Autore Topic: Il caso allucinante di Antonio Cipriani  (Letto 10356 volte)

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ThomasDoll

Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« : Giovedì 7 Maggio 2015, 13:26:11 »
Antonio è socio fondatore e storico nume di Lazio.net
Una storia che va divulgata, perché il caso dell'Unità, purtroppo, non è l'unico.


Il mio caso assurdo di giornalista destinato al carcere
Stavolta racconto la mia storia: 34 processi ricaduti sulle mie spalle dopo il fallimento di Epolis. Senza più una lira e con un ordine di carcerazione.

di Antonio Cipriani

Fa un certo effetto aprire una mail e scoprire che contiene un ordine di esecuzione per la carcerazione. Cinque mesi e qualche giorno per aver omesso, come direttore responsabile del quotidiano E Polis, il controllo su un articolo scritto da un giornalista professionista. Questo dice la sentenza del tribunale di Oristano. Cinque mesi da fare in carcere e in subordine – se verranno accolte come spero le richieste della mia difesa – in affidamento in prova al servizio sociale o ai domiciliari.

È solo l’ultimo tassello, per ora, di una storia assurda e travagliata che va avanti da quattro anni. E mi vede ostaggio di una serie di incongruenze nelle leggi che regolano la professione giornalistica, e mi costringe oggi – io in genere schivo e riservato – a prendere carta e penna e a raccontarla. In mio nome e in mia difesa. E in difesa e nel nome di tutti quelli che si trovano nella mia stessa situazione e non hanno alle spalle le corazzate dei media e che questi problemi li vedono sicuramente da un’altra prospettiva.

In sintesi. Ho diretto E Polis (prima Il Giornale di Sardegna e poi Il Sardegna) dall’ottobre 2004 al dicembre 2007. Poi mi sono dimesso a seguito di un cambio di proprietà. Nel 2011 E Polis è fallito tra debiti, inchieste, accuse di bancarotta. E questo fallimento ha scaricato sulle spalle dei giornalisti le cause in corso. Trentaquattro processi sulle mie spalle di direttore responsabile. Un’enormità. Trentaquattro processi sparsi in tutt’Italia, perché E Polis usciva e veniva stampato in tutta Italia. Trentaquattro processi senza alcuna difesa e senza alcun aiuto.

Dal 2011 il mio impegno professionale è stato: difendermi alla meno peggio, farmi aiutare da avvocati amici, evitare il più possibile condanne, cercare di non pagare tutte le spese giudiziarie. Rateizzare Equitalia. Inseguire gli indulti.

Perché ogni processo consta di notifiche per ogni passaggio, quindi di mattinate passate in questura o dai carabinieri, di carte da leggere, di avvocati da nominare, di udienze. Di condanne, più o meno giuste, sulle quali neanche entro nel merito perché si aprirebbe un altro capitolo.

Giustizia del pagare. Senza nessun editore alle spalle, senza fondi. Senza niente altro che i risparmi di una vita da mettere sul piatto giudiziario. Per pagare. Pagare sempre. Perché alla fine tutti si riduce a questo. Se hai i soldi paghi, chiudi con un accordo, ed eviti problemi. Se non hai soldi e combatti, alla fine non puoi che perdere. Perché anche se riesci in tre gradi di giudizio a prevalere, le spese sono talmente alte che quasi conviene accordarsi preventivamente e pagare il riscatto dall’omesso controllo.

Basta moltiplicare trentaquattro processi per la cifra media del costo di un processo (se qualcuno ha avuto la sventura.) per capire che è una partita persa in partenza. E che forse qualcosa si potrebbe anche fare per evitare che la libertà di stampa diventi una questione di reddito e di protezioni. Chi le ha la esercita, chi non le ha meglio se imbraccia il violino.

Anche l’ultima condanna, quella assurda al carcere per un omesso controllo (neanche a scomodare il reato d’opinione, cosa che per altro si tratta) è arrivata per la mancanza di soldi. Perché non avevo denaro per pagarmi un avvocato. Così è.

Perché la legge è assurda? Perché è assurdo che gli effetti di un fallimento, di azioni in alcuni casi non proprio limpide degli editori, ricadano sulle fragili spalle di chi invece pensava di poter esercitare la libertà di stampa e di garantirla ai suoi colleghi. Perché è assurdo e anacronistico che un direttore possa controllare riga per riga un intero giornale – nel mio caso 15 per circa 800 pagine uniche sfornate al giorno – brevine e lettere comprese. Ed è anche inaccettabile poi che un direttore debba pagare per errori di professionisti che magari in tribunale hanno capito fischi per fiaschi o in una conferenza stampa hanno sbagliato un reato. Che dovrebbe fare quel direttore? Ogni sera verificare una per una le notizie? Chiamare tutti i tribunali per sapere se è vero che Tizio è stato condannato per corruzione e Caio per rapina?

