Autore Topic: Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento  (Letto 10683 volte)

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Offline franz_kappa

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #60 : Giovedì 2 Settembre 2010, 12:42:25 »
Da Repubblica Online - bussole, Ilvo Diamanti.


Tuttavia, non nego di essere a disagio. Con me stesso. Perché io sono un correntista Unicredit. Ho miei risparmi depositati nell'agenzia di Isola Vicentina, dove abitavo al tempo dei miei primi stipendi. Mi hanno sempre trattato bene, con riguardo e attenzione. Ieri e anche oggi. Eppure, un poco, mi disturba che Burdisso e Borriello siano stati ingaggiati dalla Roma  -  invece che dalla Juve  -  grazie al consenso e alla garanzia finanziaria di Unicredit. Proprietaria, di fatto, della Roma. O meglio, del suo debito enorme. Mi disturba. Non perché ci tenessi molto a Borriello (a Burdisso un po' di più). Ma perché la mia identità ne esce contrastata. Come posso affidarmi a una banca che combatte contro il mio tifo? Che usa (anche) i miei soldi (una goccia nell'oceano, lo so) contro di me? Come posso restare, al tempo stesso, bianconero e  di Unicredit senza sentirmi dissociato? Il conflitto fra banca e tifo. Da matti. Un non-problema, del tutto inesistente, diranno tutti (o quasi). Un altro segno di questi tempi tristi, senza fede e senza ideologia, senza politica e senza valori. Però una cosa è certa: io la squadra non la cambio. 
(02 settembre 2010)

La as xxxx spa NON HA un debito enorme. Anzi, Unicredit ha rilevato la xxxx proprio per coprire parte del debito di Italpetroli, ex controllante della xxxx.
La bugia si propaga.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline franz_kappa

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #61 : Giovedì 2 Settembre 2010, 12:44:29 »
Unicredit se voleva proteggere il suo asset poteva farlo risparmiando:
bastava continuare a ungere arbitri designatori e guardalinee.....

l'acquisto di borriello serve a altro.....
Due cose:
1) chi unge arbitri designatori e guardalinee?
Stai forse affermando che la famiglia sensi corrompeva la classe arbitrale? Nel caso io abbia capito bene, domando ancora: stai forse suggerendo che Unicredit avrebbe potuto proseguire con simili pratiche illegali?

2) A cosa serve l'acquisto di borriello, secondo te?
Buon viaggio, caro Piero.

geddy

Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #62 : Giovedì 2 Settembre 2010, 12:55:54 »
Non è che si sia capito granchè della gestione italpetroli. Di fatto i sensi sono rimasti nella roma e che unicredit stia operando per venderla meglio è un ipotesi non un fatto. Venderla a chi? A un altro simil sensi? Quindi rientrante anche lui nell'area Unicredit, magari la vendono prestando i soldi al compratore? Che vada a qualche straniero non appare ipotesi ragionevole. Troppi gli interessi che gli ballano attorno .Che qualcuno abbia forzato la mano a unicredit appare più o meno lampante,l'operazione nasce in un pomeriggio a seguito della dichiarazione di Borriello e ha un iter non del tutto lineare. L'offerta della juve per il milan era migliore, c'è poco da discutere.
Io vorrei saperlo se il debito dell'italpetroli si considera estinto con l'accordo siglato da Ruperto. Perchè se è  cosìa unicredit vendere o meno la roma importa relativamente.

Offline borges

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #63 : Giovedì 2 Settembre 2010, 12:59:26 »
Due cose:
1) chi unge arbitri designatori e guardalinee?
Stai forse affermando che la famiglia sensi corrompeva la classe arbitrale? Nel caso io abbia capito bene, domando ancora: stai forse suggerendo che Unicredit avrebbe potuto proseguire con simili pratiche illegali?


 4 luglio 2005 Il Tirreno
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Offline Ataru

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #64 : Giovedì 2 Settembre 2010, 13:23:40 »
 4 luglio 2005 Il Tirreno
a volte ci si dimentica... a questo dovrebbero servire i database
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline borges

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #65 : Giovedì 2 Settembre 2010, 13:38:14 »
24 marzo 2010

Carlo Petrini e lo scandalo 1980: "Vendemmo partite, oggi è lo stesso"

