Autore Topic: quel che resta del giorno  (Letto 74625 volte)

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Pomata

Re:quel che resta del giorno
« Risposta #20 : Martedì 1 Marzo 2016, 23:24:47 »
Secondo il vangelo dei veri Laziali, Torino, Bologna, Genoa, Samp ed altre che ora non mi giungono; dovrebbero giocare senza tifosi... Per non parlare del Milan o dell'Inter con presidenti che i soldi ce li hanno sul serio, non riescono ne a vincere ne a competere...

Offline Jim Bowie

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #21 : Martedì 1 Marzo 2016, 23:29:20 »
Oggi in radio hanno provato a coinvolgere Mondonico sul presunto disastro della Lazio. Questi, osservando dalla sua percezione, non ci si è fatto tirare dentro rivendicando i bei risultati in campo europeo e lasciando di sasso l'anchorman di turno.

Preferisco avere a che fare coi romanisti che con certi laziali
Non dovresti avere a che fare ne con gli uni ne con gli altri, mica penserai che tra i laziali non ci siano gli stronzi, vero?
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Antiromanista si nasce non ci si diventa, ed io modestamente lo nacqui!

borgorosso

quel che resta del giorno
« Risposta #22 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 00:03:24 »
Sono completamente d'accordo con darienzo. Ovvio che l'analisi sulle cause ci divide, ma gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: non siamo più un popolo, ci manca l'orgoglio e la fierezza, il desiderio di stare uniti... Ci manca un sentimento comune, il famoso idem sentire. È quasi come se non sentissimo più nostra la Lazio, quella che scende in campo.
Le radici del fenomeno affondano nell'era Cragnotti, è chiaro. Il laziale, forgiato dalle difficoltà, trova improvvisamente un decennio di gloria. La gloria non è (soltanto) nelle vittorie, che sono anche tardate. Ma l'idea che albergava in tutti noi era che il bello dovesse ancora venire, che se un anno fosse andato male l'anno successivo sarebbe stato migliore. Questo ci ha viziato, ci ha fatto pensare a questo come alla normalità. Senza considerare che una generazione di tifosi è diventata della Lazio o è cresciuta in quel periodo.
Poi arriva Lotito, tutto si ridimensiona. Per un attimo lo scampato pericolo ci ha unito, ma poi sono emersi i primi distinguo. La prima grande frattura avviene in concomitanza con la celeberrima chiusura dei rubinetti nei confronti della curva. Una curva che era ingrassata a furia di merchandising e sostanziosi contributi alle (quasi) sempre splendide scenografie.
Scelta eticamente inappuntabile, ma imprenditorialmente miope. In un momento in cui la Lazio aveva da offrire solo il senso di appartenenza, allontanare (per buoni motivi, è bene ribadirlo) il cuore del tifo è stato un suicidio, l'inizio della fine. Ed in questo contesto si innesta l'affaire Chinaglia / Casalesi, che in primis ha inflitto il colpo di grazia agli Irriducibili, sfarinando la loro compattezza e soprattutto minandone la credibilità nei confronti del resto dei tifosi, della maggioranza silenziosa e "delegante".