L’impossibilità di esercitare un controllo del genere su professionisti, che fanno tanto di esame per iscriversi all’Ordine, non rende il reato troppo generico? Omesso controllo di che cosa se il controllo è impossibile? Diverso è il ruolo della direzione nella titolazione, nelle campagne di stampa. Quella è responsabilità diretta, anche penale se incorre in un reato. Peccato che per questo genere di reato sono stato condannato solo una volta, e alla fine la Cassazione ha addirittura stabilito che avevo ragione, che difendevo solamente la libertà di stampa. Peccato che in altri 33 casi mi sono dovuto difendere dall’indifendibile, senza responsabilità dirette sugli eventuali errori. Certo, potevo censurare qualche cronista. Sarebbe stato accettabile? Quando ho bloccato pezzi che contenevano evidenti caratteristiche di diffamazione, sono fioccate le accuse di censura. Figuriamoci.

Chiudo col carcere. Perché mi sembra davvero sproporzionato l’omesso controllo con la condanna al carcere. E in genere assurdo che possa esserci la possibilità del carcere per un reato d’opinione, figuriamoci in un caso in cui le responsabilità personali sono davvero minime. E mi auguro che questa situazione, per certi versi simile a quella di altri colleghi, possa spingere davvero sulla strada di una regolamentazione di questi casi assurdi. E, comunque, si discuta politicamente dei paradossi, delle ingiustizie e del fatto che il carcere per reati giornalistici non è mai un segno di libertà e democrazia.

Offline chemist

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #1 : Giovedì 7 Maggio 2015, 15:12:59 »
Solidarieta' ad Antonio.

In passato non ci fu enorme empatia tra di noi, ma mi faccio partecipe di questa assurda vicenda di giustizia italiana poiche' so cosa significa e capisco come possa essere kafkiana tutta la situazione. Coraggio, spero tu possa evitare almeno l'umiliazione del carcere per 5 mesi (!) per un reato di opinione.

Offline Gotty

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #2 : Giovedì 7 Maggio 2015, 16:08:00 »
 :o >:(
Forza Lazio

Giglic

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #3 : Giovedì 7 Maggio 2015, 16:23:19 »
Ovviamente, massima solidarietà anche ad Antonio Cipriani.

Quello che non vedo (Pank, aiutami) è il parallelismo con il caso dell'Unità: nel caso di Cipriani, se ho ben capito, si tratta di affrontare cause giudiziarie dovute alla propria professione (quella di direttore di testata) senza la spalle coperte da una casa editrice che ti protegga economicamente dalle cause legali; il secondo caso è relativo al fatto che per il fallimento di un editore si va a pignorare beni dei dipendenti, se ho capito bene (altrimenti, vi prego, ditemi: non è materia mia e potrei dire bestialità).
Se il ruolo del direttore è quello ci si può far poco (se non combattere una legge che è molto più censoria della censura vera, perché ti mette in condizione di non pubblicare nulla).

E poi, scusate ma voglio essere provocatorio: nel caso di Sallusti non si sta parlando della stessa cosa? (un articolo anonimo di "Betulla" che risultò diffamatorio)

Offline Skorpius

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #4 : Giovedì 7 Maggio 2015, 17:32:55 »
Solidarietà ad antonio però alcuni principi da lui richiamati non concordo.

Poi immagino che la maggior parte delle problematiche siano civili (o almeno il risvolto civile di questioni penali) e mi domando banalmente: ma una assicurazione?
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline cartesio

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #5 : Giovedì 7 Maggio 2015, 18:07:29 »

Un incubo.

Cipriani non può a sua volta scaricare parte del costo dei procedimenti giudiziari sui giornalisti autori degli articoli sbagliati/scorretti?

Se c'è un controllore che è considerato corresponsabile di un abuso, c'è anche chi l'abuso lo commette, quindi è giusto che paghi.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

ThomasDoll

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #6 : Giovedì 7 Maggio 2015, 20:08:48 »
Ovviamente, massima solidarietà anche ad Antonio Cipriani.

Quello che non vedo (Pank, aiutami) è il parallelismo con il caso dell'Unità: nel caso di Cipriani, se ho ben capito, si tratta di affrontare cause giudiziarie dovute alla propria professione (quella di direttore di testata) senza la spalle coperte da una casa editrice che ti protegga economicamente dalle cause legali; il secondo caso è relativo al fatto che per il fallimento di un editore si va a pignorare beni dei dipendenti, se ho capito bene (altrimenti, vi prego, ditemi: non è materia mia e potrei dire bestialità).

credo sia proprio la stessa cosa, il pignoramento è il passo successivo. La responsabilità del direttore, del resto, non è quella del socio, quindi si pignora il soggetto per legge responsabile e la responsabilità è solidale. Quindi se editore, direttore e redattore portano un pezzo di responsabilità per uno, il venir meno di uno coinvolge gli altri. Nel caso/Unità addirittura i direttori (De Gregorio e successore) lamentano di non essere stati informati dei procedimenti in corso. L'omesso controllo è un problema per tutti i direttori, e non credo ci siano possibilità di assicurarsi contro il carcere.

