Autore Topic: Di corsa...  (Letto 43851 volte)

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Offline Fabio70rm

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Re:Di corsa...
« Risposta #20 : Lunedì 6 Aprile 2015, 09:40:23 »
Secondo me passati i 40 l'orologio va usato per leggere l'ora, bastano le sensazioni, non è un'età competitiva.
Io mordo il freno, in questo periodo ho qualche problemigno più pisicologico che fisico

Concordo.

Per tre mesi un po' non avevo tempo, un po' ho glissato. Domenica scorsa invece ho rotto gli indugi e sono andato.

Domani ribisso, stesso percorso. Ma la prendo in tranquillità, vediamo se arrivo a 1h10....
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Offline Breizh

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Re:Di corsa...
« Risposta #21 : Lunedì 6 Aprile 2015, 10:00:51 »
E con chi vuoi farla la competizione,
con Gebrselassie?
 :D
Mi hai dato una splendida idea, Alen.
5000 metri piani, record mondiale di Kenenisa Bekele: 12'37"35.
10000 metri piani, record mondiale dello stesso: 26'17"53.
Mezza maratona, record mondiale di Zersenay Tadese: 58'23".

Li sfido a doppiarmi e mi fisso come obbiettivo cronometrico il doppio del loro record.
25'14" sui 5000.
52'35" sui 10000.
1h56'46" sulla mezza maratona. :)

Se non mi scoccio prima, appuntamento alla fine dell'estate per vedere se ci sono riuscito.
Intanto penso a fissarmi un bel premio in caso di successo.
E uno di consolazione in caso contrario... :D

Offline disabitato

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Re:Di corsa...
« Risposta #22 : Lunedì 6 Aprile 2015, 10:23:15 »
Ieri ho riposato e stamani dopo 2,5 km ho accusato una puncicata sul polpaccio, ho smesso ed ho continuato a camminare a passo allegro, ho fatto i 10 km in 1,25.
Manco Konko...
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Offline Fabio70rm

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Re:Di corsa...
« Risposta #23 : Lunedì 6 Aprile 2015, 20:48:43 »
Mi hai dato una splendida idea, Alen.
5000 metri piani, record mondiale di Kenenisa Bekele: 12'37"35.
10000 metri piani, record mondiale dello stesso: 26'17"53.
Mezza maratona, record mondiale di Zersenay Tadese: 58'23".

Li sfido a doppiarmi e mi fisso come obbiettivo cronometrico il doppio del loro record.
25'14" sui 5000.
52'35" sui 10000.
1h56'46" sulla mezza maratona. :)

Se non mi scoccio prima, appuntamento alla fine dell'estate per vedere se ci sono riuscito.
Intanto penso a fissarmi un bel premio in caso di successo.
E uno di consolazione in caso contrario... :D

52'35' sui 10 km li facevo a 31 anni....ah bei tempi....ora grasso che colo se ci impiego 20 minuti di più.....ecco questo invece è il mio limite, voglio arrivare almeno a 1h 04 m sui 10 km!!

(così magari butto giù pure un po' di panza!!!)
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Offline Fabio70rm

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Re:Di corsa...
« Risposta #24 : Mercoledì 8 Aprile 2015, 00:14:58 »
Oggi sono riandato; c'era una tramontana che levate, mi avrà messo le ali ai piedi, ho fatto 1h 12...quasi otto minuti di meno, pur appesantito dai bagordi di Pasqua....
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Offline AlenBoksic

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Re:Di corsa...
« Risposta #25 : Mercoledì 8 Aprile 2015, 08:25:02 »
Bravo Fabio !
L'importante è insistere.
Quanto al tempo ogni giorno fa storia a se: a volte parti di casa che ti senti benissimo e non vai neanche a spinta,. altre volte succede il contrario

Dopo 20' di riscaldamento (3km) avrei dovuto correre 7,5km in 40', prima di finire ancora con altri 3km in 20'.
Ovviamente, il ritmo che avrei dovuto mantenere per 40' sono riuscito a tenerlo solo per 10'.