Carlo Petrini non vede più, ma continua a osservare benissimo. Gli occhi irreversibilmente velati da un glaucoma, la vita che ha dato fama effimera a questo senese del ‘48, prendendo in cambio quasi tutto. Compaesano di Luciano Moggi ed ex attaccante maledetto di Torino, Milan, Roma e Bologna, Petrini precipitò da protagonista nel primo scandalo scommesse datato 1980 per poi saltare, dopo aver lasciato debiti, avventure sentimentali di contrabbando, mandati di cattura e figli oltrefrontiera, dall’altra parte della barricata. Grillo Parlante prodigo di racconti verbali e letterari sul tanto fango del nostro calcio. Libri, interviste, confessioni. Una riscrittura della storia sconvolgente, tesa a strappare il velo dell’ipocrisia, concentrata sul doping sperimentale che tanti suoi ex compagni di strada ha seppellito e che rende il presente, un conto alla rovescia. Il 23 marzo di trent’anni fa, redde rationem del “Totonero”, Carlo Petrini evitò la prigione per un disegno più terreno che celeste. Dietro le sbarre, con le Giuliette verde oliva della Guardia di Finanza a bordo campo e gli agenti pronti ad ammanettare gli eroi delle domeniche calcistiche, finirono dodici stelle decadute e il presidente di un Milan preistorico, Colombo. Nomi come Albertosi, Giordano, Paolo Rossi, Manfredonia. Lo choc fu enorme. Alla base del lavoro degli inquirenti romani, in un anno terribile che vide scandali e oscure stragi estive (Ustica, Bologna), le scommesse protoartigianali ma forse eterodirette, di due maneggioni romani, Alvaro Trinca, ristoratore, proprietario della ‘Lampara’ e Massimo Cruciani, grossista di frutta e verdura con inquietanti entrature in Vaticano.

I due sono ancora vivi, pur essendo morti. Fanno entrambi, quasi in incognito, lo stesso lavoro di allora. Trinca, dato erroneamente per deceduto, è come evaporato. In una via centrale, nel silenzio, si diletta tra conti e cucina. Cruciani ha dato invece (alla tv svizzera) una sola intervista in 26 anni. Oblìo cercato e ottenuto. I due incontravano i calciatori e sistemavano le puntate, lavoravano in una Roma criminale in cui nulla si muoveva se non volevano Renatino De Pedis e Maurizio Abbatino. Droga, prostituzione, ippodromi. Impensabile che nell’affaire scommesse, le ombre della Banda della Magliana non si fossero allungate fino a gestire, o tollerare, quel giro clandestino di puntate. Ogni tanto, complice l’essenza del pallone, antitetica alla matematica, i piani non andavano per il verso giusto. Così Cruciani e Trinca finirono per indebitarsi e si spesero a denunciare i vecchi amici, trascinando a terra nella loro disgrazia economica, la reputazione di un intero sistema. Di quella realtà e delle strane onde che lambivano l’anestetico della nazione, Carlo Petrini era fondamento e terminale. A fine carriera, pagò per tutti. Venne condannato a tre anni e sei mesi di squalifica, poi amnistiata dopo il trionfo mundial del Bernabeu. Emigrò, sbagliò, negò se stesso in una furia iconoclasta da fuggiasco senza rifugi. Oggi ricorda. Come fosse ieri. “Trinca e Cruciani si ritrovarono a pensare di far soldi coinvolgendo giocatori di A e B. Fu la loro rovina. Noi calciatori del Bologna, sapevamo fin dal 1979 che esisteva un giro di scommesse clandestino che coinvolgeva nomi insospettabili. Io allora ero in Emilia, ma fino alla fine di quell’anno, con i miei compagni, ero riuscito a tenermi fuori dalle tenebre".

Poi cosa accadde?

La Juventus bussò alla nostra società per indirizzare il risultato della gara che la squadra di Trapattoni avrebbe dovuto disputare con noi il 13 gennaio.

Una novità assoluta?

Gli accordi c’erano sempre stati, ma senza denaro. Mi ricordo di un Cesena-Monza del ‘79, in cui ingrigivo in panchina. Allenatore del Monza era Seghedoni, con lui avevo litigato a Catanzaro. Volevo entrare e punirlo per antichi alterchi, mi dissero di star buono, zitto, senza disturbare.

Come conobbe Cruciani?

Avvenne nel periodo in cui giocavo nella Roma. Non c’era elemento della squadra che non lo frequentasse. Ci portava a fare acquisti o benzina a prezzi stracciati in Vaticano, regalava cassette di frutta, veniva agli allenamenti, era disponibile. Passare a una fase successiva, per molti di noi, fu quasi naturale.


Quel Bologna-Juve ebbe una Genesi laboriosa.

