Autore Topic: R.I.P Eduardo  (Letto 926 volte)

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Offline DinoRaggio

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R.I.P Eduardo
« : Martedì 14 Aprile 2015, 16:16:18 »
http://www.gazzetta.it/Calcio/13-04-2015/morto-eduardo-galeano-scrittore-che-ha-raccontato-calcio-110441304295.shtml
 
È morto Eduardo Galeano: lo scrittore che ha raccontato il calcio

L'uruguaiano si è spento a 74 anni nella sua Montevideo: autore de "Le vene aperte dell’America Latina" e oppositore dei regimi sudamericani negli Anni 70 e 80, tifava Nacional. Il suo "Splendori e miserie del gioco del calcio" è una piccola enciclopedia

Splendori e miserie del gioco del calcio (El fútbol a sol y sombra, nella versione originale) è una piccola enciclopedia tascabile sul gioco del calcio. Se uno si chiede per esempio: chi ha inventato la rovesciata e perché in Sud America la chiamano “chilena”? Eduardo Galeano risponde "Ramon Unzaga inventò questa giocata sul campo del porto cileno di Talcahuano: con il corpo sospeso nell’aria, di spalle al suolo, le gambe lanciavano il pallone all’indietro nel repentino andirivieni delle lame di una forbice". Futbol e poesia. Eduardo Galeano ci ha lasciati a 74 anni nella sua Montevideo per un cancro ai polmoni, male che l’aveva già colto nel 2007 e per il quale era stato operato. Era entrato in ospedale venerdì scorso. Giornalista, scrittore, oppositore dei regimi del Sud America negli Anni 70 e 80, nato nel settembre del 1940, pubblicò la sua opera più famosa a soli 31 anni: Le vene aperte dell’America Latina. “Voleva essere un’opera di economia politica - ha detto qualche anno fa - solo che non avevo ancora la formazione necessaria. Non me ne pento, però è una tappa superata”. Certo che resta comunque un’opera letteraria di altissimo valore e un’inchiesta sullo sfruttamento del suo continente dal tempo delle colonie fino agli Anni 70. Un testo di denuncia che infatti fu bandito dai regimi di Argentina, Cile e Uruguay, che nel 1973 lo arrestò e poi lo spedì in esilio, prima a Buenos Aires e poi in Spagna.

tifava nacional — Tifoso del Nacional di Montevideo come il poeta Mario Benedetti (che con lui e Vargas Llosa collaborò al periodico Marcha) , ha scritto fra l’altro la trilogia Memoria del fuoco, Il libro degli abbracci, Giorni e notti di amore e di guerra, Specchi. Difensore degli indigeni, dei neri, dei poveri e delle cause ambientaliste. Quando nel 2009 l’ex capo di Stato venezuelano Chavez regalò il suo libro più famoso a Obama (Le vene aperte appunto) Galeano commentò: "Un gesto generoso, però crudele".

Iacopo Iandiorio
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

ThomasDoll

Re:R.I.P Eduardo
« Risposta #1 : Martedì 14 Aprile 2015, 16:27:46 »
ieri avevo scritto questo:

Sono uno scrittore ossessionato dal ricordare, dal ricordare il passato dell’America e soprattutto dell’America Latina, terra condannata all’amnesia.

Eduardo Galeano, 74 anni, è morto ieri a Montevideo, la città dov’era nato, per un tumore ai polmoni contro il quale lottava da tempo. E’ stato uno scrittore importante, perseguitato per le sue idee prima dalla dittatura uruguayana e poi da quella argentina. Ha scritto libri che raccontano la storia dell’America Latina, quella del calcio e quella dell’intero continente americano, raggiungendo la fama con Le vene aperte dell’America Latina (1971), che racconta cinque secoli di sfruttamento del continente da parte dei suoi oppressori stranieri. Una scrittura che univa la freschezza del giornalista alla poesia sudamericana e diventava politica parlando della vita.

Spesso mi invitano ad assistere al funerale del capitalismo. Sappiamo bene, però, che questo sistema che privatizza i profitti e socializza le perdite e, come se non fosse abbastanza, cerca di convincerci che si tratta di filantropia, vivrà ancora più di sette vite.

Galeano ha sempre rifiutato di considerarsi un intellettuale, benché lo fosse: scriveva di economia, di storia, di politica ed era attento ai mutamenti della società e a temi come quelli della globalizzazione e della diversità.

La diversità passa per la diversità dei punti di vista possibili: dal punto di vista del sud l’estate del nord è inverno e dal punto di vista di un verme un piatto di spaghetti è un’orgia; dove gli indù vedono una vacca sacra altri vedono un grande hamburger. Dal punto di vista di Ippocrate, Galeno, Maimonide e Paracelso esisteva una malattia chiamata indigestione, ma non esisteva una malattia chiamata fame. Dal punto di vista del gufo, del pipistrello, del bohémien e del ladro il crepuscolo è l’ora della colazione. La pioggia è una maledizione per il turista e una benedizione per il contadino. Dal punto di vista dell’autoctono è il turista a essere pittoresco. Dal punto di vista degli indios delle isole caraibiche Cristoforo Colombo, con il suo copricapo di piume e il suo mantello di velluto rosso, era un pappagallo di dimensioni mai viste…

Sul suo modo di scrivere e di osservare il mondo ha detto:

Fortunatamente sono un ficcanaso, curioso di natura, e vado continuamente cercando la terza riva del fiume, quel posto misterioso dove humour e horror si incontrano.

Scrivo volendo parlare ed esprimermi in un linguaggio sentipensante, una precisa definizione che mi ha insegnato un pescatore della costa colombiana del mar dei Caraibi. Per questa ragione non mi piace essere definito come un intellettuale. Mi sembrerebbe di essere trasformato in una testa senza corpo, una situazione scomoda, in cui la ragione e il sentimento sarebbero separati l’uno dall’altra. Uno suppone che un intellettuale sia qualcuno capace di conoscere, ma io preferisco qualcuno capace di comprendere. Una persona colta non è qualcuno che ha accumulato tanta conoscenza, perché altrimenti nessuno sarebbe più colto di un computer. Una persona colta è qualcuno che sa come ascoltare, come ascoltare gli altri e le mille e una voce della natura di cui facciamo parte. Invece di parlare, io ascolto.


Nel libro Splendori e miserie del gioco del calcio (El fútbol a sol y sombra) raccontava gustose storie del football sudamericano e mondiale. Una passione che lo accomunava a Osvaldo Soriano, grande scrittore argentino mancato anni fa. Da qualche parte, ora, si sta organizzando un’amichevole di benvenuto per il cantore di un calcio che non c’è più. In campo, la Màquina, Friedenreich, Garrincha e Obdulio Varela.

“I libri mi scrivono, crescono dentro di me, e ogni notte cado addormentato ringraziandoli, perché mi lasciano credere di essere io l’autore”.