Autore Topic: Kosovo, la base dell’Isis in Europa con i soldi dell’Arabia Saudita  (Letto 2133 volte)

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Offline AlenBoksic

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Il Kosovo è diventato il principale centro di reclutamento in Europa per l’Isis, e in generale per l’islam radicale, promosso dai finanziamenti inviati dall’Arabia Saudita. Lo conferma un’inchiesta pubblicata ieri dal New York Times, a cui bisogna aggiungere le preoccupazioni degli operativi della sicurezza in Europa, che da tempo si lamentano per la mancanza di accesso e collaborazione con le autorità locali nella lotta al terrorismo. «Il Kosovo - dicono - è diventato un buco nero. Spesso non possiamo averlo nemmeno al tavolo delle nostre riunioni, in parte per l’opposizione che viene dalla Serbia». 
 
Questa è una storia molto dolorosa per gli americani, e per tutti i membri della Nato, perché nel 1999 furono proprio i bombardamenti dell’Alleanza Atlantica che consentirono al Kosovo di liberarsi dalla morsa di Belgrado. Subito dopo però i sauditi iniziarono ad infiltrare la regione, che da mezzo secolo era il bastione di una interpretazione tollerante dell’islam, per imporre al suo posto la visione estremista di wahhabismo e salafismo. 
 
Il risultato è che negli ultimi due anni la polizia locale ha individuato 314 kosovari che hanno aderito all’Isis, il numero più alto in Europa. Tra di loro ci sono almeno due terroristi che si sono fatti saltare in aria, 44 donne e 28 bambini. Gli investigatori hanno incriminato 67 persone, arrestato 14 imam e chiuso 19 organizzazioni islamiche che violavano la costituzione incitando i fedeli alla violenza. L’ultima condanna è stata comminata venerdì scorso, a 10 anni di prigione, contro Zekirja Qazimi, l’ex studente di una madrasa diventato agente del wahhabismo in Kosovo.
 
Il meccanismo rivelato dall’inchiesta del Times è molto preciso. 
Dal 1999 in poi l’Arabia ha cominciato ad inviare finanziamenti e uomini per sostituire la tradizionale scuola hanafita, dominante nella regione dall’epoca dell’Impero ottomano, con quella wahhabita. Milioni di euro, trasferiti attraverso organizzazioni caritatevoli come il Saudi Joint Relief Committee for Kosovo, al Haramain, e al Waqf al Islami, che in realtà servivano a diffondere estremismo e terrorismo. Prima in favore di al Qaeda, e poi dell’Isis. Il Kosovo ora ha 800 moschee, di cui 240 sono state costruite dopo la guerra, con i soldi dell’Arabia.
 
Questi centri promuovono la sharia, la jihad e il takfirismo, che autorizza l’uccisione dei musulmani eretici. Attaccano gli imam moderati e spingono i giovani studenti, come è successo con Albert Berisha, ad andare a combattere in Siria. Questo flusso ora sembra destinato ad aumentare, per le difficoltà che l’Isis sta incontrando nel Paese dove è nato e in Iraq: «Ci potranno cacciare da Raqqa - ha detto un suo portavoce - ma non ci sconfiggeranno». La strategia infatti è quella di espandersi in altri Paesi, come è già accaduto in Libia.
 
La presenza in Kosovo è particolarmente preoccupante per gli europei e per l’Italia, perché potrebbe diventare una base per organizzare attentati nel continente. Gli investigatori occidentali, infatti, denunciano non solo il traffico di esseri umani, ma pure quello di armi attraverso questa zona.
 
Il problema è anche politico. Il Kosovo funziona come uno stato, offrendo quindi agli estremisti le strutture di cui hanno bisogno, ma ufficialmente non lo è, e questo limita la cooperazione con le autorità degli altri Paesi. La Serbia poi, destinata ad entrare nell’Unione Europea, si oppone a riconoscerlo, e quindi impedisce anche la sua presenza alle riunioni degli operativi della sicurezza. Un impedimento tecnico, che rende ancora più minacciosa la presenza dell’Isis nel cuore dell’Europa. 
 
PAOLO MASTROLILLI
http://www.lastampa.it/2016/05/23/esteri/kosovo-la-base-dellisis-in-europa-con-i-soldi-dellarabia-saudita-QGcKTUqG9usNNu9HuTztiN/premium.html?
Voglio 11 Scaloni

CP 4.0

Re:Kosovo, la base dell’Isis in Europa con i soldi dell’Arabia Saudita
« Risposta #1 : Martedì 24 Maggio 2016, 11:10:08 »
lo stato che l'occidente fece carte false per far nascere.

Offline AlenBoksic

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Re:Kosovo, la base dell’Isis in Europa con i soldi dell’Arabia Saudita
« Risposta #2 : Martedì 24 Maggio 2016, 12:04:13 »
Magari fossero state solo carte false...

Militare morto a causa dell’uranio impoverito, condannato il ministero della Difesa

Salvatore Vacca, caporalmaggiore dell’Esercito, morì per leucemia l’8 settembre 1999 in una stanza dell’ospedale oncologico di Cagliari: aveva 23 anni ed è stata una delle prime vittime della cosiddetta Sindrome dei Balcani. Partito per una missione in Bosnia con la brigata “Sassari”, nel novembre 1998, tornò a casa malato il 12 aprile successivo. La fine è stata rapida.
 