Ne parlammo tra noi, nello spogliatoio a Casteldebole. Io mi feci avanti. "Ho degli amici a Roma che penso che aggiustino questo tipo di cose", dissi. Quando arrivò l’accordo definitivo tra i dirigenti, i miei compagni mi chiesero di puntare cifre cospicue.

Il direttore sportivo di quel Bologna, era Ricky Sogliano.

Ci convocò in seduta plenaria, scandì le parole: "Chi non è d’accordo ad accettare il pareggio con la Juve, sia chiaro, non sarà neanche convocato". E poi quando tutti (tranne Sali e Castronaro, ndr) dicemmo di sì, allora si parlò della scommessa direttamente con Cruciani. Stanziammo 50 milioni di lire.

Cruciani come la prese?

Al princìpio nicchiò. Poi quando si sentì tutelato dall’appoggio di Juve e Bologna, si tranquillizzò e procedette con le puntate.

Vi confrontaste con qualche collega juventino? Da Zoff a Gentile, a Torino trottava mezza Nazionale di Bearzot.

Era un martedì. A pranzo a casa di Savoldi, quel giorno, c’era anche il giornalista Michele Plastino. A un certo punto squillò il telefono, dall’altro capo del filo la voce di Bettega. "Allora, questo benedetto pareggio, lo accettate o no?".

In linea con le aspettative, la gara finì uno a uno. Al gol casuale di Causio, con agghiacciante errore del portiere bolognese Zinetti, seguì l’autogol di Brio.

Il pubblico indignato, capì ogni cosa in anticipo e ci prese a pallate di neve. La Gazzetta dello Sport scrisse: "L’esultanza di Causio è stata freddina". Il Resto del Carlino infierì: “Le due squadre sembravano molto amiche".

A quel punto, lei partì per Roma, per incassare.

Arrivai da Cruciani. Era terreo. Aveva giocato una martingala (più partite combinate, ndr) e mi disse che purtroppo in Lazio-Avellino, i patti non erano stati rispettati. Mi diede un assegno postdatato. Lo misi in tasca scettico, solo per farlo vedere ai miei compagni. Poi lo depositai alla Cassa Rurale e artigiana di Cesena, credo sia rimasto lì. Io non l’ho più ritirato , né incassato.

Poi venne Bologna-Avellino. Avrebbe dovuto essere un pari. Ma la difesa del Bologna non venne coinvolta e così, dopo aver subìto un gol casuale, i campani non pareggiarono.

In Bologna-Avellino, Trinca e Cruciani persero cifre pazzesche. Prima di denunciare, cercarono di ricattare mezza Italia. Chiedevano 200 milioni di lire a ogni società coinvolta per far fronte ai debiti che avevano contratto. Nessuno accettò quella proposta, così si diressero direttamente in procura.

I compagni di allora la implorarono di assumersi tutte le colpe: "Dai Pedro, ti diamo 200 milioni, non ci rovinare, in fondo hai trentadue anni".

Mi hanno telefonato quasi tutti i giorni fino al giugno 1981. Poi il processo andò in prescrizione e il telefono, all’improvviso, tacque.

Prima di allora, l’inferno.

Il reato non esisteva nel Codice penale ma noi finimmo sulle prime pagine dei giornali con il tragico corollario di manette, arresti spettacolari e arringhe di piazza. Oreste del Buono ci insultava dalla prima pagina del Corriere, gli intellettuali si scatenarono in gruppo.

Perché tanto accanimento?

Solo perché era scoppiato lo scandalo di Italcasse. Mettere in vetrina il calcio, serviva a nasconderne la vergogna. Qualche politico pensò bene di orchestrare una manovra allucinante. La Polizia a bordo campo, le manette negli spogliatoi.

Pericolo di fuga?

Ma dove vuole che scappassimo? Avrebbero potuto ratificare i fermi in un’altra maniera, ma cercarono l’effetto cinematografico, la macchia indelebile, lo choc collettivo.

Lei però non venne arrestato.

Noi avevamo giocato Bologna-Juventus e avevamo esattamente le stesse imputazioni dei nostri omologhi. Nè più, nè meno.

Dunque?

Fu il potere che volle lasciar stare la più importante società italiana, che ça va sans dire, non rappresentava soltanto un club sportivo. Probabilmente fu l’Avvocato in persona a dire "il Bologna, no". Se vanno in carcere, era il ragionamento, possono perdere la testa, raccontare troppo, coinvolgerci.

Era impaurito?

