Autore Topic: Il solito Impiglia...  (Letto 2391 volte)

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Offline Whistle

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Il solito Impiglia...
« : Sabato 25 Aprile 2015, 08:58:23 »
Il famoso "revisionista storico" Impiglia non manca di inserire una stoccata gratuita ai Laziali (cioè fascisti, secondo lui) in un articolo che poteva essere di qualche interesse...

http://www.repubblica.it/politica/2015/04/25/news/mussolini-112784360/?ref=HRER1-1

Era un rugbista romano l'uomo che scoprì e catturò Mussolini in fuga a Dongo
Ivo Bitetti, sportivo di livello (giocò anche a pallanuoto in serie A) venne chiamato a fungere da interprete dai partigiani che avevano fermato la colonna di camion tedeschi nella quale si nascondeva il duce. In un'intervista inedita risalente al 2002 e rimasta a lungo segreta, racconta come andarono davvero le cose

di MARCO IMPIGLIA  :asrmstend:

Gli eventi che, il 27-28 aprile 1945, condussero alla cattura e all'esecuzione di Benito Mussolini sulle sponde occidentali del lago di Como sono immersi in una foschia che sembra non volersi alzare più. Ma c'è una coincidenza che emerge da una nuova, inedita testimonianza: i due uomini che identificarono Mussolini in fuga e posero termine alla sua vita, erano due campioni sportivi, l'uno lombardo e l'altro romano: Michele Moretti e Ivo Bitetti. Del calciatore Moretti si sapeva. Secondo la vulgata resistenziale fu lui, ex terzino della Comense che in carriera aveva marcato anche Giuseppe Meazza, a esplodere la raffica di mitra che uccise Mussolini e la Petacci, davanti al muretto di Villa Belmonte in località Giulino di Mezzegra. Il pallanuotista Bitetti è un nome nuovo, finora mai uscito, la sua partecipazione ai fatti di quei giorni emerge da un'intervista dell'agosto 2002 in cui Bitetti raccontò la sua versione dei fatti. Ecco l'audio del suo racconto da me raccolto in quei giorni.

I fatti sono noti: il mattino del 27 aprile 1945 una colonna di tedeschi e repubblichini  sta cercando di passare il confine con la Svizzera. Ma i partigiani comunisti la bloccano a Sasso di Lungo,  vicino Dongo. Nascosto nell'ultimo camion della colonna, travestito da soldato nazista, c'è l'ex dittatore, che viene smascherato durante l'ispezione dal partigiano Giuseppe Negri. La voce che gira insistente è che Negri sia stato messo in allarme dalla spiata di un fascista, forse il gerarca Oreste Bombacci. L'intervista che pubblichiamo racconta una realtà leggermente ma sostanzialmente diversa. In realtà, l'identificazione di Mussolini fu opera di un civile, Ivo Bitetti, chiamato dai combattenti della 52esima Brigata Garibaldi a fungere da interprete. La ricostruzione di Bitetti concorda in molti punti con la storiografia corrente, ma in altri si discosta, come quando accenna al ruolo svolto da "Ardente" Piccamiglio, comandante del Distaccamento di Gravedona delle Brigate d'Assalto Garibaldi. Una figura che era rimasta assolutamente nell'ombra. Nella sua intervista Bitetti racconta di aver notato per primo il falso soldato nazista che fingeva di dormire ubriaco dentro un camioncino. E aggiunge che uno dei due uomini alla guida del mezzo, probabilmente il gerarca Bombacci, gli sussurrò che a bordo c'era "il capo".

Ma chi era Ivo Bitetti? Non un illustre sconosciuto: figlio di uno dei padri fondatori della Società Sportiva Lazio, egli vinse, nell'estate di quello stesso '45, il campionato nazionale di pallanuoto, giocando da attaccante in coppia con Aldo Ghira, poi olimpionico a Londra col "Settebello". D'estate la pallanuoto, ma d'inverno la palla ovale: nel 1947-48 e nel 1948-49 vinse due scudetti nelle file della bianconera Rugby Roma,  anche qui giostrando in un ruolo d'attacco (era alto 1 e 85 per oltre 90 chili di peso). Fu solo intorno al 1950 che Bitetti si lasciò definitivamente alle spalle il rugby. Lui che aveva letteralmente "placcato" il duce nel suo tentativo di riparare in Svizzera, probabilmente sperando di finire in mano agli agenti dell'OSS, i servizi segreti americani. Evento  -  la morte per fucilazione dell'ex dittatore avvenuta senza processo pubblico  -  che ha influito sulle sorti politiche dell'Italia del dopoguerra.

