Sonetti corropolesi

[Frusta]

  Leooooooooooooooooooooooo


Per far rima con Gasparri
io, nel rigo che è qui sotto,
scrivo: a me sembra che sgarri,
nel comporre il suo strambotto,
non in metrica né in rima
e nemmeno negli accenti,
ma piuttosto nella stima
che di sé hanno i dementi
con la maglia giallorossa
che li porta a esagerare
e a spararla sempre grossa
quando voglion profetare
sui futuri risultati
della squadra di Trigoria,
sempre più spropositati
e sempre più gonfi di boria.
Questo invece ci va lieve,
poi la tocca e non la tocca,
e la fa piuttosto breve
auspicando a mezza bocca
che la fede e la speranza
del serafico ottimista
sostituiscan la burbanza
di cui è affetto il riomanista.
 
Ed allora al buon Maurizio
auguriamo che Mourigno
lo soddisfi d' ogni sfizio,
che il doman gli sia benigno
e che la squadra di Trigoria,
a cavacecio nella Gloria,
punti dritta sul traguardo
indicato dal suo sguardo.

[leomeddix]

 

...Poi me iscrivo ai terroristi e dò foco al Parlamento
dove trovi un roma club co' Gasparri e Paolo Cento.
Che tristezza, che squallore…questa gente nun me piace
(per fortuna che il livello è rialzato da Storace)...

(da: R. REMOTTI, Me ne vado dalla roma)

[leomeddix]

Per cogliere di Roma le voci, il clima, i suoni
con toni delicati e un po’ crepuscolari,
per voi c’è un gran poeta, per voi Corrado Govoni

UNA DOMENICA A ROMA

Il suono gaio e allegro che vien dalle campane,
il gorgheggìo dei passeri all’ombra dei balconi,
le voci del quartiere veraci e un po’ paesane,
le radio romaniste che rompono i coglioni.

Gli amanti che passeggiano tenendosi per mano,
la donna con i fiori a piazza del Verano,
la bimba canterina con voce un po’ commossa,
le grida belluine di teppa giallorossa.

Bambini argentovivi che giocano in cortile,
anziane che negli orti raccolgono cicoria,
ragazze che sculettano con grande garbo e stile
offrendo i propri doni negli antri di Trigoria.

I gatti innamorati che flirtano sui tetti,
i nidi sorvolati dal mitico cuculo,
e infine i romanisti che sempre -poveretti-
ad ogni Novantesimo lo prendono ‘nder […].

(CORRADO GOVONI)

[Frusta]

No no, Govoni è stato chiaro: non lo prendono nder puntini puntini, lo prendono proprio nderculo. 

[Arch]

Su questo nun ce piove. Ma un'ode con la mitica alternativa a pijassela in der posto?

[leomeddix]

Su questo nun ce piove. Ma un'ode con la mitica alternativa a pijassela in der posto?

I gatti innamorati che flirtano sui tetti,
i nidi sui camini d'ogni palazzo
e infine i romanisti che sempre -poveretti-
ad ogni Novantesimo s'attaccano ar […].

(Strofa presente nella seconda edizione revisionata da Govoni  ).

[Frusta]

Leo, ma mica se capisce dove s'attaccano esattamente?
All' andazzo, al codazzo, all' intrallazzo, al mazzo, al paonazzo, al paparazzo, al pupazzo, al razzo, al rubamazzo, allo schiamazzo, allo sghignazzo, al sollazzo, allo starnazzo, allo svolazzo, al terrazzo, ar materazzo..?
Dì a Govoni che deve esse più preciso, me stanno a chiamà da trigoria disperati che non sanno dove attaccasse.

[Frusta]

(...)
Ed allora al buon Maurizio
auguriamo che Mourigno
lo soddisfi d' ogni sfizio,
che il doman gli sia benigno
e che la squadra di Trigoria,
a cavacecio della Gloria,
punti dritta sul traguardo
indicato dal suo sguardo.

Che poi critico tanto il povero Govoni che non specifica dove se devono attaccà e nemmeno io so' stato tanto preciso e me so' scordato di aggiungere lo sguardo che devono seguire per puntare dritto al traguardo.
  Eccolo, và:

[leomeddix]

Leo, ma mica se capisce dove s'attaccano esattamente?
All' andazzo, al codazzo, all' intrallazzo, al mazzo, al paonazzo, al paparazzo, al pupazzo, al razzo, al rubamazzo, allo schiamazzo, allo sghignazzo, al sollazzo, allo starnazzo, allo svolazzo, al terrazzo, ar materazzo..?
Dì a Govoni che deve esse più preciso, me stanno a chiamà da trigoria disperati che non sanno dove attaccasse.