Terrorizzato e non solo io. Nessun avvocato ci tranquillizzò "rischiate moltissimo" sostenevano. Non era vero, ma per ragazzi di trent’anni, quella minaccia rappresentava un’arma di pressione formidabile. Rischiavamo la galera, con 11 colleghi torchiati contestualmente a Regina Coeli, fu dura.

Perché nessuno l’ha mai smentita o querelata?

I giocatori del Bologna sapevano che avevano firmato una lettera che ancora possiedo. C’erano i loro nomi, negare sarebbe stato inutile.

Lo scandalo dell’Ottanta fu un’occasione sprecata?

Mancata, come per Calciopoli, le cui risoluzioni sono materia per un copione di involontaria comicità. Nel 1980, avevano già scelto chi condannare.

La impressiona che i protagonisti dell’epoca si siano quasi tutti reinseriti?

Non mi meraviglia affatto.

Strani pareggi, bizzarre vittorie, puntate sospese. Il Totonero è storia sepolta?

Difficile dirlo, se non sei dentro l’ambiente. Chievo-Catania è una partita come ce ne sono state tante e come tante altre vedremo da qui alla fine del campionato. Le racconto una cosa.

Dica.

L’anno scorso vennero da me a Monticiano due persone. "Sampdoria-Reggina è una gara finta, giocati il due fisso, trionferanno i calabresi". Dopo dieci minuti, la Sampdoria conduceva per 4-0.

Oggi Petrini si sente un uomo migliore?

Mai voluta fare la morale né insegnare niente a nessuno. Ho vissuto un’esistenza incredibile e desideravo solo raccontare come quel mondo dorato non brillasse per onestà. Doping, malattie, morte, corruzione. Se cerchi, c’è di tutto.

Rifarebbe tutto quello che ha fatto?

Non lo so. L’unica cosa di cui mi pento, ritrovandomi a 62 anni, quasi cieco, a ripensare agli errori compiuti, alle voci tentatrici cui non avrei dovuto dar retta, alle occasioni smarrite e ai treni passati, è non essere tornato dall’esilio francese per vedere mio figlio morire. Quello non me lo perdonerò mai, ma riscrivere il passato, lo saprà, proprio non si può.


Da il Fatto Quotidiano del 24 marzo
Alla Sensi consiglio un Aulin (S.Siviglia)
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jumpingjackflash

Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #66 : Giovedì 2 Settembre 2010, 14:09:18 »
ne parla anche il sole 24 ore

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-09-02/forza-roma-finiti-crediti-080757.shtml?uuid=AYd1nuLC



Commenti e idee
«Forza Roma, so' finiti i crediti cupi»

di Lello NasoCronologia articolo02 settembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 09:11.
L'ultima modifica è del 02 settembre 2010 alle ore 09:18.

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L'operazione da manuale di una banca con visione strategica o l'ennesima inutile iniezione di liquidità in una società con un debito di circa 400 milioni? Sul finanziamento da 15 milioni di UniCredit alla campagna acquisti della Roma, al bar sport di tutta Italia le due tesi si contrappongono tra «Ahò» e «Ma de che?».
Secondo gli accalorati sostenitori della tesi numero uno - visione strategica - il finanziamento di UniCredit consentirà alla banca di tutelare il suo credito nei confronti di Italpetroli che controlla la «Magica».

Proprio mentre balenano le prime manifestazioni d'interesse per l'acquisto del gruppo dell'egiziano Sawiris e della cordata guidata dall'imprenditore Francesco Angelucci.
La Roma, argomentano i sostenitori della tesi numero uno, può generare quel mix di business e visibilità (dell'azionista) che è lo specifico del calcio e nasce dalle vittorie. L'accesso alla Champions League, il top per una squadra di vertice, può generare, in base ai risultati ottenuti, fino a 50 milioni d'introiti. Il risultato è un moltiplicatore di business: premi, sponsorizzazioni, parco giocatori, appeal della squadra, diritti televisivi e spettatori allo stadio. Per di più con un team sempre sostenuto dai tifosi, anche «nei tempi duri»

Basta guardare all'ultima stagione di un'altra quotata: la Juventus, fuori dalla Champions League ha visto scendere gli abbonati, svalutare i giocatori (Diego, la «stella» del club pagato l'anno scorso 25 milioni è stato venduto a 17,5). Lo sponsor BetClic per stare sulla maglia bianconera ha pagato 8 milioni contro i 12 che Emirates paga al Milan. Borriello e Burdisso, e qua torniamo all'anello di congiunzione tra le due squadre e al finanziamento della campagna acquisti, hanno preferito passare alla Roma piuttosto che alla Juventus fuori dalla Champions.

