscito a conquistare molti seggi in parlamento. Alla vigilia delle elezioni del 2015, il Partito conservatore, guidato da David Cameron, ha promesso che, se avesse vinto, avrebbe indetto un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue. Era essenzialmente una strategia per evitare che i voti continuassero a defluire verso l’Ukip. E in un certo senso ha funzionato. I conservatori hanno vinto (inaspettatamente) a stretta maggioranza le elezioni e l’Ukip ha ottenuto quattro milioni di voti, ma un solo seggio in parlamento.

A quel punto, i tory dovevano mantenere la promessa. Cameron ha annunciato il referendum a febbraio del 2016. Il suo partito si è quasi subito diviso e molti membri del governo si sono dichiarati favorevoli all’uscita. Poco dopo, Boris Johnson – l’ex sindaco di Londra – ha detto che anche lui sarebbe stato favorevole all’uscita. I laburisti erano compatti a favore della permanenza nell’Unione, ma il loro leader Jeremy Corbyn era piuttosto tiepido nei confronti dell’Europa. La campagna è cominciata con una serie di avvertimenti da parte del fronte del remain: con la Brexit ci sarebbe stata una recessione, il costo dei mutui sarebbe salito, le tasse sarebbero aumentate, il tasso di disoccupazione sarebbe (di nuovo) cresciuto e così via. Molti esperti hanno parlato a favore della permanenza nell’Ue, ma quasi sempre in termini negativi.

La strategia del fronte del leave è stata diversa. Prima hanno detto una serie di bugie: che per l’Ue si spendevano 350 milioni di sterline alla settimana (cifra che non teneva conto dei soldi che tornavano indietro), denaro che poteva essere speso per il servizio sanitario nazionale e per altre necessità dei cittadini; che la Turchia stava per entrare nell’Unione (un’affermazione ridicola accompagnata da una foto che mirava a spaventare gli elettori); che il Regno Unito era arrivato al “punto di rottura” (anche questa accompagnata da una gigantesca foto di siriani in fuga). Le bugie hanno funzionato meglio delle sempre più disperate “suppliche” degli esperti.

Insomma, Donald Trump era arrivato nel Regno Unito. Non importava quello che si diceva, o se aveva una qualche base nella realtà: quello che contava era fare appello alle emozioni e al senso di identità. Era soprattutto un appello all’identità inglese, un invito a “riprendere il controllo (delle nostre frontiere)”. “Rivogliamo il nostro paese!”, dicevano. Ma chi doveva ridarcelo? Gli immigrati, naturalmente, i neri, i polacchi, i musulmani. Questi appelli alle emozioni sono stati molto più efficaci delle opinioni di avvocati, banchieri, economisti, di tutte le 96 università britanniche e di molti altri. Era un chiaro segno che stavamo entrando nel mondo del postfattuale. Il mondo di Trump. Il mondo di Boris.

Si è aperto un vaso di Pandora, e non sarà facile richiuderlo. È scoppiata una bomba nella politica britannica

Cameron ha sbagliato completamente tattica. Non ha avuto nulla da dire tranne che in negativo. Aveva sopravvalutato il potere del “progetto paura” (che si era già rivelato a dir poco insufficiente durante il referendum per l’indipendenza della Scozia del 2014). Inoltre, aveva indetto il referendum per giugno quando la maggior parte degli studenti (che probabilmente avrebbero votato per rimanere) era via. Senza contare che molti giovani erano stati eliminati dal registro degli elettori grazie alle riforme introdotte dai tory per vincere le prossime elezioni politiche. Mano a mano che il giorno del voto si avvicinava, i sondaggi hanno cominciato a cambiare. Quelli che volevano uscire erano in aumento.

E così è successo. Il 23 giugno c’è stata una partecipazione del 72 per cento. Diciassette milioni e mezzo di persone hanno votato per uscire, poco più di sedici milioni per restare. Che cosa è successo? A questo punto, è importante non essere dogmatici o semplicistici nel valutare il risultato. Non è stata una “rivolta” della classe operaia contro Westminster. A Londra, dove ci sono molti poveri e un’alta percentuale di immigrati, il 60 per cento delle persone ha votato per rimanere. Anche in Scozia, dove la classe operaia è numerosa, il 62 per cento ha scelto di restare nell’Ue. L’Irlanda del Nord non è molto ricca, eppure il 58 per cento dei votanti voleva rimanere. Molte grandi città hanno fatto la stessa scelta a larga maggioranza : il 61 per cento a Bristol, il 60 per cento a Manchester, il 58 per cento a Liverpool. In altre c’è stato un testa a testa, come a Birmingham (dove quelli che volevano uscire hanno vinto di stretta misura), o a Leeds (dove è successo l’opposto). Cardiff si è decisamente dichiarata favorevole a restare.

Disinformazione e propaganda

Quelli che volevano uscire hanno vinto grazie ai voti ottenuti fuori delle grandi città, in parte nelle (ex) zone operaie del Galles, del nord, del sudest, delle Midlands, ma anche nelle contee agricole. Non è vero che hanno vinto nelle zone a più alta immigrazione. A Londra la percentuale di immigrati è più alta che in qualsiasi altra zona del paese. Hanno vinto in regioni dove il tasso di immigrazione è relativamente basso. E non tutti quelli che hanno votato per uscire lo hanno fatto perché odiavano l’Ue. Sapevano molto poco di quello che fa l’Unione, grazie ad anni di disinformazione e di propaganda. A votare per uscire sono stati soprattutto gli anziani. E non è stato in nessun senso un voto contro l’establishment, questa è un’affermazione assurda. Il Daily Mail, il Sun, il Sunday Times, il Daily Telegraph (il giornale dell’establishment per eccellenza), il Daily Express e il Sunday Express erano tutti a favore dell’uscita.

E non tutti quelli che hanno votato per uscire sono razzisti, ma, come ha scritto di recente qualcuno, adesso i razzisti pensano che il 52 per cento della popolazione sia d’accordo con loro. Si è aperto un vaso di Pandora, e non sarà facile richiuderlo. È scoppiata una bomba nella politica britannica (e nel mondo, scusa mondo!), che è già costata il posto a David Cameron, e rischia di farlo perdere anche a Jeremy Corbyn.

