Autore Topic: De la Giustizia - ingiusta e/o denegata  (Letto 7144 volte)

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Offline Clazia

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #20 : Domenica 5 Settembre 2010, 01:22:23 »
Il problema della giustizia non è un problema di malcostume italiano è IL PROBLEMA.
Non scherzo dicendo che TUTTI ma dico proprio TUTTI i problemi tipicamente italiani derivano dalla lentezza della giustizia.. una lentezza VOLUTA FORTISSIMAMENTE perchè nel momento in cui un cittadino per far valere i propri diritti deve attendere 12 anni è come se non avesse tutela, e allora cosa fa? si rivolge al politico, al mafioso, al malavitoso, al corrotto, all'amico faccendiere...
Il sistema  della giustizia (SPECIALMEN TE civile) pachidermica porta come conseguenza la corruzione diffusa (la cd corruzione ambientale) il nepostismo, il favoritismo, il lavoro nero, i debitori di profesioni, gli evasori fiscali, i malavitosi impuniti, i truffatori, i politici potenti, la CASTA... Tutto quello che è il malcostume italiano non deriva, come vi hanno fatto credere da sempre, da una innato senso di illegaslità che gli italiani acquisiscono dalla nascita ma da una situazion e di fatto in cui i diritti (specie dei più deboli) non vengono tutelati se non teoricamente... gli esempi di clazia sono chiarissimi in questo senso

Tanto più che la soluzione del problema giustizia è semplicissima: triplicare il numero di giudici.. perchè alla fine è solo quello il vero motivo per cui la giustizia è lenta i giudici non sono abbastanza 8(avorano anche poco ma non tutti)... Vi ricordo che in italia la metà dei giudici N O N fa il giudice giudicante ma fa il pubblico ministero (ossia, in pratica, fa il poliziotto) ma nel conteggio totale dei giudici in attività conta come gli altri..

Grazie Sko', di cuore, a te ed alla tua tastiera mbriaca. Mica poco, ma che dio la benedica se ha funzionato lo stesso ;)

Ma grazie davvero.

Zorba, perdonami, ma imho (speriamo che non ci vede Baruch :)) ) la tua, sia pure interessante ma per altri aspetti, citazione di del pezzo di Travaglio, in questo caso non  c'azzecca.
E non solo perchè personalmente non amo Travaglio, che reputo un simil satirico, e manco tanto di più, ma perchè basterebbe pensare che in realtà sto casino della giustizia non lo sanno e non lo vogliono risolvere da anni ed anni, e da sempre e governi di tutti i colori...

se penso ad uno dei ministri giustizia del governo prodi  (vedi mastella) che s'era proposto di risolvere tutto  accorciando  i tempi, semplicemente eliminando qualche grado di giudizio, con il rischio, pardon la certezza, dello sfanculamento definitivo del sacrosanto garantismo che scorre nelle mie vene (assieme al sangue).

Se, poi, penso pure che sempre nell'ambito dei vari "dai, facciamo vedere che facciamo qualcosa per la giustizia, per alleggerirla", qualche anno fa, - e, non ci giurerei, ma non mi sembra si trattasse di un governo di destra - sono stati modificati alcuni articoli del c.p.c. per cui alcuni tipi di pronuncie sono diventate inappellabili...
Provo, perfino a rischio di essere noiosa perchè costretta a parlare, inevitabilmente  in "legalese" a raccontare una specie di  storiella:  Caio compra una casa da Tizio, e prima di comprarla fa fare le consuete visure dal Notaio che non trova nulla di strano, ma invece poi esce fuori che il "Conservatore" aveva sbagliato, azzarola, una buffa omonimia tra Tizio e Tizio bis, e sta casa, in realtà, era piena di sequestri, pignoramenti, ipoteche...
fatto sta che Caio, quando scopre sto casino ha da fa causa... troppo ovvio che c'ha ragione, ma sta di fatto che rischia, se il Giudice non capisce subito che il casino l'ha fatto la conservatoria,  di rimetterci la casa e tutto il resto... perchè?
perchè il relativo pronunciamento non è appellabile. Grazie ad una delle millanta illuminate riforme del codice di procedura civile introdotte medio tempore.
Cioè, uno ci rimetterebe la casa. Dice, però poi puoi fare causa per danni al notaio e/o. al Conservatore.

 Ah beh, sì beh. (Ho visto un Re) (cit)

Sto scoionata e sfinita, amici miei... perchè a qualcuno di questi scienziati che "governano" la giustizia da un bel po' di anni a sta parte - ribadisco dx o sx non contano una sega -  è venuto in mente solo di fare miniriforme che hanno costretto avvocati, cancellieri, e giudici (speriamo) a ri-studiare.

Ma, in realtà, di come vanno poi a finire le cose dei comuni mortali.... a quanto pare,  chissene.....

Ovviamente, chiedo sempre venia se divento pallosa.


Se volevo sentimme tranquilla mica che nascevo Laziale.

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Offline Skorpius

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #21 : Domenica 5 Settembre 2010, 10:01:38 »
se penso ad uno dei ministri giustizia del governo prodi  (vedi mastella) che s'era proposto di risolvere tutto  accorciando  i tempi, semplicemente eliminando qualche grado di giudizio, con il rischio, pardon la certezza, dello sfanculamento definitivo del sacrosanto garantismo che scorre nelle mie vene (assieme al sangue).


