Autore Topic: Ukraina  (Letto 2488 volte)

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Offline AlenBoksic

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Ukraina
« : Lunedì 9 Febbraio 2015, 10:28:03 »
Non riesco più a trovare il vecchio topic.
ieri sul CdS bella intervista al grande Limonov

IO, LIMONOV. NOI SIAMO L'EUROPA. E L'UCRAINA È UN'INVENZIONE

Nell’ultimo anno la società russa è cambiata radicalmente. Abbiamo vissuto più di due decenni di umiliazioni, come Paese e come popolo. Abbiamo subìto sconfitta dopo sconfitta. Il Paese che i russi avevano costruito, l’Unione Sovietica, si è suicidato. È stato un suicidio assistito da stranieri interessati. Per 23 anni siamo stati in piena depressione collettiva. Il popolo di un grande Paese ha un costante bisogno di vittorie, non necessariamente militari, ma deve vedersi vincente. La riunione della Crimea alla Russia è stata vista dai russi come la vittoria che ci era mancata per così tanto tempo. Finalmente. È stata qualcosa di paragonabile alla Reconquista spagnola».

È stato tutto nella sua vita, Eduard Veniaminovich Savenko, alias Eduard Limonov. Teppista di periferia, giornalista, forse agente del Kgb, mendicante, vagabondo, maggiordomo di un nababbo progressista americano, poeta, scrittore à la page nei salon parigini, dissidente, irresistibile seduttore, cecchino nelle Tigri di Arkan durante la decomposizione della Jugoslavia, leader politico, fondatore del Partito nazional-bolscevico, prima di vederlo sciolto e di creare L’Altra Russia.

Ma Limonov, aspro come l’agrume da cui viene il suo pseudonimo, è soprattutto un antieroe, un esteta del gesto, un outsider che ha sempre scelto di proposito la parte sbagliata, senza mai essere un perdente. Al fondo, Eduard Limonov è un grande esibizionista, che però non ha mai avuto paura di rischiare e di pagare prezzi anche molto alti, per tutti i due anni di prigionia, culminati nel 2003 nei due mesi trascorsi nella colonia penale numero 13, nelle steppe intorno a Saratov. Può quindi sembrare paradossale che, per la prima volta nella sua vita spericolata, il personaggio reso celebre dall’omonimo libro di Emmanuel Carrère si ritrovi non più ai margini, non più nelle catacombe della conversazione nazionale russa, eccentrico carismatico in grado di appassionare poche decine di desperados, ma sia in pieno mainstream, aedo dell’afflato nazionalista, che i fatti d’Ucraina e la reazione dei Paesi occidentali hanno acceso nello spirito collettivo della nazione.

Limonov riceve «la Lettura» nel suo piccolo appartamento nel centro di Mosca, non lontano dalla Piazza Majakovskij. Un giovane alto e robusto viene a prenderci per strada, accompagnandoci su per le scale. Un altro marcantonio ci apre la porta blindata. Sono i suoi militanti, che gli fanno da guardie del corpo. Avrà anche 71 anni, ma a parte i capelli argentei, ne dimostra venti di meno. Magro, il volto affilato, il famoso pizzo, l’orecchino, è tutto vestito di nero, pantaloni attillati e giubbotto senza maniche su golf a collo alto. Parla con una voce sottile, leggermente stridula. Ha modi molto miti e gentili, totalmente fuori tema con i furori che hanno segnato la sua vita. «Voi occidentali non state capendo nulla », esordisce, mentre offre una tazza di tè.

Che cosa non capiamo?
«Che il Donbass è popolato da russi. E che non c’è alcuna differenza con i russi che abitano nelle regioni sud-occidentali della Federazione, come Krasnodar o Stavropol: stesso popolo, stesso dialetto, stessa storia. Putin sbaglia a non dirlo chiaramente agli Usa e all’Europa. È nel nostro interesse nazionale».

Quindi l’Ucraina per lei è Russia?
«Non tutta. L’Ucraina è un piccolo impero, è composta dai territori presi alla Russia e da quelli presi a Polonia, Cecoslovacchia, Romania e Ungheria. I suoi confini sono le frontiere amministrative della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina. Non sono mai esistiti. È territorio immaginario che, ripeto, esisteva solo a scopi burocratici. Prenda Leopoli, cosiddetta capitale del nazionalismo ucraino: lo sapeva che l’Ucraina l’ha ricevuta nel 1939 per effetto della firma del Patto Molotov-Ribbentrop? In quel momento il 57% della popolazione era polacca, il resto erano ebrei. Di ucraini poche tracce. Il Sud del Paese poi venne dato all’Ucraina dopo essere stato conquistato dall’Armata Rossa. Questa è la storia. Ma quando l’Ucraina ha lasciato l’Urss non ha restituito quei territori, a cominciare dalla Crimea ovviamente, che le era stata regalata da Krusciov nel 1954. Non capisco perché Putin abbia ancora paura di dire che Donbass e Russia sono la stessa cosa».