Offline Wild Bill Kelso

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #7 : Giovedì 7 Maggio 2015, 22:43:16 »
Conchita De Gregorio sta nella merda. Deve pagare un fracco di soldi per colpe non sue.
Che triste fine che ha fatto il glorioso giornale fondato da Antonio Gramsci.
Cosa? È finita? Hai detto finita? Non finisce proprio niente se non l'abbiamo deciso noi. È forse finita quando i tedeschi bombardarono Pearl Harbour? Col cazzo che è finita! E qui non finisce, perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

Giglic

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #8 : Venerdì 8 Maggio 2015, 06:33:10 »
Conchita De Gregorio sta nella merda. Deve pagare un fracco di soldi per colpe non sue.
Che triste fine che ha fatto il glorioso giornale fondato da Antonio Gramsci.

Io sapevo che il problema infatti era legato al fallimento. Lei ed altri giornalisti stanno pagando col pignoramento i debiti dell'editore, e che le cause non c'entrano nulla. O mi sbaglio?

Offline Skorpius

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #9 : Venerdì 8 Maggio 2015, 07:32:21 »
Io sapevo che il problema infatti era legato al fallimento. Lei ed altri giornalisti stanno pagando col pignoramento i debiti dell'editore, e che le cause non c'entrano nulla. O mi sbaglio?

Non è così
Non sono i debiti dell'editore alla base dei pignoramenti ma i debiti personali che non possono più essere manlevati dell'editore fallito.
Per accordo ogni volta che qualcuno faceva causa al giornalista e all'editore per qualche cosa scritta dal giornale i due prendevano l'atto di citazione (di cui erano NECESSARIAMENTE a conoscenza) lo portavano al giornale il quale se ne occupava in tot.. dalla nomina degli avvocati fino al pagamento della condanna in caso di esito negativo.
Con il fallimento lo scudo è venuto meno e tutti i titolari dei procedimenti già in piedi al momento del fallimento hanno cominciato a prendersela con chi formalmente era parte in causa e, in caso di mancato pagamento della condanna, ad iniziare i procedimenti esecutivi
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Giglic

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #10 : Venerdì 8 Maggio 2015, 07:37:33 »
Ok grazie sko. Quindi, se qua di vinco non prendo e quando perdo pago, di base fare causa al giornalista vuol dire censura.


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Offline Skorpius

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #11 : Venerdì 8 Maggio 2015, 07:59:49 »

Ok grazie sko. Quindi, se qua di vinco non prendo e quando perdo pago, di base fare causa al giornalista vuol dire censura.


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La base della condanna e' necessariamente un fatto illecito appurato da giudice alla fine del procedimento...
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Giglic

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #12 : Venerdì 8 Maggio 2015, 09:32:16 »
La base della condanna e' necessariamente un fatto illecito appurato da giudice alla fine del procedimento...

Giusto. Dico un'altra cosa. Per ogni condanna VERSO il giornalista, ci saranno delle condanne A FAVORE del medesimo, dove questo però non prende soldi. Ecco perché parlo di gioco a perdere.

ThomasDoll

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #13 : Venerdì 8 Maggio 2015, 09:41:27 »
Io sapevo che il problema infatti era legato al fallimento. Lei ed altri giornalisti stanno pagando col pignoramento i debiti dell'editore, e che le cause non c'entrano nulla. O mi sbaglio?

no, no, sono cause per diffamazione, anche perché in una società di capitali un dipendente non può mai rispondere dei debiti della società. In una causa per diffamazione vengono chiamati a rispondere editore, direttore ed estensore dell'articolo, che sono responsabili in solido. Quindi paga uno per tutti, se non paga l'editore paga il giornalista o il direttore, e se pignorano una cosa a te tu devi pagare, se vuoi mantenere la cosa, salvo rivalerti poi sull'editore, che se è fallito sai che sugo.
Gli scenari orrendi che si aprono sono:
- devi prenderti un avvocato perché l'editore non te lo mette più a disposizione. Parliamo di decine di cause, immaginati quanto costa;
- se le cause sono decine devi comparire in decine  e decine di udienze, o te o l'avvocato di cui sopra;
- se le cause le perdi poi paghi.