Tutte le riforme fatte in tempi recenti e non per accorciare i tempi della giustizia si sono mosse su una unica direttiva: diminuire le udienze (o i gradi di appello) necessari per arrivare a sentenza.
In realtà questa via si era dimostrata assolutamente fallimentare già decenni fa quando fu istituito il procedimento per i processi in materia di lavoro.. un procedimento che prevedeva due massimo 3 udienza e che nelle intenzioni dei legislatori avrebbe permesso un esito rapido, in realtà questo non è accaduto perchè essendoci un numero di giudici non sufficiente gli stessi giudici hanno semplicemente allungato i tempi tra una udienza e l'altra così invece di un processo di 5 anni con 20 udienza a distanza di pochi mesi l'una dall'altra abbiamo avuto un processo sempre di cinque anni con 4 udienza ad intervalli di un anno.
Eppure malgrado questo clamoroso fallimento si è proseguito su questa strada.. una dimostrazione evidente della malafede dei politici in materia.

Vi voglio solo suggerire uno scenario: immaginate un mondo del lavoro dove un processo dura meno di un anno invece dei canonici cinque ed immaginate cosa significherebbe questo per i datori di lavoro disonesti che fanno il nero o sfruttano previsioni contrattuali particolari (cococo o contratti a progetto) per pagare meno i dipendenti..

ps per chi pensa che gli avvocati ci guadagnano in tutto questo un giorno vi racconto cosa sta succedendo a Frascati
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline WombyZoof

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #22 : Domenica 5 Settembre 2010, 15:28:06 »
per la mia esperienza, un grande passo avanti sarebbe quello di lavorare di più invece di piangersi addosso e lamentare carenze di personale. triplicare i giudici, e certo, poi però devi costruire un nuovo circolo sportivo sul lungotevere, che quelli di ora sono strapieni mattina e pomeriggio. spesso in libreria trovo libri scritti da magistrati e giudici, dico, però che bravo oltre al suo lavoro fa anche lo scrittore, o il poeta. oltre al suo lavoro?
il caos e i ritardi nella burocrazia sono creati ad arte per darsi alibi e fare finta di essere in pochi, vittima del sistema invece di fancazzisti irresponsabili. ho passato un anno dentro un ministero e so di cosa parlo, roba da arrestare in tronco il 90% del personale inclusi i dirigenti per assenteismo, furto, malversazione, falso.

clazia sa bene che le agende dei magistrati non sono come quelle degli altri, con 5 giorni lavorativi a settimana fatti di 8 ore. a catena, il personale segue con pigrizia il malcostume.  altro che brunetta, mao tse tung ci vuole.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #23 : Lunedì 6 Settembre 2010, 07:49:48 »
Clazia ho citato e riportato integralmente il pezzo di Travaglio, più che altro per la sua stretta attualità, evidenziando tuttavia le parti che erano più attinenti col tema da te aperto (non si può negare che il giornalista de 'Il Fatto' sia uno dei più attenti osservatori di questo problema da parecchi anni).
Ribadisco la bontà del tuo suggerimento al ministro Alfano e condivido anche il pensiero di WZ sulla necessità di aumentare l'organico negli uffici.
Però non solo dei giudici ma anche del personale amministrativo. Sarebbe infatti poco utile far aumentare la produttività del personale giudicante (quindi arrivare alla produzione di un maggior numero di sentenze e provvedimenti in genere) senza che ciò si accompagni con un incremento del numero degli operatori che quelle stesse sentenze e provvedimenti dovranno poi 'lavorare' perché arrivino ad esecuzione concreta (cancellieri ed ufficiali giudiziari in primis).

Offline Skorpius

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #24 : Lunedì 6 Settembre 2010, 08:07:54 »
Clazia ho citato e riportato integralmente il pezzo di Travaglio, più che altro per la sua stretta attualità, evidenziando tuttavia le parti che erano più attinenti col tema da te aperto (non si può negare che il giornalista de 'Il Fatto' sia uno dei più attenti osservatori di questo problema da parecchi anni).
Ribadisco la bontà del tuo suggerimento al ministro Alfano e condivido anche il pensiero di WZ sulla necessità di aumentare l'organico negli uffici.
Però non solo dei giudici ma anche del personale amministrativo. Sarebbe infatti poco utile far aumentare la produttività del personale giudicante (quindi arrivare alla produzione di un maggior numero di sentenze e provvedimenti in genere) senza che ciò si accompagni con un incremento del numero degli operatori che quelle stesse sentenze e provvedimenti dovranno poi 'lavorare' perché arrivino ad esecuzione concreta (cancellieri ed ufficiali giudiziari in primis).

