Gazzetta dello Sport
Nuovo ruolo vecchi progetti. Keita insegue la svolta buona
Pioli lo sposta al centro dell’attacco. La Lazio ha bisogno anche dei suoi golINVIATO A FORMELLO
(ROMA) Adesso tocca a lui. In una Lazio in cui ogni singolo sta facendo cose egregie c’è un solo elemento che – almeno fino a questo momento – ha reso meno di quanto ci si aspettasse. E’ Balde Keita, il «predestinato» arrivato dalla cantera del Barca che, dopo una prima positiva stagione (la scorsa) nel calcio dei grandi, era quest’anno atteso al definitivo salto di qualità. Un passaggio ritenuto peraltro sicuro un po’ da tutti gli osservatori. Se l’estate scorsa c’era un giovane biancoceleste sulla cui esplosione gli addetti ai lavori erano pronti a scommettere era proprio lui. E non Felipe Anderson.
LA SVOLTA BUONA? Poi le cose sono andate esattamente nella maniera opposta. Il brasiliano è diventato la grande rivelazione dell’intero campionato, lo spagnolo è rimasto fermo al palo. Ma in una Lazio guidata da un tecnico, Pioli, che in questo momento è una sorta di re Mida, perché tutto ciò che tocca si trasforma in oro, anche Keita pare pronto a ritagliarsi un ruolo di primattore. Le avvisaglie c’erano state già nelle settimane scorse, poi sabato a Cagliari il giovane attaccante di origini senegalesi ha finalmente lasciato il segno. Il suo ingresso a mezzora dal termine è stato determinante per far arrivare a sette la striscia di vittorie consecutive della Lazio. Keita si è procurato due rigori. Il primo è servito a riportare la Lazio in vantaggio, il secondo a lasciare gli avversari in dieci. E’ mancato solo il gol all’ex Barca, tutta colpa del cagliaritano Balzano capace di sventare sulla linea quello che sarebbe stato il suo primo gol in questo campionato (l’anno scorso ne fece cinque, più uno in Europa League). E così Keita è rimasto ancora a secco (in Coppa Italia ha invece realizzato 3 gol).
LA METAMORFOSI Ci riproverà domani con l’Empoli, lo spagnolo. Le chance di rompere il ghiaccio sembrano buone. Innanzitutto perché Keita giocherà titolare. L’ultima volta, in campionato, era accaduto il 1° marzo a Reggio Emilia col Sassuolo. E in assoluto le sue presenze dal primo minuto, sempre in campionato, sono state soltanto cinque. Il ritorno nel blocco dei titolari, la possibilità di restare in campo per 90 minuti sono buoni argomenti per credere nella fine del digiuno. Ancor di più lo è il ruolo che Pioli gli ha ritagliato negli ultimi tempi e nel quale lo impiegherà domani. Da attaccante esterno l’ex Barca è stato trasformato in punta centrale. A Cagliari ha giocato proprio in quella posizione. Ed era accaduto anche nei precedenti spezzoni di gara concessigli. La metamorfosi tattica è uno dei motivi (il principale, probabilmente) dell’inversione nel rendimento stagionale di Keita. Un cambio di ruolo che, prima di Keita, hanno vissuto altri calciatori nati come attaccanti esterni e diventati poi punte centrali. Magari atipiche, ma pur sempre punte centrali. Il caso più noto è quello di Messi che, a inizio carriera, era attaccante esterno prima che Guardiola lo mettesse al centro (dell’attacco, del Barca, di tutto). Ma anche il suo eterno rivale Cristiano Ronaldo ha fatto lo stesso tragitto (specie negli ultimi tempi con lo United) per poi tornare di nuovo sulla fascia. Pure l’interista Palacio ha vissuto qualcosa di simile, mentre il caso più recente è quello del milanista Menez. Tutti hanno beneficiato della trasformazione. Adesso tocca a Keita.
di Stefano Cieri
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