Autore Topic: Lazio, tanti auguri al niño rebelde Keita: vent’anni di tanto genio….  (Letto 498 volte)

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Lazio, tanti auguri al niño rebelde Keita: vent’anni di tanto genio e un po’ di sregolatezza

di Francesco Pietrella

Responsabilidad, etica, disciplina. Sono i dettami della Masia, fucina di talenti del Barcellona a tempo indeterminato. Quanti ne son partiti da qui? Molti. Un punto d’arrivo e di partenza verso orizzonti di successo. E per Keita Balde è stato proprio così. Oggi il delantero biancoceleste compie 20 anni, di cui 7 passati in Catalogna. Quando sbarcò nell’universo blaugrana era soltanto un niño alla ricerca di emozioni, quasi spaesato di fronte a tanta spettacolarità. Ma il suo talento parlava per lui: estroso, libertino, allergico alla tattica, insuperabile nel dribbling. Impossibile da marcare e da contenere, sia dentro che fuori dal campo.

Un niño de oro a cui un anziano signore, mentre lo osservava ostentare una qualità fuori dal comune per le strade di Arbúcies, predisse il futuro sussurrando al padre senegalese: ‘E’ lui tuo figlio? Compragli molte scarpe, questo ragazzo grazie al calcio viaggerà molto.’ Il padre sorrise appagato, ma alla fine quel viejo señor aveva ragione. Nel 2010 il giovane Keita vince la Manchester United Premier Cup, un trofeo internazionale rivolto agli Under 15 più promettenti del mondo. Accanto a lui, tra giocate e burle, gli amici di sempre: Sergi Samper, Hector Bellerin. Tre nomi e un’immensa qualità destinata a un grande futuro. Ma loro hanno qualcosa che Keita non ha: la disciplina. E come dargli torto, quel niño è un rebelde. Fa parte di quella categoria di giocatori al cui genio si aggiunge quell’incontenibile dote di sregolatezza. Mai fugace e il più delle volte duratura. E durante una tournee estiva in Qatar la combina grossa: mette un cubetto di giaccio nel letto di un compagno e viene cacciato dal Barcellona. Destinazione? Cornellà, dove nonostante i 47 gol segnati si perde i suoi ex compagni alzare al cielo la prestigiosa Nike Premier Cup.

Keita è furioso come l’Orlando perché avrebbe potuto festeggiare insieme a loro, batte i pugni sul tavolo pensando all’occasione persa e si agita al solo pensiero di tornare nella tana del lupo. Decide di cambiare aria, la Lazio fiuta l’affare e lo porta a Roma per 300.000 euro sbaragliando la concorrenza del Real Madrid. Nuova vita, nuovi orizzonti, nuova città. Per un anno gioca solo gare amichevoli per via di problemi burocratici, ma la stagione successiva sale in cattedra con prestazioni mozzafiato vincendo a suon di numeri lo Scudetto Primavera. Bollini lo coccola, Petkovic lo svezza e infine Reja lo consacra, schierandolo nel tridente d’attacco. Segna il primo gol da professionista contro il Parma, ricevendo anche i complimenti dei suoi amici di sempre ai tempi del Barca. E’ un nuovo Keita, ligio e corretto. Ma imprevedibile in campo. Oggi solca sempre i prati dell’Olimpico facendosi beffa dei suoi marcatori. Ha legato con Felipe Anderson e Perea.

E’ ancora un po’ indisciplinato (qualche mese fa ha distrutto una Lamborghini), e probabilmente se decidesse di vivere nello spazio di una canzone sceglierebbe Forever Young degli Alphaville. Incanta però. Accarezza la palla con l’esperienza di un 35enne nonostante abbia solo quattro lustri. Poi ogni tanto si perde ed eccede nella boria. Pioli lo bacchetta, lo sprona, lo incita. E intanto lui da niño è diventato un chico.

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