Autore Topic: Brexit poll  (Letto 49755 volte)

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Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #20 : Venerdì 24 Giugno 2016, 09:37:33 »
Non succederà niente. Intanto il processo, qualora andasse in porto, dovrebbe durare due anni, ma soprattutto peche' (purtroppo) esistono anche in GB mille modi per annullare il risultato del referendum. ???
Resta l'esempio di un grande popolo, ripeto Grande Popolo, che dopo avere per primo in Europa speso "sangue sudore e lacrime" per combattere il nazismo, ha avuto il coraggio di fregarsene della grancassa mediatica, di un assassinio di stato, e dire no a questa nuova dittatura tedesca.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline chemist

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Re:Brexit poll
« Risposta #21 : Venerdì 24 Giugno 2016, 14:13:11 »
Potevano condurre in Europa, essere d'esempio. Invece la loro solita selfishness ed isolazionismo gli ha fatto lasciare l'EU.

Se non fossi in questo paese gli augurerei la peggior crisi. Siamo tornati indietro di 70 anni. Hai fatto bene a ricordare i sacrifici contro i nazisti. Ebbene li hanno vanificati. Mai lasciare queste decisioni alla ggente. Ha ragione 1000 volte Zapruder. Che la struttura del funzionamento dell'Europa dovesse esser piu' flessibile e' cosa nota, ma che si dovesse cambiare dall'interno era la cosa piu' ragionevole da fare, e lo stavano gia' facendo con Cameron.

L'unico raggio di speranza e' l'eta' di coloro che hanno votato Leave. La maggiorparte dei pensionati ed ultra 65enni, coloro ancora affezionati al British Empire e al Commonwealth.
Per fortuna la maggioranza degli under 40 ha votato largamente a favore dell'europa unita. La generazione Ryanair come spesso viene chiamata. Coloro che hanno viaggiato e abbracciato la cultura europea, coloro che non vogliono piu' la moquette dentro al cesso, che vogliono case con standard europei, che escono per andare in pizzeria o a mangiare la paella piuttosto che ubriacarsi al pub e mangiare un po' di verdure lessate insieme al pork pie. E' solo questione di tempo e la decisione sara' invertita. Se esistera' ancora un'Europa naturalmente.

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #22 : Venerdì 24 Giugno 2016, 15:03:47 »
"...mai lasciare queste decisioni alla ggente..."
Quindi il vero problema è la democrazia. Che tristezza.
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Offline franz_kappa

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Re:Brexit poll
« Risposta #23 : Venerdì 24 Giugno 2016, 15:16:12 »
"...mai lasciare queste decisioni alla ggente..."
Quindi il vero problema è la democrazia. Che tristezza.
Riflessione ambivalente, quella di chemist. Non la bollerei troppo frettolosamente.

Essa è contestabile e condivisibile allo stesso tempo.
Contestabile perché è proprio la carenza di un processo democratico, l'eccesso di burocrazia, il trionfo delle decisioni assunte da rappresentanti delegati dal popolo che hanno delegato altri loro rappresentanti che hanno delegato ulteriori rappresentanti ad aver reso il processo di integrazione europea un'incoerente processione di decisioni in ambito di politica estera, funzionamento dell'Unione, avvio di strategie condivise finalizzate a favorire la crescita, regolamentazione finanziaria non di rado incoerenti, talvolta nocive e spesso assurde. Decisioni che l'opinione pubblica ha faticato e fatica ad associare a uno o più individuabili decisori.

D'altronde è di tale solare evidenza da non richiedere alcuna necessità di spiegazione che il ricorso al voto popolare - unica soluzione accettabile e percorribile nei regimi democratici che hanno garantito all'Occidente libertà, prosperità e generale miglioramento delle condizioni di vita dei più a partire dal secondo dopoguerra - è strumento assai inadatto, essendo l'individuo medio e quindi anche l'elettore medio completamente incapace di assumere una decisione razionale e coerente su simili complesse questioni.

