Con Chiellini, la difesa a 3 e senza l' inutile Pirlo probabilmente avrebbero vinto, sicuramente non avrebbero preso il primo gol.
Perfetta sintesi.
Non solo il primo gol, ma quasi tutti i pericoli creati dai blaugrana, hanno sfruttato il corridoio fra il centrale e il terzino di riferimento: spazio che la difesa a tre, per la natura stessa di tale schieramento, non avrebbe fisicamente concesso.
Pesa la sfortuna, con la contemporanea assenza di Chiellini e Cáceres; pesa forse qualche errore nella costruzione del reparto in sede di mercato, con titolari di complemento poco affidabili sul piano fisico e complessivamente non all'altezza.
Dall'incidenza sproporzionata del rientro di Barzagli a Ogbonna come prima scelta per il ruolo di terzo centrale in una partita del genere, passando per la mancanza di alternative allo stanco Lichtsteiner, tanti indizi tratteggiano un panorama un po' troppo deserto alle spalle dei tre tenori.
Quanto al bresciano, l'insolito pianto disperato al fischio di chiusura lascia intendere in quale misura tenesse a quella che rimarrà forse l'ultima grande ribalta di una straordinaria carriera: e non è da escludere che tale fattore, unito al suo verosimile peso nello spogliatoio, possa aver forzato la mano ad Allegri.
In caso si dimostrerebbe, una volta di più, che per arrivare ai vertici non bisogna guardare in faccia a nessuno.
Qualsiasi logica consigliava di reintrodurre Pirlo solo a partita iniziata, con ritmi più bassi e spazi proporzionalmente più ampi.
Del resto non mancava un sostituto all'altezza: quel Marchisio che, con la sua atipica interpretazione del ruolo e la sua presenza in tutte le fasi del gioco, avrebbe sparigliato uno schema di confronti diretti insostenibili per chiunque.
Non a caso il centrocampista torinese si è rivelato fra i più puntuali sia al tiro sia quanto a presenza nel vivo della manovra.
Non a caso Luis Enrique ha varato una mossa per certi versi simile, sfruttando in maniera insolita Iniesta - omologo di Marchisio, s'intende su un piano meramente tattico - per coinvolgerlo in maniera più sistematica nel palleggio e nella preparazione delle azioni offensive.
Dove i bianconeri hanno perso la partita è forse nel primo quarto d'ora dei due tempi, iniziati a tamburo battente ma senza concretizzare.
Questione di distanze saltate fra gli attaccanti, che hanno tagliato fuori Tévez - a parte il tiro respinto da cui è nato il provvisorio pareggio, quasi impalpabile - e lasciato regolarmente un difensore di troppo sulla linea del passaggio: un riscontro negativo se si considera, per usare un eufemismo, che la terza linea del Barça non è parsa all'altezza del mostruoso potenziale da metacampo in su.
Se poi si analizza la dinamica dei gol, emerge un altro fattore.
Il 3-1 di Neymar è tatticamente fuori busta, perché avvenuto sull'ultima azione con schieramenti ormai saltati.
Le reti di Morata e Suárez fanno scopa per via della dinamica identica, compreso il "buco" nello schieramento difensivo su una respinta forse non impeccabile del portiere: e sia detto senza scalfire il monumento a Buffon, semplicemente pazzesco in quel riflesso a mano aperta che ha evitato la chiusura del match nella prima frazione.
Rimane, si diceva, il vantaggio iniziale di Rakitić con la tipologia di soluzione tecnica da cui è scaturito: il tiro dalla media distanza.
È in quel fondamentale, sia dall'interno dell'area sia dal perimetro, che i bianconeri hanno difettato in precisione: e le occasioni, con un Mascherano impacciato come non mai e distanze confidenziali fra difesa e centrocampo, non sono mancate.
Altro aspetto che ha lasciato perplessi, sempre da parte degli sconfitti, le troppe azioni di rimessa concesse: eppure si sa come, contro avversari del genere, basti un controllo sbagliato sulla loro trequarti per ritrovarseli sulla propria nel giro di due passaggi e due secondi.
Questione anche di scarso cinismo nei falli tattici, sul quale ha probabilmente inciso il timore che il mediocre Çakır - disposto ad estrarre cartellini al primo strattonamento di gruppo: davvero mancava un arbitro di maggiore personalità? - compensasse uno scandalo tecnico da ripetizione della partita: la mancata espulsione di Vidal, meritevole di almeno quattro gialli solo nella prima mezz'ora.
Si sa come il non controbilanciato strapotere delle TV vieti di fatto i cartellini rossi nel primo tempo per non compromettere lo spettacolo, ma ieri sera si è andati davvero oltre.
Difficile dire chi ne esca peggio: il direttore di gara turco? Il cileno, in totale trance agonistica nella serata meno adatta? O il suo allenatore che lo ha lasciato in campo a dispetto di quanto sopra, scherzando reiteratamente col fuoco nel rischiare un'inferiorità numerica a quel punto fatale?
Al dissesto del metro arbitrale, causato dalla mancata espulsione di Vidal, vanno probabilmente ascritti altri due aspetti negativi nella conduzione della gara: la compensazione sul rigore negato a Pogba, e apparso netto già a velocità normale; un piglio a dir poco titubante, che avrebbe potuto favorire un'escalation agonistica fuori controllo.
A conti fatti, come valutare la serata dei torinesi? Più ci si riflette, più il sapore complessivo vira verso l'agrodolce.
La bella notizia è che gli uomini di Allegri si sono confermati competitivi anche a un passo dalla vetta d'Europa.
La brutta è che, per gli errori di cui si diceva, hanno fondamentalmente sprecato un'occasione difficilmente destinata a ripresentarsi in tempi brevi.
Si, perché il Barcellona, con tutto il rispetto per il suo sontuoso profilo tecnico, è sembrato assai più battibile di quanto si pensasse.