Se aumentassi al triplo così per magia tutto il personale di supporto non otterrei NULLA (con l'eccezione degli ufficiali giudiziari) perchè non sono loro che mandano avanti la giustizia nel suo elemento cardine: la decisione.
E' ovvio che mi rode attende 8 mesi che un sentenza fatta e finita venga pubblicata (semplicemente trascritta e firmata dai cancellieri) però questo è nulla in confronto ai sei anni che ci sono voluti per deciderla in cui l'opera dei cancellieri e di tutti gli amministrativi non centra assolutamente NULLA.
Inoltra considera che se dovessimo triplicare i giudici le cause rimarrebbero comunque le stesse, non abbiamo bisogno di più aule, di più scaffali per i fascicoli e neanche più lavoro (mi viene da sorridere a quanto lavoro risparmierebbero le cancellerie se dovessero evitare di notificare agli avvocati i rinvii d'ufficio causa ferie del giudice)..
Il personale amministrativo è sicuramente sotto numero MA NON E' NEANCHE LONTANAMENTE questo il motivo della lentezza della giustizia.. Travaglio (così come tutti) scrivendo queste cose si rende uno dei tanti complici della MALAITALIA..
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #25 : Giovedì 9 Settembre 2010, 08:14:53 »
(Il Fatto Quotidiano 09.09.2010)

PROFONDO SUD

L’HANNO LASCIATO SOLO: IL PROCURATORE DI ENNA NON HA PIÙ COLLEGHI

(di Chiara Paolin)

“Amministrare la giustizia è compito difficile. E quindi, se il procuratore Ferrotti non se la sente, è meglio che si goda una meritata pensione”. Così parlò il ministro Angelino Alfano nell'anno di Giustizia 2009, quando il (già allora) procuratore capo di Enna, Calogero Ferrotti, segnalava una situazione a dir poco preoccupante per la sede da lui presieduta: con l'imminente dipartita dell'unico altro collega insediato nella stessa procura, Marcello Cozzolino, la città sarebbe rimasta con un solo magistrato in servizio. Cioè lo stesso Ferrotti, il quale lanciò subito l'allarme chiedendo un intervento forte delle istituzioni. Fu allora che il ministro - assai esperto di cose siciliane e di giustizia -, pronunciò quelle parole piene di preoccupazione e sensibilità per la situazione di Enna. Ferrotti lo prese in parola e avanzò al Csm la richiesta di dimissioni anticipate, poi ritirate lo scorso 3 dicembre visto che nessun nuovo arrivo era previsto fino alla primavera 2011, e che le sue dimissioni avrebbero automaticamente significato la chiusura pro tempore della procura ennese. Ieri, dunque, tutto si è compiuto. Cozzolino se n'è andato lasciando Ferrotti solo soletto. 67 anni, 33 dei quali passati in magistratura, il procuratore dovrà teoricamente gestire un carico di lavoro che - secondo le tabelle del Csm - dovrebbe essere affidato ad almeno altri quattro magistrati. Invece lui, stagionato Superman, tenterà di smaltire gli oltre 7.000 procedimenti aperti ogni anno, di cui solo 2.400 a carico di “noti”, oltre alle ordinarie attività di udienza, di coordinamento delle investigazioni delle forze dell’ordine, e tutto il resto.

Le ultime speranze sono riposte nella primavera: dopo oltre tre anni senza assegnazioni per la sede ennese, si attendono rinforzi, probabilmente tre giovani colleghi alla prima nomina. La notizia dei nuovi inserimenti è trapelata due mesi fa, nonostante il Guardasigilli abbia espresso la sua contrarietà alla destinazione di magistrati appena usciti dal concorso in uffici di procura. In realtà assegnare uditori giudiziari agli uffici di Procura è una deroga, permessa solo a causa dell’emergenza: che ad Enna ormai è più che conclamata. Ma non isolata. Perché, a pochi chilometri dalla città, la situazione si ripete identica. Lunedì prossimo si insedierà come procuratore capo di Nicosia Fabio Scavone, che lascia la Direzione distrettuale antimafia di Catania. Troverà lì come suo sostituto la collega Daniela Cento, ma la convivenza durerà soltanto due settimane e sgoccioli: la pm già il 30 settembre lascerà la Sicilia per trasferirsi a Milano. Fantastico il commento di Scavone a chi gli chiedeva ieri come intendesse gestire in solitudine il lavoro di Nicosia: “Spero di non ammalarmi nei prossimi sei mesi”. Infatti, se tutto andrà bene, anche a lui le rondini porteranno due giovani virgulti, due uditrici di prima nomina (da Milano e Catania). Con la solita deroga. Più secco invece il commento di Ferrotti: “Ho già chiesto, ormai da qualche tempo, l'applicazione distrettuale di un magistrato alla Procura di Enna e confido nella sensibilità del procuratore generale per potere tamponare almeno la situazione con l'applicazione di un magistrato. Le esigenze della giustizia non possono attendere, io da solo non posso farcela. Il rischio concreto è la paralisi: pressoché completa”. Secondo Ferrotti ci sono altre sedi limitrofe che si troveranno presto nella stessa situazione: Gela, Ragusa, Barcellona Pozzo di Gotto, Sciacca. E a Mistretta è già così: Luigi Patronaggio detiene il record nazionale di procuratore solitario dal marzo 2008. E, chissà come mai, proprio la sua procura risulta l'ultima nella graduatoria di efficienza elaborata dal ministro Alfano.