Il Regno Unito è un posto più brutto, più diviso e più odioso di quanto non lo fosse prima del 23 giugno, e niente sarà mai più come prima. Ci saranno nuove frontiere: con l’Irlanda, probabilmente con la Scozia, e sicuramente con l’altro lato della Manica. Gli immigrati (o quelli che sembrano immigrati) si stanno già sentendo dire “tornatevene a casa, abbiamo votato per uscire”. E la situazione non può che peggiorare. Quando le promesse (le bugie) del fronte del leave non si avvereranno (stanno già dicendo di non averle mai fatte), si scatenerà l’inferno. Il Regno Unito diventerà un paese più conservatore, più isolato, più infelice in cui vivere e lavorare. È cominciata la disgregazione del Regno Unito.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #82 : Lunedì 4 Luglio 2016, 07:18:01 »
Lo storicoFoot s'è scordato le cavallette, le vacche magre, la pioggia di fuoco e la morte dei primogeniti maschi.
Specie quest'anno che c'è stata una grande moria delle vacche come voi ben sapete.(cit)


Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline franz_kappa

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Re:Brexit poll
« Risposta #83 : Lunedì 4 Luglio 2016, 10:43:15 »
Di questo non si caca sotto solo chi non cosce il significato di bail-in ed il peso specifico di Renzie. Altro che gnegne, oddioddio col brexit non ciabbiamoppiù l'Europa.
Tu come spiegheresti il bail-in a un bambino di 10 anni? In termini semplici ma non semplicistici, chiari ma non banali.
Attenzione: non mi attendo risposte tipo (il bail-in è la rovina dei risparmiatori et similia).
Esattamente: cosa significa e come funziona questo istituto giuridico?

Europa, bail-in e tutto il resto, se qualcuno non l'avesse capito, significa prendere i risparmi di generazioni di lavoratori e buttarli nei pozzi neri scavati dalle banche e dall'allegra finanza.
Ho qualche dubbio in merito. Diciamo che io l'ho capita diversamente. In che modo, materialmente, i risparmi dei poveri lavoratori finiscono nei pozzi neri, dal tuo punto di vista?
Buon viaggio, caro Piero.

Offline franz_kappa

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Re:Brexit poll
« Risposta #84 : Lunedì 4 Luglio 2016, 10:50:12 »
Esatto, Franz, non ne hai "contezza" ;) altrimenti sapresti che il rendimento dei titoli di stato inglesi e' sceso in picchiata raggiungendo ieri lo 0,9%, cioè il punto più basso degli ultimi 20 anni, diventando in pratica un solidissimo bene-rifugio. Cioè l'esatto contrario (diviso 50) di quello che è successo a quelli greci dopo il famoso  (e peloso) "salvataggio" dell'anno scorso, con i bond che hanno raggiunto un picco di rendimento mostruoso vicino al 50%.
Riguardo poi al fatto che S&P abbia tolto la tripla A al rating britannico proprio adesso, e cioè nel momento in cui i suoi titoli stanno andando a ruba, la dice lunga su cosa siano oggi le agenzie di rating.
In effetti ho commentato il tuo post impropriamente: non ero sufficientemente informato sul tema di specie. Ho dato un'occhio ai giornali di quei giorni. Trovo convincente, dal mio soggettivo punto di vista, un articolo del Sole-24 Ore del 25 giugno a firma di Vito Lops: il giornalista rilancia le opinioni degli analisti in merito ai movimenti dei rendimenti dei titoli di Stato inglesi, secondo i quali il sorprendente andamento rilevato all'indomani del referendum sarebbe riconducibile a motivazioni tecniche. In particolare, le attese del mercato di un cambio della politica monetaria del Regno (dis)Unito. Si arriva dunque a scrivere che il paradosso del rendimento del Gilt è "apparente".

Questa la ricostruzione del giornalista. Esatta, certa al 100%? Chi può dirlo... Mi rendo altresì conto che in alcune rappresentazioni della vicenda ogni elemento, indipendentemente dal suo intrinseco significato, può trasformarsi nella prova lampante che la scelta degli elettori inglesi - largamente inconsapevoli su cosa si sono espressi il 23 giugno - sia stata quella giusta. Anzi, la migliore possibile.
Buon viaggio, caro Piero.

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #85 : Lunedì 4 Luglio 2016, 13:28:42 »
la farsa prende corpo, Farage s'è cavato dalle balls, dopo Cameron. Frusta, prova a candidarti te per spiegargli il da farsi, che li vedo piuttosto in alto mare, poi critichiamo noi la Raggi...

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #86 : Lunedì 4 Luglio 2016, 13:48:37 »
Tu come spiegheresti il bail-in a un bambino di 10 anni?
Gli direi che se il suo papà avesse deciso di investire i suoi risparmi in azioni o obbligazioni in una banca che (incautamente) riteneva affidabile ma che poi è finita in crisi non per colpa del suo papà, ma per una gestione malaccorta o disonesta di chi l'ha diretta, se li vedrebbe sforbiciare forzosamente per salvarla.
In pratica pagherebbe di tasca propria gli errori o le masacalzonate altrui.
La stessa cosa avverrebbe qualora il suo papà, non fidandosi degli investimenti di cui sopra, lasciasse semplicemente sul suo conto corrente, o sul libretto di risparmio una somma superiore a centomila euro.
Insomma, una cosa strafiga di cui noi euristi-euroinomani&itelligenti, colti ed in grado di discernere astutissimamente il bene dal male dovremmo andare fieri.
Non come quella cosa (puah!) che si chiama bail-out e che dopo il brexit toccherà a quei cafoni dei bovari gallesi o a quelle decerebrate delle massaie di Cwmbran, che io gli leverei a schiaffoni il diritto di voto, gli leverei, pensampò!
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #87 : Lunedì 4 Luglio 2016, 14:07:15 »
la farsa prende corpo, Farage s'è cavato dalle balls, dopo Cameron. Frusta, prova a candidarti te per spiegargli il da farsi, che li vedo piuttosto in alto mare, poi critichiamo noi la Raggi...
Non so chi prenderà il posto di Farage e nemmeno mi interessa, io so solo che l’esito di questo referendum sicuramente potrà servire a scuotere la UE ed a farle sbattere il grugno almeno sulle più macroscopiche delle sue politiche fallimentari.
La GB rimane un paese democratico, un paese pieno di opportunità, ricco di una società multirazziale, multireligiosa e multiculturale.
Questo è lo spirito del Regno Unito, qualcosa che non si trova né a Parigi, né a Roma, né a Madrid.
E su questi punti il brexit non inciderà di una virgola, perché è qualcosa che fa parte della cultura britannica da sempre e che non è di importazione europea, altrimenti non si spiega come paesi come l’Italia e la Francia (per non parlare della mittleuropa -crucchi compresi- o delle ex dittature comuniste) non ne siano stati altrettanto positivamente contagiati.
Quei cafoni ignoranti dei sudditi di sua madama Elisabetta semplicemente hanno scelto di avere più controllo di quella democrazia (che sta tanto sul cuolo ai beppesevergnini ed ai robertisaviano), di quel multiculturalismo e di quelle opportunità che la rendono la vera (altro che la nazi(o)ne della culona!) punta di diamante d’Europa.
È il loro paese ed hanno deciso. Di sicuro non sono stati lí a lamentarsi: hanno agito.
Che sia per il meglio o no, lo vedremo nel tempo, io dico di si, tu di no, chi vivrà vedrà. Magari fra un annetto, confrontando il loro pil col nostro, il loro debito pubblico col nostro e via dicendo.
P.s.
E' che (mi ripeto  ;)) continuo un po' a stufarmi d'avé sempre ragione, eccheccazz!
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #88 : Lunedì 4 Luglio 2016, 14:58:19 »
MultiMultiMultitutto? a leggere certe corrispondenze non sembra...
In molti rivogliono indietro il loro Paese, ora vai a vedere chi ha ragione

