Autore Topic: Hernanes  (Letto 19640 volte)

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Offline BobLovati

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Re:Hernanes
« Risposta #20 : Venerdì 2 Settembre 2016, 18:54:04 »
quando fu venduto ricordo molti sciogliersi in lacrime; è andata diversamente, grazziaddio  ;)
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Online Ataru

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Re:Hernanes
« Risposta #21 : Venerdì 2 Settembre 2016, 23:41:34 »
era la penultima, non ci avrebbe rilanciato, ci avrebbe proprio portato in EL. e andammo pure in vantaggio. poi però giocammo male e meritammo di perdere, specialmente la difesa, mi pare di ricordare un paio di gol con palacio e kovacic che facevano quello che gli pareva.
peccato perchè era l'anno del liberalalazio, e salvare la stagione entrando in europa nonostante tutto l'ambiente suicida, avrebbe tappato la bocca a molti.

Ah ricordo... tipo l'addio al calcio di Zanetti vero? Ricordo il gol di Hernanes,  ma non la buona prestazione. Nel primo tempo mi pare neanche giocasse
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline DinoRaggio

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Re:Hernanes
« Risposta #22 : Domenica 30 Ottobre 2016, 07:45:01 »
Ieri sera ho visto Juventus-Napoli, e ho provato un po' di compassione per il Profeta, messo da Allegri a giocare appena davanti alla difesa, con gli attaccante del Napoli che lo pressavano di continuo e rubandogli molte volte la palla per creare azioni pericolosissime di contropiede, quasi come se Sarri avesse individuato in lui il punto debole della Juventus. Hernanes completamente fuori ruolo, insomma, come se nella sua Lazio fosse stato messo a giocare nella posizione di Ledesma. E' stato strano vederlo schierato in quella maniera e subire anche gli sberleffi dei propri tifosi.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

borgorosso

Re:Hernanes
« Risposta #23 : Domenica 30 Ottobre 2016, 09:55:33 »
 Che poi è dove molti di noi volevano giocasse...


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Zapruder

Re:Hernanes
« Risposta #24 : Domenica 30 Ottobre 2016, 09:57:40 »
 Che poi è dove molti di noi volevano giocasse...


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Volante?

borgorosso

Re:Hernanes
« Risposta #25 : Domenica 30 Ottobre 2016, 09:58:05 »
Esatto! Ti ricordi?


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Offline Jim Bowie

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Re:Hernanes
« Risposta #26 : Domenica 30 Ottobre 2016, 13:18:27 »
Esatto! Ti ricordi?


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Io ricordo che ci voleva giocare lui, cosi poteva prendersi il posto da "water boy" durante i mondiali di Rio
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Offline DinoRaggio

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Re:Hernanes
« Risposta #27 : Domenica 30 Ottobre 2016, 14:43:33 »
Io ricordo che ci voleva giocare lui, cosi poteva prendersi il posto da "water boy" durante i mondiali di Rio
Anch'io ricordo che voleva giocare in quel ruolo per essere convocato dal CT brasiliano, visto che nel ruolo in cui lo utilizzava Reja / Petkovic il Brasile aveva abbondanza di giocatori.
E ra gisumin all'ùart!

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Offline Skorpius

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Re:Hernanes
« Risposta #28 : Domenica 30 Ottobre 2016, 22:56:16 »
Anch'io ricordo che voleva giocare in quel ruolo per essere convocato dal CT brasiliano, visto che nel ruolo in cui lo utilizzava Reja / Petkovic il Brasile aveva abbondanza di giocatori.

Che però lo hanno utilizzato in due ruoli diversi
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Drenai

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Re:Hernanes
« Risposta #29 : Domenica 30 Ottobre 2016, 23:36:11 »
hernanes può rendere (perlomeno in italia) solo schierato dietro le punte, come faceva reja.
fossi allegri invece di auto-indebolire il centrocampo facendogli fare il regista davanti alla difesa (e specialmente adesso che rientra marchisio ci mettesse lui) proverei invece a farlo giocare al posto di quel mezzo bluff di pjanic.
"It's not that I like winning that much, it's that I HATE losing"
Larry Bird

Zapruder

Re:Hernanes
« Risposta #30 : Lunedì 31 Ottobre 2016, 00:44:54 »
Esatto! Ti ricordi?