Forse perché ci sono confini riconosciuti a livello internazionale.
«A nessuno fregò nulla dei confini internazionalmente riconosciuti nel 1991, quando l’Unione Sovietica fu sciolta. Qualcuno disse qualcosa? No. Questa è la mia accusa all’Occidente: applica due standard alle relazioni internazionali, uno per i Paesi come la Russia e uno per se stesso. Non ci sarà pace in Ucraina fin quando non lascerà libere le colonie, intendo il Donbass. L’errore di Putin è non dirlo apertamente».

Forse Putin fa così perché non vuole annettere il Donbass come ha fatto con la Crimea, perché sono solo problemi.
«Forse lei ha ragione. Forse non avrebbe voluto neppure la Crimea. Ma il problema è suo, gli piaccia o meno. È il capo di Stato della Russia. E rischia la reputazione».

Non si direbbe, a giudicare dalla sua popolarità, che rimane superiore all’80%.
«È ancora l’effetto inerziale della Crimea. Ma se abbandonasse il Donbass al suo destino, lasciandolo a Kiev, con migliaia di volontari russi sicuramente destinati a essere uccisi, la sua popolarità si scioglierebbe come neve al sole. Non sembra, ma Putin è in un angolo».

Che cosa farà, secondo lei?
«Reagisce bene. Si sta radicalizzando. Ha capito che gli accordi di Minsk sono una balla, aiutano solo il presidente ucraino Poroshenko. Anche se controvoglia, dovrà agire. Quando un anno fa emerse il problema della Crimea, Putin era preso dall’Olimpiade di Sochi, che considerava l’impresa della vita. Era felice. Ma fu obbligato a usare i piani operativi dell’esercito russo, che ovviamente esistevano da tempo. Certo la Crimea è stata la sua vittoria, anche se malgré lui. Il Donbass non era affatto nel suo orizzonte. In Occidente tutti lo accusano di volerlo annettere, in realtà è molto esitante».

Dopo l’Ucraina quale sarà il prossimo territorio da riconquistare, i Paesi baltici?
«Intanto non penso che i Paesi baltici abbiano nulla a che fare con la Russia. Quanto all’Ucraina, credo che dovrebbe esistere come Stato, composto dalle nove province occidentali che possono essere considerate ucraine. Non sarò io a negare la loro cultura eccezionale e la loro bella lingua. Ma, ripeto, lascino i territori russi».

Lei lo ha attaccato molto in passato: Putin è o no il leader giusto per la Russia?
«Siamo un regime autoritario. E Putin è il leader che ci ritroviamo. Non c’è alcuna possibilità di mandarlo via. Ma c’è una differenza tra il Putin dei due primi mandati e quello di oggi. Il primo fu pessimo, soprattutto impegnato a gestire il suo complesso d’inferiorità del piccolo ufficiale del Kgb. Gli piaceva la compagnia dei leader internazionali, Bush junior, Schröder, Berlusconi. Ma nel tempo ha imparato. È migliorato. Ha detto addio alle luci del varietà e si è messo al lavoro sul serio. Vive tempi difficili, ma fa ciò che è necessario. E non è possibile oggi chiedergli di non essere autoritario».

Ma la Russia può non essere un Paese autoritario?
«Se Obama continua a dire che ci devono punire, ci costringe a darci dei leader autoritari».

Che cos’è per lei la Russia?
«La più grande nazione europea. Siamo il doppio dei tedeschi. A dirla tutta, noi siamo l’Europa. La parte occidentale è una piccola appendice, non solo in termini di territorio, ma anche di ricchezze».

Per la verità l’Ue è la prima potenza commerciale al mondo.
«Ci sono cose più importanti del commercio e dei mercati».

Ma se siete la più grande potenza europea, perché siete così nazionalisti?
«Non siamo più nazionalisti di francesi o tedeschi. Siamo una potenza più imperiale che nazionalista. Le ricordo che in Russia vivono più di 20 milioni di musulmani, ma non sono immigrati, sono qui da sempre. Noi siamo anti-separatisti. Certo, in Russia c’è anche un nazionalismo etnico, per fortuna minoritario, ma per noi significa soltanto guai. Io non sono un nazionalista russo, non lo sono mai stato. Mi considero un imperialista, voglio un Paese con tante diversità ma riunito sotto la civiltà, la cultura e la storia russe. La Russia può esistere solo come mosaico».