Ieri mentre correvo mi è venuta in mente questa cosa.
Partire forte è sbagliatissimo.
Molto meglio partire col proprio ritmo, anche se inferiore a quanto prefissato, e poi accelerare.
Insomma, seguire le proprie gambe e non il cronometro.
Così facendo magari resti fuori dal crono prefissato, però è molto probabile che nel finale tu riesca a mantenere un ritmo  addirittura migliore di quanto avevi pensato.
L'importante è acquisire la velocità di punta, la resistenza alla medesima la fai con il tempo.
 ;)

Voglio 11 Scaloni

Offline AlenBoksic

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Re:Di corsa...
« Risposta #26 : Martedì 28 Aprile 2015, 18:49:38 »
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Re:Di corsa...
« Risposta #27 : Domenica 3 Maggio 2015, 17:03:19 »
Stamani c'era la mezza cittadina.
Che non era giornata l'ho sentito subito dopo 50 metri di riscaldamento: caldo umido bestiale.
Fino al km 15 andavo, al 16 ho sentito qualcosa che non andava, al 17 ho cominciato a rallentare e al 18 son scoppiato di brutto: oltre 20' a fare gli ultimi 3 km...
 :(
Totale 2H05'.
Mi preparo a fondo per la mezza in notturna a Novi Sad che lì gioco in casa
 :D
Voglio 11 Scaloni

Offline Breizh

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Re:Di corsa...
« Risposta #28 : Domenica 3 Maggio 2015, 17:11:42 »
Io ho passato un mese così così invece.
Ho forzato un po' (con qualche buon risultato - per i miei standard - sui 10km); poi con un principio di pubalgia non ho resistito a rimettere gli scarpini per una partita genitori-figli (quando i figli in questione hanno 14-17 anni il risultato è roba fantozziana...) e la pubalgia è diventata piena.

Ci riprovo la settimana prossima ma dovrò per forza di cose andare pianino...

Offline Fabio70rm

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Re:Di corsa...
« Risposta #29 : Venerdì 8 Maggio 2015, 18:23:37 »
Oggi sono riandato anche io.

Sarà i primi caldi, sarà che erano due settimane che non andavo, sono sceso a 1h20...
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Offline AlenBoksic

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Re:Di corsa...
« Risposta #31 : Martedì 12 Maggio 2015, 23:02:19 »
Bellissimo, non potevo non condividerlo.
(Gebre è un grande)

Gebrselassie, il mito che non si può ritirare

Nato nel 1973, il leggendario atleta etiope ha cominciato a vincere nel '93 (e ha vinto tutto), ha cambiato la storia del mezzofondo e forse ora - legittimamente - non ne può più. Ma chi gli sta intorno, a partire dall'allenatore, non la pensa così: "Continuerà a correre"
di ENRICO SISTI

C'era una volta l'atleta che non poteva ritirarsi. E c'è ancora. Un giorno sembrava tutto deciso, parliamo di cinque anni fa, lui già 37enne, "onusto" di gloria al punto che a stento i suoi tendini riuscivano a sostenerlo, soprattutto a certi ritmi e con la costanza che la sue discipline sempre impongono (le distanze lunghe in pista, la maratona). Un infortunio al ginocchio stava minando le sue certezze di campione. Come colto da un'improvvisa, consapevole follia (di dover continuare, magari all'infinito), Haile Gebrselassie fece marcia indietro: "Il campione ha deciso di non ritirarsi", si lesse poche ore dopo la diffusione della notizia del suo abbandono. Il fondista etiope si era lasciato andare alla malinconia dopo la maratona di New York del 2010, dov'era stato costretto a ritirarsi dopo 26 chilometri. Fu solo un attimo di sconforto, per il bicampione olimpico dei 10000 di Atlanta e Sydney. Promise, come se qualcuno lo stesso costringendo a non ascoltare i segnali del proprio corpo, di non abbandonare l'attività agonistica. Promise, come colto da un'altra e forse anche più deleteria follia, un immediato ritorno alle competizioni: "La corsa è la mia vita ", scrisse su twitter, "così ho deciso di proseguire". La strada di chi corre non finisce mai, non c'è traguardo che possa bastare o soddisfare.