Quindi, con ogni evidenza, la democrazia è causa del problema (quando carente) ma anche soluzione (con la spiacevole conseguenza che talvolta la maggioranza degli elettori non assume la decisione migliore) allo stesso tempo.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline Ataru

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Re:Brexit poll
« Risposta #24 : Venerdì 24 Giugno 2016, 15:21:49 »
il problema grosso, secondo me, è che ancora nessuno, in albione, ha capito le conseguenze né del leave né del remain
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #25 : Venerdì 24 Giugno 2016, 15:34:16 »
Sto in vacanza e non ho con me il portatile, usare lo smartphone con un dito solo per me è una fatica :D non da poco, ci metto secoli a scrivere un rigo, la discussione e' piu' che interessante, la riprendero' appena tornato ca casa.
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Offline chemist

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Re:Brexit poll
« Risposta #26 : Venerdì 24 Giugno 2016, 16:10:14 »
"...mai lasciare queste decisioni alla ggente..."
Quindi il vero problema è la democrazia. Che tristezza.

E' stato eletto un parlamento apposta Frusta, che prenda decisioni del genere. Che cazzo c'entra la democrazia. Non si puo' chiedere ad un agricoltore del Galles di decidere su un argomento politico di portata enorme. E' come se tu chiedessi al tuo giardiniere di investire i tuoi soldi in azioni perche' in fondo sei il suo datore di lavoro.

Intanto io ho perso istantaneamente il 10% dei miei risparmi nei riguardi dell'euro. Vacanze salate quest'anno.

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #27 : Venerdì 24 Giugno 2016, 19:51:18 »
Mi dispiace per la perdita momentanea del tuo10% ma non è niente rispetto al disastro politico ed economico verso cui ci sta trascinando la dittatura della UE, solo in Italia dieci milioni di persone sotto il livello di povertà, per non parlare della Grecia.
Quel che più mi meraviglia quando parli degli agricoltori del Galles è che stai ripetendo lo stesso concetto di Monti e Napolitano, il primo piazzato lì dagli istituti finanziari ed il secondo in parlamento dal 53, la cui idea di democrazia è "organizziamoci in oligarchie che tanto il popolo bue non capisce un cazzo e non deve capire un cazzo"
Una vita intera a vivere di privilegi con le tasse pagate dalla ggente (agricoltori gallesi o ciociari non importa) ed ancora non imparano a rispettarla. A rispettare la decisione di un popolo, qualunque essa sia, dopo essersi riempita la bocca per anni con l'antifascismo e con la difesa della democrazia.
Si potesse tassare l'ipocrisia avremmo già estinto il debito pubblico.
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Re:Brexit poll
« Risposta #28 : Venerdì 24 Giugno 2016, 22:30:39 »
Ora, sono le 22, 25 circa, ti do una buona notizia: in questo momento la sterlina ironicamente è l'unico strong buy. Col tuo  -10% hai considerato solo il picco post brexit, mentre la sterlina non ha fatto che risalire tutta la giornata. Considerata la sopravvalutazione "euforica" di ieri possiamo dire che il valore si è praticamente normalizzato. Quindi stai sereno e buone vacanze. :D
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Offline chemist

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Re:Brexit poll
« Risposta #29 : Sabato 25 Giugno 2016, 01:25:38 »
Ma vedi Frusta, io non ho parlato di oligarchie, ho parlato di persone elette in parlamento. Fino a prova contraria noi eleggiamo un parlamento che deve poi esprimersi e legiferare. Tanto e' vero che in Italia il popolo puo' esprimere la propria volonta solo su questioni riguardanti l'uomo e la persona, ma non su trattati internazionali.

Per quanto riguarda l'economia e il mio 10%, lo avevo lasciato per ultimo, come uno sfogo. Infatti non credo che l'economia alla fine ne risenta piu' di tanto, visto che a tutti i paesi europei converra' fare accordi con l'inghilterra visto che e' unodei principali partner commerciali.
E' proprio per l'idea di Europa unita che mi da un fastidio tremendo. Un Europa che, con tutte le sue contraddizioni e burocrazia, ci ha permesso di vivere in pace per 70 anni. Che ci permetteva di trattare alla pari con US, Cina e Russia. Da adesso, la Gran Bretagna sara' uno stato satellite degli stati uniti e noi ci sfalderemo uno ad uno rimanendo senza alcun potere politico, economico e militare quando ci confronteremo con le tre entita' suddette. Che tristezza.