Ma siete o no parte del mondo occidentale?
«Non è importante. È una questione dogmatica, senza significato reale. La Corea del Sud è parte del mondo occidentale? No, eppure viene considerata come tale. Dov’è la frontiera dell’Occidente? Non è rilevante per i russi».

Che cosa contraddistingue l’identità russa?
«La nostra storia. Noi non siamo migliori degli altri, ma non siamo neppure peggiori. Non accettiamo di essere trattati come inferiori, snobbati o peggio umiliati. Questo ci fa molto arrabbiare. È il nostro stato d’animo attuale».

Ma, per esempio, l’Occidente si richiama ai valori della Rivoluzione francese, democrazia, divisione dei poteri, diritti umani. La democrazia è parte dei vostri valori?
«Per i russi la nozione più importante e fondamentale è quella di spravedlivost, che significa giustizia, nel senso di giustizia sociale, equità, avversione alle disuguaglianze. Penso che la nostra spravedlivost sia molto vicina a quella che voi chiamate democrazia».

Le sanzioni e la crisi economica possono minacciare il consenso di Putin?
«Penso che l’economia nel mondo di oggi sia sopravvalutata. Il motore della storia sono le passioni. Alle pressioni economiche si può resistere. E resisteremo. Certo Putin deve fare la sua parte in Donbass. Guardi alla nostra storia: l’assedio di Leningrado, la battaglia di Stalingrado. Possiamo farcela. In molti hanno provato a colpirci, da Napoleone a Hitler. Ma l’orgoglio nazionale russo pesa più delle politiche economiche e credo di conoscere bene il carattere del mio popolo».

http://lettura.corriere.it/io-limonov-noi-siamo-leuropa-e-lucraina-e-uninvenzione/
Voglio 11 Scaloni

Offline MCM

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Re:Ukraina
« Risposta #1 : Lunedì 9 Febbraio 2015, 12:56:52 »
Da questa intervista capisci bene perché Limonov è solo Limonov mentre Putin è uno dei più grandi statisti del secolo.
Il Donbass è Russia e Putin lo sa bene.
Se fossimo in un mondo in cui tutti hanno i medesimi diritti in pace e in guerra, Putin avrebbe il sacrosanto diritto di invadere l'Ucraina e bombardare Kiev stessa come rappresaglia per i massacri compiuti dal governo golpista.
Ma sì sa, e pure Putin lo sa, che alla Nato tutto è concesso, anche di inventarsi tribunali penali internazionali che sono bufale e bombardare civili inermi con l' uranio impoverito.
Agli altri no. La Nato non aspetta altro che Putin bombardi Kiev per farlo diventare agli occhi di tutti il nuovo Hitler.

Continuerà ad armare gli eroi del Donbass e saranno loro a riprendersi l' Ucraina.

SLAVA ROSSIYA!

Pomata

Re:Ukraina
« Risposta #2 : Lunedì 9 Febbraio 2015, 14:41:04 »
La guerra in Europa è a un passo...

Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #3 : Lunedì 9 Febbraio 2015, 16:03:40 »
Mi pare che la guerra in Europa ci sia anche già stata ultimamente.
Per non considerare poi le volte che han fatto la guerra gli europei negli ultimi 20 anni.
Casomai sarebbe il caso di cominciare a pensare che quando facciamo guerra non è che la vediamo la sera al TG mentre comodamente mangiamo e beviamo, ma capita che a volte può essere ci ritorni indietro: ecco, questa coscienza è completamente scomparsa dalla mentalità media.
Si va in guerra, si bombarda, e chiasso finito.
In realtà la situazione è un tantinello più complessa.
Voglio 11 Scaloni

Pomata

Re:Ukraina
« Risposta #4 : Lunedì 9 Febbraio 2015, 17:09:39 »
Mi pare che la guerra in Europa ci sia anche già stata ultimamente.
Per non considerare poi le volte che han fatto la guerra gli europei negli ultimi 20 anni.
Casomai sarebbe il caso di cominciare a pensare che quando facciamo guerra non è che la vediamo la sera al TG mentre comodamente mangiamo e beviamo, ma capita che a volte può essere ci ritorni indietro: ecco, questa coscienza è completamente scomparsa dalla mentalità media.
Si va in guerra, si bombarda, e chiasso finito.
In realtà la situazione è un tantinello più complessa.

