Autore Topic: La sfida fondamentalista  (Letto 10198 volte)

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ThomasDoll

La sfida fondamentalista
« : Lunedì 16 Febbraio 2015, 08:46:50 »
IS ci salta alla giugulare, noi credevamo bastasse il politically correct, i Salvini ci sguazzano ma rischiano di metterci nella merda ancora peggio, provocando reazioni simmetriche di cui non si sente il bisogno. Che ne pensate?

Offline AlenBoksic

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #1 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 08:57:20 »
Ne penso che bisognerebbe dargli in pasto tutti gli strateghi da strapazzo che in questi anno ci hanno spiegato a reti unificate la bontà della politica dei bombardieri.
Siamo entrati come il proverbiale elefante nella cristalleria in situazioni molto complesse per meri e meschini interessi economici.
Pochi mesi addietro ben 25 capi di stato africani chiesero una mediazione ONU affidata a Prodi. Non se n'è fatto niente perché francesi e inglesi (i primi a bombardare) temevano di dar spazio all'Italia.
Bisogna cominciare a parlare il linguaggio della verità, a tutti i livelli.
Bisogna che le popolazioni siano coscienti del fatto che l'epoca in cui vedevamo i bombardieri alzarsi senza pagarne conseguenza alcuna è finita. Che da anni esportiamo una violenza invisibile di cui i nostri media ci tengono garbatamente all'oscuro salvo poi sbatterci il mostro in prima pagina quando ci si ritorce contro.
E bisogna pure considerare che questi stati sono insiemi postcoloniali nati sulla carta che assommano entità tra loro diverse, quindi qualche divisione non sarebbe poi sconvolgente, anzi.
Questa potrebbe essere anche la soluzione del problema, visto che nell'immediato penso torneranno in auge le precedenti potenze regionali, nel caso in questione l'Egitto.
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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #2 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 09:22:36 »
Paghiamo anni decenni di mala politica energetica che ci vede necessariamente dipendenti da paesi del tutto inaffidabili come Libia e ucraina.
Quindi abbiamo due opzioni:
- chiudere gli oleodotti;
- sederci al tavolo coi tagliagole e negoziare un accordo commerciale e di non belligeranza.
- mettere in cantiere nuove strategie energetiche che ci tolgano dai coglioni inutili strisce di sabbia come Libia e affini.

Eh però Gheddafi era un dittatore sanguinario..
Ha ragione chi ha scritto prima di me: gran parte degli stati africani sono nazioni fantoccio disegnate con riga e squadra incapaci di autogovernarsi. Quindi o si inizia inizia un lungo processo di ridefinizione di stati e confini tenendo conto delle varie etnie ecc oppure si fa spallucce sperando in tempi migliori.

Nello specifico, in Libia, dobbiamo essere grati a quei testa di cazzo di francesi.
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #3 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 09:26:03 »
domanda che non puo' non avere una complessa e variegata risposta, che condurra' ovviamente a diversi punti di vista spesso anche conflittuali.

s esempio a differenza di AB no ncredo che i 'nostri' siano piu' incaapci dei predecessori, e semplicemente la situazione che e' di gran lunga piu' difficile.

un po' come quando qualche tempo fa sentivo, non qui, chi rivalutava in positivo il fatto che la Thatcher 'almeno l'NHS non l'aveva privatizzato' per dare piu' peso alle proprie critiche alle proposte del governo Cameron, dimenticando pero' che all'epoca della Thatcher i rubinetti nel mare del nord erano stati appena aperti mentre adesso, sotto Cameron, si sono praticamente esauriti.

lo stesso per chi si occupa di strategie internazionali.

l'ultima recessione con il silenzio calato sulle cosidette rinnovabili e l'inasprimento dei conflitti nelle aree ricche dell'oro nero ha dimostrato comeil petrolio sia l'unica risorsa valida per far 'camminare' la nostra economia, nei tempi a tutti piu' consoni, soprattutto i consumatori, la nuova forma di cittadini o di 'quarto stato'.

ma tale prodotto di vitale importanza, non per niente abbiamo visto i migliori e piu' rapidi cambiamenti della nostra societa' solo dopo la soperta del modo migliore per sfruttarlo, sta scarseggiando per cui e' normale che diventi sempre piu' difficile essere piu' capaci di mantenere certi equilibri basati sulla distribuzone di ricchezze.

del resto abbiamo tutti accussato Bush, Blair and company di avere le mani sporche di sangue e petrolio per le guerre in Iraq ed Afghanistan post 9/11, ma non mi pare che nessuno abbia fatto alcun sforzo per ridurre il proprio consumo di petrolio, sulla semplice base della relazione tra domanda ed offerta, la stessa che usiamo per colpire giornali e radio, o altri servizi, non 'comprandoli' piu'.