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E come no...

Reja lo aveva inquadrato bene, sulla linea dietro il centravanti.

Poi un bel giorno il suo procuratore si lamentò della posizione in campo di Hernanes: il motivo vero era nella possibilità, secondo loro due, di rimediare un posto nella Selecão da "volante", il ruolo che Hernanes ricopriva, si diceva, in Brasile.

Il catetere ovviamente, in sintonia con i fissati col gggggggggggioco, si produsse nella solita filippica anti-aprescindere: è un volante! Termine che fino a quel momento avevano associato esclusivamente alla loro 850 color carta da zucchero.

Offline AlenBoksic

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Re:Hernanes
« Risposta #31 : Lunedì 31 Ottobre 2016, 09:16:16 »
Nel 1939 con la maglia rossonera del Flamengo, in mezzo a fuoriclasse più giovani come Domingos Da Guia e Leonidas, si distingueva a metà campo un giocatore di passaporto argentino che imponeva il suo stile, la sua classe e il suo gioco cerebrale. Si metteva davanti alla difesa e una volta che il pallone gli arrivava tra i piedi, l’azione d’attacco allora sì, poteva iniziare. Difficilmente sprecava una giocata. Fenomeni se n’erano già visti tanti a Rio, ma questo aveva un’intelligenza speciale, aveva trovato una sua posizione in campo e da quel punto di osservazione privilegiato sembrava sapesse sempre dove il gioco si sarebbe sviluppato. Quel calciatore si chiamava Carlos Martin Volante. E da quel momento chiunque giocherà in quella posizione (da Dino Sani a Falcao), si dirà gioca da “Volanci”. Carlos, la cui vita avventurosa lo aveva portato in Brasile, era diventato un Ruolo. Non capita tanto spesso, anzi non capita mai. Ancora oggi in Sudamerica “Volante” è quel numero cinque che davanti alla difesa fa partire la manovra d’attacco. Brasile e Argentina si contendono la primogenitura del termine. Voi avete sentito usare per prima l’espressione “Volanci” o “Bolante”?

