www.calciomercato.comA tutto calcio. Rafaela Pimenta, la procuratrice erede dell'impero di Mino Raiola, ha sviluppato una serie di tematiche importantissime relative al proprio lavoro e ai propri assistiti. Queste le sue parole ai microfoni di
Sky: "Mi rendo conto di fare un mestiere non abituale per una donna, ma il mio obiettivo è essere felice. Cosa si prova a essere una delle donne più potenti del calcio? I giocatori mi danno la forza, non la prendo da me stessa. Se posso avere riconoscimento dal mio ruolo mi fa piacere, mi dà grande responsabilità, soprattutto verso le altre donne. Facevo l'insegnante di legge, ma ho iniziato subito a parlare di calcio e di sport. Non ho mai giocato a calcio ma ho messo le scarpette per i raduni in Brasile".
SU RAIOLA - "Lavoravo per Rivaldo e Cesar Sampaio, lì ho conosciuto Raiola. Fumava come un matto e faceva mille domande sulla legge, il secondo giorno si è presentato con un calciatore del San Paolo, che doveva andare in Italia, ovvero Montezine. Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare assieme in maniera strutturata e mi ha trovato un punto d'appoggio a Padova, per imparare tutto. Dopo due mesi ero in giro con Mino, ho iniziato subito a lavorare. Il rapporto con lui? Molto intenso, era presente ed esplosivo, si arrabbiava. Quando era nervoso, io ero tranquilla, ma io una volta all'anno mi sfogavo e cambiavo ruolo. Era una persona più tollerante di me. Le ultime parole che mi ha detto? Sono le cose che mi diceva sempre, mi ha chiesto solo questa cosa in vita sua: "Devi essere felice, devi fare il tuo bene". Le sue battaglie? Nessuna battaglia contro la Fifa, aveva il principio di aver un dialogo e un'opportunità senza pregiudizio per poter fare il nostro lavoro. Non possiamo essere fuori dal sistema, nessuno ci ascolta ma facciamo parte di questo mondo. Siamo un riflesso dei club, bisogna continuare questo dialogo".
SUL LAVORO DI PROCURATORE - "Come l'avvocato, devi difendere il tuo cliente. Nel calcio però non servono avvocati, servono agenti e procuratori, che diano la propria opinione e ti aiutino a valutare, portando la propria esperienza. A volte si può confondere con un rapporto di famiglia, i ragazzi si aprono con me e si fidano. E' un mondo molto maschilista, a volte i colleghi cercano di sottrarmi i giocatori, perché dicono che sono una donna e non capisco di calcio. Hanno cercato un paio di volte di intimidirmi".
SU HAALAND - "La sua arma segreta è il padre, gli trasmette serenità e tranquillità. Non si perde e non si perderà mai. Un giocatore non deve cercare i soldi, i soldi arrivano da sé. Loro vogliono vincere, loro finiscono in ospedale per amore. I giocatori top sono così. Tornare in Italia? All'inzio tutti volevano andare in Italia, non in Inghilterra. Si può rivoluzionare di nuovo, renderlo più spettacolare, più ricco e più interessante, per gli investimenti. Haaland vicino alla Juve? Non parlammo di lui, ma passarono in ufficio e quando eravamo lì nacque l'idea di parlare di Haaland, dopo averlo chiamato. Dopo hanno domandato. La clausola per lasciare il City ed andare eventualmente al Real? Di questo parla l'avvocato".
SU BALOTELLI - "E' un ragazzo che fa di testa sua, è sempre stato così, ma lo fa con felicità. Non possiamo sostituirci a lui".
SU DONNARUMMA - "La scelta di andare al PSG? Decisione giusta, gioca, sta bene e non si lamenta. Ritorno al Milan? Il futuro non si conosce".
SU DE LIGT - "Via dalla Juve? Sentiva che fosse il suo momento, forse pensava che non sarebbe stato così competitivo. Ma aveva un percorso da seguire. Il suo momento di sviluppo era la Germania".
SUL TALENTO IN VIA DI ESPLOSIONE - "Come età Xavi Simmons e Arsene Zakharyan"
SUL MIO SOGNO DA PICCOLA - "Da piccola, a 6 anni, ho stipulato il mio primo contratto con mio fratello, che sarebbe stato mio "schiavo" per un giorno. Ho sempre voluto fare l'avvocato, rappresentare e difendere".