Dice che s'attaccano all'arazzo (ovviamente cucito a mano...)

[Frusta]

Un arazzo???  ma tu pensa...
E io che me credevo che se dovevamo attacca' at cazzo! 

[Arch]

A Pa', ma mo chi è 'sto Frutta. Che me so' perso?
Ho telefonato al notaio, comunque. Mi conferma che è cazzo. C'è pure il bollo della Repubblica.

[Frusta]

A Pa', ma mo chi è 'sto Frutta. Che me so' perso?
Ho telefonato al notaio, comunque. Mi conferma che è cazzo. C'è pure il bollo della Repubblica.

La colpa è tutta di Matita, Fa'.
Quando ho scoperto una cosa che sapevano tutti, e cioè che lui e Zaradona erano la stessa persona, mi sono reso conto non dico che me sto a rincojoni', ma che la bacchetta che dà il la all' orchestra che intona il preludio al rincoglionimento s'è arzata da sola.
Quindi, onestamente, ritengo che pure la pronuncia del nick vada adeguata all' aria che tira in questo senso.
E siccome l' esempio più illustre ce lo offre chi da tempo sta rotolando giulivo per questa china, e cioè l' altrimenti ottimo Maurizio Costanzo che biascica un Mauittio Cottanzo al momento di declinare le proprie generalità, scrivere Frusta come verrebbe pronunciato da chi s' avvia sullo scoscendimento di cui stiamo trattando, e cioè Frutta, diventa un' idea per nulla peregrina.
L' avrei fatto pure da solo il cambio di consonante, invece di chiedere al Ataru, ma il fatto che ciò provato senza riuscicce è prova ulteriore, e ohibò inequivocabile, dell' iniziale appannamento delle mie oramai non più sbriilluccicose abilità.

P.s.
Và però detto che, a compenso di ciò, ('ncà via tèta penna iò 'mmasto, diceva la mia nonna ciociara) Madrenatura ha acuito in me il senso dell' ingordigia.
E mò che mi pronuncio Frutta, godo assai deppiù nell' inforchettare (che so',  una carbonara) dei tempi in cui mi pronunciavo Frusta.
'Nsomma, hai presente quel tipo di carbonara che quando te la vedi nel piatto te viè la voja de sbrigatte a magnattela che c'è pericolo che se per caso se trova a passà lì Beethoven ti ci compone una sinfonia?
Ciài presente 'na cosa alata e potente, leggera e ponderosa insieme, che galoppa dentro al piatto come un mustang nelle praterie di Manitù e che più che colla forchetta te sembrerebbe giusto acchiappalla con un lazo da rodeo? Ecco quella!
  Quando la famo?

P.p.s
  Deng iù Ataru

[Arch]

Ho capito, Frutta. Va benittimo, allora.

[Ataru]

P.p.s
  Deng iù Ataru

ior uelca

[leomeddix]

ER MEJO E ER PEGGIO

Stateme a sentì bene: è mejo ar monno
fa’ le marchette, rubbà senta ritegno,
tirà lo schioppo e mai nun coje a segno,
mettese a galla e calà sempre più a fonno.

E’ mejo avè ori e rilloggi tenuti in pegno,
tenè un turaccio quadro e un bucio tonno,
giocà p’er primo estratto e uscì er seconno,
perde a un colpo solo guera, corona e regno.

E’ mejo annà a letto quanno c’hai fame,
magnà er prosciutto pe smorzà la sete,
o ave’ pe pranzo fisso pane e salame.

E’ mejo avè 'n destino infame, insomma,
dormì co’ un frate e litigà co’ un prete
che tifà na squadra lercia come la riomma.

(GIOACHINO BELLI)

[Frusta]

Qui il duo Belli/Leo ci vanno giù di fino a botte d' anafora 

Mejo annà pe' cicoria quanno piove
o perde a briscola co' cinquantanove,
mejo mannasse da soli a quer paese
ch' esse tifosi della trigoriese. 

[Orazio Scala]

A GIACOMO

Né più mai poggerò le Coppe vere
    Ove corroso catenaccio giace,
    Giacomo mio, te che presi le Fiere
   pur senza VAR; e poi Sindaco audace

Vetere, che fea Giubileo all’armiere
    Col suo sveglio sorriso, onde rapace
    I tuoi torbidi rubi e il tuo potere
    L’inclito fischio di Vautrot, sagace,

portò Finale, ed il rigor pasticcio
    Per cui illusi di fama e di ventura
Fecer di  ansioso utinam! eclisse

Tu non altro che il pianto avrai di Ciccio,
    O matrigna mia rioma (ché a noi prescrisse
    Il fato imprecisata genitura).