Brasile e Argentina. Ma in mezzo a questa storia c’è pure un bel pezzo d’Italia. Anche se il termine nel nostro paese non è usato (fino a qualche anno fa era praticamente sconosciuto) e il giocatore da cui il ruolo ha preso il nome non è affatto ricordato come invece meriterebbe.
Allora facciamo un passo indietro. La famiglia Volante a fine Ottocento è costretta a emigrare da Serravalle, provincia di Alessandria, a Buenos Aires. Il capofamiglia è in cerca di un lavoro e in Argentina “ce n’è. Conosco un tale che ne conosce un altro che lì si è arricchito. Forse mi trova qualcosa”. Sono tante le storie di quegli anni simili a questa. Nello stesso periodo una famiglia calabrese ha la stessa idea dei Volante. Sono i Libonatti e s’imbarcano tenendo ben stretto in mano un foglietto con la scritta “Rosario”.
Nel 1905 a Lanus nacque Carlos Volante, ed è proprio con il club di questa città appena fuori Buenos Aires, che il ragazzino inizia a giocare. Esordisce con i grandi, poi vagabonda di squadra in squadra: Platense, San Lorenzo, Velez Sarsfield.
Uno dei sei fratelli di Carlos, quello minore, si chiama José ma per tutti è Pepe. Sarà allenatore e presidente del Lanus. L’unico a ricoprire tre importanti ruoli nella storia del club argentino. Pepe infatti è stato anche un buon giocatore, prima di scontrarsi durante una partita con un armadio a due ante con addosso la maglia del San Lorenzo e le sembianze di Luisito Monti.
Intanto per Carlos arriva una chiamata, quella che tutti i calciatori argentini, figli d’italiani, aspettano per monetizzare il proprio talento. È il 1931 e la lettera ha il timbro postale di Napoli.
“È questo il lavoro con cui voglio vivere. Dicono che Julio Libonatti, il primo ad averci provato, abbia già vinto un campionato e stia guadagnando una barca di soldi”. E non è il solo, Julio, perché dall’Argentina lo hanno seguito in tanti. Orsi, Monti, Cesarini… Ora tocca a Volante. Al Napoli però non trova una formazione di altissimo livello, lui non impressiona anche perché non ha un modo appariscente di intendere il calcio. L’anno successivo finisce in B al Livorno, con cui vince subito il campionato. Allora ecco di nuovo una buona occasione. Lo prende il Torino e così finalmente può giocare con un Libonatti non più giovanissimo ma ancora in grado di fare gol. La stagione granata non è delle migliori, siamo in una fase di transizione tra il primo Torino grande di Libonatti, Baloncieri e Rossetti e il Grande Torino, quello vero, quello eterno. Però fuori dal campo Carlos fa un incontro speciale in una sala da ballo al Valentino. Quando posa gli occhi su Emma, che solo per caso è nata a Ginevra ma è a tutti gli effetti torinese, pensa: “Questa, Carlos, sarà tua moglie”. Emma ha cinque anni in meno e lavora come modista. Si sposano nell’agosto 1935 e dopo averle chiesto la mano, la supplica di seguirlo in Francia dove intanto si era trasferito per giocare.
“Vieni via con me. Non si sta più bene in Italia. Fino a poco tempo fa gli oriundi erano i salvatori della patria, quelli che facevano vincere i mondiali, gli eroi. Ora beh, sì insomma… Qui mi mandano in Etiopia, cara. Lo ammetto, ho paura della guerra”.
Quelli sono mesi in cui se ne vanno dall’Italia Cesarini, Orsi, Guaita, Scopelli, Stagnaro, Demaria. Ogni occasione è buona per andarsene. Si parlano tra di loro i sudamericani, si confessano le loro paure. Probabilmente non andrebbero in guerra. Ma perché rischiare? Non hanno torto.
Dal 1934 al 1938 Carlos gioca nel campionato francese. A Parigi i Volante stanno bene, frequentano bella gente nei caffè più raffinati della città. Vanno spesso ad ascoltare il jazz e hanno amici intellettualmente vivaci. Tra questi c’è un musicista argentino, Oscar Aleman che a Parigi ci vive da alcuni anni. Suona con Josephine Baker ed è follemente innamorato del futbol. Gli piace addirittura giocarlo. Ma una sera al Cafe de Paris, Carlos lo vede che sta bevendo al banco piuttosto nervoso. È di ritorno da una breve tournée, Oscar, e gli racconta cosa ha visto alle frontiere. S’inizia a respirare un vento di guerra. Ma non è l’Etiopia, qui sta scoppiando il mondo. In Europa ormai non si può più stare tranquilli da nessuna parte. Carlos capisce che è ora di rifare la valigia. Ne parla subito con la moglie.