La decomposizione del cadavere degli Irriducibili ha avvelenato i pozzi dell'informazione: una cappa di pessimismo s'è impossessato dei media Laziali, e laddove solitamente il tifoso si lagna nei confronti del media che maltratta la propria squadra, il Laziale quasi si bea e si compiace di vedere che altri avvalorano il proprio pensiero sull'operato della società. È così nascono i tormentoni: Patarca, Macheda, i trofei di Formello... Senza scomodare Goebbels tutti noi sappiamo che effetto abbia la ripetizione.
E quindi? Tutta colpa dei tifosi, delle loro aspettative disattese?
Su tutto questo magma troneggia, è causa ed effetto al tempo stesso, la figura del Presidente.
Nessuna società si identifica con il suo Presidente quanto la Lazio. La Lazio è di Lotito più di quanto il Milan sia di Berlusconi. E sì che Berlusconi il Milan l'ha preso in tribunale e l'ha portato in cima al mondo.
Per anni Lotito ha catalizzato l'attenzione su di sé, con migliaia di interviste sempre uguali, autoincensanti, il cui succo è "l'etat ce moi". E non è solo un esercizio stilistico, è un modus operandi. E infatti assume uno stagista come DS: Igli Tare senza alcun pregresso nel ruolo (se è per questo privo di qualsiasi esperienza che non fosse quella di mediocre centravanti) diventa Direttore Sportivo.
In tutti questi anni Lotito vince alcune battaglie, la più importante delle quali è l'elezione di Tavecchio alla guida della Federazione. E la Lazio? Cosa ne ricava la Lazio? Che ce ne facciamo del (presunto) spirito di servizio di Lotito? La Lazio e sullo sfondo, il trampolino per altro, non il fine ma un mezzo.
Ho visto un meraviglioso striscione che racconta il sentimento della cospicua maggioranza del tifo Laziale: "Lotito ladro di sogni".
Lotito ci ha spiegato che lui vende solide realtà, e in effetti sul punto non si è mai smentito. Ricordo un paio di gennaio in cui eravamo in trepidante attesa dei rinforzi necessari a cercare l'attacco alle posizioni di testa in cui siamo rimasti delusi, ma il non plus ultra è avvenuto questa estate. Di fronte alla possibilità di accedere alla Champions la società è rimasta immobile, timorosa di fare il passo più lungo della gamba. I tifosi sfogliavano giornali e siti specializzati in attesa di in qualche nome di peso, e invece arrivano Savic e Kishna. Il preliminare ci lascia con le ossa rotte, e per la terza volta in 4 anni arriviamo dopo il sesto posto. Questo cosa comporterà? Nulla. Tare resterà al suo posto, Lotito pure, Pioli può darsi. A dimostrazione che del fatto tecnico poco ne cale a chi la Lazio la dirige.
Il tifoso non sogna più, nessuno di noi pensa che Lotito rimedierà. Farà qualcosa, ma di certo di suo non ci metterà 1 euro. Lotito, che è la Lazio, non ama la Lazio a tal punto da metterci del proprio. Un loop che interesserebbe Freud.
Senza considerare che viviamo un momento storico in cui le due milanesi hanno lasciato il posto a Napoli e roma, due squadre che pensavi prossime a te che invece giocano un altro campionato,  a memento che davvero un'altra Lazio è possibile oltre che auspicabile.


