Autore Topic: Sono un coppiano pentito  (Letto 2194 volte)

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Offline giangoverni

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Sono un coppiano pentito
« : Giovedì 9 Settembre 2010, 23:05:45 »
Ebbene sì, lo confesso! Sono un coppiano pentito. Da bambino e poi da ragazzo mi ero fatto estasiare dal “Grande Airone”, dalle sue imprese mirabolanti ed anche dal culto del mito che dura tutt’ora. Da adulto mi misi a studiare il fenomeno Coppi, la sua vita privata travagliata e ‘scandalosa’ , la sua morte assurda e banale nello stesso tempo, intorno alla quale si costruirono le ipotesi più assurde (l’ultima è di qualche anno fa, quando un quotidiano parlò addirittura  di omicidio). Il frutto del mio lavoro furono un libro con il quale vinsi il Bancarella Sport nel 1995 e un paio di programmi televisivi di grande successo che contribuirono ad alimentare il mito di Fausto Coppi anche nelle nuove generazioni.
Gino Bartali per me era l’altra parte del binomio, il grande rivale mai domo, l’uomo di ferro che corre fino a 40 anni con grande dignità e con buoni risultati (per questo lo chiamavano l’Intramontabile) ma che poche volte riesce ad imporre la sua supremazia sul più giovane rivale. Sì, Bartali era anche l’atleta formidabile che vince due volte il Tour de France a distanza di dieci anni, la seconda volta riuscendo addirittura, con la sua eccezionale vittoria, a stemperare il clima di guerra civile che si respirava in Italia, nel luglio del 1948, dopo l’attentato a Togliatti. Ma Fausto non c’era e i rivali battuti si chiamavano Bobet e Robic. Bartali era il compagno di squadra leale che aveva portato per mano alla vittoria del Tour del 1949 il suo rivale il quale, dopo una caduta e tanti minuti persi, voleva tornarsene a casa. Sì, è vero che le cose erano andate così all’inizio di quel Tour ma noi coppiani vedevamo soltanto il nostro eroe che, al traguardo finale di Parigi, aveva finito per imporre ancora una volta la sua superiorità. E il ruolo di Bartali? Presto dimenticato.
La mia fede coppiana cominciò a vacillare quando conobbi di persona quel simpatico signore con i capelli tutti bianchi, dalla voce afona, sempre pronto a brontolare, a polemizzare (famoso il suo: gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare), a parlare e a raccontare le gesta sue, dei suoi avversari, negli anni d’oro del ciclismo.
Andai da lui perché volevo documentarmi su Coppi, sentire l’altra campana. Ma gli nascosi il vero scopo della mia visita. Bartali incominciò a parlare, ad aprire con grande generosità i “rubinetti” della sua memoria, ma improvvisamente si bloccò. “L’intervista è finita” disse alzandosi in piedi e togliendosi il microfono che gli avevamo appuntato sulla camicia,  “io non parlo più”. Di fronte al mio stupore si spiegò: “lei è venuto qui con la scusa di parlare di me ma in realtà a lei interessa soltanto Fausto”. Io mi schermii, negai con forza ma era vero. Ero andato a casa sua non per parlare di Bartali ma per sentire Bartali parlare di Coppi. E questo il vecchio leone non poteva digerirlo. Si mise seduto di nuovo, affranto e oramai arreso: “E’ una condanna… è una condanna….” diceva scuotendo la testa “ma io glie lo dissi quando lo vidi sul letto di morte nel suo doppiopetto blu: tu l’hai fatto apposta ad andartene via così presto, là dove non posso raggiungerti. L’hai fatto apposta per costringermi a parlare di te per il resto dei miei giorni”.
Come si fa a non amare un uomo così, soprattutto se si conoscono le sue azioni di uomo e non soltanto le imprese dello sportivo? Se si sa di quello che Gino fu capace di fare durante l’occupazione nazista. Delle sue corse in bicicletta fino ad Assisi, con la scusa dell’allenamento, per procurare documenti agli ebrei e agli antifascisti, che venivano falsificati dai frati e che poi lui portava al Cardinale Dalla Costa, che ebbe un ruolo molto importante nella Resistenza fiorentina. Venni poi a sapere che per questa sua attività fu arrestato dal famigerato maggiore Carità, noto torturatore al servizio dei nazisti, il quale voleva sentire da Gino il nome del Cardinale. Ma Gino resistette anche alla tortura e alle minacce di morte. Fu sua moglie Adriana, una ragazzina poco più che ventenne, a far vacillare il boia fascista. “Tu sei già passato alla storia per le tue efferatezze, ora vuoi passare alla storia anche per aver ucciso il più grande ciclista italiano!” Il boia vacillò di fronte alle parole di quella ragazzina: “vattene via” disse a Gino “tu sei il ciclista che questa Italia di merda si merita”.
La fede religiosa fu il faro della vita di Gino Bartali, un uomo che dava del tu a De Gasperi e al quale Papa Giovanni chiese di imparare ad andare in bicicletta. Un uomo che fece della fede la forza della sua vita ed anche delle sue grandi imprese sportive.
Quel giorno che andai a trovarlo, dopo una chiacchierata di diverse ore in cui non riuscimmo più a registrare perché avevamo finito le cassette, Gino mi congedò con una delle sue ‘perle’. Nella sua casa c’era una gigantografia della famosa foto in cui i due grandi rivali-amici si scambiano la borraccia. “Come andò”, gli chiesi. “Lei che ne pensa?” “Io vedo che Fausto ha il portaborraccia vuoto e quindi deduco che è lui a dare la borraccia e lei a prenderla. Gino mi guardò con aria ironica e con la sua vociaccia roca ammise: “Quella volta me l’avrà data lui ma chissà quante volte glie l’avrò data io”.
Qualche anno dopo Gino morì. Il giorno dopo il funerale incontrai il presidente del Coni Gianni Petrucci, di ritorno da Firenze. Mi raccontò che all’ospedale delle Molinette dove era morto Gino lui fu indirizzato verso una camera mortuaria. Nella bara c’era un fraticello scalzo. Petrucci pensò di avere sbagliato stanza, ma non era così. Gino Bartali, il grande Bartali, l’uomo di acciaio, si era fatto mettere nella bara come l’ultimo dei carmelitani scalzi.
Fu il racconto di Petrucci a convincermi definitivamente al grande passo: ero diventato un coppiano pentito.

