www.calciomercato.comdi Remo Gandolfi
Ci sono gol che ti permettono di vincere campionati.
Ci sono gol che ti permettono di mettere le mani su un trofeo.
Ci sono gol che ti salvano da una retrocessione.
Ci sono gol che cambiano la carriera di un calciatore.
E poi ci sono gol che cambiano la storia.E’ il 21 giugno del 1987.
Si gioca l’ultima giornata del campionato di Serie B.
All’Olimpico la Lazio ospita il Lanerossi Vicenza.E’ uno scontro drammatico perché alla fine dei novanta minuti una tra Lazio e Vicenza dovrà in ogni caso scendere di categoria.
Prima di quest’ultima giornata ci sono sei squadre nello spazio di un punto.
Due di queste sono proprio Lazio e Vicenza.
I biancocelesti di punti ne hanno 31, uno in meno dei berici.
I margini per gli uomini allenati da Eugenio Fascetti sono strettissimi: solo una vittoria può scongiurare la retrocessione e permettere quantomeno di disputare gli spareggi per la salvezza.
Poche ore prima arriva una notizia che in qualche modo rincuora il popolo biancoceleste. Il portiere titolare del Vicenza Massimo Mattiazzo sarà ancora indisponibile e in porta andrà Ennio Dal Bianco che in quella stagione ha disputato un pugno di partite.
Passano pochi minuti ai quasi 70 mila presenti sugli spalti dell’Olimpico per rendersi conto che quella che poteva essere una buona notizia si trasforma in realtà in un incubo.
Ennio Dal Bianco para anche le mosche.
La Lazio ci prova in tutti i modi ma pare non ci sia proprio modo di superare l’ispiratissimo portiere nato a Thiene ventiquattro anni prima.
Dagli altri campi le notizie che arrivano non sono affatto positive.
Per niente.
Il Taranto sta vincendo agevolmente con il Genoa, la Sambenedettese sta superando il Bari e il Campobasso è sul risultato di parità con il Messina.
Quando la partita entra nei dieci minuti finali la speranza e l’ottimismo dei tifosi laziali hanno lasciato il posto prima a tensione ed ora ad angoscia pura.
Il popolo delle “aquile” sa che non c’è in ballo solo una disastrosa retrocessione in serie C ma c’è in gioco l’esistenza stessa di un Club e dei suoi quasi novanta anni di storia.
Di minuti ne mancano ormai solo sette quando Vincenzo Esposito raccoglie una respinta della difesa dei veneti.
Il giovane centrocampista appoggia il pallone al terzino Gabriele Podavini.
Quest’ultimo ha un buon tiro e in stagione tra campionato e Coppa Italia ha già trovato la via del gol in quattro diverse occasioni ed è anche il rigorista della squadra.
Prende la mira e calcia.
Quello che ne esce è un tiro “strozzato” e sbilenco destinato a finire la sua corsa molto lontano dalla porta difesa da Dal Bianco.
Sulla traiettoria però c’è Giuliano Fiorini, il centravanti della Lazio che addomestica quel pallone, elude l’intervento di un difensore del Vicenza e si prepara a concludere a rete.Dal Bianco si lancia in uscita tra i piedi dell’attaccante e sembra per l’ennesima volta in grado di sventare anche questa minaccia.
Fiorini però si allunga e tocca la palla con la punta del suo piede destro rubando il tempo all’estremo difensore del Vicenza e spedendo il pallone in fondo alla rete.Nel boato dei 70 mila dell’Olimpico c’è tutto.Felicità, sollievo, incredulità, estasi.
Quello che sembrava un incubo si è trasformato nella più bella delle realtà ... quello che ti dice che sei ancora vivo.
Sopravvivere voleva dire per la Lazio andare ad affrontare il Campobasso nello spareggio di Napoli dove Fabio Poli, con il suo gol, garantirà la permanenza in B ai biancocelesti.
Nella stagione successiva la Lazio conquisterà la promozione in Serie A.
Giuliano Fiorini non ci sarà.
Ha accettato la corte del giovane e ambizioso presidente del VeneziaMestre Maurizio Zamparini che grazie ai suoi gol tornerà a giocare un campionato di Serie C.
Ma non c’è nessuno tra i tifosi delle “Aquile” che hanno vissuto quel giorno che ogni tanto non pensi a lui, a
Giuliano Fiorini da Modena e a quel gol che ha cambiato la storia.
Giuliano Fiorini nasce a Modena il 21 gennaio del 1958.
E’ un talento precocissimo.A Bologna già nel settore giovanile hanno capito il valore di questo ragazzo.
Ha un buona tecnica di base ma sono fisicità, movimento e determinazione che lo fanno spiccare sui suoi coetanei.
Quando fa il suo esordio con i “rossoblu” ha compiuto diciassette anni da poco più di un mese.
E non lo fa in una partita qualsiasi. Lo fa nella partita più sentita per i bolognesi, quella del derby dell’Appennino contro la Fiorentina.
Il “Petisso” Pesaola, allenatore dei felsinei, non ha alcuna remora a buttare nella mischia quell’estroverso ragazzo modenese che pare non avere paura neanche del diavolo.