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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #23 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 00:54:40 »
Se avessi ragione, la situazione sarebbe la stessa per tutti.
Solo alla Lazio si vedono certi eccessi, e da dieci anni.
Non esiste tifoso che smette di tifare perché la società ha un padrone sgradito. E' una razza mutante, un frutto malato. Un brutto precedente. Siamo noi la degenerazione del calcio.
Perfetto.
Una mutazione da tifosi a stronzi.
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #24 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 00:59:57 »
Sono completamente d'accordo con darienzo. Ovvio che l'analisi sulle cause ci divide, ma gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: non siamo più un popolo, ci manca l'orgoglio e la fierezza, il desiderio di stare uniti... Ci manca un sentimento comune, il famoso idem sentire. È quasi come se non sentissimo più nostra la Lazio, quella che scende in campo.
Le radici del fenomeno affondano nell'era Cragnotti, è chiaro. Il laziale, forgiato dalle difficoltà, trova improvvisamente un decennio di gloria. La gloria non è (soltanto) nelle vittorie, che sono anche tardate. Ma l'idea che albergava in tutti noi era che il bello dovesse ancora venire, che se un anno fosse andato male l'anno successivo sarebbe stato migliore. Questo ci ha viziato, ci ha fatto pensare a questo come alla normalità. Senza considerare che una generazione di tifosi è diventata della Lazio o è cresciuta in quel periodo.
Poi arriva Lotito, tutto si ridimensiona. Per un attimo lo scampato pericolo ci ha unito, ma poi sono emersi i primi distinguo. La prima grande frattura avviene in concomitanza con la celeberrima chiusura dei rubinetti nei confronti della curva. Una curva che era ingrassata a furia di merchandising e sostanziosi contributi alle (quasi) sempre splendide scenografie.
Scelta eticamente inappuntabile, ma imprenditorialmente miope. In un momento in cui la Lazio aveva da offrire solo il senso di appartenenza, allontanare (per buoni motivi, è bene ribadirlo) il cuore del tifo è stato un suicidio, l'inizio della fine. Ed in questo contesto si innesta l'affaire Chinaglia / Casalesi, che in primis ha inflitto il colpo di grazia agli Irriducibili, sfarinando la loro compattezza e soprattutto minandone la credibilità nei confronti del resto dei tifosi, della maggioranza silenziosa e "delegante".
La decomposizione del cadavere degli Irriducibili ha avvelenato i pozzi dell'informazione: una cappa di pessimismo s'è impossessato dei media Laziali, e laddove solitamente il tifoso si lagna nei confronti del media che maltratta la propria squadra, il Laziale quasi si bea e si compiace di vedere che altri avvalorano il proprio pensiero sull'operato della società. È così nascono i tormentoni: Patarca, Macheda, i trofei di Formello... Senza scomodare Goebbels tutti noi sappiamo che effetto abbia la ripetizione.
E quindi? Tutta colpa dei tifosi, delle loro aspettative disattese?
Su tutto questo magma troneggia, è causa ed effetto al tempo stesso, la figura del Presidente.
Nessuna società si identifica con il suo Presidente quanto la Lazio. La Lazio è di Lotito più di quanto il Milan sia di Berlusconi. E sì che Berlusconi il Milan l'ha preso in tribunale e l'ha portato in cima al mondo.
Per anni Lotito ha catalizzato l'attenzione su di sé, con migliaia di interviste sempre uguali, autoincensanti, il cui succo è "l'etat ce moi". E non è solo un esercizio stilistico, è un modus operandi. E infatti assume uno stagista come DS: Igli Tare senza alcun pregresso nel ruolo (se è per questo privo di qualsiasi esperienza che non fosse quella di mediocre centravanti) diventa Direttore Sportivo.
In tutti questi anni Lotito vince alcune battaglie, la più importante delle quali è l'elezione di Tavecchio alla guida della Federazione. E la Lazio? Cosa ne ricava la Lazio? Che ce ne facciamo del (presunto) spirito di servizio di Lotito? La Lazio e sullo sfondo, il trampolino per altro, non il fine ma un mezzo.
Ho visto un meraviglioso striscione che racconta il sentimento della cospicua maggioranza del tifo Laziale: "Lotito ladro di sogni".
Lotito ci ha spiegato che lui vende solide realtà, e in effetti sul punto non si è mai smentito. Ricordo un paio di gennaio in cui eravamo in trepidante attesa dei rinforzi necessari a cercare l'attacco alle posizioni di testa in cui siamo rimasti delusi, ma il non plus ultra è avvenuto questa estate. Di fronte alla possibilità di accedere alla Champions la società è rimasta immobile, timorosa di fare il passo più lungo della gamba. I tifosi sfogliavano giornali e siti specializzati in attesa di in qualche nome di peso, e invece arrivano Savic e Kishna. Il preliminare ci lascia con le ossa rotte, e per la terza volta in 4 anni arriviamo dopo il sesto posto. Questo cosa comporterà? Nulla. Tare resterà al suo posto, Lotito pure, Pioli può darsi. A dimostrazione che del fatto tecnico poco ne cale a chi la Lazio la dirige.
Il tifoso non sogna più, nessuno di noi pensa che Lotito rimedierà. Farà qualcosa, ma di certo di suo non ci metterà 1 euro. Lotito, che è la Lazio, non ama la Lazio a tal punto da metterci del proprio. Un loop che interesserebbe Freud.
Senza considerare che viviamo un momento storico in cui le due milanesi hanno lasciato il posto a Napoli e roma, due squadre che pensavi prossime a te che invece giocano un altro campionato,  a memento che davvero un'altra Lazio è possibile oltre che auspicabile.