Offline DinoRaggio

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Re:Brexit poll
« Risposta #30 : Sabato 25 Giugno 2016, 08:06:29 »
Il sogno di un'Europa Unita è morto nel 2005, quando francesi e olandesi bocciarono la Costituzione unica. Da allora è solo un'Unione economica, nemmeno tanto unita e virtuosa. Più che a Bruxelles, ormai il timone della nave a 12 stelle è a Francoforte e Berlino.

Ho seguito saltuariamente le notizie del referendum, ma mi pare che questo risultato spacchi il Regno (non più così) Unito. Fra i giovani ha prevalso decisamente il "Remain", ma saranno loro a sentire (patire? godere?) di più le conseguenze del Brexit. I più anziani hanno votato per il "Leave", lasciando nei guai contemporaneamente gl'inglesi all'estero ed i comunitari in UK.

Si spacca anche il Regno, con Irlanda del Nord e Scozia favorevoli a rimanere nella UE, non molto in compagni di Inghilterra e Galles. Gl'irlandesi del Nord hanno la condizione speciale di poter prendere anche la cittadinanza irlandese (della Repubblica) e credo che molti opteranno per il doppio passaporto. Agli scozzesi non rimane che il "Leave" dal Regno Unito, con un altro referendum già annunciato.

Per le conseguenze, aspettiamo. Certo, è la prima volta che dopo un progressivo allargamento l'Unione perde uno Stato membro. Ma spero che a Bruxelles riflettano su quello che è diventata ormai l'Unione Europea, lontanissima dagl'ideali dei suoi creatori.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #31 : Sabato 25 Giugno 2016, 08:54:44 »
Caro chemist nell'ultima frase scritta da DinoRaggio c'è la risposta a tutti i tuoi rammarichi.
Io ho solo da aggiungere che la stragrande maggioranza della gente (con una sola g perché non sto parlando di popolo bue ma della somma di milioni di individui pensanti) vorrebbe la stessa Europa che vorresti tu, e non è contro quella che hanno votato gli inglesi, ma contro l' aberrazione di cui parla DinoRaggio. E che diventerebbe una aberrazione ancora più mostruosa se togliessimo dall'agricoltore gallese o ciociaro il diritto di votare.
Dire poi che debbano essere gli eletti in parlamento a decidere cosa sia meglio per la gente dopo che abbiamo un parlamento di nominati dalle segreterie e dopo che in due anni 235 di loro, cioe' un quarto degli eletti, hanno cambiato casacca passando per interessi personali da uno schieramento all'altro mi sembra una boutade.
Ma quel che mi meraviglia ancora di più e' che sono proprio i sinistri ciarlieri e salottieri (non pensarla allo stesso modo, per favore, chem) quelli che più si stizziscono per questa possibilità di voto concessa agli incompetenti. Proprio loro che chiedono che il diritto di voto venga esteso agli stranieri, proprio loro che hanno portato migliaia di cinesi (che, intervistati la La7, non spiccicavano una parola di italiano) a votare Sala alle primarie per non parlare delle file di zingari a quelle di Marino. Quindi la dicano giusta: è sacrosanto solo il voto che ci piace, gli altri tacciano.
Altro che tristezza: che pena bisogna dire.

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Zapruder

Re:Brexit poll
« Risposta #32 : Sabato 25 Giugno 2016, 10:13:17 »
L'eccesso di democrazia diretta è la negazione della democrazia stessa.

Non a caso i dittatori ricorrevano ai plebisciti, per legittimarsi. Scavalcando così la complessità dei poteri e dei relativi equilibri. 

Comunque il referendum non conta nulla, la panza non può fermare il progresso. Che è l'unica cosa che migliora i destini dell'umanità e induce a condividere il benessere, o per lo meno a farne colare un po' anche sugli strati sociali più bassi.

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #33 : Sabato 25 Giugno 2016, 10:37:12 »
Giusto per evitare che i luoghi comuni montino concetti vuoti manco fossero panna: esattamente in che consiste la distanza tra l'ideale dei fondatori (che poi saremmo noi, la Francia, la Germania e il Benelux) e l'attuale Unione Europea? No, perché a me sembra che l'una sia la conseguenza degli altri, io non vedo incoerenze e discontinuità, semmai posso vedere degli errori, tipo il frettoloso allargamento a est.
Da quello che si legge ovunque pare che si sia passati dallo Shangri-la all'inferno in terra...