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #26 : Martedì 30 Novembre 2010, 08:49:39 »
(Il Fatto Quotidiano 30.11.2010)

GIUSTIZIA La riforma slitta ancora: tutti appesi al 14 dicembre

Intanto la giustizia non c’è più. Dopo l’annuncio spot della scorsa settimana, Berlusconi ha deciso di tirare via dal tavolo del Consiglio dei ministri di oggi l’attesa – e controversa – riforma. Le rivelazioni di Wikileaks hanno reso il clima parlamentare ancora più freddo rispetto alle intemerate berlusconiane di voler arrivare al 14 dicembre “almeno con i cinque punti su cui abbiamo avuto la fiducia tutti completati”. La giustizia, però, è un tasto troppo dolente. E anche se è l’ultimo dei cinque punti che manca all’appello, dopo il varo del Piano per il Sud la settimana scorsa, sembra che la via della prudenza abbia fatto breccia pure nella consueta risolutezza del Caimano. Che, hanno fatto notare ieri alcune “colombe” del Pdl tra i quali Letta e lo stesso Alfano, non ha deciso di congelare definitivamente l’articolato, ma di rimandarlo a dopo il 14. “Molto dipende – hanno fatto notare fonti interne al Pdl – da cosa succederà nel centrodestra nei prossimi dieci giorni in parlamento”. Quando, cioè, le votazioni in sequenza su Università, sulla riforma Gelmini, mozioni Rai, revoca delle deleghe a Calderoli e sfiducia a Bondi, potranno dare un quadro un po’ meno incerto sui numeri reali su cui può contare la maggioranza. Perché, poi, di fatto, l’accordo sui contenuti della riforma non c’è mai stato e “non è stato ancora possibile trovare – sostiene sempre una fonte Pdl – un programma organico di riforma che riguardi non tanto i codici, quanto l’organizzazione stessa del settore, vero nodo da sciogliere”. All’appello dell’accordo mancano soprattutto i finiani che restano fortemente in Aventino e attendono le prossime mosse di Berlusconi, anche se Fini, ieri, durante una riunione riservata a Milano, ha detto con chiarezza che “se si dovrà andare comunque alle urne sarà necessario cambiare la legge elettorale”. Il “porcellum” non garantirebbe la stabilità con il mutato assetto politico, ma la partita, da qui al 14 dicembre, sembra ancora lunga.
(S.N.)

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #27 : Martedì 30 Novembre 2010, 10:30:40 »
...
Sperando di non essere stata troppo pallosa. Che' se mi conoscete appna un pochetto, normalmente non lo sono.

Cara Clazia
bellissimo questo tuo sfogo, che trasuda amore e passione per il proprio lavoro, ma anche tanto disincanto e delusione.
Da tuo quasi collega - sono lanche io aureato in legge - ho riscontrato una certa distanza tra la logica limpida e coerente del diritto come scritto nei manuali e quella torbida e viziosamente incoerente di quello che viene vissuto nella realtà, dentro e fuori i tribunali.
Prima di salutarti, voglio ricordarti che molti dei problemi della giustizia italiana, penale ma anche e soprattutto civile, riposano non tanto e soltanto nella disponibilità di risorse finanziarie e umane quanto nella lunghezza e farraginosità delle procedure che permettono alle parti molti di quei "giochetti" che tu stesso lamenti e di cui molte volte ne sei vittima come professionista.
In un saggio che ho letto qualche tempo fa si individuavano proprio nella riduzione dei tempi a disposizione delle parti e nella semplificazione delle procedure gran parte della soluzione dei problemi di cui parli.

un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
STURM UND DRANG
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Offline Skorpius

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #28 : Martedì 30 Novembre 2010, 15:24:20 »
Cara Clazia
bellissimo questo tuo sfogo, che trasuda amore e passione per il proprio lavoro, ma anche tanto disincanto e delusione.
Da tuo quasi collega - sono lanche io aureato in legge - ho riscontrato una certa distanza tra la logica limpida e coerente del diritto come scritto nei manuali e quella torbida e viziosamente incoerente di quello che viene vissuto nella realtà, dentro e fuori i tribunali.
Prima di salutarti, voglio ricordarti che molti dei problemi della giustizia italiana, penale ma anche e soprattutto civile, riposano non tanto e soltanto nella disponibilità di risorse finanziarie e umane quanto nella lunghezza e farraginosità delle procedure che permettono alle parti molti di quei "giochetti" che tu stesso lamenti e di cui molte volte ne sei vittima come professionista.
In un saggio che ho letto qualche tempo fa si individuavano proprio nella riduzione dei tempi a disposizione delle parti e nella semplificazione delle procedure gran parte della soluzione dei problemi di cui parli.