 Nato nel 1973, 4 ori mondiali all'aperto e svariati record del mondo su più distanze, l'immenso etiope si poneva, per giustificare il dietrofront, un altro obiettivo (guai a dire l'ultimo): Londra 2012. "Domenica Haile ha visitato Wollega (una città etiope a poca distanza dalla nativa Asella ndr), dove si è svolta una gara, e ha dichiarato che, finché starà bene continuerà a correre", annunciò il suo allenatore di allora, Kostres Woldemeskel, che era rimasto senza fiato e istintivamente era a andato a guardare quanto gli era rimasto nel portafogli, quando il suo assistito aveva ventilato l'ipotesi dell'addio.
 
 Sono passati cinque anni. E' passata Londra, è passata tanta strada sotto i piedi, alla pista aveva già rinunciato, i tendini d'Achille sono peggiorati, gridano continuamente vendetta, ad ogni passo una coltellata, sono tendini che piangono, sono tessuti sfibrati, bucati, ingrossati, Gebre ha 42 anni, ha cominciato a vincere nel '93, c'è chi è andato più forte di lui nella maratona, quando osserva i suoi connazionali o i kenyani volare via con la fluidità da lui inesorabilmente perduta abbozza un sorriso paterno. A lui è passata la grande voglia, quella che porta vagonate di adrenalina, che ti fa dimenticare i dolori per quel che serve, il tempo di una gara. Sono cose che capitano anche nelle migliori famiglie, anche nelle famiglie più potenti, apparentemente invincibili o apparentemente immarcescibili. Ma nel suo libro si fatica a trovare l'ultima pagina. C'è qualcosa che lo tiene legato alla sedia dell'agonismo (paradosso). Un patto di sangue firmato chissà come, quando, chissà da chi. Gebre ha vinto tutto, ha cambiato la storia del mezzofondo e forse adesso, legittimamente, non ne può più. Però chi gli sta intorno non è d'accordo con lui, non ha intenzione di starlo a sentire e allora ecco che la sceneggiatura viene rivista in corsa, se arriva una decisione è sempre presa a metà, mai completamente, mai vera, mai definitiva.

 Gebre non sembra una persona in grado di esercitare il libero arbitrio. O dentro o fuori, qualcosa s'intromette. Domenica, quest'uomo dal futuro stregato, o negato, che forse sogna soltanto di occuparsi più da vicino della sua agenzia immobiliare e della sua torrefazione in Etiopia, è giunto 16° nella Great Manchester Run (10 km). Come spesso gli è successo in questi ultimi anni a fine gara è stato assalito dallo sconforto, la rabbia si è mescolata alla sofferenza, la temporanea zoppia ai dubbi di chi non riesce a mettere passato e presente sullo stesso piano (specie se il piano diventa salita): "Basta con le gare, continuerò a correre perché correre per me è vivere e quindi se smetto muoio, ma non credo che mi metterò più a un nastro di partenza", ha scritto ancora una volta su twitter, augurandosi in cuor suo che nessuno lo avrebbe preso per matto né contraddetto. E invece no. Qualcuno c'è stato, il suo allenatore Jos Hermans: "Haile non si ritirerà, a ottobre gareggerà a Glasgow". Un laccio tiene l'etiope agganciato al suo destino: non può sganciarsi, a quanto pare. Così, per pura disperazione, braccato dal suo coach, Gebre ha ricominciato a smanettare sul suo smartphone, è riandato su twitter, dove ha scritto: "No, stavolta mi ritiro davvero". Non sono esclusi altri colpi di scena. L'atleta che non si può ritirare potrebbe darsi alla macchia. O barricarsi a vita nei locali dove i suoi dipendenti tostano il caffè. Uscendo solo di notte. A correre per puro piacere, senza troppi dolori, occhi addosso, impegni da rispettare. Date un futuro a Gebre. Liberate Gebre da Gebre.
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Offline giamma

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Re:Di corsa...
« Risposta #32 : Mercoledì 13 Maggio 2015, 18:08:10 »
Io arrivo a correre anche per oltre 40km in un giorno, in discesa e sugli sci. :P



Voi:



Ma come ve va ? :o

Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline AlenBoksic

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Re:Di corsa...
« Risposta #33 : Lunedì 25 Maggio 2015, 09:11:03 »
Fartlek.