Il calcio è un affare che ha settanta volte sette le incognite degli altri business - la «pelota es rotunda», si diceva un tempo - ma senza buoni calciatori non si ottengono risultati e, alla fine, si svaluta il patrimonio. Venti milioni di garanzia per l'acquisto del roccioso centrale argentino Burdisso e del bomber napoletano Borriello sono un investimento di cui UniCredit non si pentirà.

Tutt'altro, argomentano i sostenitori della tesi numero due - un inutile spreco. La garanzia concessa non è altro che benzina che andrà ad alimentare la spirale debitoria della società. Si ricordi che la Roma si è infilata nel vicolo cieco del debito alla fine degli anni 90, quando la generosità e la passione del presidente Franco Sensi hanno portato nelle fila giallorosse campioni del calibro di Batistuta, Samuel, Emerson, Cassano, Montella, Nakata e un allenatore come Fabio Capello. In un paio di stagioni furono spesi circa 150 miliardi di vecchie lire e si innestò un moltiplicatore degli ingaggi che ha portato al dissesto finanziario. In quegli anni, il divo Totti e tutte le star - piccole e grandi - del firmamento romanista hanno avuto ingaggi che hanno mandato i conti in tilt. Eppure la squadra partecipava alla Champions e otteneva risultati.

Il calcio - ribadiscono i sostenitori della tesi numero due - dovrebbe essere trattato dalle banche come tutti gli altri business. La Roma deve tagliare i costi e gli ingaggi e pareggiare tutti gli anni (il bilancio). Altro che Lupa, dev'essere formica. Austerità, rientro dal debito per facilitare la cessione. Quello che conta è creare una società moderna con i conti in ordine, uno stadio di proprietà, un piano di business che non si basi solo sui risultati sportivi. Il modello tedesco. Avesse chiesto un finanziamento la Juventus per costruire il nuovo stadio, UniCredit avrebbe dovuto concederlo.

Al bar dello sport d'Italia, da Nord a Sud, va così. Tranne per chi ulula «Forza Roma Forza Lupi so' finiti i tempi cupi...».

jumpingjackflash

Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #67 : Giovedì 2 Settembre 2010, 15:19:27 »
una delle caratteristiche principali degli estremismi secondo me è proprio l'uso di termini estremi come "guerra", "odio", "nemico", "fascista", "stalinista", "frocio" and so on. Tali parole hanno oltre ad un significato estremo lo specifico compito di assegnare al prossimo non voluto caratteristiche omogenee che l'estemista ha deciso essere peculiari di un dato gruppo in realtà fittizio. Finché non si uscirà da questo tiro incrociato, non credo che avremo un significativo aumento di tolleranza.
 Nella mia esperienza personale, quando qualcuno mi parla per slogan, dopo aver ascoltato pazientemente l'esposizione del pensiero urlato, provo a discutere nel merito. Spesso sono arrivato a dialoghi incoraggianti.

tralasciando questo OT credo ancora fermamente che la Democrazia sia ancora oggi il miglior metodo di governo possibile quindi, considerando gli utenti di un Forum come dei cittadini, si potrebbe anche pensare di farli votare in caso di controversie pruriginose come sembra questa.

Fermo restando che il dialogo anche con i muri resta per me il miglior sistema tra persone civili di raggiungere risultati apprezzabili.

Bill Kelso

Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #68 : Mercoledì 8 Settembre 2010, 18:34:16 »
Intanto, lancio de La Repubblica:

Bancarotta, indagato il maggiore azionista di Unicredit.

jumpingjackflash

Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #69 : Mercoledì 8 Settembre 2010, 19:04:15 »
Intanto, lancio de La Repubblica:

Bancarotta, indagato il maggiore azionista di Unicredit.

beh?

Offline franz_kappa

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #70 : Mercoledì 8 Settembre 2010, 19:26:16 »
Si parla del presidente della Fondazione Cariverona, maggior azionista di Unicredit, in riferimento a una società di Teramo specializzata nella produzione di radiatori e dichiarata fallita nel maggio 2008.

Mi chiedo cosa diamine c'entri con l'oggetto del topic.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline nestorburma

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #71 : Giovedì 9 Settembre 2010, 16:18:57 »
Si parla del presidente della Fondazione Cariverona, maggior azionista di Unicredit, in riferimento a una società di Teramo specializzata nella produzione di radiatori e dichiarata fallita nel maggio 2008.