Offline aquilafelyx

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #4 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 09:40:18 »
Il problema del petrolio è la redistribuzione degli utili, le multinazionali agiscono ancora come se fossero  in epoca coloniale, per avviare un processo di qualche possibile evoluzione democratica bisogna intervenire prima sulle politiche economiche e finanziarie di chi governa i mercati delle fonti non rinnovabili, e qui il discorso si fa complicato perché in Europa i management dipendono dalla politica mentre negli USA la politica dipende dai management, a valle di questa situazione c'è la corruzione dilagante e l'instabilità politica in quasi la totalità dei paesi produttori, instabilità aggravata in Libia dall'intervento che ha spazzato via Gheddafi.     
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Zapruder

Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #5 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 09:47:01 »
Questioni complesse, non è facile indicare una sola causa.

Per come la vedo io, il problema energetico c'entra marginalmente: la disponibilità di combustibili fossili non è ancora scesa a quella soglia psicologica (il 50%) che si ipotizza comporterà instabilità e conflitti.

Altra cosa che mi sembra abbastanza pacifica: l'esportazione della "democrazia" non funziona.

Offline aquilafelyx

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #6 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 09:49:46 »
IS ci salta alla giugulare, noi credevamo bastasse il politically correct, i Salvini ci sguazzano ma rischiano di metterci nella merda ancora peggio, provocando reazioni simmetriche di cui non si sente il bisogno. Che ne pensate?

Penso che i Salvini siano giustamente preoccupati dal possibile esodo via mare che si preannuncia dalle coste libiche, i numeri, con la totale anarchia ed il controllo dei porti in mano all'Isis diventeranno biblici, perciò o si riprende il controllo del territorio o avremo più emergenze da affrontare in Italia, sapere che sono Gentiloni e Renzi a dover trovare qualche soluzione non mi rende per niente ottimista.
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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #7 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 10:31:35 »
io vorrei che non si sotto stimassi cosi al ribasso il discorso energetico. ricordo che la recessione, partita si dai sub-prime, e' avvenuta solo dopo il picco del prezzo del petrolio, un prezzo che a detta di molti avrebbe dovuto 'rinforzare' la volonta' di passaggio del rubicone che ci divide da una societa' rinnovabile.

rinnovabili, inclusa la 'falsa' nucleare, che da allora non sono salita piu' alla ribalta.

risorse petrolifere, soprattutto, che 20 anni fa venivano considerate troppo costose e quindi economicamente non 'sfruttabili', oggi lo sono e' vengono quindi, ma solo ora, conteggiate come riserve, mantenendo si il numero elevato, ma ad un costo maggiore, quindi ad un guadagno per litro minore. ergo...

Zapruder

Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #8 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 10:57:55 »
Non dimenticare la scoperta di nuovi, immensi giacimenti (uno solo in Brasile ha fatto aumentare del SESSANTA PER CENTO la stima sulle riserve esistenti).

Quanto alle rinnovabili, la strada non è ancora percorribile in modo conveniente. Il fotovoltaico è a carissimo amico - anche se con prospettive concrete - e resta il problema, non da poco, dell'alimentazione dei veicoli.

Offline aquilafelyx

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #9 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 12:01:59 »
Le prime manifestazioni delle "primavere arabe" sono avvenute quando le tensioni sui mercati hanno provocato l'aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, qualcosa di simile all'assalto dei forni di manzoniana memoria, poi si sono evolute in una richiesta di maggiore libertà e democrazia, invece di fornire gli strumenti per soffocare i focolai violenti e consentire una transizione meno estremistica si è lasciata mano libera a chiunque potesse rovesciare i governi autoritari, dando così la stura al proliferare di gruppi terroristici.
L'unico paese del maghréb che con difficoltà mantiene un certo grado di democrazia è la Tunisia, non a caso quello con meno risorse energetiche e meno interessi strategici, l'Egitto è ritornato nuovamente sotto l'egida militare e l'Algeria non se ne è più allontanata da qualche anno, se è vero che la "esportazione di democrazia" non funziona non dobbiamo però rinunciare a piantarne qualche seme e per farlo occorrono mezzi economici che vengono invece dragati per scopi estranei al benessere di quei popoli, l'estremismo ed il fondamentalismo prosperano nella miseria, e questo non è provocato da chi fa il pieno di benzina in occidente.     
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ThomasDoll

Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #10 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 12:45:25 »
Intanto a Scandicci ignoti hanno violato il sito di un istituto scolastico (ci vanno i figli di un mio amico, notizia verificata), oscurandone la home page e sostituendola con un filmato sulla verità che, loro credono, sia prerogativa esclusiva del Profeta. Perché ogni approfondimento va bene, ma il problema non sembra risiedere dove non c'è la democrazia. Il problema è qua. E necessita una soluzione.

