www.ilmessaggero.itdi Gabriele De Bari
Quando l'avversario è di un altro lignaggio tecnico, e vuole cucirsi addosso l'ennesimo scudetto con anticipo, l'avversario non può sbagliare le scelte. Soprattutto perserverare negli stessi errori dell'andata. Ha vinto l'Achille bianconero, però l'Ettore biancoceleste ha combattuto senza l'elmo e questo ha giustificato la liceità di taluni rimpianti. Pioli, il profeta di tante vittorie, non è riuscito a eguagliare il record di Eriksson e ha sprecato la ghiotta occasione per compiere un'altra impresa. Speriamo che abbia imparato la lezione. In questa occasione, l'allenatore, ha optato per una formazione improbabile, lasciando in panchina Candreva, il migliore contro l'Empoli. Una scelta che ha indebolito il gioco sulle fasce, la migliore risorsa della squadra. Così com'era stata decisiva contro il Napoli. In questo modo la Juventus ha avuto solo il problema di bloccare Anderson, spesso raddoppiato e persino triplicato per evitare che Buffon corresse dei rischi. Mauri sulla destra non ha mai inciso, sbagliando una quantità di passaggi, mentre Cataldi è apparso sempre in difficoltà sia nella fase difensiva, che in quella d'impostazione.
IL SUICIDIO
Con il suicidio tattico, Pioli ha tolto l'arma migliore e si è trovato con una squadra viva atleticamente ma debole nel confronto con il centrocampo bianconero, dove i cerberi Vidal e Marchisio hanno vinto quasi tutti i duelli. Su portatore di palla Pirlo toccava a Klose andare in pressione, un supplemento di lavoro che toglieva al tedesco lucidità e freschezza negli ultimi venti metri. Un assetto che ha penalizzato la manovra biancoceleste, fragile in difesa per l'assenza di de Vrij. La Juventus si è così ritrovata rapidamente in vantaggio, con un guizzo di Tevez, dopo un pallone perso a centrocampo. Ancora un errore tattico ha spianato la strada al contropiede di Bonucci, favorito dalla difesa ospite che si è aperta lasciandogli spazio e tempo per la battuta. Nel complesso la Lazio non ha sfigurato, almeno come possesso palla, ma ha creato soltanto un pericolo con Klose e poco più. Tanto calcio lento, ruminato e prevedibile, al quale è mancata la velocità degli esterni, di Candreva e Anderson in particolare. Il 3-5-2 di Allegri ha consentito ai bianconeri di chiudere bene i varchi, compattarsi e ripartire senza nemmeno sprecare troppe energie. Ammistrare la partita e controllare il risultato sperando in qualche contropiede, sulle quali gli avversari sono andati sempre in affanno.
CAMBIO TATTICO
In avvio di ripresa l'allenatore emiliano ha ridisegnato la squadra: dentro Candreva per Braafheid e Lulic riportato nel suo naturale ruolo di terzino sinistro. E la squadra ha subito riacquistato il suo volto migliore: più rapida, sciolta ed efficace sulla trequarti. Una Lazio più dentro la partita, in grado di costringere la Juventus a un atteggiamento prudente. Soprattutto per la vivacità e il cambio di passo che garantiva l'ex Candreva: un corner dopo l'altro, Buffon impegnato su punizione dal centrocampista azzurro e una sfida decisamente più aperta e vibrante. Purtroppo Pioli ha impiegato una ventina di minuti a togliere Mauri, un corpo estraneo nella gara, per conferire più velocità con Keita. Anderson non ha vissuto la sua serata migliore, ma portava comunque sempre un paio di difensori sulle sue tracce, permettendo a Candreva e allo stesso Keita una superiore libertà di movimento.
REAZIONE BIANCOCELESTE
Nel secondo tempo la Lazio ha comandato a lungo l'iniziativa, dimostrando una reazione importante e minacciando con una certa continuità Buffon. Una formazione che ha coperto meglio il campo, fraseggi incisivi, costruzione delle azioni più razionale e ha rischiato poco. La vera faccia della Lazio. Anche se la Juventus ha confermato una superiorità di squadra evidente, per tasso tecnico, elementi abituati a giocare questo tipo di gare, gestione del territorio, calciatori decisivi, la Lazio ha fatto quello che poteva: le è mancata soltanto il gol. Un avversario degno della capolista che ha messo il suggello sullo scudetto e che adesso potrà completamente dedicarsi al ritorno di Champions League. Per la Lazio tanti, troppi, rimpianti per quel che avrebbe potuto essere e che non è stato, soprattutto per aver regalato il primo tempo. E per la presuzione mostrata da Pioli. La Juventus, dopo il 3-0 dell'andata, ha ribadito la superiorità con il tecnico laziale che ci ha messo del suo, aumentando i rimpianti.