Infatti io mi riferivo alla guerra a casa nostra...

Offline MCM

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Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #6 : Martedì 10 Febbraio 2015, 09:24:25 »
Le riserve valutarie dell'Ucraina attualmente ammontano a circa 6,42 miliardi di dollari di riserve, e bastano soltanto per coprire cinque settimane di importazioni: lo scrive la "Washington Post " per affermare che dal punto di vista economico il Paese è tecnicamente finito. La nuova valutazione sullo stato e il futuro dell'economia ucraina arriva dopo che la Banca centrale ha cessato di intervenire sul mercato monetario per difendere la "grivna".
[...]
Nessuno ha ancora evocato una divisione violenta fra gli interessi d'Europa e d'America di un americano, anche se "Stratfor", grande agenzia privata di analisi strategica, anticipava fin dal 2010 che "è interesse essenziale degli Stati Uniti di non consentire che il rapporto russo-tedesco e russo-europeo si sviluppi fino a dare vita ad un gigante d'Europa che ha renda l'America estranea".

Ecco poi cosa scriveva Milton Friedman, diversi anni prima del colpo di stato in Ucraina:" Dalla riunificazione della Germania nel 1871, tedeschi e russi erano assieme alleati e nemici mortali. Economicamente, hanno bisogno l'uno dell'altro e si completano a vicenda: la Russia esporta materie prime, la Germania esporta tecnologia. Né l'uno né l'altro vogliono essere sotto la pressione degli Stati Uniti. Insieme, i due Paesi forse sarebbero in grado di resistere a questa pressione e questa è tutta la storia d'amore tra di loro latente. La maggiore preoccupazione degli Stati Uniti oggi non è la Cina o di Al Qaeda, ma la fusione della penisola tecnologica europea con le risorse naturali russe, poiché si creerebbe una forza che potrebbe veramente sfidare la supremazia americana è in declino". Influenzare Germania e la Francia non garantisce il successo, "però oggi Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria possono costituire lo scheletro di un nuovo "patto di generazione."
[...]
Ma tutto considerato dopo un anno di tensioni la sorpresa più grande è stata la seguente dichiarazione della Merkel: "Vogliamo costruire la sicurezza in Europa insieme alla Russia, e non contro di essa" . Il settimanale francese "Nouvel Observateur" scrive che i leader europei si sono incontrati con Putin "per prevenire il fatto che gli americani impongano la loro soluzione al problema, ovvero il trasferimento di armi in Ucraina.". Fra poche ore scopriremo in cosa questa situazione potrà sfociare.


http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=79862&typeb=0&L-Ucraina-e-fallita
Voglio 11 Scaloni

Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #7 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 11:36:56 »
Ad un anno di distanza la versione ufficiale scricchiola
e pare che i cecchini non fossero agenti di Yanukovich ma di chi voleva rovesciarlo:
insomma, un golpe in piena regola

http://www.bbc.com/news/magazine-31359021
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Offline aquilafelyx

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Re:Ukraina
« Risposta #8 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 12:11:11 »
Ad un anno di distanza la versione ufficiale scricchiola
e pare che i cecchini non fossero agenti di Yanukovich ma di chi voleva rovesciarlo:
insomma, un golpe in piena regola

http://www.bbc.com/news/magazine-31359021

Sarebbe bastato considerare come l'ombra di George Soros abbia oscurato le manifestazioni di piazza per non rimanere totalmente proni alle versioni "ufficiali".
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Offline Frusta

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Re:Ukraina
« Risposta #9 : Lunedì 16 Febbraio 2015, 13:41:29 »
Prima ritiriamo le sanzioni contro la Russia e ci scrolliamo di dosso l'ingerenza USA, prima ridiscutiamo il trattato di Schengen, prima ci riappropriamo del diritto di scegliere chi può attraversare i nostri confini e meglio sarà.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #10 : Lunedì 2 Marzo 2015, 09:04:43 »
Limonov: “Una provocazione. Vogliono una rivolta anche qui”

“Putin non c’entra, questo omicidio lo danneggia soltanto”

Erano avversari politici, Boris Nemzov e lo scrittore Eduard Limonov, più volte si erano scambiati accuse feroci. Ma più volte avevano anche condiviso la stessa cella, arrestati in una delle tante manifestazioni anti Putin. Dopo l’esplodere della crisi in Ucraina sono finiti su lati opposti della barricata: il primo tra i più aspri critici dell’intervento russo, l’altro entusiasta della presa della Crimea.


Cosa rappresenta per lei la morte di Nemzov? 

