www.corrieredellosport.itdi Marco Ercole
Il messaggio a Lotito: la Lazio deve consegnare il suo piano entro la fine dell’anno. Si tratta ROMA - Ancora qualche giorno e il progetto sarà presentato. Lotito continua a lavorare per lo stadio Flaminio, vuole farlo tornare la casa dei laziali. È l'obiettivo dichiarato del presidente biancoceleste, a patto però che vengano accettate le sue condizioni per farlo diventare un impianto adatto a una squadra di Serie A e secondo i requisiti minimi per le normative Uefa. La società conta di portare al Comune di Roma il proprio programma di ristrutturazione entro l'inizio della prossima settimana, al più tardi nei primi giorni del mese di dicembre.
Ultimatum
Oltre, infatti, non si può andare, perché da parte delle istituzioni cittadine è stata data come deadline la fine del 2022. In caso contrario, saranno presi in considerazione altri progetti destinati alla riqualificazione del complesso sportivo nel centro della Capitale costruito per le Olimpiadi del 1960 da Pier Luigi e Antonio Nervi, per renderlo fruibile e dargli di nuovo quella dignità attualmente nascosta dal degrado in cui versa. Una sorta di ultimatum che il Campidoglio ha dato a Lotito, che pur non avendo presentato un piano in via ufficiale ha già avuto vari contatti informali diretti e indiretti con l'amministrazione capitolina, con la quale sta cercando di trovare un'intesa per la copertura dello stadio e per l'ampliamento della capienza. Per il presidente biancoceleste non è sufficiente la proposta fatta dal Comune di far crescere a 38mila (dai 32mila attuali) il numero di posti a sedere: vorrebbe arrivare almeno a 45mila, in modo tale da poter eventualmente sfruttare l'impianto in futuro anche per ospitare finali di coppe europee. Inoltre, vorrebbe anche gli venissero affidate due zone attigue (tra cui il parcheggio adiacente che sfocia su piazza Ankara, dove ogni martedì si svolge il mercato municipale), che aiuterebbero nella costruzione di una struttura ampia e polifunzionale, attiva sette giorni su sette.
Trattativa
Insomma, servirà una vera e propria trattativa. Bisogna trovare un equilibrio tra le esigenze della Lazio e la tutela, per quanto possibile, dei diritti d'autore patrimoniali e morali sull'opera (che fino al 2049 restano alla famiglia Nervi), i quali presentano limiti ben delineati nelle 594 pagine del Piano di Conservazione presentato il 27 ottobre 2020 in Campidoglio, con l'avallo dell'allora sindaca Virginia Raggi e della Sovrintendenza. Una lunga serie di problematiche che fino a qualche mese fa sembravano un muro invalicabile, ma che oggi potrebbero essere aggirate grazie all'assist arrivato da Firenze in merito all'Artemio Franchi (pure quello realizzato dai Nervi e con gli stessi vincoli), per il quale a giugno è stato concesso un parere positivo alla ristrutturazione "ai fini conservativi" da parte del Ministero della Cultura. Una serie di indicazioni positive. Adesso non resta che presentare un progetto credibile anche per il Flaminio, prima che sia troppo tardi.
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