Hai letto una massa di bugie dette nella più completa malafede
L'esempio del processo del lavoro (roba di trent'anni fa) è chiarissimo (ne ho scritto pochi post più su).. lo snellimento della procedura non ha portato miglioramento nei tempi.
Non è quello il problema della giustizia italiana.
E non lo sono neanche i giochetti degli avvocati ormai disperatamente alla ricerca di un giudizio.

anzi ti dirò che allargare i tempi a disposizione sperando che le parti compongano prima di andare in giudizio è uno dei trend legislativi (basta vedere l'aumento dei giorni a comparire da 60 a 90)
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #29 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 07:09:18 »
(Il Fatto Quotidiano 01.12.2010)

Il governo lascia senza soldi le aziende di intercettazioni

COMPRANO PAGINE SUI GIORNALI PER DENUNCIARE LA CRISI: IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA NON PAGA 500 MILIONI DI DEBITI 

(di Beatrice Borromeo)

Èuna protesta mai adottata prima quella delle aziende del comparto intercettazioni: hanno comprato ieri una pagina sul Corriere della Sera per denunciare che stanno fallendo perché il ministero della Giustizia non le paga. Mentre “Roberto Maroni, ministro dell’Interno, evidenzia i risultati ottenuti dallo Stato, dalle forze di Polizia e dalla magistratura – si legge nell’appello al presidente della Repubblica e al premier – il sistema di aziende che lavora silenziosamente al fianco dello Stato rischia il fallimento. Il silenzio è d’oro, ma solo per i criminali”.
15 MILIARDI RECUPERATI. Un sistema che, negli ultimi due anni, è costato allo Stato 240 milioni di euro e ne ha fatti recuperare 15 miliardi e mezzo, di cui 2,5 miliardi in contanti depositati nel Fondo Unico Giustizia, del ministero. Eppure non un euro è stato reindirizzato per sanare il debito da 500 milioni che il ministero della Giustizia, come ha dichiarato anche il guardasigilli Angelino Alfano, ha nei loro confronti. Eppure “lo stato di crisi che gli operatori   del settore stanno attraversando”, si legge nella lettera aperta, “è da imputare proprio ai crediti scaduti da diversi anni”.
Sono 98 le aziende del comparto intercettazione presenti in Italia. Nel 2008 erano 120: quasi il 18 per cento è fallito in due anni. E a dare l’idea del loro lento tracollo c’è un altro dato: il 95 per cento delle imprese ha ridotto l’organico, che oggi è di 1800 dipendenti (mentre nel 2008 era di 2500 impiegati, il 28 per cento in più).
Li chiamano “ausiliari della polizia giudiziaria”, ma sono loro a fare il grosso del lavoro: forniscono i prodotti per intercettare (dai macchinari per le intercettazioni telefoniche e ambientali alle videocamere), li installano e ne controllano il funzionamento. Non sono quelli che ascoltano (di questo si occupano le procure) ma quelli che, concretamente, escono di notte a piazzare le cimici e gli altri strumenti di intercettazione ambientale. Poi c’è la ricerca, la prima spesa a risentire della mancanza di fondi: “La criminalità organizzata non ferma l’innovazione tecnologica, mentre noi non riusciamo a sviluppare più nulla – dice Walter Nicolotti, presidente di I.L.I.I.A (l’associazione di categoria) – senza investire su nuove tecnologie restiamo indietro da un punto di vista investigativo”.
Un esempio è la società Rcs (Research Control System) grazie alla quale conosciamo, tra le altre cose, il nastro della telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte (in cui l’ex leader Ds riferendosi alla scalata di Unipol a Bnl esclama “abbiamo una banca!”), lo scandalo della clinica Santa Rita e quello di Calciopoli. In Rcs lavorano 100 persone (al momento gestiscono circa 5mila intercettazioni). Qualche giorno fa hanno scioperato per la prima volta per denunciare l’esubero di 16 dipendenti: “Lo Stato ci deve 50 milioni di euro – hanno dichiarato in un comunicato – eppure la dirigenza motiva la mobilità come necessaria per ridurre i costi. Ma permetterebbe di recuperare all’incirca un milione”. Perché allora licenziare personale? “Le ipotesi si sprecano – scrivono i lavoratori Rcs – fino ad arrivare a quelle più fantasiose ma non impossibili, cioè che tutte queste manovre siano un’attuazione strisciante e silenziosa del famigerato Lodo Alfano”.
A FONDO PERDUTO. Per tamponare la crisi il ministero della Giustizia potrebbe cominciare a pagare il fatturato annuo delle aziende, 240 milioni di euro. Ma in Finanziaria non c’è traccia di fondi destinati alle intercettazioni, nonostante una recente direttiva europea che intima di pagare i fornitori della pubblica amministrazione a 60 giorni. Invece c’è, per esempio, lo stanziamento di una cifra analoga, 245 milioni, alle scuole private. Soldi che, almeno nel breve periodo, sono a fondo perduto, al contrario di quelli che finanziano le intercettazioni.
Spiega il presidente di I.L.I.I.A. Nicolotti: “Da più di un anno vado al ministero della Giustizia per chiedere che istituiscano un tavolo. Ricevo tante promesse e niente di concreto. La priorità è dare linfa alle aziende per permetterci di lavorare, questo si può fare solo con un emendamento urgente alla Finanziaria ora in discussione al Senato”. Ma restano solo una manciata di giorni per intervenire. Se niente cambia, minacciano, “non acceteremo più nuovi incarichi dalle procure e non ci saranno più catture di superlatitanti di cui vantarsi. Se Alfano non ci risponde, noi ci fermiamo. Non è nella nostra indole ma siamo al collasso”.
Se facessero sul serio, cosa potrebbero inventarsi i magistrati che devono comunque intercettare? Rivolgersi alle aziende estere? “No – chiarisce Nicolotti – e non solo perché ci vorrebbe troppo tempo. Nessuna azienda estera svolgerebbe un lavoro sapendo che non sarà mai pagata”. E i 500 milioni di euro di debiti complessivi del ministero (nel 2009 erano 350 milioni) non sono certo referenze da buon pagatore.