«Per me purtroppo è solo l’ennesima tra le tante morti dei miei compagni nell’ultimo anno, sono mesi che seppellisco i miei ragazzi nazionalboscevichi uccisi combattendo nel Donbass coi ribelli, l’ultimo funerale è stato a Pietroburgo il 21 febbraio. Certo Boris Efimovich lo conoscevo molto bene, da anni, anche se non ci amavamo affatto, per me era troppo filo-occidentale».


Un omicidio politico? 

«Non ci credo. La ragazza che era con lui, l’unica testimone, è rimasta viva. E nei delitti politici si fa sempre fuori anche il testimone. Forse è proprio lei la chiave. Aspetto le indagini. Ma certo è un delitto molto strano… mi vengono strani pensieri».

Quali? Alcuni politologi russi anche d’opposizione ventilano l’ipotesi di una strategia della tensione interna o esterna… 

«Sì, per me è possibile che si tratti di una provocazione politica. A che scopo? Forse per scatenare una rivolta arancione anche qui in Russia». 

Quindi come i pro-Putin lei accusa l’Occidente… 

«No, dico solo che Nemzov non era più un politico di rilievo, come nemico del Cremlino oggi il leader più importante è Navalny. Lui era un brillante pensionato politico, una persona capace ma della vecchia guardia, ormai non faceva più nulla. Certo era molto noto. Ma rappresentava solo una parte dell’opposizione, perché dal 2011 in Russia non ci sono solo i dissidenti liberali, ma i comunisti, i nazionalisti, e così via, anzi gli ultimi sono cresciuti. La sua è soprattutto una morte simbolica». 

È stato ucciso alla vigilia della prevista protesta anti-Putin convocata dall’opposizione, le sembra un caso? 

«È solo una coincidenza. O meglio, semmai mi sembra una provocazione politica. Ma non dal lato del Cremlino. Mi pare più probabile che sia opera di avversari del Cremlino. Certo fa comodo a loro, più che a Putin: questo omicidio è l’ultima cosa che serve al presidente russo in questo momento, lo danneggia soltanto». 

Dissero così anche per Politkovskaya… ma i media di Stato hanno fomentato sempre più l’odio verso i dissidenti, specie chi criticava la politica ufficiale verso Kiev… 

«È vero, in Russia oggi c’è un’atmosfera di isteria generale, ma anche parte della nostra opposizione vi ha contribuito. Nella loro Marcia della pace, non hanno forse sfilato con le bandiere ucraine? Se non è provocazione questa. Facile accusarli di essere “agenti occidentali”». 

Quali conseguenze prevede? 

«Nessuna. Purtroppo temo che come per altri omicidi illustri precedenti, tra pochi giorni tutti in Russia lo avranno dimenticato. Ma l’Occidente di certo coglierà l’occasione per scatenare e aumentare l’isteria contro la Russia e contro Putin».
http://www.lastampa.it/2015/03/01/esteri/limonov-una-provocazione-vogliono-una-rivolta-anche-qui-mjSqEO0qHw65D45E8GOEXN/premium.html
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Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #11 : Giovedì 26 Marzo 2015, 08:57:15 »
La notizia è di qualche giorno fa, ma vale la pensa di recuperarla, visto la gravità di quanto accaduto in Lettonia, e visto anche il fatto che la stampa mainstream ha fatto come sempre finta di niente.

La notizia è che, come ogni anno da qualche anno a questa parte, nella capitale della Lettonia circa 1500 persone hanno sfilato in una parata militaresca che celebrava i veterani delle Waffen SS, le famigerate milizie d’assalto del Partito Nazionalsocialista Tedesco che sparsero morte e distruzione in tutta Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Una celebrazione organizzata ogni anno - da quando cioè la Lettonia è diventata ‘indipendente’ dopo la fine dell’Urss - il 16 marzo per celebrare la battaglia tra la “Legione Lettone”, composta di volontari lettoni inquadrati nelle truppe di occupazione naziste durante il secondo conflitto mondiale, contro l’Armata Rossa che cercava di liberare il territorio della piccola repubblica baltica.