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Offline Wasicu

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #25 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 07:27:11 »
Oggi in radio hanno provato a coinvolgere Mondonico sul presunto disastro della Lazio. Questi, osservando dalla sua percezione, non ci si è fatto tirare dentro rivendicando i bei risultati in campo europeo e lasciando di sasso l'anchorman di turno.

Preferisco avere a che fare coi romanisti che con certi laziali

Mondonico e' sempre un buon allenatore, forse non si sente in pensione.

Offline Davide

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #26 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 08:01:12 »
Io sono convinto che quest annata,così tribolata in campionato,sarà l inizio di un nuovo tifo,pochi,pochissimi,si ripartirà quasi da zero,ma x certi aspetti sarà meglio così,voglio sperarlo.

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Offline Wasicu

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #27 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 08:21:53 »
Io sono convinto che quest annata,così tribolata in campionato,sarà l inizio di un nuovo tifo,pochi,pochissimi,si ripartirà quasi da zero, ma x certi aspetti sarà meglio così, voglio sperarlo.


Difficile dirlo e prevederlo adesso, ma Lotito ha sempre voluto stupire nei vari momenti :
pertanto e' difficile, ma potrebbe avere in serbo alcune soluzioni che noi scartiamo a priori
e che invece potrebbero essere nel programma del Presidente.       In genere ha sempre
fatto delle mosse-sorpresa e non c e' da escludere che ce ne sia qualcuna che non si puo'
immaginare ma che potrebbe meravigliarci fortemente.   Non si puo' mai dire ...   

Offline Davide

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #28 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 08:26:40 »
Difficile dirlo e prevederlo adesso, ma Lotito ha sempre voluto stupire nei vari momenti :
pertanto e' difficile, ma potrebbe avere in serbo alcune soluzioni che noi scartiamo a priori
e che invece potrebbero essere nel programma del Presidente.       In genere ha sempre
fatto delle mosse-sorpresa e non c e' da escludere che ce ne sia qualcuna che non si puo'
immaginare ma che potrebbe meravigliarci fortemente.   Non si puo' mai dire ...   
Parlo di ambiente a prescindere da lotito...chi non avrà più voglia,chi non riuscirà a scindere lotito e la Lazio non la seguirà più,peccato,pazienza....resteranno i 10-15 mila e si ripartirà da quelli...tutto passa,la Lazio no.io non credo ai disfattisti sul discorso della sparizione del Laziale,siamo sempre meno e cose simili,è un momento,un periodo di merda,passerà e non lascerà il segno più di tanto...se no dopo il 26 maggio avremmo dovuto raddoppiare le presenze e triplicare gli innamorati di Lazio,così non è stato,e così non sarà adesso.

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Offline AlenBoksic

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #29 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 08:31:26 »
Se avessi ragione, la situazione sarebbe la stessa per tutti.
Solo alla Lazio si vedono certi eccessi, e da dieci anni.
Non esiste tifoso che smette di tifare perché la società ha un padrone sgradito. E' una razza mutante, un frutto malato. Un brutto precedente. Siamo noi la degenerazione del calcio.

Vero.
A Genova, per dire, hanno il viperetta e il valigetta che fanno a gara a chi è più deleterio. Da anni sono, salvo brevissime  parentesi, in zona retrocessione quando non retrocedono. I migliori giocatori vengon dati via a gennaio.
Lo stadio è sempre pieno o quasi.
A Firenze c'hanno il ciabattino che in 15 anni ha vinto un campionato di C2. Giocatori venduti a bizzeffe, qualche buona annata e qualche annata tragica. Stadio pieno.
Qui la società ci condanna alla mediocrità (cit.), siamo 28imi nel ranking UEFA e 44imi nella sola EL come media spettatori (!)
Voglio 11 Scaloni

Offline leomeddix

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #30 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 09:25:08 »
Quel che resta del giorno: l'ipotesi di una grande storia d' amore soffocata sul nascere dal pudore e dalla paura del sentimento.
Per me Stevens era una grandissima testa di cazzo, e miss Kenton fin troppo paziente.
Mò bisogna vedé fra i due che è il tifoso e chi la (attuale) Lazio.

Giusto.
Nel libro di Ishiguro, quando Stevens (che è effettivamente una testa di cazzo) prende coscienza del disastro e cerca di rimmettere insieme i cocci, è ormai troppo tardi. Non solo è divenuto impossibile ricostruire il rapporto con miss Kenton, ma è l'intera comunità originaria ad essere andata in frantumi.
E in questa parabola io vedo una sinistra similitudine con quello che sta avvenendo nel nostro ambiente. Non vorrei che tra qualche anno nelle librerie trovassimo il sequel "Quel che resta della Lazio".

È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Anselazio

Re:quel che resta del giorno
« Risposta #31 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 10:54:49 »
Se avessi ragione, la situazione sarebbe la stessa per tutti.
Solo alla Lazio si vedono certi eccessi, e da dieci anni.
Non esiste tifoso che smette di tifare perché la società ha un padrone sgradito. E' una razza mutante, un frutto malato. Un brutto precedente. Siamo noi la degenerazione del calcio.

Quoto tutto...lunedì, per l'ennesima volta, l'atmosfera anche fuori dal campo, era da incubo.
Sará stata quella pioggia assurda che passava la copertura come se non esistesse (che alimentava il senso di inquietudine)
ma mi sono sentito come uno di quei pochi soldati che ancora combatte mentre il nemico sta per prendere la capitale.
E' tutto ammantato di tristezza in questa stagione (spero solo per questa)

Offline giamma

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #32 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 11:07:44 »
......................Senza considerare che viviamo un momento storico in cui le due milanesi hanno lasciato il posto a Napoli e roma, due squadre che pensavi prossime a te che invece giocano un altro campionato,  a memento che davvero un'altra Lazio è possibile oltre che auspicabile.


