www.corrieredellosport.itROMA - Così, in Europa, è meglio non andarci. Pioli, incredulo, ha cambiato nove uomini al 21' del secondo tempo, l’ha fatto per rotazione e disperazione, perdeva 3-0 già all’intervallo. E’ finita col golletto-golazo di Djordjevic in più, una punizione d’artista, non da bomber. Disastro chiama disastro, ma stavolta la figuraccia è internazionale, scrive il Corriere dello Sport. Tre gol incassati nel primo tempo, due di testa, uno su rigore (generoso, ma conta poco), tutto in 34 minuti netti. E per poco non sono diventati quattro e cinque i gol sul groppone. Fiato corto, gambe molli, idee confuse, ossatura fragile. Uno svaccamento totale in difesa, neppure una folata individuale in attacco. I big, gli uomini chiave della Champions, sono fuori forma, vanno incontro ad umiliazioni. Una Lazio così è una Lazio irriconoscibile, fa paura pensando alla Supercoppa e al preliminare. Aveva perso contro il Vicenza, ha perso contro l’Anderlecht, ha incassato 4 reti in 48 ore, ha segnato solo su punizione. Dov’è la fame? Dove sono lo spirito e il gioco della scorsa stagione? La vera Lazio di Pioli aveva un'anima, aveva schemi, l’attuale non ha né capo né coda, s’allunga lentamente, sfilacciandosi. Bisogna voltare pagina subito, mettersi sotto con dignità nell’impegno e nel gioco.
Il problema è l’alibi: non è stato illuminante organizzare un ritiro di soli 10 giorni ad Auronzo, mandare in campo i nazionali a ripetizione, con pochi allenamenti nelle gambe, fissando due amichevoli nel giro di 48 ore, affrontando l’Anderlecht che inizierà il campionato domenica. E’ andato tutto male: Basta e Braafheid sono stati due fantasmi, Mauricio e Gentiletti si sono persi. Cataldi, poverino, non è riuscito a manovrare da solo. Parolo e Lulic hanno girato a vuoto. Felipe e Candreva non hanno gas. Klose non s’è visto mai, in area non è entrata anima viva. Non è solo questione di formule (ieri s’è giocato col 4-3-2-1), ma di contenuti.
Le preoccupazioni. Sembra uno scherzo di carnevale fuori programma, ma non c’è da ridere. Lotito aveva reagito male alla sconfitta col Vicenza e aveva parlato alla squadra, chissà come sarà infuriato dopo Bruxelles. L’incubo è iniziato subito: dopo neppure un minuto s’era capita l’ariaccia che tirava. Cataldi, versione regista, ha perso il pallone, Suarez è stato braccato da Berisha. Era un segnale, la difesa ha iniziato a imbarcare acqua da tutte le parti. Gentiletti sembra un lontano parente del leader conosciuto, non può essere lui. L’Anderlecht ha imperversato sulle fasce, Basta e Braafheid sono stati asfaltati da Obradovic e Vanden Borre (ex obiettivo di Tare). Da un cross di quest’ultimo è nata l’azione dell’1-0 (incornata di Sylla). Le altre frittate sono state servite a favore di Gillet (ancora di testa) e di Suarez. L’olandese ha sbagliato tutta la partita, s’è fatto infilare sempre e comunque, s’è beccato un giallo, ha provocato il rigore del 3-0 (fallo su Praet). L’Anderlecht entrava in area palleggiando e passeggiando. La Lazio, stremata, ci ha provato solo con Candreva (tiro fiacco e impreciso) e su punizione: Felipe atterrato dal portiere Proto (uscito dall’area, chiesta l’espulsione), pessimo il tiro di Gentiletti.
La ripresa. Ad inizio secondo tempo l’Anderlecht ha cambiato i due attaccanti, la Lazio solo Marchetti (ha salvato su Defour dopo l’ennesimo svarione di Basta). Al 21' st sono entrati i famosi 9: Konko, Prce, Hoedt, Murgia, Onazi, Oikonomidis, Keita, Perea e Djordjevic. La Lazio, quantomeno, è stata più reattiva, più pericolosa. Onazi ha manovrato meglio di Cataldi, Murgia e Oikonomidis hanno avuto più verve rispetto a Parolo e Lulic. Djordjevic, al terzo gol del precampionato, ha medie alte. Con l’aria che tira conviene toccare ferro. S’è chiuso tutto con un coro a favore di Biglia, lo cantavano i suoi ex tifosi dell’Anderlecht. Manca a tutti, alla Lazio di più. La squadra riposerà due giorni, è bene che si svegli.