“Cara, qui a Parigi tra qualche mese ci sarà il Mondiale. Ho appena parlato con i dirigenti della Nazionale brasiliana, mi aggrego a loro per tutta la competizione e poi ci imbarcheremo con loro verso Rio”.
“Andremo a vivere in Brasile?”
“Sì, lì c’è una squadra di prestigio che mi vuole. Il Flamengo. Vedrai cara, ti piacerà il Brasile. Io l’ho visto durante una tournée negli anni del Platense. Qui non me la sento di mettere al mondo dei figli”
Emma capì anche questa volta.
“Scusami, amore, levami una curiosità: che compito avrai durante il Mondiale?”
“Farò il massaggiatore”
“Lo sai fare?”
“Come massaggio i miei muscoli prima delle partite, massaggerò quelli di Da Guia e Leonidas. Non sarà un problema, vedrai”.
Il viaggio in nave che riporta la spedizione brasiliana a Rio è un po’ turbolento. La Selecao ha perso un Mondiale che pensava di avere già vinto. Le capiterà ancora.
La signora Volante sente già un po’ di nostalgia per gli affetti che ha lasciato in Europa, soprattutto nella sua Torino. Ha l’aria un po’ malinconica, gli occhi leggermente arrossati dal vento e dalla stanchezza del viaggio, ma indossa l’abito più elegante di tutta la nave. Quando mette piede a terra è la donna più bella di tutto il molo. Nessuno può evitare di guardarla.
Carlos Volante ha ormai 33 anni e fuma come un turco. Come calciatore dovrebbe essere sul viale del tramonto. Ma quelli al Flamengo saranno gli anni più entusiasmanti della sua carriera. E non solo per aver battezzato un ruolo con il suo nome. Queste tutto sommato sono sciocchezze per un uomo classe 1905, per di più modesto e sempre parco parole. Ma per l’affetto incredibile che i brasiliani non gli hanno mai fatto mancare. In questi anni i Volante, al riparo dalla guerra, mettono al mondo due splendide figlie.
Chiusa la carriera da calciatore, vincendo tre titoli col Flamengo, diventa allenatore. Non può che essere altrimenti per uno che ha il calcio dentro. Ottiene ottimi risultati, tra cui un Brasilerao, anche sulla panchina dell’International Bahia.
“Mi piacerebbe che le nostre ragazze andassero a studiare in Italia, Carlo”
“Ora sì, è un buon momento. Il peggio è passato anche là”
“Avranno un’istruzione di alto livello”
“Per me va bene, ma io ho il mio lavoro di allenatore qui a Bahia. Le lasciamo andare da sole. Ce la faranno, e poi là ci sono ancora i tuoi famigliari”.
Carlos continua a vivere in Brasile. Il clima è perfetto, ogni tanto lo chiama qualche trasmissione tv e lui va volentieri a parlare di futebol, sempre misurato e con cognizione di causa. Gli è rimasto addosso quel tipico accento porteno, i fratelli continuano a vivere a Buenos Aires, e lì ha voluto che nascessero le sue due figlie. Ma il Brasile gli è entrato dentro. Chissà se nel 1982 al Mondiale in Spagna avrà fatto il tifo per l’Argentina di Menotti o per il fantastico Brasile di Telé Santana. Di sicuro quel campionato lo ha seguito in tv ad Alpignano, in provincia di Torino. Due anni prima aveva ceduto alle insistenze della moglie.
“Le nostre figlie si sono radicate qui in Italia. Io faccio avanti indietro troppo spesso e non sono più una ragazzina. Voglio fermarmi in Piemonte, la mia casa ormai è qui. Trasferisciti definitivamente anche tu, ti prego”.
Carlos Volante nel 1980 ha 75 anni. Vive fino al 1987 ad Alpignano, nel cui cimitero comunale ora è seppellito. Passa gli ultimi anni in tutta tranquillità. Guarda un po’ di calcio in tv, sigaretta in bocca, va a comprarsi Tutto Sport o La Stampa. L’anziano signore a cui manca molto il Brasile, non viene più chiamato dai giornali, tanto meno dalle tv. I vicini di casa sanno che in tempi remoti è stato un calciatore del Toro, in un’annata nemmeno tanto fortunata. Ma s’ignora completamente che con il suo modo di giocare ha modificato il lessico del calcio sudamericano. Quando muore, la figlia Liliana vuole che il papà sia sepolto con al collo una fascia della squadra del cuore, il Flamengo.

http://incontropiede.it/carlos-volante-giocatore-diventato-un-ruolo/
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Offline Jim Bowie