Classe 1919, proveniente da una nobile famiglia del Regno delle Due Sicilie, i Dè Sivo, persona modesta e schiva, Bitetti ebbe un'esistenza avventurosa, partecipando alla pesca al tonno nell'Oceano Atlantico con la ditta di cui era azionista il padre: la Genepesca. Fu socio emerito del Circolo Canottieri Lazio, in quanto il canottaggio era stato il primo sport che aveva praticato fin da giovanetto, su e giù col papà Olindo lungo il tratto urbano del Tevere. Una famiglia, i Bitetti, di purissima stirpe biancoceleste e di grande passione sportiva.

Ivo Bitetti tenne per sé questa sua incredibile storia e si risolse a tirarla fuori dal cassetto solamente quando era ormai vecchio e malato, con la preghiera di non renderla nota se non dopo la sua morte. Questa la motivazione fornita: "Ho voluto farle sapere la verità sulla cattura di Mussolini... ma eviti di pubblicarla, mi raccomando. Ci sono tanti matti in giro, nostalgici del fascismo, e non vorrei che un bel giorno me li ritrovo davanti casa a darmi delle noie. E poi io sono della "Lazio"...".

 :band1: :asrm:

Il 18 aprile scorso a Marzabotto, nell'ambito di un simposio internazionale  promosso dalla Società Italiana di Storia dello Sport, l'audio-intervista è stata da me presentata per la prima volta. Gli storici presenti in particolare lo studioso parigino Paul Dietschy, ordinario di Storia Contemporanea all'Università di Franche-Comté hanno manifestato interesse e apprezzamento. Un nuovo tassello da inserire nel puzzle della misteriosa fine di Mussolini.

L'autore dell'intervista a Bitetti e di questo articolo, Marco Impiglia è direttore editoriale della Società Italiana di Storia dello Sport  :o

Offline Arch

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #1 : Sabato 25 Aprile 2015, 10:33:27 »
La stoccata non la vedo proprio. Sono parole di Ivo Bitetti e per di più registrate. Inoltre mi sembra che l'articolo sia gratificante per la Lazio, sinceramente. A volte ho l'impressione che siamo troppo suscettibili. Poi, padroni di credere o non credere, Impiglia è Laziale e neanche poco.

Offline Ataru

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #2 : Sabato 25 Aprile 2015, 10:38:39 »
Io la vedo come se la maggior parte dei nostalgici fascisti,  per il Bitetti, fosse riommer, e il fatto che lui sia stato anche laziale li avrebbe potuti spingere a compiere qualche atto sconsiderato se si fosse venuta a sapere la verità
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline BobLovati

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #3 : Sabato 25 Aprile 2015, 11:05:01 »
d´accordo con Arch al 100% 
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Offline Whistle

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #4 : Sabato 25 Aprile 2015, 11:25:12 »
La stoccata non la vedo proprio. Sono parole di Ivo Bitetti e per di più registrate. Inoltre mi sembra che l'articolo sia gratificante per la Lazio, sinceramente. A volte ho l'impressione che siamo troppo suscettibili. Poi, padroni di credere o non credere, Impiglia è Laziale e neanche poco.

Se davvero è Laziale, lo ha sempre nascosto molto bene.

Offline giamma

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #5 : Sabato 25 Aprile 2015, 14:26:54 »
La stoccata non la vedo proprio. Sono parole di Ivo Bitetti e per di più registrate. Inoltre mi sembra che l'articolo sia gratificante per la Lazio, sinceramente. A volte ho l'impressione che siamo troppo suscettibili. Poi, padroni di credere o non credere, Impiglia è Laziale e neanche poco.
Volevo fare esattamente lo stesso intervento :-*
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline chemist

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #6 : Sabato 25 Aprile 2015, 14:51:01 »
Impiglia e' laziale? Quello che ha cercato nel "Ginnastica Roma" le origini del club del magnifico bobolo? Accidenti, un lazialone!