Tra i 1500 partecipanti alla poco rassicurante parata che nelle strade di Riga ha esaltato i circa 150 mila aderenti alle SS lettoni – in gran parte volontari ma in parte anche arruolati a forza - che combatterono l’Armata Rossa e i partigiani antinazisti (loro compatrioti), e che si macchiarono di tremendi crimini tra i quali la persecuzione e l’eliminazione di centinaia di migliaia di dissidenti politici, ebrei, rom e slavi, c’erano anche alcuni veterani sopravvissuti e familiari dei volontari
[...]
La notizia sta nel fatto che al lugubre e macabro corteo inneggiante al neonazismo considerato come espressione delle ‘legittime aspirazioni nazionali della Lettonia’ contro l’Unione Sovietica, c’erano anche numerosi esponenti e deputati dei partiti di governo di centrodestra a livello nazionale e locale, proprio nel momento in cui il piccolo paese ricopre la carica di presidente di turno dell’Unione Europea.

http://contropiano.org/articoli/item/29808
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Offline Er Matador

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Re:Ukraina
« Risposta #12 : Lunedì 30 Marzo 2015, 05:16:17 »
La notizia è di qualche giorno fa, ma vale la pensa di recuperarla, visto la gravità di quanto accaduto in Lettonia, e visto anche il fatto che la stampa mainstream ha fatto come sempre finta di niente.

La notizia è che, come ogni anno da qualche anno a questa parte, nella capitale della Lettonia circa 1500 persone hanno sfilato in una parata militaresca che celebrava i veterani delle Waffen SS, le famigerate milizie d’assalto del Partito Nazionalsocialista Tedesco che sparsero morte e distruzione in tutta Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Una celebrazione organizzata ogni anno - da quando cioè la Lettonia è diventata ‘indipendente’ dopo la fine dell’Urss - il 16 marzo per celebrare la battaglia tra la “Legione Lettone”, composta di volontari lettoni inquadrati nelle truppe di occupazione naziste durante il secondo conflitto mondiale, contro l’Armata Rossa che cercava di liberare il territorio della piccola repubblica baltica.

Tra i 1500 partecipanti alla poco rassicurante parata che nelle strade di Riga ha esaltato i circa 150 mila aderenti alle SS lettoni – in gran parte volontari ma in parte anche arruolati a forza - che combatterono l’Armata Rossa e i partigiani antinazisti (loro compatrioti), e che si macchiarono di tremendi crimini tra i quali la persecuzione e l’eliminazione di centinaia di migliaia di dissidenti politici, ebrei, rom e slavi, c’erano anche alcuni veterani sopravvissuti e familiari dei volontari
[...]
La notizia sta nel fatto che al lugubre e macabro corteo inneggiante al neonazismo considerato come espressione delle ‘legittime aspirazioni nazionali della Lettonia’ contro l’Unione Sovietica, c’erano anche numerosi esponenti e deputati dei partiti di governo di centrodestra a livello nazionale e locale, proprio nel momento in cui il piccolo paese ricopre la carica di presidente di turno dell’Unione Europea.

http://contropiano.org/articoli/item/29808

A proposito di Lettonia nell'UE: fra le personalità che hanno ricoperto ruoli di rilievo in entrambi gli organismi - come Ministro degli Esteri nel suo Paese, come Commissario Europeo per l'agricoltura a Bruxelles - figura Sandra Kalniete.
Nata nel 1952 in un gulag dell'Oblast' di Tomsk, in Siberia, dove i genitori erano stati deportati dai sovietici: tutto narrato nel suo Scarpette da ballo nelle nevi di Siberia che ovviamente, non parlando delle tragedie "giuste", ha avuto ben poco risalto a livello mediatico.
La presenza dell'Armata Rossa e dei suoi successori sul Baltico significa quello: un cambio forzato della composizione etnica, al fine di soffocare i fortissimi sentimenti indipendentisti.
Un dramma che ha lasciato segni indelebili non solo nella memoria nazionale ma anche in quella familiare, dove sono davvero in pochi a non annoverare un parente coinvolto a vario titolo.
Il tutto iniziato col Patto Ribbentrop-Molotov, ormai destituito di qualsiasi fondamento anche a livello giuridico.
Il fatto che i nazisti vengano ricordati - perlomeno al confronto - come liberatori deriva da una memoria viva, diretta e insanguinata.
Nonché dal meccanismo - si pensi a catalani e baschi - che porta a una coloritura ideologica nella direzione opposta a quella del regime da cui si è stati oppressi, nonostante la base concettuale delle proprie istanze rimanga principalmente autonomista o indipendentista.
Nessun "revisionismo", ammesso che abbia scientificamente un senso usare questo termine nell'accezione più comune.
Nessuna parentela, neppure alla lontana, col neonazismo artificiale impiantato in Ucraina con un golpe a stelle e strisce (in questo senso - e qui mi rivolgo ad Alen - sarebbe stato più opportuno commentare la vicenda in un altro topic, evitando un accostamento fuorviante per chi legge).
Semplicemente si tratta di una memoria diversa, per ragioni meramente fattuali, da quella imposta al pubblico occidentale.
E che merita magari un minimo di rispetto: scrivere che l'Armata Rossa si trovava in Lettonia per "liberare il territorio della piccola repubblica baltica", chiunque lo faccia, supera ogni limite.
Quanto all'osservazione finale: può uno Stato momentaneamente ai vertici - sia pure su un piano vacuamente formale - dell'UE negarne così apertamente i dogmi?
Delle due l'una: o l'Unione fra i popoli presuppone che ciascuno porti memorie, tradizioni e identità, quindi con un minimo di collegialità nella loro gestione.
Oppure la sua estensione al di là dell'ex Cortina di Ferro si riduce a un mero espansionismo atlantico, comprensivo dell'imposizione di una memoria artificiale unica sulla carne viva della memoria locale: e allora ci si chiede come se ne possa ancora sostenere il carattere democratico e consensuale.
Una soluzione ci sarebbe: prendere atto che l'unico dato in comune fra i popoli europei si riduce al fatto di essersi sparati addosso fino all'altroieri.
E quindi sciogliere questo mostro costruito contro di loro, lasciando ciascun Paese libero di costruirsi una dimensione sovranazionale in linea con la propria vocazione storica e geoeconomica.
Si risolverebbero questo e tanti altri problemi.