Offline franz_kappa

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Re:Brexit poll
« Risposta #89 : Lunedì 4 Luglio 2016, 15:15:49 »
Gli direi che se il suo papà avesse deciso di investire i suoi risparmi in azioni o obbligazioni in una banca che (incautamente) riteneva affidabile ma che poi è finita in crisi non per colpa del suo papà, ma per una gestione malaccorta o disonesta di chi l'ha diretta, se li vedrebbe sforbiciare forzosamente per salvarla.
In pratica pagherebbe di tasca propria gli errori o le masacalzonate altrui.
La stessa cosa avverrebbe qualora il suo papà, non fidandosi degli investimenti di cui sopra, lasciasse semplicemente sul suo conto corrente, o sul libretto di risparmio una somma superiore a centomila euro.
Insomma, una cosa strafiga di cui noi euristi-euroinomani&itelligenti, colti ed in grado di discernere astutissimamente il bene dal male dovremmo andare fieri.
Non come quella cosa (puah!) che si chiama bail-out e che dopo il brexit toccherà a quei cafoni dei bovari gallesi o a quelle decerebrate delle massaie di Cwmbran, che io gli leverei a schiaffoni il diritto di voto, gli leverei, pensampò!
Mmm, leggo parecchia irresponsabilità in queste tue risposte, frammentarie e parziali. Un giovane organismo in formazione ha bisogno di tutte le informazioni necessarie per meglio comprendere la realtà, complessa, che si svolge attorno a lui.
Diciamo che la creatura, dopo la tua concione, avrebbe chiesto lumi anche a zio Franz. Che gli avrebbe detto quanto segue.

- l'azione è un pezzettino dell'azienda (e dunque anche della banca); l'obbligazione è un prestito che tu fai alla banca. Queste due cose si chiamano "strumenti di capitale" oppure sono equiparati agli strumenti di capitale. Ora zio ti spiega che significa: è come stare sulla stessa barca: la banca e i suoi azionisti/obbligazionisti. Se la banca affonda si va tutti a fondo. Ti pare una cosa brutta, a zio? Vero. Ma non sei obbligato mica a spendere i tuoi soldi per acquistare azioni od obbligazioni bancarie. Stai tranquillo, quindi. Se invece hai azioni e/o obbligazioni di una qualsiasi azienda devi sapere che sei soggetto a un rischio, più o meno elevato
- I soldi non si possono tenere nel materasso, non ha senso, è rischioso e rappresenta un danno per la collettività, visto che i soldi devono girare e chi ne ha di più li può prestare a chi ne ha di meno. Chiaramente non possiamo andare in giro a cercare chi prenda i nostri soldi in prestito o chi ce li presti se non ne abbiamo, quindi li affidiamo alla banca che li custodisce per conto nostro. Ma non li tiene fermi: li presta ad altre persone che non hanno soldi in eccedenza e ne hanno bisogno. Ma questi ultimi si devono impegnare a restituirli.
- i soldi in banca si possono tenere su una cosa che si chiama conto corrente, che vuol dire che tu hai i tuoi soldi in banca e li prendi quando vuoi. Ovviamente non tutti assieme, anche perché per trasportare decine di migliaia di euro ci vorrebbe una carriola
- se hai i soldi sul conto corrente di una banca (quindi non ti compri un pezzetto della banca e diventi azionista né le fai un prestito, ottenendo in cambio un'obbligazione) puoi contare su una PIENA tutela sino a un patrimonio di 100mila euro. Anche se la banca viene chiusa per sempre i soldi li riavrai indietro. Ma solo fino a 100mila euro. Sopra no: se la banca fallisce potresti anche non riavere l'eccedenza. Ma, in fondo, basta aprire più conti correnti, visto che la tutela è sul singolo conto corrente e non sulla singola persona.

Al che il bambino potrebbe domandare. "Zio Franz, io però ho sentito delle parole che non capisco... Bot, Btz, Ctz... Che roba è?"
La risposta: "Hai presente le obbligazioni, il prestito che tu fai alla banca? Ecco, il prestito può anche essere fatto allo Stato, che ti restituisce i soldi entro pochi mesi, entro un anno, entro cinque anni, entro dieci anni e avanti sino anche a 35 anni dopo. E' un prestito che presenta un certo, perché lo Stato può sempre fallire. Ma è molto più improbabile del fallimento di una banca".

Conclusione: il pargolo, dopo qualche riflessione, tornerebbe da papà Frusta e gli direbbe: "Papà, papà, mi hai raccontato delle cose non vere, zio Franz mi ha spiegato bene tutto! I nostri soldi non li possiamo rischiare, io voglio andare all'università da grande. Facciamo una bella cosa: abbiamo 300mila euro, giusto [caspita! la famiglia di Frusta sta messa bene...  ;)]? Allora ne mettiamo 100mila su un conto corrente, 100mila su un altro conto corrente e gli altri 100mila li prestiamo allo Stato che ci dà i Bot e i Btp. Così non rischiamo nulla e stiamo tranquilli".

