Da Il messaggero a cura di cittaceleste.itROMA - Eleganza e sostanza al servizio della Lazio. Dai la palla a lui e tutto si sistema in un attimo. Per come gioca e sta in campo, sembra quasi che Lucas Biglia da sempre rappresenti un perno fondamentale di un catena di montaggio, tanto è vero che quando non c’è, il gioco latita e manca fluidità. Era così nell’Anderlecht, è così nella Lazio, ed è la stessa cosa anche nell’Argentina, nonostante i campioni da quelle parti non mancano affatto. E per ammissione di un certo Leo Messi e del ct Tata Martino. «Quando c’è Lucas tutto diventa più facile, quando non c’è devo ammettere che andiamo un po’ in difficoltà», un concetto espresso più volte dalla Pulce.
IL PUNTO DI RIFERIMENTO - Sin dal primo giorno che l’ha visto lavorare sul campo, Pioli ha intuito che il Principito sarebbe stato fondamentale per il suo gioco. Un giocatore che rende semplici, le cose più complicate. L’argentino è stato importante anche per far capire al resto della squadra cosa esattamente chiedeva e voleva l’allenatore. Dalla difesa e all’attacco, de Vrij e Klose spesso guardano la posizione del centrocampista per fare un passetto in avanti o indietro, sia quando si attacca che quando si difende. Se la palla arriva a lui, c’è Candreva o Felipe Anderson o lo stesso Mauri che cominciano a fare determinati movimenti, venendogli incontro o aggredendo lo spazio. Biglia palla al piede è il metronomo della Lazio.
ERRORE IMPERDONABILE - Petkovic e Reja non l’avevano capito e, probabilmente, non gli avevano dato la fiducia che meritava. Forse è un limite o una qualità, ma per rendere al meglio, Lucas deve avvertire la massima stima nei suoi confronti, se solo c’è un minimo dubbio o poca pazienza, allora può andare in difficoltà. Questo è uno dei motivi per cui l’anno scorso non ha reso al meglio, tanto che durante la passata stagione era incerto se avesse fatto la scelta giusta o meno. Il direttore sportivo Igli Tare, che ha creduto ciecamente in lui, gli è stato vicino e ci ha lavorato parecchio, Pioli ha fatto il resto. Con lui è scattata la scintilla e la giusta sintonia. Lucas si sente al centro del progetto, forse di più rispetto a quando giocava in Belgio. Ora ha la possibilità di sbagliare e nessuno mugugna o lo mette in croce, come spesso capitava un anno fa.
LA RARITÀ COSTA CARA - Di registi come lui che alternano qualità e quantità in Europa ce ne sono sempre pochi. In più quando segna, realizza sempre gol fantastici, come quello alla Fiorentina, ma pure quello siglato su punizione al Torino nella sfida d’andata. Su Lucas, superate le diffidenze, hanno messo gli occhi tante big, ma ora l’argentino alla Lazio sta bene e vorrebbe restare, anche perché crede che i biancocelesti possano arrivare in Champions League, la competizione che gli manca molto, visto che da quando è approdato in Europa ci ha sempre giocato. Psg, Manchester United e City, Real Madrid lo seguono, ma sanno anche che la Lazio non lo lascerà andare facilmente perché ora la sua quotazione è sui 30 milioni di euro, ma se continua così non può che continuare a crescere. (Il Messaggero)
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