www.lalaziosiamonoi.it30.05.2015 18:21 di Daniele RoccaChi l’ha dura, la vince. Mai come quest’oggi questo detto assume significato. La squadra di Inzaghi non ha mollato mai. Il tecnico della Primavera ha guidato i suoi anche dopo l’ingiusta espulsione. Le sue grida hanno riecheggiato nel pomeriggio del Fersini, colonna sonora indelebile di una vittoria epica. Questa Lazio è già nel mito. Dopo Coppa Italia e Supercoppa, il sogno triplete adesso è possibile.
PRIMO TEMPO - Emozioni con il contagocce nel primo tempo tra Lazio e Palermo. I giocatori biancocelesti controllano il gioco, i rosanero si difendono con ordine e partono in contropiede. Qualche fiammata individuale, niente di preoccupante per i cardiopatici. La prima mezz’ora scorre sul velluto, l’ammonizione al Edokpolor l’unica nota a margine del tabellino. Gli Inzaghi boys vengono fuori alla distanza: Murgia prende per mano i compagni, Fiore sgomita su ogni pallone, Palombi e Oikonomidis cercano il guizzo decisivo. Il calcio è anche paradossi e la prima chance capita sui piedi di Bentivegna, stranamente impreciso. Ancor peggiore l’errore di La Gumina appostato sul dischetto del rigore. A questo punto inizia il monologo biancoceleste, solo occasioni potenziali, nessun vero pericolo per la porta di Marson, mai impegnato dalle giovani aquile. Il fischio che sancisce la fine della prima frazione consente ai ragazzi di riordinare le idee.
SECONDO TEMPO - L’intuizione arriva dalla panchina siciliana: fuori l’ammonito Edokpolor, dentro Ferchichi. Il caldo diventa il vero fattore della partita. Nella ripresa le squadre calano d’intensità, il Palermo smette quasi di giocare, rimanendo ad assistere le avanzate color del cielo. La chance che può regalare le Final Eight ai ragazzi di Inzaghi capita sui piedi di Palombi, ma l’azione di sfondamento del numero 7 si infrange contro il muro rosanero. Tanti cross, niente arrosto. La legge non scritta del calcio rintocca puntuale: gol sbagliato, gol subito. Ferchichi scatta sul filo del fuorigioco (forse oltre) lanciato da Bentivegna, mette a sedere Guerrieri e deposita in rete: dopo il gol dell’andata in campionato, è sempre il calciatore di origine tunisina a colpire la Lazio. Ma quando tutto sembra perduto, Milani si avventa su un pallone vagante a tre minuti dalla fine. Il contatto è netto, il calcio di rigore che ne deriva, anche. Oikonomidis è glaciale. Servono i calci di rigore per decretate chi va alle finali scudetto.
SUPPLEMENTARI – Regna l’equilibrio, aiutato dai crampi e dal sole battente che non ha mai abbandonato il terreno del Fersini. Le forze vengono meno, la lucidità di conseguenza. E’ quella che manca a Murgia per servire l’assist decisivo, ma il numero 10 laziale si fa murare sul più bello. Così come nel secondo tempo, il Palermo è spietato. La progressione di La Gumina costringe Seck e Prce al fallo congiunto. Penalty anche per i rosanero. È lo stesso La Gumina a presentarsi dagli undici metri, super Guerrieri non può fare niente sul piattone chirurgico dell’11 siciliano. Le perdite di tempo diventano il pane quotidiano della squadra di Bosi, espulso dall’arbitro per proteste insieme al preparatore dei portieri biancocelesti, Zappalà. Saltano schemi e nervi. Più i dirigenti allontanati dalla panchina che occasioni da gol. C’è solo un ultimo pallone da giocare, il calcio d’angolo della disperazione. Milani la mette al centro, Rossi anticipa tutti e manda in rete. Esplode la gioia dei 2.500 del Fersini. Non sono bastati nemmeno i supplementari. Saranno i rigori a decidere chi volerà in Liguria.
CALCI DI RIGORE – Si fa di tutto per raccogliere le energie residue ed andare dal dischetto. La mente vorrebbe una cosa, non sempre le gambe la seguono. Regna l’equilibrio. Prce è il primo a sbagliare: le regole non scritte avranno un’altra volta ragione. Bacia il palo Guido Guerrieri, la conclusione di Tedesco si stampa sul legno e rientra in campo: oltranza. Palermo impeccabile, Lazio fortunata. I biancocelesti sono in affanno, in pericolo. C’è bisogno di un supereroe. Spolvera il mantello Guido, abbiamo bisogno di te: non serve volare, basta respingere con lo stinco la conclusione di Giuliano. La Lazio raggiunge anche quest’anno l’elite del campionato Primavera.