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #30 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 18:04:34 »
Una buona notizia per il disastrato mondo della giustizia (sperando che non sia un altro esempio di 'bufala' pre elettorale.....)

(Nel lancio sul sito del ministero non è specificato, ma credo si parli di una somma superiore ai 2 miliardi di 'euri'....... ::))

(Ministero dell'Interno)

30.11.2010

Fondo Unico Giustizia, il 49 per cento delle risorse al ministero dell'Interno

Lo assegna il decreto firmato dal Presidente del Consiglio dei ministri che destina le risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati a soddisfare le esigenze di sicurezza e del contrasto alla criminalità organizzata

Il presidente del Consiglio dei ministri ha firmato il decreto che assegna le quote delle risorse intestate al Fondo Unico Giustizia (FUG), nella misura del 49% al ministero dell’Interno, del 49% al ministero della Giustizia e del 2% all’entrata del Bilancio dello Stato.

Lo hanno reso noto i ministri dell’Interno Roberto Maroni e della Giustizia Angelino Alfano, che si sono detti molto soddisfatti perché le risorse, assegnate in modo preponderante in favore dei due ministeri, serviranno a soddisfare le esigenze di sicurezza e di giustizia sia sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata che per la funzionalità degli uffici giudiziari.

Nel Fondo Unico Giustizia, istituito con la legge 6 agosto 2008 n. 133, confluiscono le somme sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati.

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #31 : Mercoledì 2 Marzo 2011, 18:08:59 »
[ Link a YouTube non valido ]

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #32 : Giovedì 17 Marzo 2011, 11:51:00 »
(Il Fatto Quotidiano 17.03.2011)

Avvocati in piazza. Ecco la “trappola” della mediazione

DAL 20 MARZO PARTE DELLA GIUSTIZIA CIVILE SARÀ AMMINISTRATA DA PRIVATI. IN UNA SOCIETÀ DI MEDIAZIONE ANCHE LA MOGLIE DI ALFANO 

(di Eduardo Di Blasi)

Dal 21 di marzo, in Italia, chi vorrà intentare una causa civile nei confronti di una banca, un’assicurazione, una Asl, un giornale o anche un parente più o meno prossimo, non dovrà rivolgersi a un tribunale. Recita infatti la norma, questa sì “epocale”, tenuta a battesimo dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, che per i diritti reali, le divisioni, le successioni ereditarie, i patti di famiglia, i contratti di locazione, comodato, affitto di aziende, il risarcimento da responsabilità medica e da diffamazione a mezzo stampa, i contratti assicurativi, bancari e finanziari, è fatto obbligo di passare, prima del giudice, per un tentativo di “conciliazione” tra le parti.
Che vuol dire? Che se uno ha un contenzioso con un’assicurazione per un mancato risarcimento dovrà obbligatoriamente rivolgersi a un “mediaconciliatore”. Vale a dire a un soggetto privato, che, dietro pagamento, proverà a metterci d’accordo.

Chiariamo una cosa. La mediazione, in sè, non è un mostro. Può servire ad esempio tra imprenditori e fornitori che hanno problemi con debiti o contratti, e le Camere di commercio da tempo si sono dotate di strumenti utili a facilitare l’incontro tra le parti. Lo spirito della nuova legge, nata per snellire la mole di lavoro dei tribunali civili, innescherà però un business di milioni di euro che graverà sui soggetti più deboli, e sarà un costo ulteriore per i cittadini.

MOTIVO IN PIÙ, assieme all’evidente perdita di lavoro che ne deriverà, per spingere gli avvocati a proclamare, ieri, uno sciopero che terminerà il 22 marzo, a manifestare in piazza Montecitorio sotto la sigla dell’Oua (l’Organismo unitario dell’avvocatura) e a presentare un ricorso al Tar che verrà discusso nei prossimi giorni.

I COSTI. La prima novità per i cittadini è il costo. Per accedere alla mediazione entrambe le parti in lite devono pagare il mediatore (il quale avrà quattro mesi a disposizione per metterli d’accordo). Quanto? In base al “valore della lite”. Il ministero ha fatto una tabella (è in basso nella pagina), cui si possono uniformare i mediatori. Prima, però, il cittadino dovrà pagare i 40 euro per le “spese di avvio del procedimento”. Facciamo un esempio: avanziamo 70 mila euro da un’assicurazione. Vorremmo adire le vie legali (ma in Italia per avere una sentenza occorrono in media 1210 giorni), ma la nuova legge lo impedisce. Allora paghiamo 40 euro e ci rivolgiamo ad un organismo di conciliazione. Poiché la cifra che vorremmo è di 70 mila euro, “all’inizio del primo incontro di mediazione” dobbiamo versarne almeno 500 al mediatore (vale a dire non meno della metà dei mille che dovremmo dargli entro la fine del procedimento). Se il mediatore formula una proposta, allora dovremmo dargli altri 200 euro, e siamo a 1240. A questo punto, se avremo contro una assicurazione, probabilmente dovremo dotarci di un legale. E se di mezzo c’è un qualche incidente, anche di un parere medico. Tutte spese che sono a carico del cittadino. Scaduti i quattro mesi, però, le due parti potranno benissimo non essere d’accordo. Allora che si fa? Solo allora si potrà andare in tribunale. E i soldi spesi? Sono rimasti al mediatore, all’avvocato che ci ha seguito e all’eventuale esperto che abbiamo dovuto consultare. Per nulla.