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Prossime a noi nell'immaginario sognato del tifoso che non si vuole arrendere all'evidenza che in un calcio nel quale conta solo il bacino d'utenza società che hanno non meno di tre volte di più tra tifosi e simpatizzanti sono prossime a noi come Berlusconi a Cairo.
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline cartesio

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #33 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 11:16:51 »
i clienti hanno il diritto di godere dello spettacolo che ritengono opportuno.

Ma non in qualsiasi modo.
Chi non apprezza può andare altrove, non trasformare uno stadio in un inferno.
Chi non apprezza deve rispettare il desiderio-diritto degli altri spettatori di assistere in pace uno spettacolo.
Chi non apprezza deve rispettare il diritto dei giocatori e della dirigenza di fare il proprio lavoro senza essere offesi o minacciati.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

borgorosso

Re:quel che resta del giorno
« Risposta #34 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 12:47:45 »
Prossime a noi nell'immaginario sognato del tifoso che non si vuole arrendere all'evidenza che in un calcio nel quale conta solo il bacino d'utenza società che hanno non meno di tre volte di più tra tifosi e simpatizzanti sono prossime a noi come Berlusconi a Cairo.

A quanto ammonta lo "spread" tra i diritti tv della Lazio e di roma e Napoli? è un caso che non le posizioni non siano distanti come il tuo intervento lascia intendere? per quanto riguarda altri aspetti (tra cui sponsorizzazioni e botteghino), la differenza la fanno gli obiettivi ed i giocatori. sei davvero così stupito che si venda più la maglia di Higuain che quella di Djordjevic? Sei davvero così stupito che ci siano più tifosi del Napoli allo stadio che della Lazio, visto che il Napoli lotta per degli obiettivi e la Lazio ha raggiunto la terza posizione nell'annata precedente, mentre nelle 2 immediatamente precedenti e in quella attuale cercherà con le unghie e con i denti di lottare contro giganti del calcio come Sassuolo, Empoli, Bologna, Torino?
La roma e il Napoli stanno investendo, ognuno a modo suo. La roma butta fiches sul mercato, il Napoli investe in competenze (vende bene compra meglio, ha provato con l'allenatore di nome e adesso è andato su un italiano emergente etc).
La Lazio è al palo.
Comprendo appieno la posizione di chi non si interessa di questa realtà, ma siccome siamo passati da 40.000 abbonati dell'era Baraldi, ad un pubblico così appassionato da coprire un AdC di 120.000.000 di euro, allo stadio vuoto anche con i biglietti regalati, magari è arrivato il momento di agire sui fatti e che in società si dessero una svegliata.
Perché così la Lazio semplicemente muore. La Lazio è la rana di Chomsky.

Offline Drenai

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #35 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 12:58:25 »
il fatturato del napoli se togliamo gli introiti uefa è di una ventina di milioni superiore al nostro. quello della roma non me lo ricordo ma sono almeno 40/50 in piu del napoli.
il monte ingaggi della roma, per dire è quasi doppio del nostro. ma la loro politica del rischio li porta ad un monte ingaggi che occupa una porzione del fatturato maggiore di quanto facciamo noi ed il napoli. il napoli si muove in mod molto simile a noi, impegna nel monte ingaggi risorse simili (proporzionalmente). ha solo un budget maggiore ed ha deciso di consentire una sperequazione maggiore fra gli stipendi.
"It's not that I like winning that much, it's that I HATE losing"
Larry Bird