                              Giancarlo Governi       

Offline carpelo

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #1 : Giovedì 9 Settembre 2010, 23:32:51 »
 :notworthy:

e sappiate che noi, fan di bugno e/o chiappucci, vi invidiamo

Offline lollapalooza

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #2 : Giovedì 9 Settembre 2010, 23:59:41 »
Semplicemente splendido.

Grazie.



Bill Kelso

Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #3 : Venerdì 10 Settembre 2010, 00:03:52 »
Da brividi.

Offline benvolio

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #4 : Venerdì 10 Settembre 2010, 00:07:56 »
Giangoverni di Bartali non conoscevo l'impegno civile durante la guerra, mentre sapevo della sua fede e della sua grandezza d'animo. Mio padre, anche lui coppiano, mi raccontava sempre di come Gino faceva fronte ai francesi piu' sciovinsti durante le tappe piu' infuocate scendendo di bici e brandendola in aria a scopo chiarificatore...:)
Della sua grandezza sportiva poi dicono le cronache...
In questi giorni tristi per la morte di Fignon, e' bello rievocare coloro che diedero lustro allo sport della fatica...L'aneddoto  di Gino davanti al feretro di Fausto, mi ha fatto venire in mente l'ultimo incontro fra Jacqot Anquetil e Raymond Poulidor (raccontato da Conti durante l'ultimo Tour de France): Poulidor si chino' commosso sul letto di Jacques Anquetil per carezzarlo e quest'ultimo con la sua ironia elegante, non doma neanche davanti alla morte, lo apostrofo' dolcemente e sorridendo "vedi Pou Pou, anche qui sei arrivato secondo.."
Grazie Giangoverni.

Offline Fraplaya

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #5 : Venerdì 10 Settembre 2010, 02:01:22 »
Pezzo bellissimo, davvero complimenti e grazie di cuore!!
Imho
"l'attacco fa vendere i biglietti, ma la difesa fa vincere le partite" (V.Lombardi)

Offline AlenBoksic

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #6 : Venerdì 10 Settembre 2010, 09:43:04 »
:notworthy: :notworthy: :notworthy:

Negli anni '90 (credo 1998) fu invitato ad una rievocazione dei suoi Tour vinti. Presentatosi in aereoporto alla richiesta di fornire i documenti rispose "ma quali documenti, io sono Bartali!"
Grandissimo Gino
Il presidente Ciampi diede la medaglia d'oro al merito civile a Bartali per aver protetto l'esistenza di almeno 800 ebrei.
Presto potrebber divventare un Giusto tra le Nazioni
http://www.fondazionebartali.it/index.php?option=com_content&view=article&id=113:gino-pedala-fra-i-giusti&catid=35:eventi&Itemid=54
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RobCouto

Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #7 : Venerdì 10 Settembre 2010, 13:39:35 »
Un Governi da spellarsi le mani.