CP 4.0

Re:Ukraina
« Risposta #13 : Lunedì 30 Marzo 2015, 06:12:11 »
laddove si e' appena avuto un rigurgito di sinistra e' ovvio che ci sia una risacca verso destra, cosi come dove ci fu un rigurgito di destra si e' avuta una risacca di sinistra.

il problema e' pensareche il proprio, rigurgito e risacca, sia piu' bello, piu' duro e piu' duro di quello degli altri.

specialmente in un area che da 30 anni ci sono manovre atte a destabillizzare utili.

poi ognuno eporta cio' si cui e' piu' capace, chi le revocazioni ss chi Berluska chi mecdonald

PS: basta vedere l'interesse di conoscere la reale situazione umanitaria in Azerbaijan, che sara' comunque motivo di dibattito (soprattutto chi ne parlera', quando e perche') qualora un certo affare andra' in porto

Offline Er Matador

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Re:Ukraina
« Risposta #14 : Lunedì 30 Marzo 2015, 06:40:54 »
PS: basta vedere l'interesse di conoscere la reale situazione umanitaria in Azerbaijan, che sara' comunque motivo di dibattito (soprattutto chi ne parlera', quando e perche') qualora un certo affare andra' in porto
Già: a partire da un aborto selettivo su livelli cinesi quando il nascituro è di sesso femminile, del quale ci si comincia ad accorgere solo recentemente.
Immagino che il certo affare riguardi l'ambito energetico, nel quale il Paese che si affaccia sul Caspio rappresenta un crocevia fondamentale.

CP 4.0

Re:Ukraina
« Risposta #15 : Lunedì 30 Marzo 2015, 10:08:00 »
no Mata, mi riferisco a qualcosa piu' vicino a noi, e sebbene altresi di ambito energetico, si tratta di ben altra forma. e di altra sinergia

http://www.biancocelesti.org/index.php/topic,18774.msg647560.html#msg647560

http://www.biancocelesti.org/index.php/topic,13173.msg429612.html#msg429612

PS: mi riferisco semplicemente all'argomento trattato nei topic/post, non a chi ha promosso tale discussioni/notizie :)

Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #16 : Lunedì 30 Marzo 2015, 10:14:06 »
Azerbaijan che a giugno ospiterà i primi Giochi Europei
 ;)
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CP 4.0

Re:Ukraina
« Risposta #17 : Lunedì 30 Marzo 2015, 10:26:23 »
immagino la fila per il boicottaggio stile Mosca e LA negli anni '80 o le critiche per la scelta tipo i Queen in concerto a Sun City.

ovviamente il petrolio non c'entra nulla  ::)

Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #18 : Lunedì 13 Aprile 2015, 10:45:30 »
La pianista americana di origine ucraina Valentina Lisitsa era già nota in tutto il mondo per la sua abilità di concertista
, ma negli ultimi giorni è diventata ancora più famosa per via di un "diktat" che le è piovuto addosso e dimostra quanto il pregiudizio politico sia diffuso anche in Paesi che si usa ritenere democratici: la "Toronto Simphony Orchestra" l'ha licenziata in tronco perché sui "social networks"si era permessa di commentare la crisi ucraina difedendo i filorussi del Donbass.