Mi chiedo cosa diamine c'entri con l'oggetto del topic.


Niente, come poco ha a che vedere con il topic questo "Dagoreport", anche perchè è proprio il topic ad avere, purtroppo, poco fondamento:
1- DAGOREPORT
Il presidente di Unicredit Dieter Rampl ha 'commissariato' Profumo e ha convinto gli azionisti che il problema non sono i libici ma la gestione della banca ed è alla ricerca di un successore.
ALESSANDRO PROFUMO resize

Sindacati sul piede di guerra pronti per il colpo finale contro "Vinavil" (così nomignolato dentro Unicredit per il suo attaccamento alla poltrona). Facciamo gestire i quattromila e settecento licenziamenti, dicono, al futuro capo azienda.

Senza più la fiducia degli azionisti, Arrogance Profumo ha capito di avere i giorni contati dal clima gelido che ha trovato ieri. Sta correndo ai ripari ma trova tutte le porte chiuse.

Ora attraverso la vispa Ionella Ligresti, l'unica che lo ama incondizionatamente, quello che resta del Profumo evaporato cerca di farsi portare di nuovo ad Arcore a baciare la pantofola del Banana che però questa volta si tira indietro, stufo di questi banchieri "comunisti" (così li chiama) che vanno a piangere da lui e da Letta-Letta solo quando stanno per essere cacciati per poi dimenticarselo.

E Babuzzo Ligresti ha troppi guai da risolvere per conto suo per pensare di dare una mano agli altri. Biasi furibondo sospetta che dietro la procura di Teramo ci sia una manina che parte da Milano.


Che però potrebbe offrire una nuova prospettiva sull'apertura di credito di unicredit alla vissana per l'acquisto di borriello, secondo me più realistica del presunto rafforzamento della xxxx in ottica vendita o addirittura che l'acquisto sia stato fatto da un magnate nascosto che a breve prenderà il posto dei sensi.
E la Storia? La Lazio ha 111 anni, nelle ultime stagioni ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa. Le altre non mi pare. E si è sempre chiamata Lazio, non Napoli Soccer. Facile ripartire dalla C e non sanare i debiti pregressi come ho fatto io. Però la storia, almeno quella, la perdi.

Offline franz_kappa

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #72 : Giovedì 9 Settembre 2010, 18:23:11 »
Piuttosto, news fresca fresca:

ESENZIONE DALL'OBBLIGO DI OPA PER 24 MESI per Newco Roma (società partecipata al 51% da Italpetroli e al 49% da UniCredit cui è stato conferito il 67% della xxxx già dei sensi).
Buon viaggio, caro Piero.

Offline sandro astraldi

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #73 : Giovedì 9 Settembre 2010, 18:53:16 »
A Franz, ma sei de coccio, eh? Perchè non metti anche la seconda parte decisione Consob e cioè che il nuovo acquirente non potrà essere esentato dall'Opa?????

Cominci a farmi barcollare sulla tua imparzialità......
L'azzurro è per sempre destinato alla Divinità, ad essere fonte di gioia
John Ruskin

Offline sandro astraldi

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Re:Ucci ucci uento, sento odor di.... fallimento
« Risposta #74 : Giovedì 9 Settembre 2010, 18:54:41 »
Tanto per fare esattezza:

(ANSA) - MILANO, 9 SET - La Consob ha esentato Newco Roma, il
veicolo partecipato al 51% da Italpetroli e al 49% da UniCredit,
dal lancio di un’Opa totalitaria sul capitale dell’As Roma.   
La decisione è stata adottata perchè la recente costituzione
del veicolo societario - in seguito agli accordi  per la
ristrutturazione del debito della famiglia Sensi - non si è
verificato un cambio di controllo. Non sarà esentato dall’Opa
invece l’eventuale futuro compratore del club giallorosso
.
L’esenzione dall’Opa è temporanea e ha validità 24
mesi.(ANSA).
L'azzurro è per sempre destinato alla Divinità, ad essere fonte di gioia
John Ruskin

Offline franz_kappa

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« Risposta #75 : Giovedì 9 Settembre 2010, 19:01:32 »
A Franz, ma sei de coccio, eh? Perchè non metti anche la seconda parte decisione Consob e cioè che il nuovo acquirente non potrà essere esentato dall'Opa?????

Cominci a farmi barcollare sulla tua imparzialità......
No, te lo spiego in pvt. C'è un motivo.
Buon viaggio, caro Piero.