http://sport.ilmessaggero.itSuona la viola. Dopo le lacrime,
Milinkovic porta un bacione di Giuda a Firenze. Anzi, spietato, una linguaccia. Secondo gol biancoceleste, il primo in campionato non poteva che segnarlo alla
Fiorentina. Che in estate lo aveva sedotto e lui ha abbandonato. Tradimento completato sabato sera, ecco la cartolina dagli Uffizi: al 93'
Sergej mostra fiero l'affresco dell'aquila sul petto. Come a dire ora a
Pradè: «Non sposto gli equilibri? Li distruggo». Quel Marcantonio lento e ingolfato del primo mese biancoceleste, oggi è un maratoneta di felicità. Per la quarta volta il giocatore con più chilometri percorsi (12.882). In corsa fa esplodere muscoli e giocate. In cielo, poi,
Milinkovic è re: altri sei duelli aerei vinti. Provate a spostarlo quell'armadio, lo ritroverete in terzo tempo in cielo. A canestro o a far assist, dipende solo dal minuto scoccato.
QUANTITÀGenio catalano e indole slava, forse per questo sempre a rischio giallo. Sta placando pian piano l'irruenza della gioventù, ma sul talento non si discute. Anzi la
Lazio c'ha messo a caro prezzo la firma: 9 milioni al Genk più le commissioni (intorno al milione) al procuratore Kezman. Fondamentale la sua intermediazione proprio sulla mancata firma di
Sergej a Firenze: c'era una promessa da tre mesi alla
Lazio. Mantenuta. Adesso
Milinkovic, dopo aver fatto arrossire
Pradé in tribuna, vuole confermarne un'altra: «Sarà lo
Yaya Touré biancoceleste», aveva tuonato il procuratore. Magari. Il fisico è quello, 192 centimetri irraggiungibili, più di
Pogba e
Kondonbia, per intenderci. Dall'alto
Milinkovic-Savic guarda tutto con altri occhi, mette paura agli avversari e serenità ai compagni.
QUALITÀ Si sentiva l'assenza di
Biglia, ma forse si era sottovalutata quella del serbo col Carpi.
Milinkovic sta pian piano mostrando alla
Lazio i suoi numeri, a ritmo di musica folk: «E ancora non avete visto tutto, lui ama i giochi di prestigio», giura la fidanzata Andreja
Travica, con cui vive vicino Formello. In realtà a Firenze dopo 46 tocchi di pura libidine, ecco il gol da cineteca: tocco di suola, doppio dribbling e la perla che acceca
Tatarusanu all'angolino basso. Una traccia del prezioso Dna, perché
Sergej non è solo un cursore. Recupera palloni, ma li smista pure con impressionante rapidità di pensiero. E' lui l'elisir delle ritrovate scorrazzate sulle fasce, è lui che calamita a sé più nemici per l'onore di chi, a destra e a sinistra, non trova più traffico per strada.
EFFERVESCENZACosì sull'autostrada del Sole, risplende pure
Keita. L'assist per il suo centro è di
Djordjevic, ma la sua vivacità viene più volte innescata da
Milinkovic. Il
Balde giovane non segnava da sei partite. L'ultimo gol al
Frosinone, il 4 ottobre alla settima giornata. Quella successiva aveva sfornato il quarto assist col
Sassuolo, poi l'infortunio e il rientro nel derby. Da allora, nelle quattro gare in campo da titolare, non era più riuscito a essere decisivo come in corsa a inizio stagione. A Firenze invece
Keita torna a spaccare la partita allo scadere del primo tempo. E pensare che lo spagnolo rimane il principale indiziato ad andar via nel presente, pur avendo nei piedi il futuro della
Lazio. Col
Leverkusen aveva risolto il problema del gol biancoceleste, sabato sera ha dato un altro segnale, aprendo le danze delle tre reti. Più della metà di quante le
Fiorentina ne aveva subite in tutto il campionato al Franchi (5). Anche in questo caso, viola suonata.