www.corrieredellosport.itdi Daniele Rindone
Sarri dopo l’Austria pensa ad un cambio a centrocampo. L’uruguaiano può ripartire titolare contro la Fiorentina: da ex ha già colpito ROMA - Vecino per una Lazio più guerriera, meno estrosa. Sarri, consumato prestigiatore di formazioni, per Firenze programma la staffetta con Luis Alberto, ma solo domani gli interessati conosceranno le sue decisioni. Il trio Milinkovic-Cataldi-Luis è stato schierato contro Spezia e Sturm Graz, è immaginabile almeno un cambio per il posticipo del Franchi. Vecino aveva vissuto la pausa lontano da Formello per gli impegni dell’Uruguay. Con lo Spezia gli è stato preferito il Mago, rimasto a Roma a lavorare. A sorpresa è stato confinato in panchina anche in Austria, avrebbe potuto far riposare Milinkovic, ma Sarri ha deciso di puntarci. A Firenze la chiamata sembra scontata per Vecino, soldatino sempre sull’attenti. Non strappa l’occhio come Luis Alberto, ma è più dentro i concetti sarriani. Garantisce foga, cuce e ricuce a centrocampo, sa anche inserirsi. E’ orizzontale, è verticale, sa cosa chiede Mau, si conoscono dai tempi di Empoli (stagione 2014-15). A Firenze bisognerà saper stare dentro al campo e dentro gli episodi più caldi.
Vecino, la storia
Vecino sarà un ex, ha giocato 67 partite di A con la Viola, ha segnato cinque gol. La Fiorentina ricorda in particolare un suo gol, quello subito il 24 febbraio 2019 al Franchi, l’uruguaiano giocava nell’Inter. A Firenze lo portò Pradè nel 2013, lo prese dal Nacional Montevideo. E’ rimasto un anno, poi è stato prestato al Cagliari e all’Empoli salvo tornare a Firenze nel 2015 (rimase fino al 2017), infine il passaggio ai nerazzurri. La svolta, per Vecino, è stata l’avventura a Empoli, incrociò Sarri e gli cambiò la carriera: «Se sono a Firenze è in gran parte grazie a Sarri perché dopo Cagliari ho fatto un passo avanti molto importante. Mi ha sempre dato fiducia, fin dal primo giorno, facendomi giocare e migliorandomi sia tatticamente che difensivamente. È uno che parla chiaro. Ha grande carisma, con due parole ti colpisce dentro. A volte può anche far male, mi faceva arrabbiare quando a caldo dopo la partita mi diceva tutto in faccia però poi capisci che lo sta facendo per migliorarti. Mi diceva “ti devi preoccupare quando un allenatore non ti dice nulla”. Ti rendevi conto che Sarri faceva tutto questo solo per il tuo bene e che ti aiutava a crescere».
Vecino, le origini
Non è un caso che Sarri abbia voluto Vecino a Roma per garantirsi un jolly di centrocampo, un equilibratore e al tempo stesso un assaltatore. L’inserimento è stato semplicissimo, parliamo di un giocatore che è da 10 anni in Italia e che ha origini italiane. La famiglia di Vecino ha radici molisane, di Torella del Sannio. Un vanto in più per il presidente Lotito, eletto senatore in Molise. Scherzi a parte, Vecino si è sempre sudato tutto. E’ sempre rinato, anche stavolta. All’Inter si era perso, la Lazio è la sua ripartenza. Fin da bambino ha sempre creduto in un futuro migliore: «Sono nato a Montevideo anche se sono originario di Canelones, una cittadina di alcune migliaia di abitanti. Quando ho perso mio padre Mario avevo 12 anni, lui lavorava in un’azienda che commerciava latte. Mamma Dolly era una professoressa di inglese». A Firenze aveva preso una casa in centro: «Mi vengono in mente tante cose quando torno a Firenze», ricorda spesso. A Firenze ci è tornato dopo averla persa. Ci tornerà di nuovo da ex. La vita è fatta di tante partite.