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Re:Hernanes
« Risposta #32 : Lunedì 31 Ottobre 2016, 12:10:58 »
Nel 1939 con la maglia rossonera del Flamengo, in mezzo a fuoriclasse più giovani come Domingos Da Guia e Leonidas, si distingueva a metà campo un giocatore di passaporto argentino che imponeva il suo stile, la sua classe e il suo gioco cerebrale. Si metteva davanti alla difesa e una volta che il pallone gli arrivava tra i piedi, l’azione d’attacco allora sì, poteva iniziare. Difficilmente sprecava una giocata. Fenomeni se n’erano già visti tanti a Rio, ma questo aveva un’intelligenza speciale, aveva trovato una sua posizione in campo e da quel punto di osservazione privilegiato sembrava sapesse sempre dove il gioco si sarebbe sviluppato. Quel calciatore si chiamava Carlos Martin Volante. E da quel momento chiunque giocherà in quella posizione (da Dino Sani a Falcao), si dirà gioca da “Volanci”. Carlos, la cui vita avventurosa lo aveva portato in Brasile, era diventato un Ruolo. Non capita tanto spesso, anzi non capita mai. Ancora oggi in Sudamerica “Volante” è quel numero cinque che davanti alla difesa fa partire la manovra d’attacco. Brasile e Argentina si contendono la primogenitura del termine. Voi avete sentito usare per prima l’espressione “Volanci” o “Bolante”?

Brasile e Argentina. Ma in mezzo a questa storia c’è pure un bel pezzo d’Italia. Anche se il termine nel nostro paese non è usato (fino a qualche anno fa era praticamente sconosciuto) e il giocatore da cui il ruolo ha preso il nome non è affatto ricordato come invece meriterebbe.
Allora facciamo un passo indietro. La famiglia Volante a fine Ottocento è costretta a emigrare da Serravalle, provincia di Alessandria, a Buenos Aires. Il capofamiglia è in cerca di un lavoro e in Argentina “ce n’è. Conosco un tale che ne conosce un altro che lì si è arricchito. Forse mi trova qualcosa”. Sono tante le storie di quegli anni simili a questa. Nello stesso periodo una famiglia calabrese ha la stessa idea dei Volante. Sono i Libonatti e s’imbarcano tenendo ben stretto in mano un foglietto con la scritta “Rosario”.
Nel 1905 a Lanus nacque Carlos Volante, ed è proprio con il club di questa città appena fuori Buenos Aires, che il ragazzino inizia a giocare. Esordisce con i grandi, poi vagabonda di squadra in squadra: Platense, San Lorenzo, Velez Sarsfield.
Uno dei sei fratelli di Carlos, quello minore, si chiama José ma per tutti è Pepe. Sarà allenatore e presidente del Lanus. L’unico a ricoprire tre importanti ruoli nella storia del club argentino. Pepe infatti è stato anche un buon giocatore, prima di scontrarsi durante una partita con un armadio a due ante con addosso la maglia del San Lorenzo e le sembianze di Luisito Monti.
Intanto per Carlos arriva una chiamata, quella che tutti i calciatori argentini, figli d’italiani, aspettano per monetizzare il proprio talento. È il 1931 e la lettera ha il timbro postale di Napoli.
“È questo il lavoro con cui voglio vivere. Dicono che Julio Libonatti, il primo ad averci provato, abbia già vinto un campionato e stia guadagnando una barca di soldi”. E non è il solo, Julio, perché dall’Argentina lo hanno seguito in tanti. Orsi, Monti, Cesarini… Ora tocca a Volante. Al Napoli però non trova una formazione di altissimo livello, lui non impressiona anche perché non ha un modo appariscente di intendere il calcio. L’anno successivo finisce in B al Livorno, con cui vince subito il campionato. Allora ecco di nuovo una buona occasione. Lo prende il Torino e così finalmente può giocare con un Libonatti non più giovanissimo ma ancora in grado di fare gol. La stagione granata non è delle migliori, siamo in una fase di transizione tra il primo Torino grande di Libonatti, Baloncieri e Rossetti e il Grande Torino, quello vero, quello eterno. Però fuori dal campo Carlos fa un incontro speciale in una sala da ballo al Valentino. Quando posa gli occhi su Emma, che solo per caso è nata a Ginevra ma è a tutti gli effetti torinese, pensa: “Questa, Carlos, sarà tua moglie”. Emma ha cinque anni in meno e lavora come modista. Si sposano nell’agosto 1935 e dopo averle chiesto la mano, la supplica di seguirlo in Francia dove intanto si era trasferito per giocare.
“Vieni via con me. Non si sta più bene in Italia. Fino a poco tempo fa gli oriundi erano i salvatori della patria, quelli che facevano vincere i mondiali, gli eroi. Ora beh, sì insomma… Qui mi mandano in Etiopia, cara. Lo ammetto, ho paura della guerra”.
Quelli sono mesi in cui se ne vanno dall’Italia Cesarini, Orsi, Guaita, Scopelli, Stagnaro, Demaria. Ogni occasione è buona per andarsene. Si parlano tra di loro i sudamericani, si confessano le loro paure. Probabilmente non andrebbero in guerra. Ma perché rischiare? Non hanno torto.
Dal 1934 al 1938 Carlos gioca nel campionato francese. A Parigi i Volante stanno bene, frequentano bella gente nei caffè più raffinati della città. Vanno spesso ad ascoltare il jazz e hanno amici intellettualmente vivaci. Tra questi c’è un musicista argentino, Oscar Aleman che a Parigi ci vive da alcuni anni. Suona con Josephine Baker ed è follemente innamorato del futbol. Gli piace addirittura giocarlo. Ma una sera al Cafe de Paris, Carlos lo vede che sta bevendo al banco piuttosto nervoso. È di ritorno da una breve tournée, Oscar, e gli racconta cosa ha visto alle frontiere. S’inizia a respirare un vento di guerra. Ma non è l’Etiopia, qui sta scoppiando il mondo. In Europa ormai non si può più stare tranquilli da nessuna parte. Carlos capisce che è ora di rifare la valigia. Ne parla subito con la moglie.