Grazie.

jumpingjackflash

Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #8 : Venerdì 10 Settembre 2010, 14:53:26 »
Grazie Giancarlo, una bellissima storia. :)

Offline giangoverni

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #9 : Sabato 11 Settembre 2010, 12:41:31 »
:notworthy: :notworthy: :notworthy:

Negli anni '90 (credo 1998) fu invitato ad una rievocazione dei suoi Tour vinti. Presentatosi in aereoporto alla richiesta di fornire i documenti rispose "ma quali documenti, io sono Bartali!"
Grandissimo Gino
Il presidente Ciampi diede la medaglia d'oro al merito civile a Bartali per aver protetto l'esistenza di almeno 800 ebrei.
Presto potrebber divventare un Giusto tra le Nazioni
http://www.fondazionebartali.it/index.php?option=com_content&view=article&id=113:gino-pedala-fra-i-giusti&catid=35:eventi&Itemid=54

Mi meraviglio che ancora non sia stato proclamato "giusto tra le nazioni". Mi meraviglio pure che la Chiesa cattolica non lo abbia mai preso in considerazione per una beatificazione.

Offline giamma

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #10 : Sabato 11 Settembre 2010, 16:44:57 »
 :wav:
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline chemist

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #11 : Sabato 11 Settembre 2010, 21:52:46 »
Bellissimo pezzo Giancarlo, complimenti.

schwitters

Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #12 : Domenica 12 Settembre 2010, 10:25:07 »
Ginettaccio santo subito.

Offline AlenBoksic

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #13 : Mercoledì 29 Dicembre 2010, 10:19:24 »
"Bartali. Così il campione salvava gli ebrei"

di L. Coen

È il 10 agosto 1944. Firenze sta per essere liberata dagli Alleati. I nazisti lasciano la linea dei Lungarni per attestarsi lungo i viali della Circonvallazione. Fanno saltare il ponte del Romito e il Ponte Rosso che resta tuttavia in piedi. All´alba del giorno dopo il Cln ordina l´attacco. Sono le 6 e 10. Alle 6 e 45 i sette rintocchi della "Martinella" di Palazzo Vecchio danno a tutta la città il segnale dell´insurrezione. Un quarto d´ora dopo il nuovo governo cittadino è già in funzione. La battaglia è feroce: la ritirata dei tedeschi è strategica, per compattare forze e fuoco. Gli alleati, intanto, si attestano a sud-est, dalle parti del quartiere di Gavinana, sulla sponda sinistra dell´Arno. In uno stabile di via Bandino, nascoste dentro uno scantinato, quattro persone vivono momenti di terrore. Temono l´irruzione da un momento all´altro dei repubblichini. O dei nazisti. Sono infatti ebrei. La famiglia Goldeberg. Profughi fiumani. All´improvviso, da fuori, arrivano grida entusiaste: «Stanno arrivando gli inglesi! Stanno arrivando gli inglesi!».
Giorgio Goldenberg, che ha dodici anni, piglia coraggio. Decide di uscir fuori. Vuole scoprire che sta succedendo. Rassicura i genitori, accarezza la sorellina. Poi, quatto quatto, sguscia in strada. Per andare a sbattere contro una colonna di militari britannici. Il destino certe volte è davvero misterioso. Perché si trattava di soldati della Brigata Ebraica: «Vidi uno di loro con la scritta Palestina e con la Stella di Davide cucita sulle spalle, mi avvicinai e mi misi a canticchiare la Hatikwa (l´inno del futuro stato di Israele, ndr.). Lui mi sentì e si rivolse a me in inglese. In quel momento capii che eravamo liberi», racconta oggi Giorgio Goldenberg al telefono da Kfar Saba, in Israele, dove si trova, «se sono vivo e ho 78 anni lo devo a Gino Bartali».
Il campione di ciclismo? «Sì, proprio lui ci nascose in cantina», conferma Goldenberg. La voce è ferma, sicura. Può confermare quanto ha detto con una testimonianza scritta, gli chiede allora il suo interlocutore, il venticinquenne Adam Smulevich, fiorentino di ascendenza fiumana, redattore del mensile Pagine Ebraiche, la pubblicazione mensile dell´Ucei (Unione Comunità ebraiche italiane): «Certo, è davvero il minimo che possa fare per una persona che mi ha salvato la vita». Non solo la sua. Bartali contribuì a salvare almeno 800 perseguitati, tra il 1943 e il 1944, tra cui molti bambini ed anziani. Se Goldenberg aveva trascorso la sua drammatica adolescenza in fuga disperata dal nazifascismo, Bartali andava in fuga anche quando si allenava sui pendii dell´Appennino. Sfruttando la libertà di movimento che godeva per mantenersi in forma (nel 1941 aveva conquistato la Coppa Piero Marin davanti a Fausto Coppi, allo sprint, e la Coppa dell´Angelo; nel 1942 gli attribuirono un fittizio Giro d´Italia), Bartali nascondeva nella canna della bici documenti falsi da consegnare alle famiglie rifugiate in conventi e monasteri per aiutarle a scappare dall´Italia.
Il rischio era enorme, ma Gino non tollerava quel che stava succedendo. Si era messo in contatto con l´organizzazione – efficiente ed assai articolata – messa in piedi dall´ebreo pisano Giorgio Nissim, ma in cui lavoravano sacerdoti e suore cattoliche. Tutto documentato. Basta leggere la storia di questa formidabile rete consultando il decimo numero (anno IV) della rivista Ecclesia, stampata a Città del Vaticano e uscita nell´ottobre del 1945. I pedali del "pio" Bartali furono davvero miracolosi. Ma l´attività del campione non si limitò a far da staffetta. Gino sfidò le Ss, offrendo ai quattro Goldenberg rifugio in uno scantinato che possedeva in comproprietà col cugino Armandino Sizzi, un locale che si affacciava su un piccolo cortile interno, in via Bandino. Bartali si era sposato da poco, nell´ottobre del 1941 era diventato padre di Andrea, i capoccioni fascisti del quartiere lo convocavano spesso perché sospettavano di lui ma non avevano abbastanza prove per incastrarlo, e lo sottoponevano a sorveglianza. Nonostante ciò, Bartali accolse i quattro profughi di Fiume negli ultimi mesi dell´occupazione nazista di Firenze, i mesi più terribili e cruenti. I Goldenberg erano miracolosamente scampati alle retate dei fascisti a Fiume ed erano riusciti a trovare riparo in quel di Fiesole. Giorgio è iscritto alla scuola elementare ebraica, fa la spola da Fiesole e a Firenze mentre i suoi genitori diventano amici di Bartali e di Sizzi: «Non ricordo quale fu la genesi di questo rapporto, ma ricordo quando Bartali fece capolino nel salottino di casa nostra».
A Firenze, la situazione precipita, le vite degli ebrei sono appese ad un filo: «Bartali ci propose di nasconderci in un a cantina che aveva in zona Gavinana. Era molto piccola. Dormivamo in quattro in un letto matrimoniale, io, mia sorella Tea e i nostri genitori. Non so dove loro trovassero il cibo. Ricordo solo che il babbo non usciva mai, mentre mia madre andava con due secchi a prendere acqua da qualche pozzo». Andrea Bartali, (presidente della Fondazione Gino Bartali), è rimasto commosso dall´episodio che ignorava: «È una notizia bellissima che dimostra ancora una volta il grande cuore di mio padre e che spero ci aiuti a piantare l´albero nel Bosco dei Giusti, allo Yad Vashem», uno dei luoghi della Memoria più sacri per il popolo ebraico. E per l´umanità intera.