DAVIDE E GOLIA. C’è un altro aspetto da tener presente. C’è una regola per cui il primo che adisce alla mediazione “sceglie” il mediatore. Questo vuol dire che gli studi legali che trattano cause di un certo tipo (assicurazioni, banche, giornali), si doteranno un “mediatore” di fiducia da poter allertare appena fiutano la causa. Mettiamo che il “mediatore” di fiducia di una banca sia a Padova e il cittadino “obbligato” a mediare in Sicilia. Che succede? Che quest’ultimo dovrà andare in Veneto, con il mediatore che riceve la maggior parte del proprio “lavoro” dall’assicurazione o dalla banca nostra controparte. Secondo voi quanto sarà la possibilità di mantenersi “terzo” come dice la legge?

IL BUSINESS. Gli organismi privati di mediazione contenuti nell’elenco del ministero della Giustizia sono per adesso 179. Al numero uno c’è l’Adr Center, che tra i mediatori formati conta anche la moglie del ministro Angelino Alfano, l’avvocato Tiziana Miceli. Nelle loro tasche arriverà la cifra record di 360 milioni di euro (il conto si ottiene moltiplicando i 600mila processi interessati dalla conciliazione obbligatoria alla media di spesa di 600 euro l’uno).

Ma il business è anche quello di coloro che formano i nuovi mediatori (per fare questo lavoro occorre una laurea triennale, anche non in giurisprudenza, e un corso di 50 ore). Ci si sono lanciati anche il Cepu, la Niccolò Cusano. Il costo varia dagli 800 ai 3500 euro a corso. Un altro ricco affare.


Gli avvocati dell'OUA ieri davanti a Montecitorio (foto ANSA)

zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #33 : Giovedì 17 Marzo 2011, 11:57:14 »
Chiedo scusa; mi sono dimenticato di allegare la tabella al post precedente. Eccola.


zorba

Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #34 : Giovedì 31 Marzo 2011, 08:26:33 »
(Il Fatto Quotidiano 31.03.2011)

A chi serve la Giustizia malata

(di Gian Carlo Caselli)

Inefficienza efficiente. Non è un trucco verbale (tipo “processo breve” e altre simili amenità) escogitato per puntellare obiettivi impresentabili. È la chiave di lettura dello stato della giustizia italiana: un malato-cronico, che agonizza da anni, con una folla di medici intorno al suo capezzale, ma nessuna cura adeguata. Nei paesi a noi vicini le cose vanno decisamente meglio. Dovendo escludere l’ipotesi fantasiosa di una damnatio Italiae o di una combinazione astrale mefitica, è impresa davvero ardua spiegare perché soltanto da noi si debba tollerare una situazione di sostanziale denegata giustizia, senza che si faccia nulla o quasi per rimediare allo sfascio. Ci sono riforme a costo zero che produrrebbero immediatamente effetti positivi di grande spessore. Per esempio la revisione della “geografia giudiziaria”, cioè della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio nazionale. Una distribuzione da rottamare, perché pensata quando invece delle auto e dei treni c’erano le diligenze e spostarsi da Pinerolo o Ivrea a Torino era un’impresa complicata.

UNA NUOVA “geografia giudiziaria” consentirebbe di abolire un consistente “pacchetto” di Tribunali oggi inutili, con conseguente recupero di un bel po’ di magistrati e di personale amministrativo da dirottare verso le sedi bisognose di rinforzi. Un’altra riforma a costo zero si potrebbe realizzare intervenendo sulle procedure, oggi afflitte da un bizantinismo barocco che allunga i tempi del processo all’infinito. Per esempio abolendo l’appello, così da recuperare – di nuovo – un imponente numero di magistrati e ausiliari concentrandoli sul primo grado di giudizio, in modo da potenziarlo e abbreviarne i tempi; – prevedendo nel contempo rigorosi filtri che impediscano ricorsi pretestuosi o meramente dilatori in Cassazione capaci di inflazionare il sistema fino alla paralisi. La giustizia italiana, dunque, è un malato grave ma curabile. Nessuno però vuol davvero curarlo. Perché?