“Cara, qui a Parigi tra qualche mese ci sarà il Mondiale. Ho appena parlato con i dirigenti della Nazionale brasiliana, mi aggrego a loro per tutta la competizione e poi ci imbarcheremo con loro verso Rio”.
“Andremo a vivere in Brasile?”
“Sì, lì c’è una squadra di prestigio che mi vuole. Il Flamengo. Vedrai cara, ti piacerà il Brasile. Io l’ho visto durante una tournée negli anni del Platense. Qui non me la sento di mettere al mondo dei figli”
Emma capì anche questa volta.
“Scusami, amore, levami una curiosità: che compito avrai durante il Mondiale?”
“Farò il massaggiatore”
“Lo sai fare?”
“Come massaggio i miei muscoli prima delle partite, massaggerò quelli di Da Guia e Leonidas. Non sarà un problema, vedrai”.
Il viaggio in nave che riporta la spedizione brasiliana a Rio è un po’ turbolento. La Selecao ha perso un Mondiale che pensava di avere già vinto. Le capiterà ancora.
La signora Volante sente già un po’ di nostalgia per gli affetti che ha lasciato in Europa, soprattutto nella sua Torino. Ha l’aria un po’ malinconica, gli occhi leggermente arrossati dal vento e dalla stanchezza del viaggio, ma indossa l’abito più elegante di tutta la nave. Quando mette piede a terra è la donna più bella di tutto il molo. Nessuno può evitare di guardarla.
Carlos Volante ha ormai 33 anni e fuma come un turco. Come calciatore dovrebbe essere sul viale del tramonto. Ma quelli al Flamengo saranno gli anni più entusiasmanti della sua carriera. E non solo per aver battezzato un ruolo con il suo nome. Queste tutto sommato sono sciocchezze per un uomo classe 1905, per di più modesto e sempre parco parole. Ma per l’affetto incredibile che i brasiliani non gli hanno mai fatto mancare. In questi anni i Volante, al riparo dalla guerra, mettono al mondo due splendide figlie.
Chiusa la carriera da calciatore, vincendo tre titoli col Flamengo, diventa allenatore. Non può che essere altrimenti per uno che ha il calcio dentro. Ottiene ottimi risultati, tra cui un Brasilerao, anche sulla panchina dell’International Bahia.
“Mi piacerebbe che le nostre ragazze andassero a studiare in Italia, Carlo”
“Ora sì, è un buon momento. Il peggio è passato anche là”
“Avranno un’istruzione di alto livello”
“Per me va bene, ma io ho il mio lavoro di allenatore qui a Bahia. Le lasciamo andare da sole. Ce la faranno, e poi là ci sono ancora i tuoi famigliari”.
Carlos continua a vivere in Brasile. Il clima è perfetto, ogni tanto lo chiama qualche trasmissione tv e lui va volentieri a parlare di futebol, sempre misurato e con cognizione di causa. Gli è rimasto addosso quel tipico accento porteno, i fratelli continuano a vivere a Buenos Aires, e lì ha voluto che nascessero le sue due figlie. Ma il Brasile gli è entrato dentro. Chissà se nel 1982 al Mondiale in Spagna avrà fatto il tifo per l’Argentina di Menotti o per il fantastico Brasile di Telé Santana. Di sicuro quel campionato lo ha seguito in tv ad Alpignano, in provincia di Torino. Due anni prima aveva ceduto alle insistenze della moglie.
“Le nostre figlie si sono radicate qui in Italia. Io faccio avanti indietro troppo spesso e non sono più una ragazzina. Voglio fermarmi in Piemonte, la mia casa ormai è qui. Trasferisciti definitivamente anche tu, ti prego”.
Carlos Volante nel 1980 ha 75 anni. Vive fino al 1987 ad Alpignano, nel cui cimitero comunale ora è seppellito. Passa gli ultimi anni in tutta tranquillità. Guarda un po’ di calcio in tv, sigaretta in bocca, va a comprarsi Tutto Sport o La Stampa. L’anziano signore a cui manca molto il Brasile, non viene più chiamato dai giornali, tanto meno dalle tv. I vicini di casa sanno che in tempi remoti è stato un calciatore del Toro, in un’annata nemmeno tanto fortunata. Ma s’ignora completamente che con il suo modo di giocare ha modificato il lessico del calcio sudamericano. Quando muore, la figlia Liliana vuole che il papà sia sepolto con al collo una fascia della squadra del cuore, il Flamengo.