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #34 : Sabato 25 Giugno 2016, 11:18:30 »
E aggiungo, sull'eccesso di democrazia: a una persona devi dare la possibilità di esprimersi, il progresso ci ha portato a questa grande conquista. Tutti possiamo votare. Ma ci sono materie sulle quali siamo in grado di decidere autonomamente e altre sulle quali decidiamo eleggendo dei rappresentanti capaci di operare con cognizione di causa. Nessuno si dovrebbe sognare di fare un referendum su materie estremamente complicate. L'adesione all'Unione europea, all'unione monetaria e ai trattati internazionali non è materia su cui si può decidere con un sì e con un no. Se interroghiamo la gran parte dei cittadini dell'Unione ne troviamo pochissimi in grado di comprendere il funzionamento reale delle istituzioni comunitarie. Quasi nessuno conosce il funzionamento dell'Unione dal punto di vista economico. Non si sa quali sono gli indirizzi di sviluppo, chi mette i soldi e chi li prende, in cosa si concretizza materialmente l'Unione e quali sono i vantaggi e gli svantaggi reali per un Paese che ne fa parte. I temi messi sul tavolo per la Brexit sono gli stessi che si agiterebbero da noi: immigrazione, paletti alla circolazione dei lavoratori anche all'interno dell'unione, particolarismi vari. Niente a che vedere con lo spirito dell'Unione. Poi si critica l'Europa che c'è, dimenticando che l'Europa che c'è rappresenta gli europei che la compongono, e mi pare di poter dire che lo faccia in modo perfetto.
Se chiamo un cittadino a pronunciarsi sul divorzio la domanda è semplice e la risposta è netta.
Già sul finanziamento pubblico ai partiti la domanda semplice comporta una risposta un po' più complessa.
Sulla permanenza di uno stato nell'Unione Europea, questione ben diversa, per esempio, dalla riunificazione delle due Germanie, in grado di fornire una risposta netta non c'è praticamente nessuno. E' una questione di enorme complessità, alla quale lavorano da decenni i governi dei più importanti paesi europei.
Il pescatore di Portsmouth e la bambinaia di Sheffield in base a cosa decidono? al babau degli immigrati, alle campagne del Sun, a quello che vellica la panza. Il vento di populismo è ovunque. Peschiamo tutti i giorni a piene mani notizie false che avvelenano il clima politico, spesso create ad arte.
In questa situazione mandare la gente al voto su una materia che può fare la differenza pesantemente sulla qualità della vita e della democrazia è da idioti.
Una democrazia che non difende se stessa, ma si lascia mortificare in base alle proprie stesse regole, è debole e a rischio estinzione.
Il parallelo col PD e l'assurdità delle primarie calza solo in parte ma può essere illuminante. Norme imperfette possono produrre, quando applicate ciecamente, la rovina di un Paese. Stiamoci attenti, anche quando lasciamo sovrapporre temi altissimi, come quello di una riforma costituzionale, alla merda e al sangue della politica. Accidenti a Renzi e a quando dice certe cazzate.

Offline Frusta

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Re:Brexit poll
« Risposta #35 : Sabato 25 Giugno 2016, 12:16:12 »
Quindi al referendum per il nucleare dovevano far votare i fisici o gli ingegberi nucleari, per l"aborto i ginecologi per il divorzio gli avvocati ed al prossimo i costituzionalisti.
Curioso poi l'accostamento fra le dittature che come alternativa al plebiscito generalmente propongono la forca e la libera scelta offerta agli inglesi dalla più antica democrazia d'Europa.
Avere sotto agli occhi il disastro di questo aborto di UE, non basta.
Ma lassamoperde, va'.
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Offline Er Matador