Online si trovano tabelle di ogni tipo e spesso contrastanti tra di loro.
Chi sa parli
 ;)
Voglio 11 Scaloni

Offline aaronwinter

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Re:Di corsa...
« Risposta #34 : Lunedì 25 Maggio 2015, 09:52:25 »
Risposta sintetica: Alen, "Fartlek" e "tabelle" non possono stare nello stesso post :)

Risposta analitica: "Fartlek" significa "gioco di velocità", è un allenamento a variazioni di ritmo con 2 presupposti:
- grande varietà di ritmo e distanza (e possibilmente anche di percorso/pendenza), prevalentemente "ad istinto"
- mantenimento di una certa brillantezza muscolare fino in fondo (e proprio a questo in fin dei conti serve questo allenamento)

Le tabelle che si trovano in giro, se connotate da regolarità (che per definizione non potrebbe tenere conto delle variazioni di percorso, legate alle condizioni locali), presumo siano più che da fartlek da ripetute, con il recupero attivo. Se è così, allora vale quanto scrissi a suo tempo: il maratoneta si allena non mentre "lavora" (ossia il tratto veloce) ma mentre "recupera" (ossia il tratto più lento, che andrebbe percorso a velocità prossime a quelle di maratona o mezza maratona, in modo da abituarsi a smaltire acido lattico e debiti di ossigeno attorno a tali velocità)

Abbracci. 
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ThomasDoll

Re:Di corsa...
« Risposta #35 : Lunedì 25 Maggio 2015, 10:01:09 »
Bellissimo, non potevo non condividerlo.
(Gebre è un grande)

Gebrselassie, il mito che non si può ritirare

Nato nel 1973, il leggendario atleta etiope ha cominciato a vincere nel '93 (e ha vinto tutto), ha cambiato la storia del mezzofondo e forse ora - legittimamente - non ne può più. Ma chi gli sta intorno, a partire dall'allenatore, non la pensa così: "Continuerà a correre"
di ENRICO SISTI

C'era una volta l'atleta che non poteva ritirarsi. E c'è ancora. Un giorno sembrava tutto deciso, parliamo di cinque anni fa, lui già 37enne, "onusto" di gloria al punto che a stento i suoi tendini riuscivano a sostenerlo, soprattutto a certi ritmi e con la costanza che la sue discipline sempre impongono (le distanze lunghe in pista, la maratona). Un infortunio al ginocchio stava minando le sue certezze di campione. Come colto da un'improvvisa, consapevole follia (di dover continuare, magari all'infinito), Haile Gebrselassie fece marcia indietro: "Il campione ha deciso di non ritirarsi", si lesse poche ore dopo la diffusione della notizia del suo abbandono. Il fondista etiope si era lasciato andare alla malinconia dopo la maratona di New York del 2010, dov'era stato costretto a ritirarsi dopo 26 chilometri. Fu solo un attimo di sconforto, per il bicampione olimpico dei 10000 di Atlanta e Sydney. Promise, come se qualcuno lo stesso costringendo a non ascoltare i segnali del proprio corpo, di non abbandonare l'attività agonistica. Promise, come colto da un'altra e forse anche più deleteria follia, un immediato ritorno alle competizioni: "La corsa è la mia vita ", scrisse su twitter, "così ho deciso di proseguire". La strada di chi corre non finisce mai, non c'è traguardo che possa bastare o soddisfare.