Da Repubblica 28/12/2010
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=37849
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Offline BobLovati

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #14 : Mercoledì 29 Dicembre 2010, 11:34:38 »
complimenti davvero !
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline Rebecca

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #15 : Giovedì 30 Dicembre 2010, 00:11:47 »
Martedì sera a Sfide su Rai 3 ci sará una grande puntata dedicata a Fausto Coppi.
La Lazio mia, in cima ar monno c'è la Lazio mia...

Offline benvolio

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #16 : Venerdì 31 Dicembre 2010, 21:04:33 »
Di questo passo diventeremo nostalgicima lo spessore umano di un personaggio come Bartali è infinito davvero.
Onore al grande Gino!

Giglic

Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #17 : Lunedì 3 Gennaio 2011, 11:19:42 »
Mi ero perso il topic: Grande Governi!
(Solo, attenzione ai revisionismi: sacrosanti per smitizzare, ingiusti se si passa da un eccesso all'altro. Furono due grandi: ognuno nel suo modo di essere).

E' una mia opinione, ma credo che con l'epoca di Bugno e Chiappucci quel tipo di ciclismo sia finito. Lo stesso Pantani faceva parte di un altro sport. E non c'entra nulla il doping: quello si trova nel ciclismo perchè lo cercano bene: facessero le stesse ricerche in altri sport sarebbe uguale. C'entra il fatto che ormai la carriera è pianificata, correndo selettivamente le gare a prescindere dalla loro importanza, sforzandosi solo "il necessario". Lo scatto di Saronni a Goodwood, la faccia disfatta del povero Fignon ad Assisi (con Hinault che stravinse la cronometro), le sette cime di Chiappucci da solo, Bugno che tiene una maglia rosa dall'inizio alla fine, sono cose che fanno parte di un altra era, come il braccio ingessato di Beckenbauer

Offline AlenBoksic

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Re:Sono un coppiano pentito
« Risposta #18 : Martedì 4 Gennaio 2011, 10:39:33 »
Firenze ha avazato la propria candidatura ad ospitare la partenza del Tour 2014,
anno in cui ricorrerà il centenario della nascita di Ginettaccio
Voglio 11 Scaloni