I genitori, fin dal giorno dopo il decesso, si sono battuti per chiedere «giustizia», ipotizzando che la malattia fosse riconducibile al contatto, senza adeguata protezione, con proiettili all’uranio impoverito. Ne è nata una lunga vicenda giudiziaria alla quale, 17 anni dopo, la Corte d’appello civile di Roma potrebbe aver messo la parola fine con una sentenza che conferma la condanna in primo grado del ministero della Difesa - accusato di «condotta omissiva» per non aver protetto adeguatamente il militare - a risarcire la famiglia del soldato per oltre un milione e mezzo di euro. Somma che si aggiunge all’indennizzo, già ricevuto, di 650 mila euro (la distinzione netta tra risarcimenti e indennizzi è un altro dei «paletti» fissati dai giudici d’appello).
 
Secondo Domenico Leggiero, dell’Osservatorio Militare, dalle motivazioni di questa «sentenza storica» emergono «gravi inadempienze e la certezza assoluta del rapporto diretto di causa effetto tra l’esposizione all’uranio impoverito e le neoplasie che hanno portato alla morte 333 ragazzi ed oltre 3.600 malati». Vacca - scrivono i giudici, secondo quanto reso noto dall’Osservatorio - è stato esposto agli effetti dell’uranio impoverito senza «alcuna adeguata informazione sulla pericolosità e sulle precauzioni da adottare». La sentenza parla di «condotta omissiva di natura colposa dell’Amministrazione della Difesa», ma anche di «comportamento colposo dell’autorità militare per non avere pianificato e valutato bene gli elementi di rischio». E poi di «compatibilità tra il caso e i riferimenti provenienti dalla letteratura scientifica» e di «esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia».
 
Il caporalmaggiore di Nuxis (Carbonia-Iglesias) è stato impiegato per 150 giorni in Bosnia come pilota di mezzi cingolati e blindati. Nella sua attività Vacca ha trasportato munizioni sequestrate, materiale che, scrivono i magistrati, si sarebbe dovuto considerare «come ad alto rischio di inquinamento da sostanze tossiche sprigionate dall’esplosione dei proiettili» e i rischi «si devono reputare come totalmente non valutati e non ottemperati dal comando militare». Questa condotta omissiva, secondo i giudici, «configura una violazione di natura colposa delle prescrizioni imposte non solo dalle legge e dai regolamenti, ma anche dalle regole di comune prudenza».
 
Quella di Vacca, sottolinea Leggiero, è la 47/a sentenza di condanna ottenuta dal legale dell’Osservatorio Militare nei confronti del Ministero della Difesa: «è stato un crescendo di presa d’atto da parte della magistratura che oggi ha emesso questa sentenza unica in Europa che potrebbe chiudere definitivamente il caso uranio impoverito». C’è la «conferma della consapevolezza del ministero del pericolo a cui andavano incontro i militari in missione in quelle zone e sono sicuro - conclude il rappresentante dell’Osservatorio militare - che giovedì prossimo in audizione alla Commissione uranio il ministro della Difesa Roberta Pinotti terrà conto di questa decisione».

http://www.lastampa.it/2016/05/20/italia/cronache/militare-morto-a-causa-delluranio-impoverito-condannato-il-ministero-della-difesa-GZsBbectIEKQyAb5RVVXpL/pagina.html


Se gli effetti sui militari italiani presenti per qualche mese son questi è facile immaginare quali siano quelli sulle popolazioni che vivono e risiedono in zona.
 :-X
Voglio 11 Scaloni

Offline Frusta

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Re:Kosovo, la base dell’Isis in Europa con i soldi dell’Arabia Saudita
« Risposta #3 : Martedì 24 Maggio 2016, 20:56:14 »
Il Kosovo è diventato il principale centro di reclutamento in Europa per l’Isis, e in generale per l’islam radicale, promosso dai finanziamenti inviati dall’Arabia Saudita.
Ma và?  :o
Di questo passo fra una ventina si accorgeranno che mischiando l'acqua calda con quella fredda si ottiene l'acqua tiepida.
Dal 1999 in poi l’Arabia ha cominciato ad inviare finanziamenti e uomini per sostituire la tradizionale scuola hanafita, dominante nella regione dall’epoca dell’Impero ottomano, con quella wahhabita. Milioni di euro, trasferiti attraverso organizzazioni caritatevoli come il Saudi Joint Relief Committee for Kosovo, al Haramain, e al Waqf al Islami, che in realtà servivano a diffondere estremismo e terrorismo. Prima in favore di al Qaeda, e poi dell’Isis. Il Kosovo ora ha 800 moschee, di cui 240 sono state costruite dopo la guerra, con i soldi dell’Arabia.
Cioè quello che sta facendo in tutta Europa, solo che qui non c'è nessuna scuola hanafita da sostituire: l'indottrinamento è direttamente wahhabbita.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

borgorosso

Re:Kosovo, la base dell’Isis in Europa con i soldi dell’Arabia Saudita
« Risposta #4 : Martedì 24 Maggio 2016, 22:40:34 »
lo stato che l'occidente fece carte false per far nascere.

Davvero dei geni