 Nato nel 1973, 4 ori mondiali all'aperto e svariati record del mondo su più distanze, l'immenso etiope si poneva, per giustificare il dietrofront, un altro obiettivo (guai a dire l'ultimo): Londra 2012. "Domenica Haile ha visitato Wollega (una città etiope a poca distanza dalla nativa Asella ndr), dove si è svolta una gara, e ha dichiarato che, finché starà bene continuerà a correre", annunciò il suo allenatore di allora, Kostres Woldemeskel, che era rimasto senza fiato e istintivamente era a andato a guardare quanto gli era rimasto nel portafogli, quando il suo assistito aveva ventilato l'ipotesi dell'addio.
 
 Sono passati cinque anni. E' passata Londra, è passata tanta strada sotto i piedi, alla pista aveva già rinunciato, i tendini d'Achille sono peggiorati, gridano continuamente vendetta, ad ogni passo una coltellata, sono tendini che piangono, sono tessuti sfibrati, bucati, ingrossati, Gebre ha 42 anni, ha cominciato a vincere nel '93, c'è chi è andato più forte di lui nella maratona, quando osserva i suoi connazionali o i kenyani volare via con la fluidità da lui inesorabilmente perduta abbozza un sorriso paterno. A lui è passata la grande voglia, quella che porta vagonate di adrenalina, che ti fa dimenticare i dolori per quel che serve, il tempo di una gara. Sono cose che capitano anche nelle migliori famiglie, anche nelle famiglie più potenti, apparentemente invincibili o apparentemente immarcescibili. Ma nel suo libro si fatica a trovare l'ultima pagina. C'è qualcosa che lo tiene legato alla sedia dell'agonismo (paradosso). Un patto di sangue firmato chissà come, quando, chissà da chi. Gebre ha vinto tutto, ha cambiato la storia del mezzofondo e forse adesso, legittimamente, non ne può più. Però chi gli sta intorno non è d'accordo con lui, non ha intenzione di starlo a sentire e allora ecco che la sceneggiatura viene rivista in corsa, se arriva una decisione è sempre presa a metà, mai completamente, mai vera, mai definitiva.

 Gebre non sembra una persona in grado di esercitare il libero arbitrio. O dentro o fuori, qualcosa s'intromette. Domenica, quest'uomo dal futuro stregato, o negato, che forse sogna soltanto di occuparsi più da vicino della sua agenzia immobiliare e della sua torrefazione in Etiopia, è giunto 16° nella Great Manchester Run (10 km). Come spesso gli è successo in questi ultimi anni a fine gara è stato assalito dallo sconforto, la rabbia si è mescolata alla sofferenza, la temporanea zoppia ai dubbi di chi non riesce a mettere passato e presente sullo stesso piano (specie se il piano diventa salita): "Basta con le gare, continuerò a correre perché correre per me è vivere e quindi se smetto muoio, ma non credo che mi metterò più a un nastro di partenza", ha scritto ancora una volta su twitter, augurandosi in cuor suo che nessuno lo avrebbe preso per matto né contraddetto. E invece no. Qualcuno c'è stato, il suo allenatore Jos Hermans: "Haile non si ritirerà, a ottobre gareggerà a Glasgow". Un laccio tiene l'etiope agganciato al suo destino: non può sganciarsi, a quanto pare. Così, per pura disperazione, braccato dal suo coach, Gebre ha ricominciato a smanettare sul suo smartphone, è riandato su twitter, dove ha scritto: "No, stavolta mi ritiro davvero". Non sono esclusi altri colpi di scena. L'atleta che non si può ritirare potrebbe darsi alla macchia. O barricarsi a vita nei locali dove i suoi dipendenti tostano il caffè. Uscendo solo di notte. A correre per puro piacere, senza troppi dolori, occhi addosso, impegni da rispettare. Date un futuro a Gebre. Liberate Gebre da Gebre.

M'era sfuggito, bello.
Io Gebre lo libererei da Hermens, semmai.