Pomata

Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #7 : Sabato 25 Aprile 2015, 15:58:21 »
Orgoglioso della nostra storia ;)

Offline Arch

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #8 : Sabato 25 Aprile 2015, 22:20:49 »
In occasione del 25 aprile, oltre al già citato  Ivo Bitetti,  sono da ricordare atleti e dirigenti della Lazio che hanno combattuto il nazifascismo con energia e coraggio:

Kertesz Geza, allenatore biancoceleste dal 1939 al 1941, eroe della Resistenza ungherese, fucilato da collaborazionisti nazisti nel febbraio 1945.

Cappellani Manlio, Portiere. Nato a Tripoli l'11 giugno 1917. Milita nella Lazio Allievi nella stagione 1933/34. L Era stato notato da osservatori biancocelesti in un torneo studentesco. Più tardi si dedicò al nuoto, sempre nella Lazio, alla Pallacanestro, all'Atletica leggera nel salto triplo e nel salto in lungo e, con ottimi risultati, al Pentathlon moderno. Morì a Bagno a Ripoli nella frazione di Ponte a Ema (FI) il 14 agosto 1944 in combattimento mentre, da tenente paracadutista, si batteva contro i nazifascisti e guidava una colonna italiana del famoso Squadrone F (Folgore) che aveva avuto dagli Alleati l'onore di entrare per prima nel capoluogo toscano. Un monumento di Bagno a Ripoli (FI) ricorda il sacrificio di Cappellani. E' sepolto nel cimitero del Verano. Nel dopoguerra fu istituita, a suo nome, una gara di nuoto sul Tevere in cui i genitori di Manlio premiavano i vincitori.

Galli Olindo: Centrocampista, nato a Tivoli (RM) nel 1900. Cresciuto nel vivaio della Tivoli, gioca con i tiburtini fino al campionato 1924/25. A fine stagione passa alla Lazio e viene inserito in prima squadra nella stagione 1925/26. Confermato anche l'anno successivo nella squadra titolare, viene ceduto nell'estate del 1927. Pur giocando nel ruolo di mediano tende a proporsi in zona avanzata e, sfruttando un tiro preciso e forte, mette a segno diverse reti. Nella Lazio gioca 16 partite e segna 9 goal. Convinto antifascista, durante la Seconda Guerra Mondiale milita attivamente nelle formazioni partigiane. Nel dopoguerra viene inoltre eletto Sindaco di Tivoli nelle file del Partito Comunista Italiano e alla sua memoria è attualmente intitolato lo stadio comunale della città tiburtina sito in località "Arci" lungo la Via Empolitana.

De Pierro Aldo, difensore sinistro, nato a Roma il 3 maggio 1923 e deceduto a Tarquinia (VT) in data 11 aprile 2015. Soprannominato "Zeppo".
Entrato nel vivaio biancoceleste all'età di 9 anni, ha percorso tutta la trafila delle giovanili. Alternava il calcio con il suo impiego all'Immobiliare. Ha avuto come allenatori Dino Canestri, Alessandro Popovich, Walter Alt, Karl Sturmer e Toni Cargnelli. Ha disputato 2 stagioni in maglia biancoceleste in prima squadra a partire dal 1943/44. Vinse per due volte con la Lazio giovanile il Campionato provinciale Ragazzi. Dotato di un fisico scattante e di un calcio potente, divenne presto un elemento molto affidabile della difesa e venne premiato come il migliore terzino del girone I della serie C quando andò in prestito all'Alba. La guerra lasciò un segno profondo nella vita di Aldo in quanto la sua famiglia, residente in Via Clitunno e con il padre Oreste che faceva il barbiere, ospitava prigionieri di guerra evasi, rischiando così la rappresaglia tedesca del vicino Comando delle SS. Faceva parte di un gruppo della resistenza romana.

Colucci Paolo, portiere. Entra nella resistenza a 18 anni e insieme a De Pierro e il portiere Rega rischiò l'arresto da parte dei nazisti pochi istanti dopo l'attentato di Via Rasella. Nel dopoguerra e fino alla pensione è stato segretario della CGIL nel settore assicurazioni. E' stato fedele ai suoi ideali fino alla sua recente scomparsa.

Superfluo ricordare Mafalda di Savoia, socia laziale, morta in un lager tedesco.

Bruno Beneck, padre di Anna e Daniela Beneck, nuotatrici della Lazio, capo partigiano.