Se arriva a comprenderlo un bambino di 10 anni confido che, prima o poi, anche gli adulti - al di là delle polemiche anti Ue - realizzeranno che con il bail-in non è cambiato sostanzialmente nulla per il risparmiatore italiano.
Una sola, cruciale, differenza col passato c'è, tuttavia: quello che prima era implicito all'atto di ogni investimento (se fosse fallito l'emittente - esito comunque assai improbabile nel mondo pre-Lehman, a pagare sarebbe stato 'Pantalone' ossia lo Stato ossia tutti i cittadini) è stato superato dalla direttiva Brrd, in vigore dal 1° gennaio di quest'anno e che contempla l'istituto giuridico del bail-in.

Il principio di fondo non può che essere condiviso: chi partecipa direttamente del rischio bancario sopporti le conseguenze degli eccessivi rischi assunti dai dirigenti delle società finanziarie. E i contribuenti incolpevoli e i correntisti accorti (ovvero sufficientemente prudenti e informati da non detenere più di 100mila euro su ogni singolo conto corrente o conto deposito) siano sgravati dall'onere di pagare per i fallimenti altrui.
Buon viaggio, caro Piero.

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #90 : Lunedì 4 Luglio 2016, 17:25:25 »
Da amici senesi ricevo e pubblico: c'è pure la sociologia della Brexit. Ne parlano accademici albionici.
http://www.lavoroculturale.org/pensieri-sociologia-della-brexit/

Offline DinoRaggio

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Re:Brexit poll
« Risposta #91 : Lunedì 4 Luglio 2016, 21:44:16 »
Dal 24 giugno sto seguento un po' il World Service della BBC. Ieri c'è stata una manifestazione dei Reimainers a Londra, ho ascoltato un po' di dichiarazioni dei manifestanti. Per quello che ho capito, nessuno si aspettava una vittoria del Leave, e ancor meno ne aveva valutato le conseguenze. Qualcuno è preoccupato dell'aumento dei casi di discriminazione verso gli stranieri, specialmente quelli provenienti dall'Europa Orientale, che dal 2004 in poi sono emigrati in maniera notevole verso il Regno Unito e l'Irlanda.

In verità, il Regno sembra abbastanza Disunito, e non solo perché Scozia e Irlanda del Nord hanno votato per rimanere. L'impressione è che il Paese sia spaccato, sia politicamente (come da tradizione), sia ideologicamente. Qualcuno adombra addirittura una deportazione degli stranieri tipo Terzo Reich anni '30. Sembra che il Regno sia piombato in una crisi d'identità, ed il vuoto di leadership dei partiti principali non aiuta di certo. Cameron ha giocato d'azzardo ed ha perso. Corbyn ha visto i ministri del suo governo ombra laburista dimettersi uno ad uno, ed è praticamente delegittimato. Farage si è dimesso dopo quella che ritiene una vittoria personale. Non va meglio nel partito conservatore, gli aspiranti successori a Cameron, Johnson e Gove si sono fatti da parte, intuendo che in questa fase è meglio defilarsi.

State discutendo giustamente di situazione economica, però credo che sia altrettanto interessante vedere come si svilupperà la situazione sociale e politica del Regno, non ultima quella dei tanti cittadini comunitari che abitano oltremanica.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #92 : Martedì 5 Luglio 2016, 00:50:36 »
...
No, caro Franz, il tuo lungo intervento potrà anche evocare gli osanna di chi in esso vede confortate le proprie convinzioni, ma altro non sembra che il discorso che -cicero pro domo sua- farebbe qualsiasi rassicurante banchiere mascherato da agnello.
Quindi, a meno che tu non sia un banchiere, di quello che hai scritto mi stupisco assai.
Lo stesso suggerimento di difendere gli euro eccedenti i centomila (inutile, fra l'altro, perché il legislatore comunitario potrebbe inopinatamente abbassare la soglia di prelievo, ad esempio a trentamila come è successo in Germania) depositandoli in piu' conti correnti, mal dissmula la tua stessa consapevolezza di quanto sia grassatrice questa norma nei confronti di chi, non avendo avuto voce alcuna sulle scelte di una banca, deve rischiare di pagarne le conseguenze per il solo fatto di averle affidato i propri risparmi.
Riguardo al "paga Pantalone" vi sarebbero parecchie eccezioni da sollevare, ad esempio riportando il pensiero di Visco sul finto salvataggio della Grecia servito in realtà a salvare il culo delle banche tedesche o francesi in cui la parte di Pantalone l'abbiamo fatta noi (all'inizio della crisi greca l'esposizione delle banche italiane verso quel paese ammontava a circa 1,9 miliardi mentre oggi l'esposizione dello Stato Italiano verso la Grecia è diventata di 40 miliardi) e mò che il culo da salvare è il nostro la parte di Pantalone la scarichiamo sui piccoli correntisti e risparmiatori.
Ah già che loro possono difendersi facendo piccoli mucchietti del loro (non poi così eccessivo) mucchio, o evitando di avventurarsi nell'acquisizione di azioni della stessa banca (come se fosse semplice ad esempio per un povero pensionato non farsi infinocchiare dal suo direttore "di fiducia", chiedere ai clienti di Banca Etruria) peccato però che ai clienti risulti impossibile conoscere lo stato di solvibilità della banca. Nè per le banche esiste l'obbligo di rendere nota la propria situazione patrimoniale e finanziaria, della pubblicazione del bilancio aziendale e degli esiti dei controlli periodici effettuati dall’Autorità vigilante.
Stecose al nipotino tocca dijele, però, eh zio Franz  ;)
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Offline chemist

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Re:Brexit poll
« Risposta #93 : Martedì 5 Luglio 2016, 02:42:59 »
Oggi hanno confermato che i (nostri amici) cittadini europei residenti in UK potranno rimanere e godere di tutti i diritti di cui hanno goduto fino ad ora. Addirittura Farage lo ha confermato prima di dimettersi.

Nessuno vuole rimanere con la candela in mano. Cameron, giustamente si e' dimesso visto che era un primo ministro per il remain,ma poi le facce della campagna per il leave (Johnson e Farage) stanno giocando a nascondino. Io tifo Theresa May. Gove ha una faccia da ca...

Nessuno aveva idea di come gestire l'uscita e quali complicazioni avrbbe comportato. Molti hanno votato come voto di protesta "contro i burocrati europei" ma perche' in fondo ci si aspettava una vittoria del remain.

