www.corrieredellosport.itdi Alberto Dalla PalmaUn’ora è durata la Lazio in Europa, la prima spettacolare contro il Feyenoord, poi si è spenta la luce e aspettiamo ancora che la squadra si ripresenti in campo con lo stesso entusiasmo e la stessa intensità che l’hanno portata ai vertici del campionato. È come se ogni volta si spegnesse la luce, come se di giovedì non arrivasse la corrente, una sorta di black out misterioso su cui bisognerebbe indagare a fondo. Problema di testa o di muscoli? Difficile da stabilire anche dopo il deludente pareggio di Graz, dove un solo lampo di Immobile (gol annullato dal Var per una questione di centimetri) non può bastare contro avversari davvero modesti. Certo, dopo la cinquina subìta contro il Midtiylland si può accettare anche lo 0-0 austriaco ma per un club che ha grandi ambizioni è troppo poco quello che sta esprimendo la Lazio oltre i confini.
Ci chiediamo, ovviamente, se le consuete lamentele di Sarri sul calendario e sull’impossibilità di essere competitivi su tre fronti - teorie ribadite ancora una volta prima della sfida contro lo Sturm - incidano sulla psiche dei giocatori oppure no. Prima ancora di giocare, il tecnico ci avverte sempre che sarà dura e che la squadra non gli sembra pronta: ma se un giorno i biancocelesti riuscissero a conquistare un posto in Champions che cosa accadrebbe? Riflessioni a ruota libera, perché è ormai chiaro che la Lazio del campionato è tosta e divertente, completamente padrona del progetto di Mau, e quella di Coppa no, sebbene ieri siano scesi in campo quasi tutti i titolari, Milinkovic e Luis Alberto compresi. Qualche lampo, grazie alla qualità dei giocatori, ma tutto sommato deludente è stata la partita dei biancocelesti, che ancora una volta si sono giovati del talento di Provedel tra i pali altrimenti sarebbe finita male. Una piacevole rivelazione, l’ex portiere dello Spezia, grazie alla quale è anche più facile far finta di niente pensando al colossale investimento (quasi 11 milioni) fatto su Maximiano, uscito di scena sei minuti dopo il debutto e mai più risalito sul palcoscenico principale.
La situazione del girone è completamente aperta, perché adesso la Lazio avrà il vantaggio di affrontare in casa proprio gli austriaci e i danesi, ma 4 punti nelle prime tre partite sono davvero pochi considerando il valore degli avversari. Sarri dovrà trovare il modo di aumentare il ritmo per conquistare la qualificazione senza essere costretto, come la stagione scorsa, allo spareggio per tentare di entrare negli ottavi, traguardo fallito al primo tentativo. L’Europa è un patrimonio importante e non solo dal punto di vista economico: può anche diventare l’occasione per testare giovani su cui la Lazio ha investito molto. Ci riferiamo a Romero, intenzionato ad andarsene a fine stagione a parametro zero, a Cancellieri, che a Graz è apparso nel finale più vivace di un Pedro ancora fuori condizione, e soprattutto a Marcos Antonio che Sarri, in collaborazione con il ds Tare, aveva battezzato come migliore alternativa di Lucas Leiva durante il mercato salvo poi bocciarlo, almeno per ora, con i fatti. Quasi mai impiegato, il brasiliano viene ritenuto troppo leggero dal punto di vista fisico, tanto che nemmeno in Austria è riuscito a giocare. Vedremo quanto Cataldi, come Immobile, riuscirà a reggere per tutta la stagione quasi sempre senza un cambio, sebbene il centrocampista abbia anche un’alternativa di livello come Vecino. Ciro nemmeno quella, almeno fino a gennaio, quando Lotito dovrebbe investire su un “nove” di riserva che consenta una diversa gestione del più forte attaccante italiano da almeno sei anni.