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Grazie, che bella pagina di vita.


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Re:Hernanes
« Risposta #33 : Lunedì 31 Ottobre 2016, 12:27:22 »
Che però lo hanno utilizzato in due ruoli diversi
Erano pure due moduli diversi, però. Io lo avrei follemente utilizzato come seconda punta, un attacco Klose-Hernanes lo avrei voluto vedere :)
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La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Zapruder

Re:Hernanes
« Risposta #34 : Lunedì 31 Ottobre 2016, 21:52:55 »
Nel 1939 con la maglia rossonera del Flamengo, in mezzo a fuoriclasse più giovani come Domingos Da Guia e Leonidas, si distingueva a metà campo un giocatore di passaporto argentino che imponeva il suo stile, la sua classe e il suo gioco cerebrale. Si metteva davanti alla difesa e una volta che il pallone gli arrivava tra i piedi, l’azione d’attacco allora sì, poteva iniziare. Difficilmente sprecava una giocata. Fenomeni se n’erano già visti tanti a Rio, ma questo aveva un’intelligenza speciale, aveva trovato una sua posizione in campo e da quel punto di osservazione privilegiato sembrava sapesse sempre dove il gioco si sarebbe sviluppato. Quel calciatore si chiamava Carlos Martin Volante. E da quel momento chiunque giocherà in quella posizione (da Dino Sani a Falcao), si dirà gioca da “Volanci”. Carlos, la cui vita avventurosa lo aveva portato in Brasile, era diventato un Ruolo. Non capita tanto spesso, anzi non capita mai. Ancora oggi in Sudamerica “Volante” è quel numero cinque che davanti alla difesa fa partire la manovra d’attacco. Brasile e Argentina si contendono la primogenitura del termine. Voi avete sentito usare per prima l’espressione “Volanci” o “Bolante”?