Sono curiosodi vedere comeandra' a finire.

Offline Er Matador

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Re:Brexit poll
« Risposta #94 : Martedì 5 Luglio 2016, 06:35:58 »
Ho qualche dubbio in merito. Diciamo che io l'ho capita diversamente. In che modo, materialmente, i risparmi dei poveri lavoratori finiscono nei pozzi neri, dal tuo punto di vista?
Semplice, franz:

1) attingendo ai conti correnti - FINORA al di sopra dei 100.000 euro: ma basta una leggina dei loro camerieri, meglio noti come parlamentari, per aggirare anche quel limite - allo scopo di ripianare errori e illeciti altrui.
Come dire: io affido i miei risparmi a una persona che ritengo di mia fiducia.
L'interessato si fa prendere la mano al night, al casinò o giù di lì e, per evitare che gli arrivi il recupero crediti, attinge ai miei soldi senza che io possa obiettare alcunché.
La semplificazione è brutale, lo riconosco: se però si diradano le cortine fumogene con cui la finanza tenta di rendere indecifrabili i propri giochi di prestigio, rimangono appunto brutali logiche di base come quella descritta

2) Scaricando sui risparmiatori i propri errori e/o illeciti nell'acquisto di azioni o prodotti finanziari.
Esempio lampante quello della truffa Parmalat, che lasciò vari istituti di credito con parecchia carta straccia in pancia.
Ai dipendenti più a diretto contatto col pubblico vennero fornite precise istruzioni, dietro minaccia di licenziamento, per scaricare le perdite sui clienti più vulnerabili, anziani in primis.
Abusando della loro fiducia - se necessario anche quella maturata in un prolungato rapporto personale, il che aggiunge un ulteriore connotato di infamia - per "suggerire" in maniera difficilmente eludibile investimenti di cui era nota l'inconsistenza, anzi in funzione della loro inconsistenza.
Al di là delle implicazioni etiche di un simile e mirato sfruttamento di soggetti indifesi, prossime a quelle evocate dalla pedofilia, rimane il concetto di fondo: prendere soldi guadagnati col lavoro per riempire vuoti creati con logiche, diciamo così, un po' più volatili

Immagino la tua obiezione sul punto 2) : i clienti non sono stati formalmente costretti e potevano/dovevano informarsi sulla validità del prodotto.
Cosa che non hanno fatto, confermando l'analfabetismo dell'italiano medio - e anche medio-alto - in materia.
Sulla costrizione, credo che le possibilità di convincimento e manipolazione da parte di un soggetto preparato ad hoc - e ricattato in proprio - su un povero cristo siano facilmente intuibili.
Sul secondo argomento: i consulenti/piazzisti senza scrupoli in questione non devono forse il proprio posto di lavoro a quella tipologia di utenti, in assenza dei quali nessuno chiederebbe la loro intermediazione?
E questo li autorizza a truffarli, facendo ricadere la colpa su di loro se non sono riusciti a difendersi?
È un po' come dire: un paziente crepa in ospedale perché gli è stata somministrata una trasfusione di sangue del gruppo sbagliato, infetto, o addirittura bovino anziché umano?
Colpa sua, non ha e non ha usato le competenze per analizzare e verificare il contenuto delle sacche.
Attenzione perché, a legittimare certe logiche, si arriva a questo e altro.

Su una cosa ti do ragione: cambia relativamente poco rispetto al bail-out, poiché quest'ultimo viene effettuato con soldi pubblici.
Quindi, ancora una volta, i nostri.

Quanto ai titoli di Stato e alla permanenza dei risparmi su conti correnti inferiori ai 100.000 euro: come difendersi dai tassi d'interesse così bassi da non compensare neppure la perdita del potere di acquisto reale, se non addirittura negativi, e dalle spese di gestione cui si aggiunge spesso qualche nuova voce?
Anche lì, sia pure a un ritmo diverso, si verifica un'erosione della cifra iniziale: non rischiare nulla, almeno per l'uomo della strada, ha un significato diverso.
Senza contare un ulteriore, prevedibile sviluppo.
Ipotizziamo che la stragrande maggioranza dei risparmiatori segua il tuo consiglio: quanto impiegherebbe la legislazione vigente ad applicare qualche disposizione mirata, affinché banche & c. possano arraffare lì - non importa con quale motivazione di facciata - ciò che non riescono più a rastrellare con la sottoscrizione di investimenti maggiormente rischiosi?

Gira e rigira, il problema non sono i risparmiatori: sono banche e finanza.
La libertà scriteriatamente concessa loro da una classe politica ridotta a mera cinghia di trasmissione dei loro interessi.
E, naturalmente, l'uso ancor più scriteriato che ne hanno fatto.

Offline AlenBoksic

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Re:Brexit poll
« Risposta #95 : Martedì 5 Luglio 2016, 11:13:56 »
 Ma non sei obbligato mica a spendere i tuoi soldi per acquistare azioni od obbligazioni bancarie. Stai tranquillo, quindi. Se invece hai azioni e/o obbligazioni di una qualsiasi azienda devi sapere che sei soggetto a un rischio, più o meno elevato

Verità sacrosanta.
purtroppo è invalso nel sentire comune che l'investimento azionario sia una scommessa win-win,
in cui non esiste alcun tipo di rimessa, figuriamoci il veder svanire tutto il malloppo.
Al di là delle ruberie, dei soprusi e dei raggiri (che comunque ci son sempre nella vita, basta accendere la tv e mettere i canali di sola vendita) e su cui indagherà la magistratura, questa diffusissima mentalità va contrastata, e non lo si fa certo incolpando sempre e solo "le banche" come entità astratta.
Da notare poi che tutti quelli che criticano le banche sono possessori di C/C e di minimo una carta emessa da tali entità
 ::)
In ultimo si è creata - artificiosamente e demagogicamente - una contrapposizione tra il salvare le banche e il depredare i cittadini che - al netto delle ruberie sistemiche e delle speculazioni - non corrisponde alla realtà: si fossero lasciate fallire le banche le ricadute sui cittadini sarebbero state ben maggiori, come la crisi del '29 ha dimostrato in abundantiam.
Che poi gli aiuti e i salvataggi alle banche andassero legati ad altri provvedimenti è altro discorso, ma è un tema che i demagoghi abbaruffacervelli si guardano bene dall'affrontare

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Offline franz_kappa

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Re:Brexit poll
« Risposta #96 : Martedì 5 Luglio 2016, 13:33:46 »
In ultimo si è creata - artificiosamente e demagogicamente - una contrapposizione tra il salvare le banche e il depredare i cittadini che - al netto delle ruberie sistemiche e delle speculazioni - non corrisponde alla realtà: si fossero lasciate fallire le banche le ricadute sui cittadini sarebbero state ben maggiori, come la crisi del '29 ha dimostrato in abundantiam.
Che poi gli aiuti e i salvataggi alle banche andassero legati ad altri provvedimenti è altro discorso, ma è un tema che i demagoghi abbaruffacervelli si guardano bene dall'affrontare
Frusta e Matador meritano una risposta diretta e puntuale, ancora più articolata di quella che sta per seguire. Avrò bisogno di più tempo.
Una premessa, fondamentale: se c'è contrapposizione dialettica con entrambi vi prego di credermi che mi approccio alla questione da cittadino della Repubblica che ragiona con altri cittadini e, in seconda battuta, da operatore economico (nel senso di privato consumatore: non sono imprenditore) che opera in un sistema economico e finanziario integrato. Non prendo le parti di alcuno ma, pragmaticamente, propongo la mia visione su come si potrebbe raccontare - da cittadini accorti e consapevoli della complessità generale - la presente situazione. Mantenendo autonomia di giudizio e lucidità. Senza dunque aderire a schemi ideologici pre-definiti.

Ciò detto, due elementi a chiosa dell'intervento di AlenBoksic.
Lui dice assai bene e io sono del medesimo avviso: rilevo, da cittadino, la più retriva, ottusa e indegna demagogia nel racconto dell'attuale crisi finanziaria nata a fine 2007, sviluppatasi negli ultimi otto anni in diverse forme e ad oggi ancora presente.
Ci scandalizziamo tanto degli editoriali cerracchiani e delle punzecchiate di arzilli - bagatelle! - quando dovremmo effettuare un permanente sit in sotto ogni sede di ogni organo di informazione nazionale che pigramente e cinicamente sta seminando da mesi un assurdo panico tra le persone, rappresentando una realtà sostanzialmente falsa in quanto parziale, imprecisa e faziosa.

Alcuni fatti: nell'economia europea bancocentrica, con imprese che si alimentano quasi esclusivamente dal canale del credito, che eroga non meno del 70% (ma direi anche l'80%) delle risorse finanziarie all'economia, visto che gli imprenditori non investono soldi propri né li raccolgono sul mercato, ad esempio mediante emissioni obbligazionarie ad hoc, se non in minima parte, l'Italia vede le proprie imprese - una costellazione di milioni di piccole e micro imprese e poi molte medie aziende e infine poche grandi imprese e pochissime grandi imprese - ancor più dipendenti dal credito rispetto alla media europea.

Senza le banche le imprese muoiono. Questo vale in generale e in Italia in particolare. Allo stesso tempo, la crisi delle imprese è un problema per le banche in generale e per quelle italiane in particolare: queste ultime, dopo aver continuato a erogare prestiti anche negli anni della crisi (ossia sino al 2011), oggi si ritrovano schiacciate da una quantità colossale di crediti in sofferenza.

A proposito: ma cosa sono mai le sofferenze bancarie? Sono, viste da un punto di vista un po' immaginifico e semplicistico, un accordo tradito: io debitore prendo a prestito del denaro e mi impegno a restituirlo a un certo tasso. Poi però fallisco e non lo restituisco più. E quel denaro? Fatto 100 il prestito, la banca rientrerà di 50 o anche meno, dipende se vi sono garanzie o meno. Sti cazzi", diranno alcuni: problemi della banca. NO. Problemi del correntista che alla banca presta i suoi soldi. Più sono le sofferenze, più si erode il capitale, più i profitti della banca devono essere accantonati per rafforzare il capitale, meno soldi ci sono a disposizione per essere prestati. Ogni euro che finisce a patrimonio è un euro sottratto al credito. Ma se il patrimonio si erode per il cattivo credito (colpa delle banche che hanno prestato male e colpa delle imprese che non stanno sopravvivendo a una crisi epocale) le banche hanno meno capacità di fare nuovi prestiti. Il problema è collettivo, dunque.

La banca, semplificando molto, è come un fruttivendolo: acquista le mele (il denaro) ai mercati generali (raccolta wholesale) o dai singoli contadini (raccolta retail) e le vende (prestiti) ai consumatori, sia quelli professionali (crediti corporate) che alle massaie (crediti retail). La banca non crea il denaro, non usa suo denaro, né ha una disponibilità infinita: quando c'è la siccità e ai mercati generali o dai singoli contadini si trovano meno mele la banca ha meno mele da vendere. Ma la domanda di mele resta alta anche con la siccità, a maggior ragione perché scarseggiano altri mezzi di sostentamento e se prima a chiedere una dotazione giornaliera di approssimativi 100 kg erano 200 clienti che si contentavano di mezzo chilo a testa, con la siccità la domanda sale magari a 250 clienti che chiedono 750 grammi a testa. Quando c'è crisi, però, non ci sono più 100 kg di dotazione giornaliera ma magari 90 kg. Ergo, molti più chiedono molte più mele e molti non verranno soddisfatti (credit crunch).

E' una stupida favoletta? Un po' sì, ma in questa semplicistica rappresentazione c'è molto di vero.

Le banche sono la cinghia di trasmissione dell'economia e ciò vale soprattutto in Italia, dove le banche in preponderanza intermediano denaro e fanno molti meno profitti delle banche straniere con operazioni finanziarie, più o meno pericolosamente speculative (Deutsche Bank è piena di titoli tossici, per dire. Ma i mercati sembrano punire soprattutto le banche italiane. E' una guerra, con ogni evidenza. Peraltro incontrastabile sino a quando non verrà implementata l'Unione bancaria con la GARANZIA EUROPEA SUI DEPOSITI. Che, non a caso, è fortissimamente ostacolata dai tedeschi).

Le banche ci servono, dunque. anche se non ci piacciono. Dobbiamo imparare a usarle e a relazionarci con esse, dunque. Restando consapevoli di rischi e trappole, evidentemente. La legge non ammette ignoranza, giusto? Per la finanza vale lo stesso. Chi meno sa e ciononostante più si espone più rischia.
Ma senza la finanza non esiste modernità. Non esiste civiltà, mi viene da dire. La finanza globale è pericolosa? Per Dio, certo che sì! E' incontrollabile? Da molti punti di vista purtroppo sì. Opera per il benessere collettivo? Ovviamente no, visto che le aziende finanziarie non sono enti di beneficenza ma società profit oriented. E' una sorta di arma non convenzionale con cui i popoli combattono guerre non dichiarate? E' tristemente così, almeno in parte, basti vedere cosa accaduto nell'estate 2011: enormi quantità di capitali anglosassoni sono defluiti dall'Europa ed è esplosa la crisi del debito sovrano. Ma a dire il vero i grandi capitali, che si muovono in frazioni di secondo, non rispondono veramente a nessun potere Istituzionale di questo o quello Stato. E' un sovra-potere, se mi passate l'espressione.

Sono finito, inevitabilmente, sui massimi sistemi. Temo in maniera troppo destrutturata, semplificando e complicando. Chiedo venia.  :(
Torniamo alla replica di Alen Boksic. Che scrive, in maniera assai condivisibile, che si è creata - artificiosamente e demagogicamente - una assurda e falsa contrapposizione tra il salvare le banche e il depredare i cittadini che - al netto delle ruberie sistemiche e delle speculazioni - non corrisponde alla realtà.

La verità è che nessuno è stato depredato, in Italia.
Nella recente crisi finanziaria, tra il 2007 e il 2013, l'ammontare degli aiuti di Stato giunti a banche italiane in difficoltà è ammontato a 4,07 miliardi di euro. In gran parte prestiti, peraltro (Tremonti Bond e Monti Bond). La Germania, nello stesso intervallo, ha sborsato 247,46 miliardi per salvare le sue banche.
Dati ufficiali: http://24o.it/links/?uri=http://www.mef.gov.it/primo-piano/Infografica/Infografica_6_6.png&from=Aiuti+alle+banche%3A+nel+2007-2013+l%E2%80%99Italia+ha+versato++4+miliardi%2C+la+Germania+247

Immagino l'obiezione: ma le quattro banche finite in risoluzione a fine 2015? In quel caso si tratta di default 'pilotati', gestiti prima dell'entrata in vigore della direttiva bail in con l'obiettivo di proteggere i correntisti. Risultato: TUTTI i correntisti delle 4 banche non hanno perso 1 centesimo. Azionisti e obbligazionisti sono invece purtroppo incappati nelle conseguenze della risoluzione. Circa 11mila risparmiatori, i più esposti alle obbligazioni subordinate, hanno perso buona parte del proprio patrimonio.
Il Governo ha scelto, a mi avviso correttamente, di difendere 'i più' (correntisti, obbligazionisti non subordinati e migliaia di imprese affidate dalle 4 banche fallite, cui in caso di diversa gestione della crisi sarebbe stato imposto l'immediato rientro delle proprie esposizioni, con presumibili generalizzati fallimenti) e, purtroppo, di danneggiare 'i meno' (gli obbligazionisti subordinati). A quel punto, non era possibile difendere tutti.

Per inciso: se la Commissione Ue non si fosse messa di traverso - adducendo motivazione discutibili - le 4 banche sarebbero state salvate grazie all'intervento attuato mediante la regia del Fondo interbancario di tutela dei depositi. L'operazione sarebbe stata a impatto sociale zero, interamente finanziata dal settore bancario senza un soldo uscito dalle casse pubbliche. Tramontata quell'ipotesi, alla fine si è adottata l'unica soluzione a quel punto possibile. Nel senso di meno dolorosa.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline Er Matador

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Re:Brexit poll
« Risposta #97 : Mercoledì 6 Luglio 2016, 08:03:18 »
Verità sacrosanta.
purtroppo è invalso nel sentire comune che l'investimento azionario sia una scommessa win-win,
in cui non esiste alcun tipo di rimessa, figuriamoci il veder svanire tutto il malloppo.
Al di là delle ruberie, dei soprusi e dei raggiri (che comunque ci son sempre nella vita, basta accendere la tv e mettere i canali di sola vendita) e su cui indagherà la magistratura, questa diffusissima mentalità va contrastata, e non lo si fa certo incolpando sempre e solo "le banche" come entità astratta.
Da notare poi che tutti quelli che criticano le banche sono possessori di C/C e di minimo una carta emessa da tali entità
 ::)
In ultimo si è creata - artificiosamente e demagogicamente - una contrapposizione tra il salvare le banche e il depredare i cittadini che - al netto delle ruberie sistemiche e delle speculazioni - non corrisponde alla realtà: si fossero lasciate fallire le banche le ricadute sui cittadini sarebbero state ben maggiori, come la crisi del '29 ha dimostrato in abundantiam.
Che poi gli aiuti e i salvataggi alle banche andassero legati ad altri provvedimenti è altro discorso, ma è un tema che i demagoghi abbaruffacervelli si guardano bene dall'affrontare
Inizio col rispondere a te perché franz ha annunciato un intervento più articolato, e mi sembra giusto dargli tempo e modo di concludere - per dirla in termini tennistici - il turno di servizio.
Tre cose non mi convincono:

1) la disinvoltura con cui si accantonano abusi e irregolarità.
A parte le implicazioni etiche, mi sembra gravemente inesatto trattare alla stregua di eccezioni marginali comportamenti che, alla prova dei fatti, costituiscono una struttura portante del sistema per come funziona attualmente

2) Che ci sia una diffusa ignoranza in materia di investimenti azionari e di finanza in generale, come ho già osservato, è indubbio.
Ma quanta di questa inadeguatezza dipende dalle strategie di disinformazione messe sistematicamente in atto dai consulenti più a diretto contatto col pubblico?
E quanti sottoscrittori conoscono realmente la componente azionaria od obbligazionaria degli investimenti a loro proposti, che i consulenti di cui sopra tendono spesso a minimizzare, mascherare o presentare con un profilo di rischio non corrispondente al vero?
Del vostro argomentare, al di là delle mille legittime divergenze di vedute, ciò che sconcerta è la supina, addirittura compiaciuta accettazione della logica in base alla quale, se si verifica una truffa o un abuso, la colpa è di chi non si è saputo difendere.
Per dimostrare come tali schemi stiano infettando in generale il rapporto consulente-acquirente, cito un ambito nel quale ho una competenza più specifica: quello dell'informatica.
Chi ha esperienze più risalenti in materia ricorderà come certi venditori - ma innanzitutto veri appassionati - degli anni '80 arrivassero a sconsigliare, contro i propri interessi, l'acquisto di componenti non adeguatamente testate, che il resto della piattaforma hardware/software non era in grado di valorizzare appieno, che comportavano una spesa inutile in rapporto alle esigenze del compratore.
Non si può pretendere un atteggiamento così "missionario" dai dipendenti di centri commerciali e Media Market assortiti: ma, finché al centro del settore e del relativo commercio dominavano i computer, la situazione era diversa da quella attuale.
Chi comprava non era uno Schumacher della situazione, ma aveva almeno ottenuto la patente prima di mettersi alla guida; chi vendeva cercava di mediare fra gli interessi del datore di lavoro e quelli del cliente.
In parole povere, c'era un equilibrio: infranto dall'orda di immigrati digitali, plagiati dal mito dell'informatica "facile" e sprovvisti della minima competenza, che con l'avvento di dispositivi mobili e social network - siano maledetti entrambi - hanno smesso di ignorare l'esistenza di Internet.
L'invasione ha scombussolato anche le strategie di mercato dei punti vendita, che si sono caricati di articoli "tossici" in quanto dotati di una configurazione hardware inadeguata, o resi obsoleti in tempi insostenibilmente rapidi dalla parossistica e forzata corsa al rialzo delle specifiche minime (processore, RAM ecc.).
La figura del commesso si è evoluta di conseguenza: a chi svolge tale attività non viene più fornita alcuna nozione tecnica, come chiunque potrà verificare con qualche domanda mirata.
Gli si insegna unicamente a soppesare la vulnerabilità del cliente per sfruttarla in maniera direttamente proporzionale, allo scopo di rifilargli fondi di magazzino rimasti sul groppone: prodotti altrimenti invendibili, che anche i ladri lascerebbero giacenti.
Considerando che tali logiche si stanno imponendo come standard un po' ovunque, trasformando l'interlocutore commerciale da figura almeno in parte protettiva a spietato piazzista, urge una domanda: davvero vogliamo vivere in una società e in un sistema del genere?
Davvero ci piace sguazzare in un darwinismo sociale ed economico da esperimenti sui topi?
Chi partecipa al dibattito in corso vanta forse una preparazione complessivamente superiore alla media.
Ma anche a ciascuno di noi capita prima o poi l'argomento - magari di primaria importanza come la salute - sul quale non siamo abbastanza informati, costringendoci a "stare sotto" nel gioco del piccolo risparmiatore.
Un'esperienza istruttiva, ma assai meno piacevole

3) Fra i rimedi illustrati contro il rischio di crac bancari, ne manca uno preventivo quanto determinante: controlli effettuati per tempo, e che impediscano ai singoli istituti di credito e alle rispettive situazioni contabili di "andare in peritonite".
Al contrario, ci siamo ritrovati le agenzie di rating assegnare triple "A" fino al giorno prima della bancarotta: che dipenda dall'incompetenza o dalla malafede, dovrebbe bastare per delegittimarne alla radice la credibilità, se non per portare alla loro chiusura.
Demagogia anche questa? O i veri demagoghi sono quanti raccontano che il sistema, tutto sommato, va bene così?

Offline AlenBoksic

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Re:Brexit poll
« Risposta #98 : Mercoledì 6 Luglio 2016, 09:43:27 »
Mi son spiegato male: non penso affatto il sistema vada bene così, anzi, per me la priorità è riformare il sistema, non a caso sottolineavo che nessuna enfasi viene messa su questo punto - che invece è quello basilare - mentre in continuazione si parla dei raggiri, ruberie, truffe che - per carità - ci sono e ci sono state, ma non solo il cuore del problema.
E quanto a questo punto non dico affatto che la colpa sia di chi non si sia saputo difendere, ci mancherebbe, se uno subisce una truffa  è un truffato,punto.
Dico però che nel "discorso pubblico" questo concetto è omnicomprensivo: se uno rimette è stato truffato.
Nella realtà non è affatto così, ma questo concetto non passa mai, predisponendo così il risparmiatore alla fregatura, sia essa indotta o meno.
I consulenti vendono, fanno il loro lavoro: tra essi c'è chi spinge e chi è più onesto, come in ogni professione d'altronde.
Quello che trovo incomprensibile è come - a 25 anni dalla truffa Mendella - ci siano ancora persone che investono tutti i propri averi in un singolo investimento.
Certo, agisce il meccanismo che te dici legato all'informatica, ma questo è anche un portato della complessità crescente del mondo: negli anni '70 se si fermava una macchina per strada quasi chiunque alzando il cofano della vettura era in grado non dico dico di aggiustarla ma di esperire qualche tentativo per farla ripartire. Adesso è tutto elettronico, se si ferma la macchina nessuno tenta neanche di aprire il cofano. E tutto questo accade in (quasi) ogni campo della vita quotidiana.
D'altronde anch'io uso il pc da 10 anni ogni giorno e non ci capisco nulla
 :D
Detto ciò il mondo è cambiato non solo nella complessità elettronica dell'uso quotidiano ma anche, tornando in argomento, nella mentalità del risparmiatore: se una volta esso era oculato in quanto tale, adesso lo vedo più predisposto a esser fregato, nel senso che ognuno pensa di essere perfettamente a conoscenza di dinamiche che invece ignora del tutto e, contemporaneamente, pensa che investendo i soldi si moltiplichino e basta.
Sicuramente su tale strada è spinto dal sistema che è ormai finanziario più che produttivo, ma certamente su tale strada scivola anche per conto proprio.
Voglio 11 Scaloni

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #99 : Mercoledì 6 Luglio 2016, 14:21:33 »
Sicuramente su tale strada è spinto dal sistema che è ormai finanziario più che produttivo, ma certamente su tale strada scivola anche per conto proprio.
Scivolerà anche per conto proprio ma se le agenzie di rating conferiscono la tripla A a chi fa il botto 24 ore dopo o se il presidente del consiglio si mette a fare la Vanna Marchi pochi giorni dopo l'entrata in vigore del bail-in http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-22/il-premier-mps-e-risanata-ora-investire-e-affare-073837.shtml al posto vostro qualche sospetto comincerei a farmelo venire.
P.s.
Comunque è da questo sistema il cui errore di fondo consiste nell'essere più finanziario che produttivo che è uscita la Gran Bretagna, non dimentichiamocelo.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.