Il Bologna vincerà quel derby per una rete a zero e sarà proprio il ragazzino a fornire a Beppe Savoldi il pallone decisivo.
Sempre in quella stagione, all’ultima di campionato, arriverà il suo primo gol in serie A.Accade in un altro derby, quello contro il Cesena.
A quell’età però occorre giocare con regolarità e “farsi le ossa” come si conveniva all’epoca.
Rimini, Brescia, un breve e non esaltante rientro a Bologna prima della stagione della consacrazione, quella del 1979/80.
Giuliano viene spedito in prestito a Piacenza in Serie C.Segna ventuno reti in trentaquattro partite. Uno score di tutto rispetto a tutte le latitudini e in tutte le categorie.
Gigi Radice lo rivuole con lui al Bologna.E’ l’anno della riapertura delle frontiere e a Bologna arriva il talentuoso brasiliano Eneas.
Ci sono cinque punti di penalizzazione derivanti dal coinvolgimento dei felsinei nella vicenda del calcio scommesse ma quella che ci si attende come una stagione di sofferenza si trasforma in una stagione di grandi soddisfazioni, di bel gioco e di eccellenti risultati.
In un Bologna che gioca un calcio moderno ed offensivo vanno in gol davvero in tanti ... ma quello che segnerà più reti di tutti sarà proprio lui, Giuliano Fiorini.
Nella stagione successiva, partita invece con ottimi presupposti, arriverà quella che lo stesso Fiorini considererà la più grande delusione della sua carriera: l’inopinata retrocessione del Bologna.
Sarà la prima volta nella storia gloriosa dei rossoblu.
Sarà uno shock per tutti. Una squadra con giocatori del valore di Franco Colomba, del tedesco Neumann e l’esplosione di un talento purissimo come Roberto Mancini il Bologna non riuscirà ad evitare la retrocessione nella serie cadetta.
Dopo l’esperienza a Genova, sponda rossoblu, dove lascia un eccellente ricordo per i suoi gol e soprattutto per il “cuore” che Fiorini mette in ogni partita, arriva il passaggio alla Lazio.A volerlo è il Presidente del Club, Giorgio Chinaglia, che nello stile indomito e combattivo di Fiorini e anche nel suo carattere non certo malleabile rivede probabilmente un po’ di sé stesso.
Nel primo campionato Fiorini non riesce a giocare con continuità anche a causa di diversi guai fisici ma la sua qualità non viene mai messa in dubbio.
La stagione successiva sarà quella con l’epilogo raccontato all’inizio.Con un prologo anche questo entrato nella storia del club capitolino.
La squadra è in ritiro a Gubbio. Siamo alla fine di luglio.
E’ in quel momento che arriva la notizia che nessuno si aspetta e che taglia letteralmente le gambe alle speranze dei biancocelesti di lottare nell’imminente campionato per la promozione.
Il presunto coinvolgimento del centrocampista laziale Claudio Vinazzani nella nuova, triste puntata del Calcioscommesse.Arrivano nove punti di penalizzazione che in un campionato equilibrato come quello di Serie B trasformano i sogni di promozione nell’unico obiettivo possibile: la salvezza.
Eugenio Fascetti convoca i suoi ragazzi.
«Questa è la situazione. Chi vuole andarsene lo faccia subito ... ma chi decide di restare ci metta l’anima e non se ne parli più».
Pare che Fascetti non riesca neppure a finire la frase.
Giuliano Fiorini da Modena ha già preso la parola.
«Io resto. Qualunque cosa accada».Seguiranno il suo esempio tutti i suoi compagni di squadra ... ma a consegnare quella stagione alla storia del Club sarà proprio lui, con quel gol da centravanti vero a sette minuti dalla fine.
Giuliano Fiorini se ne andrà a soli 47 anni.
A portarselo via sarà un tumore al polmone con il quale ha combattuto strenuamente per anni prima di doversi arrendere.
Era un modenese puro, schietto, onesto e sincero.
Amava la vita, il buon cibo, fumava e il vino non gli dispiaceva affatto.
Perché, come dicono da quelle parti “Me, a j’ho da stèr bein”
“Io, devo vivere bene”.ANEDDOTI E CURIOSITA’Solo uno stavolta, ma quanto mai toccante e significativo.A raccontarlo è proprio il portiere Ennio Dal Bianco, quello che quel giorno per ottantatre minuti fu l’incubo del popolo biancoceleste.
«Se avessimo pareggiato quell’incontro saremmo andati direttamente in ritiro a Napoli con la squadra. Invece il gol di Fiorini fece si che tornammo subito a Vicenza.
Quando tornai a casa trovai mio figlio, che era nato da pochi mesi, che non era stato bene. Decisi personalmente di portarlo subito in ospedale. Le sue condizioni erano in realtà gravissime. Venne operato d’urgenza e oggi a 35 anni è ancora qui con noi. La fortuna di essere presente fu determinante. Un giorno in più e avrei perso mio figlio.
Si, posso affermarlo anch’io ... quel gol di Fiorini fu davvero benedetto».