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Re:Brexit poll
« Risposta #36 : Sabato 25 Giugno 2016, 12:18:18 »
E' proprio per l'idea di Europa unita che mi da un fastidio tremendo. Un Europa che, con tutte le sue contraddizioni e burocrazia, ci ha permesso di vivere in pace per 70 anni. Che ci permetteva di trattare alla pari con US, Cina e Russia. Da adesso, la Gran Bretagna sara' uno stato satellite degli stati uniti e noi ci sfalderemo uno ad uno rimanendo senza alcun potere politico, economico e militare quando ci confronteremo con le tre entita' suddette. Che tristezza.
Troppa narrazione, chemist. Quella che descrivi è solo l’Europa come ce l’hanno raccontata.
L’Europa reale – a proposito di negoziati alla pari con le (super)potenze – è la Germania che tratta sul TTIP, svendendo l’agricoltura dei Paesi mediterranei per barattarla con interessi propri.
Del resto, l’unico modello noto di unità europea consiste nell’imperialismo di uno Stato ai danni degli altri: Napoleone e Hitler, per rimanere ai secoli più recenti.
La stessa UE non nasce dallo spirito di pace, dagli ideali dei padri fondatori o simili amenità, ma da un progetto della CIA per formalizzare il colonialismo americano sulla parte di Europa toccata agli yankees dopo la spartizione del Vecchio Continente.
Un termine di confronto interessante è l’Indonesia: come viene costituito il più popoloso Stato a maggioranza musulmana del pianeta?
Semplicemente prendendo le Indie Olandesi, che nulla avevano in comune se non la dominazione da parte del Paese dei tulipani, e trasformandole ipso facto in un’entità politica come se tanto bastasse per farne una Nazione: per i risultati, citofonare Timor Est.
L’UE spurga dalle stesse logiche, unendo a forza Stati il cui minimo comun denominatore si riduce all’occupazione americana, al fatto di essersi sparati addosso fino al giorno prima e – perlomeno nei confronti dei modelli politico-economici adottati in altri continenti – allo Stato sociale.
Riassumendo: il primo è un fattore di oppressione; il secondo un fattore di divisione; il terzo, unico argomento pertinente per l’unità europea, è il bersaglio contro il quale la dittatura finanziaria di Bruxelles si è scagliata con più mirata ferocia.
Infondata anche l’idea che all’Unione Sovietica atlantica si debbano i celeberrimi settant’anni di pace.
Che sono piuttosto l’esito di una sorta di stand-by in cui la Storia è stata ibernata dall’Equilibrio del Terrore, con la divisione del Vecchio Continente in due blocchi privi della minima radice storica: basta pensare alla nozione di Mitteleuropa per rendersene conto.
È un sistema che qualcosa ha dato fino al 1989, soprattutto se paragonato all’alternativa democratica e popolare d’Oltrecortina: e che, a partire da quella data, si sta riprendendo tutto con gli interessi.
Quanto basta perché l’UE, la NATO e la spazzatura di Yalta in genere venissero riconsegnate alla Storia il 10 novembre 1989.

Tornando al Brexit, una prima considerazione riguarda l’ennesima sconfitta di un certo giornalismo e della superficialità con cui utilizza exit poll e simili nel prevedere il risultato di una tornata elettorale.
Nell’aprile 1990 si tennero le prime libere elezioni nella DDR e in Nicaragua, entrambe reduci da regimi con una marcatissima connotazione di Sinistra.
I sondaggi rivelavano una forte tendenza conservatrice, che avrebbe di fatto confermato al potere per via democratica chi l’aveva detenuto con formule assai diverse.
Tanto bastò alla stampa con analogo orientamento ideologico per avventurarsi in tesi spericolate, sostenendo che quei regimi godevano in realtà del consenso popolare e che quindi il filone polemico nei loro confronti andava archiviato come mera propaganda.
Quando si aprirono le urne, lo scenario si ribaltò completamente: gli ex governanti vennero duramente puniti dalle preferenze elettorali, che consacrarono Lothar De Maizière premier – l’ultimo, avremmo saputo in seguito – della RDT e Violeta Chamorro a capo del Paese centroamericano.
L’imperdonabile errore di prospettiva dei media era evidente: in contesti di sistematico controllo e limitazione della libertà di espressione, le paure pregresse e non ancora svanite rendevano assai sconsigliabile rivelare simpatie antigovernative al primo intervistatore di passaggio.
In parole povere: bisognava fare la tara agli esiti dei sondaggi per desumerne qualcosa di attendibile in merito al voto reale.
Tale lezione vale anche nella dittatura mascherata meglio nota come democrazia.
Chi professa idee mainstream e politicamente corrette esibisce con orgoglio il proprio conformismo.
Chi tenta di pensarla diversamente è molto più restio ad esporsi, anche nel timore di conseguenze informali e indirette, ma non meno afflittive, sulla propria sfera personale.
Alla luce di queste considerazioni e dei relativi calcoli percentuali, non c’era via d’uscita: una maggioranza risicata del Remain nei sondaggi si sarebbe tradotta quasi certamente in un esito opposto al momento dello spoglio.
Avere pontificato su exit poll e simili da parte di troppi, sviluppando i ragionamenti a partire dalla sicura vittoria dell’opzione europeista, rimane un’intollerabile mancanza di professionalità.
Che dovrebbe preludere, in un mondo normale, alla creazione di nuovi posti di lavoro: i loro.