[leomeddix]

Tu non altro che il pianto avrai di Ciccio,
    O matrigna mia rioma (ché a noi prescrisse
    Il fato imprecisata genitura).

La maga un giorno lo predisse: "Attento, Ciccio, attento!
perchè non sempre il tuo destino avrà colore rosa"
Ed infatti la mia sorte mutò qual piuma al vento:
prima trionfai nel Toro, poi con la Lupa fu tutt'altra cosa.

Tutto accadde in quella notte di Coppe e di Campioni:
ero a undici metri dall'ingresso nella Storia,
fantasticavo un Circo Massimo invaso da milioni,
e la mia statua, solenne, nel centro di Trigoria.

Ricordo ancora: presi la rincorsa e poi accadde il peggio,
la palla non centrò la porta ma finì dentro il parcheggio.
Il sogno era svanito, cari fratelli,
immenso fu il dolor, e dopo la Coppa persi anche i capelli.

(O romanista che vivi nel dolore e nello strazio
per quel rigore che finì nel grande Spazio,
non ti crucciare troppo, ma ascolta Orazio:
se vincere tu vuoi 'na coppa vera, tifa la Lazio).

(E. LEE MASTERS, Antologia di Spoon River)

[leomeddix]

Per dir del dramma umano
di un portoghese vano,
serve la gagliarda mano
del grande Guido Gozzano

IL SIGNOR MOURINHO (o L’INFELICITA’)

Signor Mourinho, forse a quest’ora
il pianto trasfigura il tuo bel volto iberico.
Tu, così speciale, feroce ed anche lirico,
tu, trascinator di un popolo che ora
furente ti sfancula -con enfasi sonora-
in quel paese osceno che, per pudor, non dico.

Hai perso la tua guerra, subendo pure scorno
nel derby che equivale a un Giudizio Universale.
Provasti ciò che prova l’attor di scene porno
quando l’uccel padulo da tergo -ahimè- lo assale.
Ahi! Che dolor pungente, eterno, senza ritorno!
Dolor come di piaga su cui è cosparso il sale.

Sfuggita la Vittoria, svanì con lei Speranza.
Vagabondavi afflitto dai tuoi pensieri grevi,
e negli spogliatoi perdesti ogni jattanza:
avevi sguardo attonito, e più non sorridevi
nel mentre che i laziali, dalla vicina stanza
un po’ ti perculavano con canti e motti brevi.

Allora ripensasti a molti autunni addietro
quand’eri vincitore, al sommo dell’ascesa,
con l’Inter di Moratti che non badava a spesa.
Ed oggi invece vegeti, pervaso d’umor tetro,
in mezzo ai cocci rotti, taglienti come vetro,
di squadra fatta a pezzi, distrutta, vilipesa.

E in questa crudelissima giornata settembrina
la valle di Trigoria, dove il Demonio ha casa,
ti appare somigliante a squallida latrina
che l’acqua delle fogne inonda e infine intasa.
Sul Centro Bernardini, presagio di rovina,
volteggian tre avvoltoi (ed anche un Condor pasa…).

Centro sportivo buio, depresso e inabitato!
Con le bacheche vuote, impolverate e smorte…
T’assale il tanfo antico di quelle stanze morte
e l’acre esalazione d’un bonsai dimenticato.
Un luogo che è epicentro di zella e malasorte,
presagio apocalittico di un mondo desolato.

Ecco -pensavi affranto- questa qui è trigoria,
un circo felliniano di guitti difettosi.
Tu vi giungesti in Vespa, araldo di Vittoria,
accolto dagli osanna degli isterici tifosi.
Or sei rimasto a piedi, relitto della Storia
(e forse afflitto pure da un principio di nevrosi).

Hai fatto un testamento che adesso qui divulgo,
parole alquanto amare e dal tremendo suono:
“Io voglio ricordare a questo ingrato volgo
che un tempo fui Speciale, un Re assiso in trono.
Poi scelsi l’aesse roma, ed ora me ne dolgo,
perché chi abbraccia il Male non merita perdono”.

“Mi sento sotto un treno, e solo mi consòlo
fumandomi sostanze che poi mi sento sciallo.
Le agiografie di Dotto, i gossip di Zagnolo:
mi nausea ogni ricordo di ciò ch’è rosso e giallo.
Non voglio più tormenti, adesso voglio solo
salire sulla Vespa e tornare in Portogallo”.

(Guido Gozzano)

[cartesio]

(CORRADO ALADINO GOVONI)

La foto è di Aladino, partigiano. Corrado, ritratto in questa foto, era il padre di Aladino: