www.iltempo.itDue punti in 7 partite. Fiducia esaurita. Squadra in ritiro Il tecnico: «Colpa nostra, avevamo la partita in pugno»di Simone Pieretti
Tempo scaduto. In queste ore la società sta decidendo la sorte del tecnico biancoceleste. Fiducia esaurita. Pioli si è giocato le ultime carte in una partita decisa da un’autorete. Una partita che la Lazio stava vincendo fino a una manciata di secondi dalla fine. È arrivato un altro pareggio, un ulteriore passo falso che spinge la squadra nella zona calda della classifica. Domenica prossima a Milano - in caso di risultato negativo - la Lazio entrerebbe ufficialmente nella lotta per la retrocessione.
Una squadra senza capo né coda che era ugualmente riuscita a trovare il vantaggio grazie a una prodezza di Matri. L’esultanza del centravanti verso la panchina laziale ha ulteriormente rimarcato - qualora ce ne fosse bisogno - la distanza che si è venuta a creare tra gran parte dello spogliatoio e il tecnico laziale. Pioli si è presentato in sala stampa a testa bassa e con un filo di voce, con l’aria di chi aveva appena perso l’ultimo treno.
«Non abbiamo vinto per colpa nostra - sottolinea il tecnico laziale - ci abbiamo provato, ma in questo momento non c'è la lucidità per giocare meglio. Non abbiamo avuto la forza di stringere il pugno di una partita che avevamo in mano».
Pioli sente che il futuro gli sta scivolando dalle mani, lo stesso futuro che si era conquistato a forza di risultati ridestando l’entusiasmo della piazza. La squadra resta in ritiro, i dirigenti valutano minuto dopo minuto la situazione considerando che la squadra non ha ancora reagito ai vari input via via inviati dal tecnico e dagli stessi dirigenti. Stamattina alle dieci i giocatori saranno nuovamente in campo per preparare la prossima sfida di coppa Italia contro l’udinese. Poi ci sarà l’ultima trasferta dell’anno solare a Milano contro l’Inter. Nel 2004 la trasferta di Udine costò il posto a Mimmo Caso.
Il presidente Lotito passò le vacanze di Natale per fare le audizioni: alla fine arrivò Papadopulo. Nel 2013 la sconfitta rimediata a Verona contro l’Hellas costò la panchina a Vlado Pektovic: stesso scenario, stesse primarie. Arrivò l’ennesima avventura di Reja. «La squadra non riesce a portare sul campo quello che fa in settimana - ammette Pioli - ci vogliono prestazioni differenti per portare a casa risultati».
La società teme la mancata reazione della squadra, ieri sera nel vertice tra il presidente Lotito e il direttore sportivo Igli Tare è stato analizzato a più riprese questo concetto. La squadra non ha un gioco, appare smarrita. La lista dei papabili successori è lunga, ma Lotito non vuole sbagliare, rischiando di aggravare una situazione già grave di per sé. Marcello Lippi sarebbe una suggestione che darebbe sostanza a un nuovo progetto, il turco Murat Yachin rappresenterebbe un salto nel buio con un tasso di rischio elevatissimo considerando la scarsa conoscenza del campionato italiano da parte dell’ex allenatore del Basilea.
Resta in piedi la candidatura di Cristian Brocchi, sponsorizzata da parte dello spogliatoio, spuntano i nomi di Guidolin e Gianni De Biasi, attuale allenatore della Nazionale albanese. La Lazio è barricata dentro Formello: è tregua armata, l’ultimatum è già partito.
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