A me risulta che negli Anni Trenta in Italia il metodo prevedesse il terzino "di volata", ovvero il "centrale", diremmo oggi, libero (toh...) da marcature.

Non so se "di volata" e "volante" siano definizioni imparentate tra loro. Da quello che scrivi, pare di no.

geddy

Re:Hernanes
« Risposta #35 : Martedì 1 Novembre 2016, 17:10:27 »
Grande interprete del ruolo è stato Leo Junior.  In Italia almeno. Gerson forse il migliore in assoluto. Argentino mi sovviene Redondo.

Offline Jim Bowie

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Re:Hernanes
« Risposta #36 : Martedì 1 Novembre 2016, 19:29:16 »
Falcao. Lo ricordo in quel riomma Lecce dell'86 quando il Lecce di Fascetti realizzo' il terzo goal, chiamare la squadra nel campo leccese e solo lui ed il portiete nella meta campo riommica a recuperate palloni e rilanciare l'azione.
Che gran bel giocatore, a noi ci capito il volante sbagliato ed infatti con una squadra infarcita di campioni finimmo in B.

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Offline Frank 73

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Re:Hernanes
« Risposta #37 : Martedì 1 Novembre 2016, 22:18:37 »
Concordo JB sulle qualità tecniche del brasiliano, solo una piccola correzione... Falcao giocò l'ultima partita nella xxxxx nel dicembre del 1984, quindi due anni e mezzo prima di quella indimenticabile  ;D partita col Lecce.
A rilanciare l'azione, subentrando nella ripresa, c'era il decadente Brucoconti, che Eriksson impiegava nel ruolo di... libero.  :o
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Re:Hernanes
« Risposta #38 : Mercoledì 2 Novembre 2016, 00:56:21 »
Falcao. Lo ricordo in quel riomma Lecce dell'86 quando il Lecce di Fascetti realizzo' il terzo goal, chiamare la squadra nel campo leccese e solo lui ed il portiete nella meta campo riommica a recuperate palloni e rilanciare l'azione.
Che gran bel giocatore, a noi ci capito il volante sbagliato ed infatti con una squadra infarcita di campioni finimmo in B.

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E pensare che Falsao di Bacista era la riserva , fino a poco tempo prima...

Offline Jim Bowie

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Re:Hernanes
« Risposta #39 : Mercoledì 2 Novembre 2016, 01:46:07 »
Concordo JB sulle qualità tecniche del brasiliano, solo una piccola correzione... Falcao giocò l'ultima partita nella xxxxx nel dicembre del 1984, quindi due anni e mezzo prima di quella indimenticabile  ;D partita col Lecce.
A rilanciare l'azione, subentrando nella ripresa, c'era il decadente Brucoconti, che Eriksson impiegava nel ruolo di... libero.  :o
Si vero allora era un'altra partita, che confusione in quegli anni le vedevo tutte in Tevere visto che gestivo le buvette 22 e 34 per voto di Giovannella.
Però Falcao si mise a centrocampo mandando la squadra in attacco.
Di  Paulo Roberto, ricordo anche il goal ai mondiali spagnoli, con una finta sposto' due difensori, uno era Scirea, e segno a Zoff, un gesto tecnico difficile da vedere.
Da noi arrivò il titolare, purtroppo con una malattia venerea che lo tenne fuori molte giornate e rientro in un derby, credo 0-0 e gioco pure bene ma niente a che vedere con Falcao.


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