Offline Frusta

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #11 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 13:29:48 »
Il guaio dell'intervento militare in Libia è rappresentato dal fatto che il mondo militare occidentale non ha una strategia risolutiva per far fronte, vedi Iraq o Afghanistan, a situazioni del genere.

Cacciare gli islamisti dalla Libia sarà come svuotare il mare con un cucchiaino: torneranno di continuo.
Peggio ancora se  fossimo noi (come sento dire in questi giorni da qualche più o meno autorevole idiota) ad inviare l'esercito: la stessa popolazione che sta a guardare quando arrivano i tagliagole di ISIS, insorgerebbe con una ferocia mostruosa vedendo gli italiani.

E non per il passato coloniale, ma perché i loro preti hanno paura che gli si porti la democrazia, sistema nel quale puoi dire al prete "dici delle scemenze, idiota!".

Se ci fate caso, quando in Iraq c'erano gli americani, la popolazione faceva di tutto pur di ostacolarli, di farli saltare in aria, di sparargli addosso, di rendergli la vita impossibile. A migliaia si sono arruolati contro gli americani. Ma adesso che sono sotto il pericolo di ISIS e sotto quello degli sciiti iraniani, che fanno? Niente. Non si arruolano, non protestano... niente.

Rassegniamoci a questo fatto: sono popolazioni condizionate dalla religione a desiderare il male. Desiderano vedere gente sgozzata e bambini che muoiono in guerra.
Per qualche motivo, gli dispiace meno un jihadista che sgozza un bambino, che un marine al posto di blocco che non fa niente.
Questo è il punto, ed è inutile girarci attorno: non combattono l' ISIS con un decimo dell' intensità con cui hanno combattuto l'occidente. In Iraq gli americani hanno lasciato 4000 uomini. Vi risultano guerriglieri ISIS ammazzati da  "insorgenti locali"?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #12 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 13:31:23 »
Non dimenticare la scoperta di nuovi, immensi giacimenti (uno solo in Brasile ha fatto aumentare del SESSANTA PER CENTO la stima sulle riserve esistenti).
...

il 60% delle riserve di un paese che detiene ad oggi poco piu' di 15 miliardi di barili di riserve provate, che rappresentano meno dell'1% delle riserve mondiali, Zap

http://www.eia.gov/countries/cab.cfm?fips=BR

http://www.economist.com/node/11043022

http://www.eia.gov/cfapps/ipdbproject/IEDIndex3.cfm?tid=5&pid=57&aid=6

Le prime manifestazioni delle "primavere arabe" sono avvenute quando le tensioni sui mercati hanno provocato l'aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, qualcosa di simile all'assalto dei forni di manzoniana memoria, poi si sono evolute in una richiesta di maggiore libertà e democrazia, invece di fornire gli strumenti per soffocare i focolai violenti e consentire una transizione meno estremistica si è lasciata mano libera a chiunque potesse rovesciare i governi autoritari, dando così la stura al proliferare di gruppi terroristici.
L'unico paese del maghréb che con difficoltà mantiene un certo grado di democrazia è la Tunisia, non a caso quello con meno risorse energetiche e meno interessi strategici, l'Egitto è ritornato nuovamente sotto l'egida militare e l'Algeria non se ne è più allontanata da qualche anno, se è vero che la "esportazione di democrazia" non funziona non dobbiamo però rinunciare a piantarne qualche seme e per farlo occorrono mezzi economici che vengono invece dragati per scopi estranei al benessere di quei popoli, l'estremismo ed il fondamentalismo prosperano nella miseria, e questo non è provocato da chi fa il pieno di benzina in occidente.     

pur non dissociandomi da certi elementi del discorso che fai, non posso non mettere in risalto che i prezzi dei prodotti primari, che arrivano a noi come alle popolazioni dei paesi a cui ti riferisci grazie a trasporti che usano il petrolio come elemento unico di fonte, sono ovviamente influenzati dai prezzi di quest'ultimo, oltre che da vari altri fattori (vedi ad esempio questo http://www1.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Tendenze/In-arrivo-il-Colosso-dei-deserti-ed-e-allarme-per-sicurezza-alimentare_313604670821.html).

ed infatti anche tu fai notare come

...
L'unico paese del maghréb che con difficoltà mantiene un certo grado di democrazia è la Tunisia, non a caso quello con meno risorse energetiche e meno interessi strategici,...   