Fazio Tullio: Manager dell'Olivetti e dirigente della S. S. Lazio. Fu vice presidente della Lazio Calcio nel 1961 e nel 1962, ma si dimise, il 24 ottobre 1962, durante la Presidenza dell'esponente del MSI  Ernesto Brivio. Nel 1968 divenne vicepresidente della Sezione Nuoto. Professionalmente fu direttore dell'Olivetti nella sede di Roma. Fu anche Presidente del Circolo Canottieri Lazio nel 1962 e nel 1964. Ricoprì tale incarico anche nel Tennis Club Parioli dal 1972 al 1978. Tullio Fazi combattè come partigiano nella guerra di Liberazione.

Bicego Alfredo, attaccante della Lazio nella stagione 1949/50. Partigiano veneto.

Branca Gerardo, Presidente della Lazio nel 1925 e nel 1926. Il colonnello Gerardo Branca, comandante del 1° Reggimento Cavalleria Nizza, l'11 settembre 1943 guidò la fuga a cavallo di molti suoi sottoposti a Torino, nei pressi di Porta Susa, che erano stati fatti prigionieri e disarmati dai tedeschi e stavano per essere portati nei campi di lavoro in Germania.

Ce ne sono altri che, al momento, non ricordo.


Offline Holly

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #9 : Sabato 25 Aprile 2015, 22:56:35 »
grazie Arch, un contributo sostanzioso e a tratti commovente

Offline BobLovati

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #10 : Sabato 25 Aprile 2015, 23:51:14 »
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Superfluo ricordare Mafalda di Savoia, socia laziale, morta in un lager tedesco.

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Offline Arch

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #11 : Venerdì 8 Maggio 2015, 12:51:05 »
Vorrei tornare sull'argomento Impiglia perché mi spiace che venga additato come tifoso riomico. Io Marco lo conosco da tempo e uno dei suoi crucci è quello, appunto, di non essere creduto circa la sua fede calcistica. Credo, quindi, di poter cercare di ristabilire alcune verità. Il papà di Marco era Lazialissimo (ad esempio, si sposò alle 11,00 di una domenica mattina del 1958 e alle 14,30 era all'Olimpico a tifare Lazio in un derby), Marco ha visto tutte le partite più importanti della Lazio con il padre ed in seguito da solo. Marco è uno storico dello sport, vale a dire scrive di sport per professione e vive di questo. In questa ottica ha scritto diversi libri sulla roma e ha elaborato, in base a dati che lui ritiene inoppugnabili storicamente, la sua teoria sulla primogenitura del calcio nell'urbe. Non intende convincere nessuno e ognuno può contestare o condividere ciò che lui ha scritto. Possiede una tale quantità di dati e notizie inedite sulla Lazio pionieristica da consentirgli di scrivere di Lazio per una generazione. Stanno per uscire, infatti, dei suoi libri sulla società biancoceleste di grande interesse. Inoltre ho potuto apprezzare le sue capacità di ricercatore e di storico in ogni frangente; controlla e verifica ogni dato con attenzione assoluta e pubblica solo quando ha la certezza della veridicità di tale dato. Non si occupa solo di calcio e a breve, ad esempio, uscirà un ponderoso volume sui 100 anni della Federazione di Pugilato. La sua fede laziale è genuina, ma, al tempo stesso l'Impiglia non è antiromanista. L'affetto verso un nonno materno giallorosso non gli permette di esecrare la roma come fanno molti di noi.
Ieri Marco era all'udienza papale dedicata alla S.S. Lazio Generale come invitato di LazioWiki: ha sventolato per tre ore una bella bandiera biancoceleste di sua proprietà e all'occhiello portava un distintivo laziale con l'aquila del 1912. Ho le prove fotografiche.
Tutto ciò per la verità, ma ognuno può liberamente dubitare.
P.S. Non sono Marco Impiglia, né un suo parente :)