Concita sostiene addirittura di non aver ricevuto comunicazione dei procedimenti in atto (non so se tecnicamente è possibile, probabile pensasse che se ne occupasse il giornale).
E' un meccanismo infernale, che coinvolge tutti i direttori (dopo il caso di Sallusti si è letto anche di Bechis). A parte gli occhiali dell'orientamento politico, l'unico distinguo che si può fare è quello che divide la campagna di stampa stile macchina del fango dalla normale attività di un giornale, per la quale occorre che si cambino le norme.
Intanto la gente rischia la galera. E la libertà di stampa la diamo al gatto, già siamo il 73° paese al mondo nella specifica graduatoria di non so chi, e questi sono i motivi.

@Skorp: che si può fare per difendersi se non ci si può permettere un avvocato? Sei destinato a perdere oppure?

Offline ammiraglio

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #14 : Venerdì 8 Maggio 2015, 10:37:52 »
è l'ennesima conferma che fare il giornalista (ancor più come direttore) di un giornale con equilibri precari dietro è come darsi una mazzata sulle palle.
dispiace per cipriani.
yeah, i heard that dwight wants me fired. it's just the way it is. you know what? i just don't care, i don't give a damn.
i'll go home and find something to do.

ThomasDoll

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #15 : Venerdì 8 Maggio 2015, 11:53:23 »
e pensare che una volta si riteneva fosse il più fico dei mestieri...

Offline ammiraglio

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #16 : Venerdì 8 Maggio 2015, 12:01:13 »
e pensare che una volta si riteneva fosse il più fico dei mestieri...

10 anni passati in un gruppo editoriale e di comunicazione con ampi risvolti politici e di lobby.
il più fico dei mestieri? mahhhhhhh .....
yeah, i heard that dwight wants me fired. it's just the way it is. you know what? i just don't care, i don't give a damn.
i'll go home and find something to do.

CP 4.0

Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #17 : Venerdì 8 Maggio 2015, 12:12:55 »
credo dipenda molto da quanto, come e chi ti copre le spalle.

Offline AlenBoksic

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  • Belgrado: se non la ami, non ci sei mai stato
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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #18 : Venerdì 8 Maggio 2015, 12:30:11 »
e pensare che una volta si riteneva fosse il più fico dei mestieri...

Una volta i giornali era difficile fallissero.
Bisogna coprire normativamente questo buco.

Non so altrove, ma adesso i giornali in edicola son rarefatti. Dal mio giornalaio entravi e ne avevi un banco pieno a disposizione, adesso devi andare a cercarli visto son surclassati da grattini, lotterie, bollette e via elencando.
Non so veramente come sia possibile che di fronte ad un un numero di quotidiani che ormai di poco superiore a quello delle dita delle manici sia invece una sterminata pletora di riviste patinate dagli argomenti più disparati. dalle armi al modellismo passando per il cucito e il cavallo.
Voglio 11 Scaloni

Offline Skorpius

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Re:Il caso allucinante di Antonio Cipriani
« Risposta #19 : Venerdì 8 Maggio 2015, 12:34:56 »

@Skorp: che si può fare per difendersi se non ci si può permettere un avvocato? Sei destinato a perdere oppure?

La mia risposta è di mestiere ovviamente: ci si para le spalle prima con attenzione!
- Non si può fare un mestiere così esposto (e tu lo sai benissimo che è così) senza il supporto continuo di un avvocato, una persona con cui concorderai una somma forfettaria che comprenda tutto (magari passandogli anche eventuali condanne in positivo di chi ti ha calunniato, che possono esserci tranquillamente specie se sei assistito da un tuo avvocato).. le spese VIVE in cause come questa sono irrisorie, il compenso dell'avvocato lo devi prevedere prima, magari un compenso annuale anche in caso di nessun processo.. insomma di formule ce ne sono parecchie e di avvocati disposti anche (se qualcuno solleva il problema della qualità dell'avvocato direi che è agevole pensare che è meglio un decente avvocato che nessun avvocato, e nulla ti impedisce in caso di procedimento particolarmente significativo di cambiare avvocato in quel frangente). Ma devi farlo prima di iniziare!
- assicurazione.. deve essercene una..
- questo ultimo non è un suggerimento politicamente corretto ma qualsiasi avvocato interpellato prima sull'argomento te lo darebbe: ti devi spogliare di ogni bene personale, intestalo a tua moglie a tua sorella ad un amico a tuo figlio.. i tuoi beni sono i beni della tua famiglia metterli in gioco nel tuo lavoro è da irresponsabili.

Perchè non lo hanno fatto? Ho l'impressione leggendo le dichiarazioni di conchita che fosse sicura che anche in caso di fallimento dell'unità qualcuno politicamente si sarebbe fatto carico del problema.. una sicurezza fatale
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.