Offline aaronwinter

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Re:Di corsa...
« Risposta #36 : Lunedì 25 Maggio 2015, 10:19:49 »
Hermens prima grande corridore (fu primatista dell'ora) e poi, da procuratore/allenatore, grande scopriitore, ma anche terribile spremitore di atleti.

Comunque, Gebre in carriera ha dato già tutto e di più, che continui a correre per Hermens in qualche kermesse o per il piacere di farlo non cambierà molto ai vertici del fondo mondiale. 
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Offline AlenBoksic

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Re:Di corsa...
« Risposta #37 : Lunedì 25 Maggio 2015, 11:51:01 »
Risposta sintetica: Alen, "Fartlek" e "tabelle" non possono stare nello stesso post :)

Risposta analitica: "Fartlek" significa "gioco di velocità", è un allenamento a variazioni di ritmo con 2 presupposti:
- grande varietà di ritmo e distanza (e possibilmente anche di percorso/pendenza), prevalentemente "ad istinto"
- mantenimento di una certa brillantezza muscolare fino in fondo (e proprio a questo in fin dei conti serve questo allenamento)

Le tabelle che si trovano in giro, se connotate da regolarità (che per definizione non potrebbe tenere conto delle variazioni di percorso, legate alle condizioni locali), presumo siano più che da fartlek da ripetute, con il recupero attivo. Se è così, allora vale quanto scrissi a suo tempo: il maratoneta si allena non mentre "lavora" (ossia il tratto veloce) ma mentre "recupera" (ossia il tratto più lento, che andrebbe percorso a velocità prossime a quelle di maratona o mezza maratona, in modo da abituarsi a smaltire acido lattico e debiti di ossigeno attorno a tali velocità)

Abbracci.

Quindi in pratica se la tabella recita:
13 km fartelk inserire 20 X 30"
uno dovrebbe fare i 13 km e inserire via via queste 20 progressioni senza ammazzarsi,
non che siano allunghi ma solo accelerazioni di ritmo giusto?
Voglio 11 Scaloni

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Re:Di corsa...
« Risposta #38 : Lunedì 25 Maggio 2015, 12:25:46 »
Quindi in pratica se la tabella recita:
13 km fartelk inserire 20 X 30"
uno dovrebbe fare i 13 km e inserire via via queste 20 progressioni senza ammazzarsi,
non che siano allunghi ma solo accelerazioni di ritmo giusto?
Da quello che ho letto il fartlek è un'attività estremamente libera e ludica (lek ha a che vedere con gioco in svedese), durante la quale puoi alternare i ritmi (scatti brevi e ritmi tranquilli ma senza "programmazione"), i tempi, i percorsi (per gli svedesi che l'hanno inventato dovrebbe essere anche un piacere per gli occhi). L'unica cosa forse per la nostra età :) è mantenere la frequenza cardiaca entro certi limiti.

Io vado fra poco a farne uno ma solo di due miglia (3,2,km): un po' per vedere se la pubalgia è passata, un po' per scaricare la tensione pre-derby.

ThomasDoll

Re:Di corsa...
« Risposta #39 : Lunedì 25 Maggio 2015, 12:40:31 »
Io lo facevo in modo semicodificato. Inserivamo una specie di scala in un'ora di corsa, facendo venti minuti piano e poi delle variazioni di ritmo corpose e crescenti: 100, 200, 300, 400, 500, 600 con recupero correndo fino al ritorno al via: cioè 100 in progressione, 500 metri di recupero a passo da defaticamento, 200 belli sostenuti ma sempre senza patire,  600 metri di recupero a passo defaticamento, 300, un paio di giri di recupero, 400, un altro paio di giri, 500, completamento dell'ora a passo lento. Nelle giornate di grazia ci si strozzava anche il 600, con morti e feriti. Eravamo, giova ricordarlo, tutti minorenni.
Sempre meglio del 2-4-6-4-2 x 2 con un 2000 finale, al termine del quale ci scortavano al tram perché non ci perdessimo, attaccandoci alla giacca un cartellino con scritto nome, cognome e indirizzo.