Offline giamma

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #36 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 13:24:45 »
A quanto ammonta lo "spread" tra i diritti tv della Lazio e di roma e Napoli? è un caso che non le posizioni non siano distanti come il tuo intervento lascia intendere? per quanto riguarda altri aspetti (tra cui sponsorizzazioni e botteghino), la differenza la fanno gli obiettivi ed i giocatori. sei davvero così stupito che si venda più la maglia di Higuain che quella di Djordjevic? Sei davvero così stupito che ci siano più tifosi del Napoli allo stadio che della Lazio, visto che il Napoli lotta per degli obiettivi e la Lazio ha raggiunto la terza posizione nell'annata precedente, mentre nelle 2 immediatamente precedenti e in quella attuale cercherà con le unghie e con i denti di lottare contro giganti del calcio come Sassuolo, Empoli, Bologna, Torino?
La roma e il Napoli stanno investendo, ognuno a modo suo. La roma butta fiches sul mercato, il Napoli investe in competenze (vende bene compra meglio, ha provato con l'allenatore di nome e adesso è andato su un italiano emergente etc).
La Lazio è al palo.
Comprendo appieno la posizione di chi non si interessa di questa realtà, ma siccome siamo passati da 40.000 abbonati dell'era Baraldi, ad un pubblico così appassionato da coprire un AdC di 120.000.000 di euro, allo stadio vuoto anche con i biglietti regalati, magari è arrivato il momento di agire sui fatti e che in società si dessero una svegliata.
Perché così la Lazio semplicemente muore. La Lazio è la rana di Chomsky.
L'ho già spiegato altre volte, lo rispiego adesso:
Se io ho 100 e tu hai 120 apparentemente hai non moltissimo di più ma se la spesa minima per gestire una squadra di alto livello ammonta a 90, io ho 10 e tu 30 per migliorarti, cioè tre volte di più, so bene che è un conto ipotetico ma è una rappresentazione della realtà sicuramente più calzante che non ill mero raffronto delle cifre lorde.
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline Gio Cal

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #37 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 13:27:09 »
Nella fattispecie a noi laziali c'hanno rovinato i social (vero vomitatoio in certi giorni), un certo giornalismo a seguito dilettantesco e malizioso, basato sui si dice e sui condizionali. Mai come in questi momenti ci mancano persone come Elsner, Bezzi padre e De Grandis, gente che aveva DNA laziale e sapeva quanto era duro il pane raffermo del galleggiamento a centro classifica.

Certi tifosi più che gioire per le vittorie ai tempi di Cragnotti, ha vissuto quel periodo come una frustrazione differita nel tempo; frustrazione per non essere rimasti a quei livelli e mai saremmo potuti restarci. Mettiamoci pure diversi sciacalli che vogliono ballare sulle ceneri della Lazio (ma lo sputo che lanciano gli ritornerà sul viso) ed il quadro è completo.


ThomasDoll

Re:quel che resta del giorno
« Risposta #38 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 13:38:35 »
E' cambiato il mondo, quindi sono cambiati i tifosi.

Vero. Ma bisogna che i "tifosi" si decidano: non era no al calcio moderno? Sì, invece, al tifoso moderno, che a scatola chiusa non compra manco Arrigoni? Così è comodo, ma stiamo trattando la logica come fosse la pelle dei cugghiuni.
Chi siamo? Se siamo tifosi, tifiamo.
Se siamo critici, critichiamo.
Se siamo sindaci, sindachiamo.
Se siamo uni e trini, recitiamo la parte in commedia che ci tocca e illudiamoci di avere ragione, mentre assistiamo in televisione alle partite della nostra squadra con curve e tribune vuote, nessun incitamento, cori di scherno e auguri di morte alla proprietà.
Non mi sembra un quadro che descrive un supporter. Piuttosto, sembriamo dei becchini che scavano la fossa.
La questione è che manca il cadavere, perché la Lazio è viva e in salute, ancorché sembri una squadra di pippe rimediate qua e là.
Nove mesi fa eravamo terzi in classifica e in procinto di giocare due finali.
I tifosi, intanto, ragionavano in punta di diritto e a pelo di calcolatrice. niente cori, né bandiere. Al massimo, editoriali.
Facciamo ridere, e irridiamo Lotito.
Dovremmo riflettere su questo. E magari dedicarci ad altro: giardinaggio, rugby, aesseroma, traffico internazionale di stupefacenti, abigeato, allevamento di storioni.
Non è necessario accorare lo stadio e la Lazio. Morto un tifoso se ne farà un altro.

Offline Wasicu

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Re:quel che resta del giorno
« Risposta #39 : Mercoledì 2 Marzo 2016, 13:42:09 »
Intervengo solo per dire se si e' tenuto conto che a tutt'oggi *non abbiamo uno
sponsor*  che sarebbe una discreta cifra ogni anno :  come dire un giocatore in piu'
di un certo livello.     Lo sponsor ci manca e forse non e' tutta colpa degli altri ...
insomma non tutto e' casuale ...