La comunicazione le è giunta pochi giorni :Jeff Melanson, responsabile amministrativo dell'orchestra, ha spiegato a decisione riferendosi al fatto che  "i commenti provocatori" della Lisitsa avrebbero "oscurato performance passate". Non si sono state spiegazioni ulteriori, né la direzione artistica ha risposto alle richieste di chiarimenti della signora: il prossimo concerto il programma, fra l'altro, si basava su musiche di Rachmaninoff , le cui sinfonie soo sempre state interpretate da Valentina Lisitsa con particolare maestria.

Valentina Lisitsa è nata a Kiev ma ha vissuto negli Stati Uniti per 20 anni e ha passaporto sia americano che ucraino
http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=81458&typeb=0&Rachmaninoff-No-e-filorussa.

I concerti del famoso musicista e compositore bosniaco Goran Bregović, in programma a Zaporozhye, Dnepropetrovsk e Kharkov, sono stati annullati, ha riferito la società "Kvartal-Kontsert".
In precedenza era stato riferito che il ministero degli Esteri dell'Ucraina aveva chiesto alle autorità giudiziarie di adottare provvedimenti nei confronti di Bregović in relazione alla sua visita in Crimea.
Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20150404/211482.html#ixzz3XB1zqeBJ

Un festival di musica polacco ha annunciato l'annullamento di un'esibizione del maestro bosniaco Goran Bregovic a causa di alcuni commenti del musicista sulla Crimea, la penisola ucraina che, lo scorso anno, è stata annessa dalla Russia.
http://www.askanews.it/nuova-europa/festival-polacco-annulla-esibizione-musicista-goran-bregovic_711473624.htm

 ::)
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Offline AlenBoksic

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Re:Ukraina
« Risposta #19 : Mercoledì 15 Aprile 2015, 10:22:30 »
" I tentativi degli Stati Uniti di governare unilateralmente il mondo sono inutili, proprio come quelli di qualsiasi parte che, invece di cercare di coesistere con gli altri intraprende una lotte per imporre l'egemonia globale destinata a fallire - dice nel 70° anniversario della vittoria delle forze alleate contro il mazismo - viviamo in un mondo globale, ed i tentativi degli Stati Uniti di diventare un 'lupo solitario' come ogni idea di condurre operazioni unilaterali puntualmente falliscono e sospingono verso il collasso, ma ogni volta l'America ci riprova".

"Dobbiamo pensare a come co-esistere in questo mondo duro e folle, eppure l'unico mondo conosciuto finora all'uomo - continua - e invece la comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti, accecati dal "trionfo" dopo il crollo dell'Unione Sovietica hanno omesso di trarre conclusioni adeguate."

" È stata fatta un'enorme fatica per fermare la corsa agli armamenti nucleari e la Guerra fredda, ma da questo non abbiamo imparato nulla e adesso ci sono nuovamente trattative per evitare la guerra. I Paesi europei hanno avuto una totale libertà di scelta rispetto a quali politiche seguire, ma gli americani hanno fatto del loro meglio per mettere le mani su tutto".

A giudizio dell'uomo che fu anche l'ultimo segretario del Pcus, evitare una nuova Guerra fredda tra Usa e Russia tocca soprattutto all' Europa, e di recente Gorbaciov aveva anche avvertito i leader occidentali e russi di non trascinare il mondo in un nuovo aspro confronto sulla crisi dell' Ucraina. Già nel dicembre scorso aveva segnalato che "ci sono segnali di Guerra fredda nella crisi delle relazioni tra Mosca e Washington, e mentre l'Europa dovrebbe essere la locomotiva che conduce verso il nuovo ordine mondiale e previene nuovi conflitti, essa viene spinta nella direzione opposta . Le politiche degli Stati Uniti sono definite dal settore della difesa che ha una forte influenza sull' economia, la politica, la cultura e perfino l'arte del Paese, con il risultato che la politica estera americana in larga misura è controllata da forze assolutamente non democratiche".

"Anche l' America avrebbe bisogno di una "perestrojka"- conclude l'uomo che ha contribuito a fare la Storia - e dovrebbe intraprendere profonde riforme politiche d economiche come accade in Russia negli Anni Ottanta, ma in momenti come questi io posso soltanto esprimere al popolo russo l'augurio di essere sempre fiero dei suoi antenati e della storia della sua nazione: un russo ha dei motivi per essere patriottico e che chi ama sinceramente la sua Patria ama anche impegnarsi perché sopravviva. Non importa cosa succede a me, non ho intenzione di fuggire dalla Russia, avrei potuto farlo in passato, ma no, penso che sia l'ultima cosa da fare".
http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=81516&typeb=0&Una-perestrojka-americana
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