Perché l’obiettivo vero della maggioranza politica contingente è aggredire l’indipendenza della magistratura. Ed ecco appunto l’inefficienza efficiente. Se la giustizia non funziona, sarà più facile attaccare i giudici. Chi vorrà mobilitarsi in difesa della indipendenza dell’ordine giudiziario, se persiste la vergogna di un servizio dovuto che invece non c’è? Se va bene, qualche gruppo ancora sensibile ai valori della Costituzione. Ma i più ragioneranno in termini pragmatici: fatemi prima funzionare il servizio che pago come contribuente;- solo dopo, semmai, si potrà parlare anche di indipendenza dei giudici! Dunque, l’inefficienza del servizio giudiziario risulta funzionale all’efficienza delle strategie di attentato all’indipendenza della magistratura. E l’inefficienza è tanto più efficiente quando più si strilla (il massacro mediatico è incessante) che i magistrati sono gli unici che se sbagliano non pagano. Semplificazione idiota e falsa (smontata anche sulle pagine del “Fatto” da un recente intervento di Bruno Tinti), ma comoda e suggestiva.

TRACCIATO lo scenario di fondo della inefficienza-efficiente, si delinea con maggior evidenza anche la strategia binaria dell’attuale maggioranza: risolvere i problemi giudiziari del premier e umiliare la magistratura. Da un lato leggine con effetti “ad personam” (processo breve, prescrizione breve: tutto breve! Come se bastasse, alla moda di Pangloss, aggirare la realtà con qualche artifizio verbale per risolvere i problemi...) e dall’altro riforme “epocali” della giustizia, che in realtà con la giustizia c’entrano come i cavoli a merenda. Alla giustizia italiana che sta affogando nella palude della inefficienza, la sedicente riforma “epocale” non offre neppure un salvagente sgonfio. Si propone unicamente di bastonare i magistrati che già stanno annaspando con l’acqua alla gola, affondandone definitivamente autonomia e indipendenza, con grande sollievo di tutti coloro che temono come la peste i controlli sull’uso illegale del potere.

Completa il quadro l’assordante propaganda (organizzata scientificamente, senza risparmiare né uomini, né mezzi, né argomenti fasulli) sulla irresponsabilità della magistratura a fronte di colpe ed errori che si dipingono come imperdonabili, confondendo disinvoltamente il presunto errore con la fisiologica legittimità di opzioni interpretative diverse, tutte consentite all’interno del perimetro di legge: per cui è incivile classificare come “errore” (ricollegandovi la possibilità di intimidazioni o rappresaglie contro il magistrato) la semplice scelta di un’opzione, sol perché essa non conviene a tizio o caio ovvero non corrisponde alle sue aspettative. Possiamo però aggiungere al quadro fin qui disegnato una pennellata finale che riguarda l’opposizione. Serpeggia tra le sue file una rassegnata disponibilità ad abbracciare temi cari all’antagonista, quasi una voglia – talora – di appiattirsi sullo pseudo garantismo berlusconiano, che non è veicolo di uguaglianza ma strumento di privilegio e discriminazione, perciò non vero garantismo ma ipocrisia. Per l’opposizione questa scelta comporta una sostanziale rinunzia alla propria identità. E certamente non è un buon segno – per la democrazia – che la dialettica politico-culturale sui temi della giustizia si riduca a melassa che tutto omogeneizza e confonde.

Offline Skorpius

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #35 : Giovedì 31 Marzo 2011, 09:42:08 »
(Il Fatto Quotidiano 31.03.2011)

UNA NUOVA “geografia giudiziaria” consentirebbe di abolire un consistente “pacchetto” di Tribunali oggi inutili, con conseguente recupero di un bel po’ di magistrati e di personale amministrativo da dirottare verso le sedi bisognose di rinforzi. Un’altra riforma a costo zero si potrebbe realizzare intervenendo sulle procedure, oggi afflitte da un bizantinismo barocco che allunga i tempi del processo all’infinito. Per esempio abolendo l’appello, così da recuperare – di nuovo – un imponente numero di magistrati e ausiliari concentrandoli sul primo grado di giudizio, in modo da potenziarlo e abbreviarne i tempi; – prevedendo nel contempo rigorosi filtri che impediscano ricorsi pretestuosi o meramente dilatori in Cassazione capaci di inflazionare il sistema fino alla paralisi. La giustizia italiana, dunque, è un malato grave ma curabile. Nessuno però vuol davvero curarlo. Perché?


E' incredibile come tutti siano capaci di individuare i problemi, ma quando propongono soluzioni sembra che parlino d'altro, un mondo a parte sconosciuto.
Capisco che l'infallibilità del magistrato sia un dogma da difendere a tutti i costi per ragioni politiche (a proposito la chiamata di clooney tra i testimoni, assolutamente pretestuosa, è un colpo da reality-show di valenza puramente politica) però abbolire l'appello significa comprimere un diritto.. pnsavo che l'idea di comprimere un diritto in nome dell'efficienza fosse solo della lega.

Una parola anche su i piccoli tribunali (che sono la mia realtà quotidiana).. faccio l'esempio di Albano Laziale che ha una mole di lavoro (altro che tribunale inutile) che richiederebbe 6 magistrati e ne ha solo 2...
Tutte le soluzioni sono buone tranne quella di assumere più magistrati.. contenti loro
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Il lodolaio

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Re:De la Giustizia - ingiusta e/o denegata
« Risposta #36 : Giovedì 31 Marzo 2011, 09:46:48 »
E vai con la prescrizione breve...
"A noi la qualità cià rotto il cazzo.
VIVA LA MERDA!"