ed elementi come l'ISI hanno poco a che fare con il fallimento della 'primavera araba' quanto chi fa il pieno di benzina in occidente (pensando che quello che succede al di fuori del suo 'mondo' sia sempre perche' 'altri', 'altri' che, senza dubbio per prorpio interesse personale, spesso fanno di tutto affinche' si possa continuare a fare il pieno di benzina in occidente, oltre al pieno del frigorifero, pieno di cui il 30% spesso va direttamente nel cassonetto dell'immondizia)

Offline aquilafelyx

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #13 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 14:33:15 »
Le speculazioni sui prezzi dei beni di consumo non hanno attinenza col prezzo del petrolio, anzi, il calo del prezzo avrebbe dovuto avere come conseguenza un ribasso dei prezzi:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-08/algeria-morti-rivolta-couscous-143137.shtml
http://www.repubblica.it/solidarieta/cibo-e-ambiente/2011/01/09/news/l_aumento_dei_prezzi-10999136/

Il ruolo del fondamentalismo non è secondario, ieri non si chiamava ancora Isis ma chi soffiava sul fuoco oggi ne fa certamente parte.
M'illumino di Lulic

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #14 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 15:30:42 »
il fondamentalismo e' uno dei tanti fattori, come gia' detto, fattori che includono pure il far benzina o il riempire il frigorifero per poi buttare una parte perche' ci si e' dimenticati o si e' rovinata o a superato di mezz'ora la data di scadenza.

le speculazioni ci sono sempre state, sin da quando l'uomo ha per primo messo un paio di ortaggi su una bancarella inventando il mercato ed il libero scambio.

e si fanno anche credendo di vivere in una bolla di sapone e che il nostro comportamento e consumo non abbia conseguenze in giro per il mondo.

Offline Frusta

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #15 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 16:10:04 »
Il problema è qua. E necessita una soluzione.
Quale, per esempio?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline aquilafelyx

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #16 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 16:48:44 »
il fondamentalismo e' uno dei tanti fattori, come gia' detto, fattori che includono pure il far benzina o il riempire il frigorifero per poi buttare una parte perche' ci si e' dimenticati o si e' rovinata o a superato di mezz'ora la data di scadenza.

le speculazioni ci sono sempre state, sin da quando l'uomo ha per primo messo un paio di ortaggi su una bancarella inventando il mercato ed il libero scambio.

e si fanno anche credendo di vivere in una bolla di sapone e che il nostro comportamento e consumo non abbia conseguenze in giro per il mondo.

Libero scambio c'è quando non si gioca con carte truccate, e di bari ne trovi a mazzi se cerchi tra chi si avvantaggia delle tensioni sui mercati.
M'illumino di Lulic

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ThomasDoll

Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #17 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 17:02:24 »
Quale, per esempio?

Se avessi una ricetta telefonerei a Renzi.
Quale NON funziona: pannicelli caldi, testa sotto la sabbia, esagerazione e minimizzazione del problema.

Quale accresce il problema: il fondamentalismo di segno contrario, la chiusura a riccio, il fomento dell'odio. I terroristi non attaccano chi si contrappone a loro, attaccano piuttosto la libertà di stampa, il laicismo, la tolleranza. I nostri razzisti e intolleranti di fronte a una minaccia seria capiranno di non trovarsi esattamente allo stadio a fare i buontemponi. La fifa riduce a più miti consigli parecchie teste calde. Se poi qualche valligiano prenderà a forconate un beduino, non sarà la prima volta che accade, né l'ultima.

Occorre invece delimitare bene la minaccia alla quale siamo sottoposti per capire come si deve fare fronte. Non certo invadendo la Libia, ma nemmeno beccandosi un missilone su Catania e uno su Palermo. Intanto siamo in grado di escludere che mettano mano su armi in grado di sorreggerli?

E bisogna capire come prevenire un'azione terroristica eclatante da noi, perché siamo completamente inermi. Il timore che ci possano essere è forte.

Infine, evitare di prendersela con i più deboli e/o auspicare/lasciare che i terroristi se la prendano con gli altri. In questo senso è preoccupate che sia a Parigi che a Copenhagen se la siano presa con obiettivi ebraici.

Offline cartesio

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #18 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 17:06:16 »
La crescita demografica in Algeria in mezzo secolo.

e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

Offline Skorpius

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Re:La sfida fondamentalista
« Risposta #19 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 17:52:15 »
Noi siamo ricchi loro sono poveri.. Anzi noi siamo ricchi perche' loro sono poveri... Non basta questa come spiegazione?
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.