Più in generale, la sensazione è quella di un Paese al bivio non solo nella scelta europeista.
La propaganda eurofinanziaria si è impegnata nel dipingere l’Inghilterra del Brexit come un reprobo, un lebbroso da cui tutti starebbero fuggendo a gambe levate.
In realtà, le problematiche emerse con la tornata referendaria vantano implicazioni più complesse;


1) La Scozia e la sua minaccia di abbandonare il Regno Unito per rimanere sotto Bruxelles.
Che la questione relativa all’indipendenza dei “blu” non fosse affatto rimandata alla prossima generazione, come tronfiamente sentenziato dai guardiani del sepolcro dopo il referendum del 18 settembre 2014, lo si è capito in tempi abbastanza rapidi per un motivo: il carattere bilaterale della questione.
Da una parte si continuava a perseguire la formale emancipazione da Londra.
Dall’altra, non pochi sostenitori del Brexit auspicavano una sorta di politica delle due gambe: una per un calcio a Bruxelles ma l’altra per un calcio a Edinburgo, vista ormai come mero percettore di sussidi.
Tutto questo mentre a settentrione del Vallo si riscoprono una coté scandinava (per il Welfare State, ma anche per influssi culturali più radicati: nell’estremo Nord, fino a un paio di secoli fa, si parlava norreno) e una vocazione multipolare, dopo secoli di identità e politica monopolizzate dal rapporto con Londra

2) La Cina. Fra le tante minacce e intimidazioni, alle quali si è ridotta quasi esclusivamente la campagna per il Remain, una riguardava proprio i malumori di Pechino dopo la scelta della Gran Bretagna come sua testa di ponte economica verso l’UE: un progetto strategico destinato, secondo lorsignori, ad andare in fumo dopo il voto.
Basta un minimo di analisi razionale per comprendere l’infondatezza di simili timori indotti.
In primo luogo appare assai difficile che, passata la buriana, le reazioni al Brexit alterino i rapporti commerciali consolidati in precedenza.
Bisognerebbe ipotizzare Cina e UE che, per ripicca, puntano a penalizzare o escludere un soggetto col peso specifico del Regno Unito: uno scenario paragonabile per verosimiglianza – e per probabilità di successo – al blocco navale napoleonico, se non più prosaicamente al marito che se lo taglia per fare dispetto alla moglie.
In secondo luogo, il rapporto con la Cina avrebbe garantito nel breve una notevole rendita di posizione, ma con quali sviluppi?
All’interno delle logiche comunitarie, la Gran Bretagna si sarebbe ridotta a diventare per la Repubblica Popolare quello che la Germania è per gli Usa: un luogotenente, un kapò, uno sgherro, titolare di un ruolo tanto infame quanto servile.
Così, invece, Pechino tornerà comunque a bussare alla porta degli Inglesi, data la centralità che tale rapporto occupa nella sua visione strategica: ma troverà un interlocutore dotato di ben altra sovranità

3) Londra. Sì, anche la metropoli – e la City in particolare – non si riconosce nella scelta operata dalla maggioranza egli elettori: ma anche qui si va rapidamente oltre l’interpretazione, quasi favolistica nella sua banalità, di un Paese abbandonato persino dalla propria Capitale causa eurofobia.
La Città Libera di Londra – come può essere considerata sotto molti aspetti – rappresenta indubbiamente un hub della finanza globale e, sul piano della centralità internazionale, l’ultimo ridotto dell’Impero Britannico.
Ma tanto prestigio ha un prezzo, vale a dire la subordinazione dell’intera Inghilterra alle sue esigenze.
Si veda la politica monetaria, che ha imposto una sterlina stabilmente e artificialmente forte: ottima per l’economia finanziaria, assai meno per quella reale che fatica a rinunciare alle fluttuazioni della divisa ufficiale e ai periodi di deprezzamento, favorevoli ad esempio alle esportazioni.
Una situazione cronicizzata, al punto da rendere neppure peregrina l’ipotesi di una doppia valuta per soddisfare esigenze che altrimenti si escludono a vicenda


Devolution, che ha trasformato l’Inghilterra interna in una sorta di spazio vuoto nel contesto di autonomie sempre più ampie; equilibri fra Capitale e territorio; collocazione strutturale per le relazioni con l’estero.
Tutto punta nella stessa direzione: un sistema di rapporti interni ed esterni che, nella forma in cui è stato concepito fino ad oggi, è pesantemente invecchiato sino a diventare disfunzionale e anacronistico.
Con buona pace degli eurobastonati, questo non è il diagramma di una malattia e di una decomposizione, ma al contrario un certificato di buona salute: quella di un Paese che, soffrendo di problemi strutturali così gravi, li fa emergere con mezzi civili.
Che si prende i dovuti rischi per tentare almeno di affrontarli, uscendo per primo dai blocchi dell’immobilismo e della rivoluzione da bar.
E avviandosi su una strada non facile, foriera – come ipotizza giustamente cartesio – di un peggioramento a breve termine.
Ma è questo – e senza alternative – il percorso di una terapia, che debilita momentaneamente l’organismo per guarirlo.
A meno che non si preferisca, come i traditori abusivamente alla guida di Italia e Grecia, nascondersi dietro l’illusoria sopravvivenza a tempo indeterminato dello status quo, mentre il male continua a scavare nel profondo e a disgregare irreversibilmente il Paese.
Qualunque cosa si pensi degli Inglesi e del Brexit, oggi più che mai è doveroso riconoscere loro un merito: l’aver dimostrato ancora una volta di essere, comunque, innanzitutto e come pochi altri, un popolo.

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #37 : Sabato 25 Giugno 2016, 12:20:08 »
Ho specificato sul divorzio, leggi bene, Frusta.
Quanto al disastro UE, si attende risposta alla domanda di prima, ché gli slogan vanno di moda ma significano poco.
Mi pare che nell'Unione si viva meglio che nel resto del mondo, nessun posto escluso.

Offline Er Matador

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Re:Brexit poll
« Risposta #38 : Sabato 25 Giugno 2016, 12:20:41 »
Quindi al referendum per il nucleare dovevano far votare i fisici o gli ingegberi nucleari, per l"aborto i ginecologi per il divorzio gli avvocati ed al prossimo i costituzionalisti.
Curioso poi l'accostamento fra le dittature che come alternativa al plebiscito generalmente propongono la forca e la libera scelta offerta agli inglesi dalla più antica democrazia d'Europa.
Avere sotto agli occhi il disastro di questo aborto di UE, non basta.
Ma lassamoperde, va'.

Ti dirò di più.
I contadini, dopo mezz'ora, si erano già resi conto che con l'Euro tutto costava il doppio.
Gli espertoni da salotto, a partire dagli economisti, continuano a magnificare la moneta unica a dispetto di tutto.
Viene casomai da chiedersi se il voto dei primi, persone limitate ma concrete, debba essere vanificato da gente priva di contatto con la realtà.

ThomasDoll

Re:Brexit poll
« Risposta #39 : Sabato 25 Giugno 2016, 12:31:54 »
Con l'Euro costava tutto il doppio per colpa dell'Euro o di chi aveva approfittato della situazione, raddoppiando i prezzi deliberatamente, approfittando per cambiare semplicemente simbolo?
E questo è accaduto in Italia, dove il cambio ha agevolato la situazione, all'estero ciascuno avrà agito come più gli conveniva.
Torniamo al discorso di prima: non c'è Europa senza europei, quello che siamo si proietta nelle cose che facciamo, che finiscono per rispecchiarci.
Senza considerare che molti di quelli che si lamentano dell'Euro, come dell'immigrazione, sono proprio quelli che ne beneficiano di più: commercianti, caporali, imprenditori del nordest in testa.
Il problema dell'Europa è l'assenza dell'ideale comune, ed è un problema di maturità delle popolazioni europee, che non hanno mai abbandonato nessuno dei loro particolarsimi, sia in senso nazionale che all'interno della realtà nazionale, questo almeno per quello che riguarda noi.