Offline BobLovati

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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #12 : Venerdì 8 Maggio 2015, 13:09:35 »
Vorrei tornare sull'argomento Impiglia perché mi spiace che venga additato come tifoso riomico. Io Marco lo conosco da tempo e uno dei suoi crucci è quello, appunto, di non essere creduto circa la sua fede calcistica. Credo, quindi, di poter cercare di ristabilire alcune verità. Il papà di Marco era Lazialissimo (ad esempio, si sposò alle 11,00 di una domenica mattina del 1958 e alle 14,30 era all'Olimpico a tifare Lazio in un derby), Marco ha visto tutte le partite più importanti della Lazio con il padre ed in seguito da solo. Marco è uno storico dello sport, vale a dire scrive di sport per professione e vive di questo. In questa ottica ha scritto diversi libri sulla roma e ha elaborato, in base a dati che lui ritiene inoppugnabili storicamente, la sua teoria sulla primogenitura del calcio nell'urbe. Non intende convincere nessuno e ognuno può contestare o condividere ciò che lui ha scritto. Possiede una tale quantità di dati e notizie inedite sulla Lazio pionieristica da consentirgli di scrivere di Lazio per una generazione. Stanno per uscire, infatti, dei suoi libri sulla società biancoceleste di grande interesse. Inoltre ho potuto apprezzare le sue capacità di ricercatore e di storico in ogni frangente; controlla e verifica ogni dato con attenzione assoluta e pubblica solo quando ha la certezza della veridicità di tale dato. Non si occupa solo di calcio e a breve, ad esempio, uscirà un ponderoso volume sui 100 anni della Federazione di Pugilato. La sua fede laziale è genuina, ma, al tempo stesso l'Impiglia non è antiromanista. L'affetto verso un nonno materno giallorosso non gli permette di esecrare la roma come fanno molti di noi.
Ieri Marco era all'udienza papale dedicata alla S.S. Lazio Generale come invitato di LazioWiki: ha sventolato per tre ore una bella bandiera biancoceleste di sua proprietà e all'occhiello portava un distintivo laziale con l'aquila del 1912. Ho le prove fotografiche.
Tutto ciò per la verità, ma ognuno può liberamente dubitare.
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per il poco che potete fidarvi di me, confermo; non è lui  ;)
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Re:Il solito Impiglia...
« Risposta #13 : Sabato 9 Maggio 2015, 07:10:10 »
Vorrei tornare sull'argomento Impiglia perché mi spiace che venga additato come tifoso riomico. Io Marco lo conosco da tempo e uno dei suoi crucci è quello, appunto, di non essere creduto circa la sua fede calcistica. Credo, quindi, di poter cercare di ristabilire alcune verità. Il papà di Marco era Lazialissimo (ad esempio, si sposò alle 11,00 di una domenica mattina del 1958 e alle 14,30 era all'Olimpico a tifare Lazio in un derby), Marco ha visto tutte le partite più importanti della Lazio con il padre ed in seguito da solo. Marco è uno storico dello sport, vale a dire scrive di sport per professione e vive di questo. In questa ottica ha scritto diversi libri sulla roma e ha elaborato, in base a dati che lui ritiene inoppugnabili storicamente, la sua teoria sulla primogenitura del calcio nell'urbe. Non intende convincere nessuno e ognuno può contestare o condividere ciò che lui ha scritto. Possiede una tale quantità di dati e notizie inedite sulla Lazio pionieristica da consentirgli di scrivere di Lazio per una generazione. Stanno per uscire, infatti, dei suoi libri sulla società biancoceleste di grande interesse. Inoltre ho potuto apprezzare le sue capacità di ricercatore e di storico in ogni frangente; controlla e verifica ogni dato con attenzione assoluta e pubblica solo quando ha la certezza della veridicità di tale dato. Non si occupa solo di calcio e a breve, ad esempio, uscirà un ponderoso volume sui 100 anni della Federazione di Pugilato. La sua fede laziale è genuina, ma, al tempo stesso l'Impiglia non è antiromanista. L'affetto verso un nonno materno giallorosso non gli permette di esecrare la roma come fanno molti di noi.
Ieri Marco era all'udienza papale dedicata alla S.S. Lazio Generale come invitato di LazioWiki: ha sventolato per tre ore una bella bandiera biancoceleste di sua proprietà e all'occhiello portava un distintivo laziale con l'aquila del 1912. Ho le prove fotografiche.
Tutto ciò per la verità, ma ognuno può liberamente dubitare.
P.S. Non sono Marco Impiglia, né un suo parente :)

non lo conosco personalmente, mi fido. ad ogni modo, qui si può constatare che non è antiromanista  ;D

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