www.gazzetta.itIl brasiliano dopo la splendida doppietta al Torino: “Dovevo uscire dopo il primo gol, con questo campo pesante mi erano venuti i crampi. Poi però...”Un supereroe a Torino lo attendevano per giovedì sera. Nome Hulk, volo già prenotato da San Pietroburgo. Con tre giorni d’anticipo, però, se ne è presentato un altro. Con un nome comune nella sua terra, ma la velocità di Flash e la precisione di SuperMan. Felipe Anderson, da tre mesi a questa parte, è forse il giocatore più forte della Serie A. Scriverlo a inizio stagione sarebbe stato da pazzi. Dopo 8 gol e cinque assist nelle ultime dieci gare in cui è sceso in campo, la cosa suona meno folle. Anzi...
CHE GOL — Le ultime perle all’Olimpico di Torino, in una partita che sembrava bloccata sullo 0-0. Al 26’ della ripresa Felipe prende palla ai 35 metri, salta secco un avversario girandogli attorno, penetra come un coltello nel burro della difesa granata e angola alla perfezione, lasciando di stucco Padelli. Una magia. Cinque minuti dopo il bis: Klose gli serve un pallone d’oro, lui lo prende e lo scaglia di prepotenza col sinistro alle spalle del portiere. Due lampi e pratica Torino archiviata. Lazio terza da sola, i cugini della Roma nel mirino. “Noi ci credevamo dall’inizio - dice il brasiliano classe ‘93 -. A inizio campionato abbiamo fatto un po’ male, non riuscivamo a vincere, però abbiamo continuato con il nostro gioco, ci abbiamo sempre creduto e ora vogliamo arrivare ancora più in alto”. E pensare che Pioli stava quasi pensando di sostituirlo appena dopo il primo gol. “ Oggi il campo era pesante, avevamo corso tanto nel secondo tempo, dopo il gol ero un po’ stanco e avevo i crampi. Sono stato fortunato a non uscire”. Il c.t. del Brasile Dunga lo segue, ma non si fida ancora di lui. Niente convocazione per la prossima gara dei verdeoro. “ Sono tranquillo, ogni giocatore vuole andare in nazionale, però aspetto con pazienza e resto concentrato per fare bene con la Lazio”.
PAZIENZA — Ne ha avuta tanta anche prima di pazienza, Felipe. Il primo anno alla Lazio è stato un calvario, tra infortuni, panchina e partite abuliche. Lui però non ha smesso di crederci e soprattutto di credere. Atleta di Cristo, ha nella fede e in sua madre i punti cardinali della sua vita. È ripartito dalla panchina anche con Pioli, a inizio stagione, quando sembrava che Keita, Candreva e compagnia dovessero chiuderli tutti gli spazi. Alla 14a giornata a Parma ha trovato il primo gol in Serie A e da quel momento in poi è stato un fiume in piena. Pioli lo ha messo al centro del progetto e nemmeno la brutta storia del padre (accusato di omicidio in Brasile) e un altro infortunio muscolare lo hanno fermato. Gol a raffica, volate da campione. A molti ricorda Neymar, con cui è cresciuto al Santos ed è amico vero, tanto che O Ney lo rincuorava al telefono quando le cose in Italia non andavano bene. A noi piace però considerarlo solo come Felipe Anderson. Perché di comune, statene certi, ha solo il nome e cognome. Il resto viene da Krypton...
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