www.gazzetta.itI due presidenti, in polemica su bilanci e politica federale, sono però uniti nella lotta agli ultrà. E un pari nel derby li porterebbe insieme in Championsdi Massimo Cecchini e Stefano Cieri
Nonostante il fatto che un pareggio nel derby di domani santificherebbe l’approdo in Champions per entrambi, che Claudio Lotito e James Pallotta non si amino, in fondo, può essere persino ovvio visto che rappresentano i leader naturali delle tifoserie di Lazio e Roma. Meno ovvio, invece, è che questo disamore nel breve periodo di colleganza (dall’agosto 2012) si sia trasformato in una sana antipatia che, dopo il derby d’andata, ha mostrato scintille non indifferenti soprattutto sul tema bilanci, senza contare le distanze sulla politica federale – Lazio «al governo» e Roma «all’opposizione» – e la querelle sullo spostamento della partita. Che a ben vedere è stata una fortuna per entrambi, con la Roma che ha avuto addirittura la notizia della qualificazione aritmetica in Champions. In ogni caso, ecco un breve riassunto dello stato dei rapporti a gennaio. Al d.g. romanista Baldissoni, che alludeva a una Lazio «esperta di scommesse», Lotito replicava così: «Se vuole può venire a Formello, così gli facciamo vedere le scommesse vinte ai fini del risanamento e dell’efficienza della Lazio». A quel punto toccava a Pallotta: «La prossima volta che verrò a Roma sarà mia cura cercare di rendere Lotito edotto in merito alla nostra solidità e redditività finanziaria. Lo farò come se parlassi a un bambino, ovvero parlando lentamente e scandendo bene tutte le sillabe. Se non dovesse capirlo neanche questa volta, be’, allora rinuncerò». Finita? Macché. Ecco la parola fine. «Solo nell’arco del 2014 la Roma ha perso oltre 38 milioni di euro… Gli auguriamo pertanto che, a partire dal 1 luglio 2015, sia in grado di rispettare le norme del fair play, che la Lazio rispetta da oltre dieci anni». La diversità in fondo è tutta qui. Da una parte del mondo (negli Usa) c’è un presidente che – per necessità e scelta – ha deciso di delegare tutto; dall’altra ce n’è un altro che invece non c’è foglia laziale che stormisca senza che lui lo sappia. Attenzione però, perché ad accomunarli ci sarebbe una cosa tutt’altro che secondaria, ovvero la lotta agli ultrà violenti – «fucking idiots» direbbe Pallotta – che li vede quasi soli contro il resto d’Italia.
LOTITO CRITICATO — Una lotta che Lotito conduce da dieci anni e per la quale ha pagato un prezzo altissimo (da tanto tempo vive sotto scorta). Compresa una complessiva sottovalutazione dei risultati ottenuti dalla sua Lazio (tre trofei e altre tre finali, una ancora da giocare; sette qualificazioni europee). Certo, se dovesse arrivare quella Champions che sotto la sua gestione è stata conquistata una sola volta (nel 2007) il giudizio cambierebbe. Anche da parte dei suoi detrattori storici, che non sono solo gli ultrà. Dopo il k.o. di ieri del Napoli con la Juve alla Lazio basterà un punto per essere sicura del terzo posto, ma con una vittoria si spalancherebbero le porte del secondo posto. Traguardo che significherebbe un introito sicuro di 40 milioni. E un uomo attentissimo ai conti come Lotito già gongola alla sola idea. Dopo essere stato il protagonista della vigilia, con la battaglia per il posticipo del match a lunedì (e qui le critiche gli sono piovute addosso dai romanisti) spera che in campo protagonista sia la sua Lazio.
PALLOTTA CONTESTATO — Tutto diverso sarà lo spirito con cui Pallotta si avvicinerà alla Stracittadina. in altri momenti, forse il presidente avrebbe valutato l’idea di un blitz, ma adesso che c’è il secondo posto in ballo, il rischio di un lunedì bollente è altissimo. D’altronde, dal giorno in cui ha dichiarato guerra agli ultrà, Pallotta è sempre stato contestato dentro e fuori lo stadio, con cori pesantissimi. Perciò la visita la riserverà per il 15 giugno, quando sarà presentato in Campidoglio il progetto definitivo. Troppo distaccato? Possibile, ma d’altronde domani tutte le polemiche del genere conteranno poco. Da questo punto di vista Pallotta nel giro di meno di due anni sembra aver capito il derby. Se nel giugno 2013 – un mese dopo la storica e amarissima sconfitta nella finale di Coppa Italia, con seguito di contestazione a Trigoria – diceva stupito «Sono rimasto senza parole. Abbiamo perso per un solo gol e sembrava che il mondo fosse finito per sempre...», a gennaio invece ha scritto ferocemente «Il selfie di Totti (dopo il 2-2, ndr) è stato un gran momento, ma ne avrei preferito uno di Lotito con la sua faccia dopo il gol di Francesco». Ecco, queste sono le dichiarazioni che piacciono ai tifosi della Roma. Almeno fino a domani. Perché poi a decidere gli umori sarà come sempre solo il risultato. E su questo, probabilmente, anche Lotito sarebbe d’accordo.