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di Gabriele de Bari
Udine - Quando, sul finire del primo tempo, è entrato al posto dell'infortunato ed evanescente Djordjevic, i tifosi si aspettavano un contributo importante dal goleador Matri. Goleador ormai soltanto nei ricordi perché, almeno quest'anno nella Lazio, ha fatto davvero poco: soltanto 3 centri in campionato. E' vero che l'allenatore Pioli gli ha quasi sempre preferito il deludente serbo però è altresì vero che raramente l'ex milanista si è fatto trovare pronto. Quella contro l'Udinese doveva quindi essere una grande occasione che Matri ha sprecato male, molto male. Come attaccante ha fatto pochissimo, soltanto un cross interessante dalla destra, senza esito, ha segnato spingendo un avversario, ha protestato molto e anche fuori luogo. E, come se non bastasse, nel finale di match, con la Lazio in attacco nel tentativo di sfruttare la superiorità numerica, si è fatto espellere. Non contento, quando usciva dal campo, si è rivolto in modo quasi minaccioso a un guardalinee: un atteggiamento grave per un calciatore esperto e importante come Matri, una testimonianza di nervosismo latente e ingiustificato. Ristabilita la parità numerica la Lazio ha pure rischiato nel finale. La squadra di Pioli ha seri problemi in attacco: con 3 punte ha segnato la miseria di 5 reti. L'arrivo di Matri avrebbe dovuto portare un significativo valore aggiunto, invece neppure lui ha saputo rivitalizzare il reparto. Forse poteva avere più spazio, di certo quelle che gli è stato accordato non l'ha saputo sfruttare a dovere. A Udine ha segnato la pagina peggiore della sua esperienza biancoceleste. E poco, dopo l'espulsione, con gli animi surriscaldati, si è sviluppata una piccola rissa che ha coinvolto i team manager delle squadre. Lo stop della squadra, nella risalita in classifica, è passato anche dalla cattiva giornata degli attaccanti, con Matri che è stato il peggiore.
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